L'OTTOCENTO ITALIANO ED EUROPEO
DAL CONGRESSO DI VIENNA
ALLA VIGILIA DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE


LA QUESTIONE MERIDIONALE

La speranza che l'unificazione avrebbe creato le premesse necessarie per un superamento degli squilibri tra il Nord ed il Sud d'Italia, condivisa dalla maggior parte dei protagonisti delle lotte risorgimentali, non si avverò. Anzi il divario esistente tra le reali condizioni di vita degli uomini del Meridione e le popolazioni del Nord fu accresciuto dai provvedimenti dell'amministrazione di Destra.

Il Meridione fu pesantemente colpito dalla politica fiscale e lo stato di protesta si sviluppò in vera e propria guerriglia che impegnò truppe governative nelle campagne del Meridione dal 1861 al 1865.

Il fenomeno del brigantaggio si estese a macchia d'olio con un significato di protesta sociale che lo rendeva difficile da sgominare, perché protetto dalla popolazione.

Oltre alle misure fiscali (la più odiosa fu la tassa sul macinato) fu soprattutto la leva militare obbligatoria imposta dal governo italiano ad alimentare lo stato di protesta: per le famiglie contadine meridionali infatti significava la perdita delle braccia più valide, senza le quali si andava incontro alla più nera miseria.

Le condizioni di vita dei contadini meridionali erano spaventose; se ne accorsero per primi alcuni deputati liberali che pubblicarono i risultati di una inchiesta condotta in Sicilia, dando il via ad una letteratura meridionalistica che avrà interessanti sviluppi in Giustino Fortunato e, poi, in Francesco Saverio Nitti, Gaetano Salvemini ecc.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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Aggiornamento: 02/04/2014