LE MONARCHIE NAZIONALI


LA CONQUISTA DELL'ITALIA A PARTIRE DAL 1494

Francesco I

I

Le lotte di predominio in Italia, da parte di Francia e Spagna, sono un paragrafo, molto importante, del più ampio capitolo dedicato alle grandi monarchie nazionali dell'Europa occidentale tra XV e XVI secolo.

Gli storici non si stancano mai di osservare che la mancata unificazione nazionale dell'Italia, nei secoli suddetti, in cui altre nazioni, a prezzo di enormi sacrifici, l'avevano già raggiunta, fu quanto mai deleteria per l'affermazione europea del nostro paese. Tuttavia dovrebbero anche precisare che, a quel tempo, una qualunque "affermazione europea", voleva dire sostanzialmente due cose: 1) conquistare il maggior numero possibile di colonie; 2) invadere i paesi europei più deboli. Era questo che si voleva che l'Italia facesse?

A causa delle proprie divisioni interne il nostro paese non era in grado di fare cose in grande stile (sottinteso "borghese"). Forse le uniche due realtà "signorili" aventi capacità di affermazione economica, politica e militare, al di fuori della nostra penisola, erano le due Repubbliche di Genova e di Venezia, ai danni - come noto - dell'impero bizantino. Ma quando quest'ultimo cadde in mano turca, soltanto Venezia riuscì in qualche modo a sopravvivere: Genova invece uscì completamente di scena. Entrambe avevano fatto male i loro conti a non appoggiare Costantinopoli contro i turchi, ma anzi a ostacolarla in tutte le maniere.

Quando la Francia concluse la propria guerra dei Cent'Anni e l'Inghilterra quella delle Due Rose, mentre Spagna e Portogallo cacciarono ebrei e islamici dal proprio territorio (definitivamente la prima nel 1492 e il secondo già nel 1249), scoprendo poi nuovi territori extraeuropei da conquistare, per l'Italia, divisa in tante Signorie e Principati, l'un contro l'altro armati, ostacolata enormemente nel suo processo unificativo dallo Stato della chiesa, il destino era segnato. Francia e Spagna cercheranno a più riprese di occuparla e a noi non resterà che difenderci.

In tutti i paesi europei, ad eccezione di Spagna e Portogallo (1), l'unificazione nazionale era stata voluta dalla borghesia, con intenti non solo anti-aristocratici e anti-ecclesiastici (contro soprattutto i privilegi feudali del clero regolare), ma anche apertamente colonialistici nelle nuove terre appena scoperte, e persino espansionistici nella stessa Europa.

Il re francese Luigi XI (1461-83) volle infatti annettersi, subito dopo la dispendiosa guerra dei Cent'Anni, la contea d'Angiò e il Ducato di Borgogna, e riprendersi il regno di Napoli che dal 1302 al 1435 era appartenuto agli Angioini. Non solo, ma per una questione di parentele e di matrimoni d'interesse tra i duchi d'Orléans e i Visconti, mirava anche a impadronirsi del Ducato di Milano.

Unificazione nazionale voleva quindi dire, per la borghesia europea, inaugurare una politica di potenza e di conquista, in cui non si sarebbe fatta differenza tra Europa e paesi extraeuropei. In tal senso fu un colpo inaspettato per la corona francese vedere Maria di Borgogna sposare l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo (1493-1519), al fine d'impedire l'annessione del suo Ducato alla Casa reale.

Gli Asburgo, che con questo matrimonio s'erano annessi anche le Fiandre (cioè Belgio e Olanda), avevano cominciato a emergere sulla scena europea con Rodolfo I, primo imperatore e re di Germania nel 1273, il cui dominio comprendeva Austria, Stiria e Carinzia. Col tempo l'intenzione degli Asburgo, mascherata dall'idea di voler fermare i turchi che avanzavano, praticamente indisturbati, in Ungheria, era quella di espandersi il più possibile (soprattutto attraverso un'accorta politica matrimoniale e anche attraverso l'accordo col Casato lussemburghese, secondo cui il primo dei due Casati che si fosse estinto, avrebbe permesso all'altro di ereditarne i beni).

