UMANESIMO E RINASCIMENTO

NASCITA E SVILUPPO DELLA MODERNA CULTURA BORGHESE


LA GENESI DELLA REPUBBLICA FIORENTINA E LA ISTITUZIONE DEL CONSIGLIO MAGGIORE:
DALLA SIGNORIA AL SAVONAROLA, A MACHIAVELLI, AL PRINCIPATO

Niccolò Machiavelli, di Santi di Tito, Firenze, Palazzo Vecchio

Verso la metà del secolo XIV Firenze fu sconvolta dalle guerre di fazione fra guelfi e ghibellini, i cui scontri erano quasi all'ordine del giorno; in seguito nella città ci fu il fallimento, della banca dei Bardi, che causò un grave tracollo economico. Firenze così perse la sua stabilità e nel 1342 fu sottomessa al Duca d'Atene, perdendo anche la sua indipen­denza comunale; la città fu poi investita da una pestilenza (1347) che ne decimò la popo­lazione. 

Tutti questi avvenimenti portarono al decadimento le istituzioni del Comune, che lasciò il posto alla oligarchia nobiliare: il Comune, non essendo più in grado di reggersi, cominciò a chiedere aiuto alle famiglie di antica casata, che di fatto presero sempre più potere all'interno della città. In particolare a Firenze emerse la famiglia dei Medici; nel 1434 il fondatore della Signoria fiorentina, Cosimo il Vecchio, rese ereditaria la, sua posizione di capo effettivo della città, pur non sovvertendo totalmente l'assetto comunale.

Per indicare la costituzione politica di Firenze nel 400 viene usato il termine "Principato occulto" proprio per indicare la sua caratteristica principale: rimanevano in piedi tutti gli organi comunali, ma chi deteneva il potere era la famiglia dei Medici. La figura di Cosimo il Vecchio rappresentava il "Cesarismo rinascimentale": come Cesare Augusto aveva dato inizio all'Impero di Roma, riunendo in sé tutti i poteri, ma rifiutando qualsiasi titolo onorifico, così Cosimo governava Firenze, salvando però l'aspetto esterio­re di Comune indipendente.

Con Lorenzo il Magnifico, nipote di Cosimo il Vecchio, la Signoria di Firenze raggiunse il suo massimo splendore, sia in campo culturale sia in campo politico, sia in campo eco­nomico. La politica del giovane Signore fu detta dell'equilibrio", poiché all'estero mirava a mantenere un equilibrio fra gli Stati, affinché nessuno fosse superiore a un altro. Le iniziative di Lorenzo, volte alla pacificazione dei conflitti fra, gli, Stati, gli procurarono il so­prannome di "ago della bilancia", poiché sempre tentava di trovare un compromesso che accontentasse entrambe le parti in causa. 

Egli avviò anche un programma di riforme interne, creando nuove magistrature politiche (Consiglio dei Settanta, Otto di pratica, Dodici Procuratori) e ristrutturando le finanze fiorentine con l'istituzione del Monte Comune. Fino al 1492, anno della morte del Magnifico, Firenze fu dunque al centro della politica italiana; scomparso Lorenzo, però, se ne andò anche l'equilibrio di cui egli si era sem­pre fatto garante: l'opposizione popolare al governo mediceo crebbe e alla calata del so­vrano francese Carlo VIII (1494) in Italia, gli oppositori colsero l'occasione per deporre la Signoria.

Piero de' Medici, figlio di Lorenzo, aveva deciso di offrire a Carlo VIII la sua sottomis­sione, affinché l'appoggio del sovrano soffocasse il rinnovato spirito repubblicano fioren­tino. 1 popolari, però, capitanati dal frate Girolamo Savonarola, insorsero e causarono la caduta del governo mediceo. Seguì un periodo di grave crisi politica, durante la quale i fiorentini trovarono in Savonarola una guida morale e politica, grazie alla quale restaura­rono la repubblica.

Girolamo Savonarola era un frate domenicano inviato a Firenze come predicatore; egli denunciava soprattutto i costumi della Chiesa dell'epoca e fu subito al centro dell'atten­zione dei fiorentini. Dalla sua parte stavano soprattutto i poveri e gli scontenti della Signoria, ai quali i Medici avevano espropriato i beni: a causa delle persone che stavano al suo seguito, il frate fu chiamato "predicatore dei disperati”. Nelle sue predicazioni, egli invocava la discesa di un uomo “di là dai monti a uso di Ciro, al quale Dio sarà sua guida e duce, e nessuno li potrà resistere e piglierà le città e le fortezze con le meluzze”. 

In Carlo VIII il frate vide quindi il salvatore dell'Italia, colui che doveva liberarla e risvegliare “i cecati populi de Italia”: ristabilita la repubblica, egli si curò infatti di allearsi subito con la Francia. Al suo governo tuttavia non mancarono le opposizioni: la classe dirigente fiorentina non amava i comportamenti del frate, che predicava continuamente e praticava riti e cerimonie fuori dall'ordinario; inoltre Savonarola distrusse oggetti mondani e artistici in nome della religione e auspicava riforme economiche molto audaci.. Egli fece una importante riforma socio-politica: distrusse le magistrature precedenti (il Consiglio del Comune e il Consiglio del Popolo) e le riunì in un unico Consiglio Maggiore. I due consigli si controllavano vicendevolmente ma pensando che si danneggiassero la città che aveva bisogno di un unico governo centrale, si ispirò alla Repubblica veneziana.

Fra seguaci del savonarola e sostenitori dei Medici ricominciarono le lotte che avevano caratterizzato il XIV secolo; Firenze fu nuovamente in balia di tensioni insostenibili, accresciute anche dalla scomunica di Savonarola, che nel 1498 papa Alessandro VI condannò a morte sul rogo. Nello stesso anno, pochi giorni dopo la morte del Savonarola, fu assunto come segretario della Seconda Cancelleria Niccolò Machiavelli, che l'anno seguente passò alla segreteria dei Dieci di Balia. Questa magistratura aveva il compito di dirigere la politica estera del Comune: Machiavelli infatti ebbe vari incarichi diplomatici in Italia e all'estero, venendo così a contatto con le maggiori personalità politiche del tempo. Ebbe modo pertanto di seguire da vicino le principali vicende del tempo, su cui scrisse acuti resoconti raccolti poi nelle "Legazioni". Nel 1512 fu eletto Papa Giulio de' Medici, che prese il nome di Leone X; egli favorì il ritorno della famiglia dei Medici a Firenze, grazie anche all'appoggio da parte della Spagna.

Entrati a Firenze con l'aiuto delle truppe spagnole, i Medici ebbero facilmente la meglio sull'esercito cittadino costituito da Machiavelli. Restaurato il potere della famiglia a Firenze, Machiavelli vi si sottomise, ma fu ugualmente rimosso dal segretariato e co­stretto a lasciare la vita politica. Inoltre venne mandato in esilio a San Casciano un anno, perché non interferisse con la politica dei Medici. Dopo la Signoria che aveva preceduto la repubblica del Savonarola, Firenze si trovava ad avere come forma di governo il Principato, evoluzione della Signoria stessa. Il Principato fu una forma di governo molto comune nell'Italia del XVI secolo: la Signoria non era più in grado di sostenersi da sola e aveva bisogno dell'appoggio dell'imperatore o del Papa, che legittimasse il potere del principe. La stessa cosa accadde anche per i Medici, che per ricostituire uno Stato regionale principesco ebbe bisogno dell'aiuto spagnolo.

Scarpellini Mario <skifox@uninetcom.it> "


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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Aggiornamento: 14/09/2014