STORIA DEL MEDIOEVO
Feudalesimo e Cristianesimo medievale


Lo Scisma religioso tra oriente e occidente

I - II

Ieromonaco Giorgio Gerace

Introduzione

La separazione tra l'Occidente e l'Oriente Cristiano ha luogo nell'XI secolo e si conferma e si esaspera con la presa di Costantinopoli da parte dei latini nel 12O4 con la quarta crociata. Dall’IV secolo almeno, gli uomini della Chiesa parlavano greco in Oriente, latino in Occidente e difficilmente si capivano: vi erano diverse lingue, diverse strutture mentali, differenti civiltà. A Bisanzio la permanenza di un’alta cultura permise alla Chiesa di utilizzare bene la tradizione ininterrotta dei Padri greci.

D'altronde l'esistenza di un laicato istruito, spesso molto impegnato nella vita spirituale e di un monachesimo che non si compone né d’esperti né di letterati, garantisce una certa forza al sacerdozio regale dei fedeli conformemente a quanto dice S. Pietro nella sua prima lettera.

I monaci d'altra parte non hanno mai fatto parte della gerarchia clericale. In Occidente invece sono questi i tempi dei barbari: la separazione è più grande tra il clero, unico detentore della cultura, ed il popolo cristiano. I monaci vengono clericalizzati ed ai chierici viene imposto il celibato di tipo monastico, mentre nella liturgia trionfa un latino che raramente viene compreso.

I Padri Greci sono mal conosciuti, la continuità patristica si riallaccia all’agostianismo. Tuttavia la teologia studiata e vissuta nei monasteri sia liturgica che contemplativa, è nutrita non soltanto da S. Agostino ma anche da Cassiano, dal "Corpus Dionysiacum", da Massimo il Confessore, da Giovanni Damasceno e resterà quasi identica fino al XII secolo.

I primi contrasti

L'Occidente, all'inizio dello II millennio è centrato verso l'Europa Nord—Ovest, straniera a Bisanzio. L'Italia invece, da tempo trait d'union, diventa campo di battaglia delle due cristianità che si costituiscono come "società chiuse".

Dal X secolo Bisanzio, per resistere alla minaccia ottomana, conquista Calabria e Puglia. Nel secolo successivo, il papato, approfittando dell'estromissione progressiva da parte dei Normanni, intraprende la latinizzazione delle medesime regioni. Comincia il cieco urto dei riti e delle discipline fino ad arrivare al fanatismo: uso orientale del pane lievitato per l'Eucaristia contro l'uso occidentale del pane azzimo introdotto in seguito; digiuno occidentale del sabato; preti con la barba in Oriente…, e il problema veramente serio della possibilità del clero dì sposarsi.

Non sarebbe giusto pensare che i personaggi migliori dell'epoca si siano fermati solo su questi problemi. Trascurando quello che è avvenuto nel 1054, anno della scissione, sappiamo che il patriarca Pietro d’Antiochia chiederà al patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario di lasciare a quelli che lo vogliono di radersi la barba e l'Arcivescovo Teofilatto, alla fine dell'undicesimo secolo, nella sua opera sugli errori dei latini, disprezzerà coloro che confondono grecità e ortodossia.

E' vero che per i latini il rito aveva un significato ecclesiologico perché esprimeva la supremazia ed i papi tenteranno di latinizzare l'Oriente col favore delle crociate. In ogni caso le questioni di rito e di disciplina giocheranno un ruolo essenziale a livello popolare soprattutto quando le crociate metteranno a confronto greci e latini.

Rapporto tra Stato e Chiesa

Il trionfo sulla crisi iconoclasta porterà in Oriente alla "Diarchia" o "Sinfonia" tra Stato e Chiesa e cioè: "La Chiesa sì differenzia dallo Stato nettamente perché questa ultimo non deve intervenire ne nella sua dottrina né nei suoi ordinamenti canonici".

Da parte sua l'impero cristiano sì definisce come la dimora della chiesa, lo strumento per entrare nella vita sociale. Il potere imperiale viene da Dio, cosi come aveva detto S. Paolo: "Ogni autorità viene da Dio". L'imperatore mettendosi al servizio della Chiesa viene visto come il rappresentante del popolo cristiano, come colui che concentra politicamente il sacerdozio regale distribuito a tutti i laici, colui che è incaricato della Diaconia, come servizio della Chiesa sul piano esterno. E' lui che assicura la convocazione dei concili e che si prodiga perché vengano applicate le decisioni. E' lui che deve cristianizzare il diritto ed i costumi. Tuttavia controlla anche l'amministrazione ecclesiastica ed esercita una pesante influenza sull'episcopato senza però arrivare mai a piegare la Chiesa nella sua dottrina.