In effetti il Sacro Romano Impero, ch'era nelle loro mani, arriverà ad occupare la Baviera, la Boemia, l'Ungheria, il mare Adriatico, il Tirolo, l'Istria, Trieste..., fino al punto in cui il nipote più importante di Massimiliano I, e cioè Carlo V, erediterà un impero vastissimo, su cui - si diceva - non tramontava mai il sole, essendo composto anche di tutti i territori che il padre di Carlo V, Filippo (figlio appunto di Massimiliano), aveva ottenuto sposando Giovanna, unica figlia di Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia (il che voleva dire ottenere la Spagna e tutte le colonie americane).

Gli Asburgo acquistarono vitalità non grazie alla borghesia, ma semplicemente perché, unendosi con la Spagna, la loro aristocrazia si trovò ad avere un potere enorme dovuto alle colonie. Se la Spagna non avesse casualmente scoperto e conquistato tutta l'America (detta poi "latina"), il Sacro Romano Impero, gestito dagli Asburgo, sarebbe rimasto, sin dal tempo della Bolla d'Oro (1356), una realtà del tutto insignificante in Europa, gestita da una nobiltà che non avrebbe mai creato uno Stato centralizzato e competitivo rispetto a quelli della borghesia europea.

La stessa Spagna, se non avesse occupato le colonie americane, sarebbe stata probabilmente sottomessa politicamente dalla Francia, o economicamente dall'Inghilterra (che le distruggerà quasi completamente la flotta navale nel 1588) o rioccupata dagli islamici turchi, che nel Mediterraneo furono fermati dalle potenze europee solo nel 1571 con la battaglia di Lepanto, ma il cui impero arrivò sino all'Algeria. I sovrani spagnoli si sentivano così deboli, prima della conquista dell'America, che per unificarsi contro gli islamici ebbero bisogno d'appoggiarsi totalmente alla chiesa cattolica, la quale fece diventare quello Stato il più retrivo d'Europa, in netta controtendenza rispetto ai tempi.

II

I francesi, con Carlo VIII (1493-98), scesero in Italia nel 1494, che è appunto la data che segna l'inizio delle lotte di predominio nella nostra penisola e la fine di ogni serio ed efficace tentativo di unificazione nazionale, almeno sino alle guerre d'indipendenza del XIX secolo.

Carlo VIII voleva a tutti i costi il regno napoletano, che per una serie di questioni dinastiche era finito in mano agli Aragonesi (2). A partire da quel regno gli Angioini, come già prima di loro i Normanni, avrebbero voluto espandersi nel Mediterraneo.

A Milano il re francese fu decisamente appoggiato dallo Sforza Ludovico il Moro, che, con un colpo di stato, s'era impossessato del Ducato che spettava a Gian Galeazzo Visconti, la cui moglie era imparentata con gli Aragonesi e che per questa ragione si temeva che quest'ultimi rivendicassero la proprietà del Ducato.

Anche a Firenze entrò in maniera relativamente facile, in quanto l'inetto Piero dei Medici non fu in grado di opporre alcuna resistenza, ma anzi si piegò a tutte le richieste del sovrano, tanto che se ne risentirono gli stessi fiorentini, non disposti a offrirgli le città di Sarzana, Pisa e Livorno, né la cospicua somma di 200.000 fiorini. I Medici furono addirittura cacciati dai repubblicani guidati da Gerolamo Savonarola (1452-98), frate domenicano anti-borghese e anti-nobiliare, la cui politica teocratica appariva troppo democratica al papa Alessandro VI Borgia (1492-1503), che lo fece eliminare con l'accusa di eresia.

Chi decise la fine di Carlo VIII fu proprio questo papa di origine spagnola, che non solo non gli volle riconoscere l'investitura del regno napoletano, ma gli scatenò contro anche gli eserciti di una Lega composta da Asburgo, spagnoli, Venezia e Milano (Ludovico il Moro s'era pentito d'averlo appoggiato, poiché aveva capito che i francesi non volevano spartire con nessuno il loro potere).

