METODOLOGIA DELLA RICERCA STORICA
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IL CRISTIANESIMO PRIMITIVO NEI MANUALI DI STORIA
Quando nei manuali scolastici di storia medievale si affronta il tema del cristianesimo primitivo, che cronologicamente va dalla nascita di Cristo al crollo di Gerusalemme nel 70, generalmente lo storico tiene un atteggiamento molto prudente. Infatti se si mettono a confronto le versioni sulla natura di questo evento, espresse nei manuali scolastici di religione cattolica, che come noto devono sottostare a un placet ecclesiastico, con quelle espresse nei manuali di storia medievale, si assiste quasi sempre a una sostanziale omogeneità di vedute. Questo perché gli storiografi non confessionali hanno adottato in maniera del tutto acritica le tesi ufficiali della chiesa romana relative all'interpretazione di tale fenomeno storico. E questo senza considerare minimamente che nei paesi anglosassoni esistono tesi clericali di tipo "protestantico" e in quelli slavi tesi clericali di tipo "ortodosso", che su moltissimi punti divergono ampiamente da quelle cattoliche. Per convincersi di questa abdicazione del laicismo all'esegesi confessionale basta citare alcuni semplici esempi tratti dal manuale dell'Alba Rosa Leone, uno dei più usati alle medie di I grado:
La storiografia laica conferma quindi l'idea della storiografia confessionale secondo cui il Cristo non era affatto un liberatore politico-nazionale, bensì un redentore morale-universale. Oltre a ciò si danno per scontate tutte le guarigioni miracolose (definite dall'autrice con l'aggettivo "inspiegabili"). Ma il bello sta nel finale. Poiché dunque la popolazione riteneva Gesù il "messia" tanto atteso, egli finì coll'essere giustiziato sulla base di un incredibile equivoco, in quanto nei vangeli non appare in alcun punto ch'egli avesse mai desiderato diventare un "liberatore nazionale". Egli fu crocifisso a causa dell'odio che nei suoi confronti nutriva il ceto sacerdotale giudaico, che temeva di perdere il proprio potere, di fronte all'eventualità di un'insurrezione armata (realizzata a questo punto non si sa da chi) contro i romani. Pilato eseguì la sentenza senza neppure essere pienamente convinto della sua giustezza. Successivamente il primo che ebbe il coraggio di far uscire il cristianesimo agli angusti limiti geografici della Palestina fu Paolo di Tarso, il vero fondatore del cristianesimo come religione universale. In tutta la propria rappresentazione dei fatti, l'Alba Rosa Leone evita di soffermarsi su un punto che per la storiografia confessionale è di cruciale importanza, e cioè la resurrezione di Cristo. Ma questo silenzio, indubbiamente voluto, è il massimo della laicità possibile che si possa riscontrare nel suo manuale. Una omissione che, stante le premesse, verrebbe inevitabilmente giudicata come incomprensibile da una qualunque esegesi di tipo confessionale. |