Nel secolo XIV Giovanni Cantacuzeno dirà: "Il mio prestigio fra i bizantini non è incondizionato: si accettano le mie parole e vi si obbedisce soltanto nella misura in cui esse esprimono la verità di Dio". «Il popolo dice: "noi accettiamo i tuoi decreti in tutto ciò che concerne il corpo e ti ubbidiamo perché sei il nostro imperatore; ma non possiamo seguirti laddove è in gioco la salute delle nostre anime". Essi restano sulle loro posizioni, benché l'imperatore possieda il potere sovrano di confiscare i loro beni, di esiliarli, di metterli a morte».

A partire dal XII secolo, con la teoria "dell'Unzione" sviluppata dal canonista e cortigiano Balsamone, Bisanzio è tentata dal sogno di un impero millenario, dalla confusione del concetto di popolo di Dio con la teoria del popolo detentore dell'impero: prospettiva da Antico Testamento che peserà sull'ultima Bisanzio, quando diventerà nazionalità greca sulle sue rive balcaniche e più tardi sulla sua erede, la Russia.

Il destino del clero e dell'impero è stato ben altro in Occidente. L'alleanza (suscitata dal pericolo longobardo e l'impotenza di un impero bizantino devastato dall'iconoclastia) tra il papato e i carolingi mette una certa confusione dei poteri. I papi legittimano il colpo di stato di Pipino il Breve e incoronano imperatore Carlomagno. Dapprima soggetto al Basileus, ora il sovrano Pontefice diventa la sorgente del nuovo potere imperiale, il solo detentore della pienezza della potestà.

Dotato dai Carolingi del "Dominio di S. Pietro", il papa riesuma una donazione di Costantino (in realtà foggiata alla fine dell’VIII secolo) secondo il quale il primo imperatore cristiano, partendo per Costantinopoli, avrebbe delegato ai papi il potere imperiale su tutto l'Occidente. La Donatio Costantini e l'incoronamento di Costantino fonderanno la condizione teocratica di Gregorio VII e dei suoi successori. Tuttavia queste pretese non sono state accettate (fatta eccezione del periodo del pontificato di Nicola I) dal cesaropapismo degli imperatori d’Occidente: carolingi e ottomani. I Papi sono designati dagli imperatori germanici.

L'introduzione del Filioque nel Credo deriva da questo cesaropapismo. Carlo Magno non può costringere i papi a modificare il Credo ma fa legittimare il Filioquismo. L'imperatore Enrico II nel 1014, al momento della sua incoronazione, esige che a Roma si canti il Credo interpolato, durante la Messa, poiché da tempo si era stabilita questa usanza nel resto dell'occidente e, poiché il papa rifiutava di fare ciò per restare fedele alla tradizione, fu proclamata a Roma, per la prima volta questa aggiunta litigiosa.

La riforma gregoriana si erge contro il cesaropapismo rivendicando apertamente per il sovrano pontefice la pienezza del potere. Nel 1076, Gregorio VII depone l'imperatore e scioglie i suoi seguaci dal voto di obbedienza. E' la prima rivoluzione del mondo moderno: a Milano si arriva sino alla rivolta armata.

Secondo il "Dictatus papae", il papa ha il diritto di portare le insegne imperiali e di destituire i sovrani. In occidente, dunque, la Chiesa ingloba e fonda lo Stato, essa si definisce "Società" in vista della realizzazione terrestre. Il sacerdozio regale dei laici perde il suo vero significato.

Ecclesiologia

Si sviluppa anche un problema religioso profondo: qual è il posto di Roma nella Chiesa?

Fino a questo momento vi era la tradizione conciliare della chiesa. Ogni vescovo ha la chiara coscienza di sedere sulla "Cathedra Petri".