Carlo VIII fu sconfitto a Fornovo, presso Parma, nel 1495, e se ne dovette tornare in Francia, permettendo alla Spagna di rioccupare tutto il regno napoletano.

Il suo successore, Luigi XII d'Orléans (1498-1515), non si fece attendere. Dopo aver stipulato un accordo con Venezia ai danni del Ducato lombardo, e col papa Alessandro VI, al cui figlio, Cesare Borgia, sarebbe stato donato il Ducato di Valentinois e un aiuto militare per formare un forte Stato pontificio nell'Italia centrale, il re francese conquistò Milano, in virtù del fatto che la Casa dei Valois-Orléans ne era legittima erede (essendo egli discendente di Valentina Visconti, figlia di Gian Galeazzo). Ludovico il Moro cercò di reagire assoldando un esercito svizzero, ma venne sconfitto e trasferito in Francia (Loches), ove morirà nel 1508.

Per conquistare il regno napoletano Luigi XII fece prima un accordo segreto col sovrano di Spagna, Ferdinando il Cattolico, secondo cui alla Francia sarebbe spettata la Campania e l'Abruzzo, mentre agli spagnoli sarebbe rimasto tutto il resto. Doveva quindi trattarsi, in teoria, di una guerra virtuale, ma la Spagna venne meno ai patti e costrinse i francesi ad abbandonare il Mezzogiorno e ad accettare la pace di Blois (1504), che riconosceva alla Francia il solo Ducato di Milano.

Tuttavia, pur essendo per due terzi in mano agli stranieri e frazionata in tante Signorie e Principati, l'Italia aveva dimostrato di non essere affatto un territorio facile da conquistare nella sua interezza. Le forze straniere spesso sottovalutavano il fatto che, senza il consenso del papato, era molto difficile imporsi; e anche con questo consenso, nessun sovrano straniero avrebbe potuto evitare di considerarsi un "vassallo" del pontefice. Gli spagnoli riuscirono a prevalere soltanto perché favorirono enormemente, sul piano politico, economico e ideologico (in quest'ultimo caso si pensi solo alla Controriforma) il potere temporale della chiesa romana.

Carlo V

III

Il successore di papa Alessandro VI, Giulio II (1503-13), proseguendo la politica autoritaria e centralistica di Cesare Borgia nelle Romagne, ridimensionò di molto le pretese venete sui porti romagnoli e favorì il rientro dei Medici a Firenze. Tuttavia il nuovo papa, fiero avversario di Casa Borgia, esautorò completamente il Valentino da ogni potere e lo costrinse a riparare in Spagna, ove morirà nel 1507. Dopodiché occupò in breve tempo Modena, Reggio, Parma, Piacenza, Perugia e Bologna e fece capire ai francesi che non era gradita la loro presenza in Italia.

Quando, nel 1508, papa Giulio II organizzò contro Venezia, che aveva occupato Ravenna e altre città romagnole, la Lega di Cambrai, la Francia di Luigi XII si era messa dalla parte del papato e aveva iniziato a occupare Brescia, Bergamo, Cremona ecc., fino a ottenere una grande vittoria sui veneziani nella battaglia dell'Agnadello sull'Adda (1509).

Tuttavia, il papa, temendo che i francesi potessero occupare tutta l'Italia settentrionale, si era prontamente pacificato con Venezia, intimando ai francesi di non proseguire più la guerra contro questa Repubblica. Siccome però i francesi avevano intenzione, nel Concilio di Pisa (1511), di deporre il papa, questi promosse una Lega santa contro di loro, affinché venissero cacciati dall'Italia. Composta da Spagna, Venezia e papato, la Lega fu in grado di ridare il Ducato di Milano agli Sforza. A dir il vero nel 1513 Luigi XII cercò di riprendersi il ducato, ma venne sconfitto a Novara dagli Svizzeri guidati da Massimiliano Sforza, primogenito di Ludovico il Moro, dopo aver ottenuto in eredità il ducato.

Alla morte di Luigi XII (1515) provò a ridiscendere in Italia, il nuovo sovrano francese, Francesco I (1515-47), cugino e genero di Luigi XII, che non aveva avuto figli maschi. Francesco era un Valois e la madre, Luisa, una Savoia. Si era sposato con Claudia nel 1514, figlia di Luigi XII e di Anna di Bretagna.

Il suo programma assolutistico era molto ambizioso:

  1. ridurre i poteri dei parlamenti;
  2. sostituire l'amministrazione nobiliare della giustizia con quella dei funzionari regi;
  3. obbligare i governatori delle 13 province francesi a rispondere direttamente a lui;
  4. centralizzare le finanze regie in una cassa unica;
  5. adottare il modello delle corti italiane del Rinascimento, facendo della corte uno strumento di governo, con cui favorire letterati e artisti, controllare la nobiltà e promuovere l'immagine di sé come di un sovrano illuminato (un "re-sole");
  6. imporre a livello nazionale la lingua d'oil;
  7. riconquistare i domìni perduti in Italia.

Non potendo rassegnarsi alla perdita né di Milano né del Napoletano, discese in Italia nel 1515 con centomila uomini (un esercito enorme per quel tempo), con cui sconfisse a Marignano (oggi Melegnano) gli Svizzeri di Massimiliano Sforza, che fu fatto prigioniero e trasferito in Francia, ove morirà nel 1530.

Con la pace di Bologna (1515) il nuovo papa, Leone X, riconosceva ai francesi il dominio in Lombardia e sui Ducati di Parma e Piacenza, mentre Francesco I riconosceva il dominio dei Medici a Firenze e l'investitura di Lorenzo dei Medici al Ducato di Urbino. Il sovrano si prese anche il privilegio di designare i vescovi francesi (Concordato di Bologna del 1516, che favorì ulteriormente il gallicanesimo della corona francese). Con la pace di Noyon (1516) la Spagna di Carlo I d'Asburgo (futuro Carlo V imperatore) riconosceva il dominio francese a Milano, mentre Francesco I prometteva di non occupare il Mezzogiorno.

Tuttavia, quando nel 1516 morì il sovrano spagnolo Ferdinando il cattolico e Carlo I ereditò tutti i suoi possedimenti, le forze in campo si rovesciarono repentinamente. Quando poi nel 1519 morì l'imperatore Massimiliano, permettendo a Carlo I d'acquisire (col nome di Carlo V) tutti i domìni di casa d'Austria, soffiando il titolo imperiale proprio a Francesco I, la guerra diventava inevitabile, poiché, dai tempi di Carlo Magno, non si era mai visto in Europa un impero così vasto, che praticamente, da terra, circondava tutta la Francia. Per scatenarla, dando inizio alle grandi guerre europee, fu sufficiente che Carlo V rivendicasse la Borgogna (già appartenuta a Massimiliano) e il ducato di Milano.

Carlo V infatti aveva ereditato un impero immenso: da Ferdinando il Cattolico la Spagna, il regno di Napoli (inclusa la Sicilia e la Sardegna) e tutte le colonie americane; dall'imperatore Massimiliano Austria, Boemia, Ungheria, Fiandre, Artois e Franca Contea. Quando divenne imperatore (1519), anche tutta la Germania passò alle sue dipendenze. La guerra tra una Francia che si sentiva accerchiata e l'impero di Carlo V divenne inevitabilmente europea (1521-59) e il principale teatro fu appunto l'Italia.

Nella prima fase della guerra (1521-26) Francesco I ottenne l'alleanza di Venezia e della Svizzera, mentre l'impero di Carlo V trovò alleati l'Inghilterra di Enrico VIII e il papato, desideroso, quest'ultimo, di porre fine alla riforma luterana. Francesco I cercò di occupare il regno di Navarra (nei Pirenei spagnoli) e le Fiandre, ma quando Carlo V occupò il ducato di Milano e Genova, Venezia passò subito dalla sua parte, temendo di fare la stessa fine. Nel contempo il connestabile di Francia e Viceré di Milano (alto dignitario con funzioni militari), Carlo III di Borbone, parente e uomo di fiducia del sovrano, abbandonava la causa francese, mettendosi al servizio dell'imperatore, in quanto Francesco I, non potendo tollerare l'esistenza di un feudatario divenuto molto ricco e potente, aveva preteso d'incamerare tutti i feudi che Carlo aveva ereditato dalla moglie.