Il Primato che appartiene dapprima a Gerusalemme, in seguito a Roma è concepito come una priorità di testimonianza, un centro di accordo, una presidenza di amore tra le Chiese locali per assicurare e manifestare la comunione. Per un "Buon ordine della Chiesa", i Concili hanno dato al Vescovo di Roma, oltre alle sue prerogative patriarcali in Occidente, un diritto d’arbitraggio nella chiesa universale sotto forma di diritto d’appello. Questo diritto è giustificato dalla gloriosa memoria degli Apostoli Pietro e Paolo, che hanno fondato la chiesa di Roma e sul prestigio tradizionale della prima capitale dell'impero. Il Papa è il successore di Pietro, non soltanto come tutti i Vescovi, ma come il primo tra loro nella misura in cui, come Pietro tra gli Apostoli, egli esprime la fede comune.

Per i bizantini, il problema del primato e stato per tanto tempo secondario rispetto al problema per essi principale del Filioque. Nel 1089 il Patriarca di Costantinopoli diceva: "Che il papa mostri l'Ortodossia della fede e riceva pure il primato affinché sia la fede che stabilisca i ranghi e non la violenza e la tirannia".

Questa visione della Chiesa era sempre meno quella di Roma e cessò completamente di esserlo con la rivoluzione gregoriana. Dal IV secolo il papa si considera al servizio dell'universalità e dell’unità della Chiesa come Pietro stesso.

Nell’XI secolo per lottare contro il cesaropapismo e la feudalizzazione della Chiesa, per sopprimere la simonia e purificare i costumi del clero, per costruire, anche nel tempo una società cristiana, Gregario VII nomina e destituisce sovranamente i vescovi, organizza il "santo seggio" in suprema e necessaria istanza canonica e già afferra l'infallibilità dell’"unico successore di Pietro". Questo sconvolgimento di cui l'Oriente non coglierà tutta la portata se non con la IV crociata, è stato per molto al centro degli avvenimenti del 1054.

La riforma della chiesa latina si delineava sotto il Pontificato di Leone IX e il cardinale Umberto, inviato dal papa a Costantinopoli, era un appassionato riformatore. Tale è la posizione della chiesa romana, scrive al Patriarca di Costantinopoli: “se esistesse al mondo una chiesa che, per orgoglio, manifesta un disaccordo con essa, questa chiesa non sarà più chiesa, ma un assembramento di eretici, una riunione di scismatici, la sinagoga di satana”. Invece, per gli uomini illuminati della Chiesa greca, un solo problema era serio: quello della processione dello Spirito Santo.

Il Filioque

Il Filioquismo si cristallizza in occidente con l'avvento della Scolastica, tra la fine dello XI secolo e quella del XIII secolo.

Alle prese con la forte spinta del razionalismo e ad un desiderio di chiarezza e di efficacia analoga alla rivoluzione canonica, la teologia occidentale tenta di costituirsi come "scienza" e di dimostrare le verità rivelate da una speculazione di tipo aristotelico. In ogni caso la teologia si viene a distinguere nettamente dalla mistica o dalla vita spirituale. Al Concilio di Bari del 1098, Anselmo di Canterburj, dibatterà i temi dell'antinomia trinitaria, dell'essenza trinitaria, del substanzianismo in maniera tale da sconcertare gli italo — greci.

Per sintetizzare ecco le due posizioni:

Posizione latina: "Il Padre genera il Figlio, il Padre ed il Figlio danno la vita allo Spirito, non tanto in quanto siano distinti, ma in quanto sono uno".
La ragione non è capace di opporre tre termini tra di loro, perché si potrebbe opporre il Figlio all'unità del Padre e dello Spirito, ma la Scrittura non lo permette, perché parla di Spirito del Figlio e non di Figlio dello Spirito.

Posizione ortodossa: "Il Padre è il Padre non solo in quanto genera il Figlio (che procede dal Padre). Il Figlio è il Figlio non solo perché è colui che è nato, ma in quanto è colui sul quale va a riposarsi lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è Spirito Santo non soltanto in quanto procede dal Padre, ma anche in quanto riposa sul Figlio".

La tradizione bizantina colloca la rottura con Roma sotto il Pontificato di Sergio IV (1009—1012) quando il suo nome non figurava più nei dittici della grande Chiesa di S. Sofia in Costantinopoli.

La comunione non può poi essere ristabilita sotto Benedetto VIII che nel 1014 accetta che il Credo interpolato sia cantato anche a Roma. Leone IX poi, approfittando dei colpi subiti dai Bizantini da parte dei Normanni, strappa gli italo - greci alla giurisdizione di Costantinopoli ed intraprende la latinizzazione con quella che verrà chiamata la riforma gregoriana.