Francesco I decise comunque di scendere in Italia con un grande esercito, ma venne sonoramente sconfitto a Pavia nel 1525; anzi, fu fatto prigioniero e portato a Madrid per discutere con Carlo V del proprio destino. Col trattato di Madrid (1526), egli fu costretto a rinunciare a ogni diritto su Milano e Napoli, a riconsegnare la Borgogna agli imperiali e a lasciare i suoi due figli maggiori come ostaggi. Quanto al ducato di Milano, esso tornò a Francesco Maria Sforza, secondogenito di Ludovico il Moro.

Senonché, una volta liberato, Francesco I formò la Lega di Cognac (1527), ottenendo l'appoggio del papato, di Venezia, Firenze, Genova e degli Sforza (anche gli inglesi vi aderirono), che temevano un'eccessiva presenza ispanico-tedesca nella penisola, e fu così che si passò alla seconda fase della guerra (1526-29).

Per tutta risposta Carlo V, indignatosi nei confronti del papa, in quanto considerava assodata l'alleanza tra i due in funzione anti-luterana, fece piombare in Italia 14.000 mercenari lanzichenecchi (soldati di ventura tedeschi, quasi tutti luterani, inferociti contro il papato), guidati, a partire da Bologna, dallo stesso Carlo di Borbone, che entrò a Roma nel 1527, permettendo che fosse saccheggiata per otto giorni (durante il saccheggio anche il Borbone morì).

Vari Stati italiani approfittarono subito di questa sciagura: a Firenze si cacciarono i Medici e si ristabilì la Repubblica; il ducato di Ferrara occupò Modena; Venezia si impadronì di Ravenna e Cervia.

Il papa Clemente VII, disperato, si vide costretto a riconciliarsi con Carlo V, che, nel Trattato di Barcellona (1529), pretese l'incoronazione e un grosso tributo, impegnandosi a rimettere i Medici a Firenze, cosa che gli riuscì dopo 10 mesi d'assedio.

Fu solo a questo punto che Francesco I decise di scendere in Italia, ma era troppo tardi e venne ripetutamente sconfitto, anche perché la Genova di Andrea Doria si mise decisamente dalla parte degli imperiali. Solo quando i turchi di Solimano II, conquistata l'Ungheria, stavano assediando Vienna, si stipulò la pace di Cambrai (1529), con cui Francesco I rinunciò al Ducato di Milano e Carlo V alla Borgogna.

Al congresso di Bologna (1529-30) Carlo V fu incoronato da Clemente VII re d'Italia e imperatore del Sacro Romano Impero (sarà l'ultima volta da parte di un pontefice nei confronti di un imperatore).

Tuttavia Francesco I, vedendo Carlo V in difficoltà coi principi luterani tedeschi, volle riaprire le ostilità dando così inizio alla terza fase della guerra (1536-38). Formalmente il casus belli dipese da una successione dinastica tra i Savoia. Vi si intromise il sovrano francese, in quanto figlio di una principessa sabauda; e, pur di avere anche il ducato di Milano, oltre a quello piemontese, fece una cosa che destò allora molto scandalo: si alleò col sultano Solimano II, forte non solo in Ungheria ma anche in tutto il Mediterraneo, e inviò aiuti ai protestanti tedeschi, ribelli a Carlo V.

Chi mise pace tra loro, che già avevano iniziato in Provenza i primi scontri armati, fu il papa Paolo III, il quale, nella tregua di Nizza (1538), ne approfittò pretendendo da Carlo V il Ducato di Parma e Piacenza da assegnare al proprio figlio.

Nella quarta e ultima fase della guerra (1542-44) il sovrano francese cercò di occupare Nizza, senza però riuscirvi, grazie al pronto intervento dell'ammiraglio Andrea Doria. Questa volta Carlo V decise, dopo essersi pacificato coi turchi, di puntare dritto su Parigi; e, dopo una prima grande vittoria a Château-Thierry, costrinse Francesco I alla pace di Crépy (1544), con cui dovrà rinunciare definitivamente a qualunque possedimento in Italia, accontentandosi della Borgogna.

Un nuovo tentativo di revanche lo fece il sovrano Enrico II (1547-59), successore di Francesco I e marito di Caterina dei Medici, il quale, dopo aver stretto un'alleanza coi protestanti tedeschi, cercherà di espandersi verso la Germania, in direzione della Lorena (che, con l'Alsazia, sarà uno dei territori più contestati tra Francia e Germania anche nei secoli a venire). Infatti dopo aver ottenuto i vescovati di Metz. Toul e Verdun, entrò in Piemonte.

Tuttavia, l'accorto Carlo V riuscì a pacificarsi coi protestanti dopo aver riconosciuto loro il diritto di esistere con la pace di Augusta (1555), secondo cui la religione dei sudditi di una nazione doveva essere quella del sovrano, sia che questi fosse cattolico o protestante (cuius regio eius religio).

Si arrivò a questa soluzione dopo la grande rivolta dei contadini tedeschi, capeggiata da T. Müntzer, repressa dai grandi principi feudatari luterani, col consenso di Lutero; e soprattutto dopo che Carlo V venne sconfitto nel 1552 dalla Lega di Smalcalda, in cui i principi luterani giocarono un ruolo di rilievo nel decretare, in Germania, la fine dell'universalismo politico-religioso di matrice cattolica, il cui primo risultato tangibile fu l'esproprio dei beni ecclesiastici cattolici da parte dei sovrani convertiti al protestantesimo.

Dopo aver firmato coi francesi una tregua a Vaucelles (1556), Carlo V decise inaspettatamente di abdicare, separando il suo impero tra il fratello Ferdinando I (già re di Boemia e di Ungheria), cui diede tutti i domini della Casa d'Austria e la corona imperiale; e il figlio Filippo II, cui diede la Spagna, i Paesi Bassi, l'Italia e le colonie americane. Per quanto immenso fosse, l'impero non fu in grado di sopravvivere al suo imperatore, a testimonianza che senza uno sviluppo della borghesia, un qualunque impero, poggiante su basi cattolico-feudali, era destinato a soccombere.

La guerra per il predominio della penisola italiana riprese, per breve tempo, tra la Francia di Enrico II e la Spagna di Filippo II, ma i francesi verranno nettamente sconfitti a S. Quintino (1557) per opera di Emanuele Filiberto di Savoia, che non voleva assolutamente la presenza francese in Piemonte.

Con la pace definitiva di Cateau-Cambrésis (1559) la Francia non metterà mai più piede in Italia sino al tempo di Napoleone: dovrà rinunciare a ogni pretesa territoriale e a restituire il Piemonte ai Savoia (escluso il Marchesato di Saluzzo, che passerà ai Savoia nel 1601). Enrico II riuscì però a conservare i tre suddetti vescovati, molto importanti per la difesa dei confini orientali della Francia, e ottenne Calais dagli inglesi.

Questa guerra fratricida tra Francia, Spagna, Sacro Romano Impero e Principati italiani non farà che favorire da un lato l'impero ottomano, che rimarrà padrone dei Balcani e di buona parte del Nord-Africa sino agli inizi del Novecento; e dall'altro il Regno Unito, che diventerà la prima potenza capitalistica del mondo sino alla seconda guerra mondiale. Quanto all'Italia, verrà dominata quasi interamente, prima dalla Spagna poi dall'Austria, sino all'unificazione nazionale, pagando un forte ritardo nello sviluppo capitalistico del paese rispetto ad altre nazioni nord-europee.

Note

(1) Il Portogallo, per non farsi assorbire dalla Spagna, stringerà rapporti molto stretti sia con gli inglesi che col papato.

(2) Alla morte dell'ultima regina di Napoli, Giovanna d'Angiò (1435) era salito al trono suo figlio adottivo, Alfonso I d'Aragona.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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Aggiornamento: 02/10/2014