A differenza del grande Patriarca Fozio, Michele Cerulario era uno spirito rude, incapace di distinguere l'essenziale dall'accessorio e di elevarsi ad una concezione ecumenica della Chiesa. Davanti agli attacchi romani in Italia, si accontenta di far chiudere le Chiese latine a Costantinopoli.

La rottura

Nel 1053 un tentativo di unione si rende propizio in quanto i Normanni fanno prigioniero il Papa e cercano un accordo con i bizantini. La ripresa delle relazioni canoniche si rende necessaria. Michele Cerulario scrive al Papa una lettera di buona volontà. Da Roma viene inviata una delegazione diretta dal Cardinale Umberto Silva.

A Costantinopoli Cerulario si mostra molto riservato anche perché viene a sapere che Papa Leone IX era morto e che si prevedeva una vacanza di parecchi mesi nel trono di Roma. Dopo lunghe controversie in cui il Patriarca rifiuta ogni concessione, gli inviati prendono una decisione di una portata incalcolabile; il 15 luglio 1054, essi depongono sull'altare di Santa Sofia una sentenza, la scomunica contro Michele Cerulario ed i suoi "partigiani".

Il Patriarca è accusato di 10 eresie e specialmente di permettere il "matrimonio carnale" dei preti e di avere amputato il Credo dal Filioque. Dopo la partenza dei delegati, Cerulario convoca il suo sinodo permanente che condanna "Umberto ed i suoi compagni".

Il seggio pontificio romano non è messo in discussione, ma il Patriarca nella sua denuncia degli "errori latini", mette sullo stesso piano il Filioque, la persecuzione dei preti sposati, l'uso degli azzimi, il rifiuto dell'intercomunione con i sacerdoti che portano la barba.

Cerulario informa immediatamente i patriarchi orientali.

Il più importante Pietro III d’Antiochia, elimina i dettagli per arrivare all'essenziale. “Se i latini...”, scrive Cerulario... "acconsentissero a sopprimere l'addizione al Simbolo, non esigerei niente di più, mettendo nel numero delle cose indifferenti tutto il resto".

Giovanni Psellos, che detestava il dogmatismo cieco di Cerulario, afferma da parte sua: "L'antica Roma lotta contro la nuova. Non si tratta di una questione piccola o disprezzabile, ma del fondamento stesso della fede, della teologia della Santissima Trinità".

Le Crociate

Di fatto tutti i tentativi dì riconciliazione fino al XII secolo crolleranno sulla questione del Filioque.

Se la presa di coscienza della separazione si attua lentamente sul piano teologico, si realizzerà brutalmente sul piano popolare col dramma del 12O4. Le crociate rappresentano nel dialogo dell'Occidente e dell'Oriente cristiano un episodio che avrebbe potuto sfociare in un incontro. La crociata ha delle strane affinità con il profetismo evangelico dei grandi spirituali bizantini.

Un ribollimento religioso che cerca una religione più spontanea, più personale, meno gerarchica caratterizza l'occidente alla fine dello XI secolo. Gli eremiti che sono dei laici e predicano il Vangelo si moltiplicano e mettono in causa un monachesimo cenobitico arricchito e clericalizzati.

Sono questi che lanciano la crociata come una riforma nuova, ma questa volta in una prospettiva escatologica; verso Gerusalemme centro di unità. La prima crociata si svolge in un entusiasmo escatologico ed il popolo cristiano vive la sua unità attorno agli eremiti laici riconosciuti come padri spirituali.

L'incontro appare anche nella venerazione degli occidentali per i santi dell'Oriente cristiano. Secondo la leggenda, l'Apostolo Andrea appare ad un contadino provenzale, le reliquie affluiscono in Occidente, si traducono le vite di Santa Maria Egiziaca, di S. Nicola di Mira e soprattutto di S. Alexis, il primo pazzo in Cristo che aveva origini romane.

Bisanzio, specialmente sotto Manuel Commeno, elabora uno stile di vita in cui la cultura bizantina si unisce armoniosamente alle virtù cavalleresche dell'Occidente. Tuttavia l'incontro non si ha come unità e il contatto frustrante, spesso brutale, delle due metà della cristianità ha trascinato ad una tensione cruenta.

Lo slancio pneumatologico della prima crociata e del movimento eremitico era essenzialmente popolare, mischiato di superstizioni e di un ritualismo di società chiusa. La gerarchia lo trasforma. A partire dalla seconda crociata rinnega gli eremiti itineranti che cercano di sollevare le folle con una predicazione escatologica. Il movimento diventerà segreto,"eretico".

Il profetismo di Francesco d'Assisi gli impedirà di minare la chiesa, ma il francescanesimo stesso sarà presto snaturato dall'oggettivazione istituzionale e dal prestigio della speculazione: mai S. Francesco aveva lanciato la maledizione che esso aveva scagliato contro Pietro Stacia, colpevole di aver introdotto gli studi tra fratelli...

Questo trionfo dell'ordine fa del crociato il soldato di una società strutturata e conservatrice, intollerante dell'altro. Le mentalità popolari urtano, i greci sono accusati di doppiezza, perfino di tradimento. Cresce, nutrita dallo scontro dei riti negli stati latini d’Oriente, la certezza che il greco è scismatico ed eretico e che la crociata si compirà nel suo sterminio.

A Cipro e negli stati franchi di levante gli ortodossi sono perseguitati, i loro patriarchi cacciati, la loro gerarchia subordinata con la forza a dei patriarchi latini, il rito latino favorito, perfino imposto. La cristianità occidentale diventa conquistatrice, strappa alla Ortodossia la Transilvania, la Croazia, la Dalmazia, l'Italia del sud.

L'impero bizantino, serrato tra la cristianità occidentale e l'Islam non può resistere alla colonizzazione mercantile delle città italiane e quindi il tutto si vive nell'arroganza e nell'odio. Nel 1182 la sommossa sta per scoppiare a Costantinopoli contro gli occidentali. Nel 1185 i Normanni distruggono Salonicco. Così si arriva al 1204 con la presa di Costantinopoli da parte dei Latini.

Non è un incidente ma il risultato dello scisma. All'inizio del XII secolo, i Normanni hanno predicato una vera crociata contro l'impero greco e vi si vede "il cammino verso Gerusalemme, la via del Santo Sepolcro".

La seconda crociata corse il rischio di cominciare con un assalto contro Bisanzio. La crociata dei Germani nel 1195—1198 mirava tanto a Costantinopoli che alla terra santa.

Questo aumento di odio contro il greco diverso, detentore dell'impero ed eretico, culmina col saccheggio del 13 Agosto 1204. Al suono delle trombe, i Latini saccheggiano le case e le chiese, distruggono le icone, gettano le reliquie nei luoghi più infami, spandono l'Eucaristia. Una prostituta canta dei canti osceni sul trono patriarcale.

Qualcuno ha detto per i Musulmani: "essi non violavano le nostre donne... non riducevano alla miseria gli abitanti, non li spogliavano per portarli nudi lungo le strade, non li facevano morire di fame o con il fuoco come hanno fatto i Latini. Ecco tuttavia come ci hanno trattato questi popoli cristiani che si facevano la croce nel nome del Signore e condividevano la nostra religione".

"...Città che fu lo splendore di tutte le città e la luce del mondo, Madre delle Chiese, sorgente della fede, padrona dell'ortodossia, sede delle scienze, ha bevuto della coppa della collera.. ."

I crociati si spartiscono un impero bizantino. Eleggono un imperatore latino, Baldovino di Fiandra che denuncia tra le eresie dei greci, il loro culto delle immagini. Venezia prende possesso di Santa Sofia e designa un suo cittadino, Tommaso Morosini, come Patriarca di Costantinopoli.

Il papa Innocenze III, quando saprà delle violenze, le condannerà con la più grande indignazione. Ma la sua prima reazione è un canto di trionfo con la lettera "Legimus in Daniele" al clero e a tutta l'armata cristiana: "...Dio ha voluto che l'impero della Costantinopoli sia trasmesso dai ribelli ai figli, dagli scismatici ai cattolici, dai greci ai latini". I crociati hanno compiuto l'unione: non c'è più che un solo gregge, un solo pastore".

Il papa conferma la nomina di Tommaso Morosini. Nel 1205, in una lettera circolare lancia un appello alla latinizzazione: che i monaci latini rimpiazzino in Oriente i monaci greci, che i maestri e gli studenti di Parigi portino in Grecia "Litterarum Studium".

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Aggiornamento: 01/05/2015