METODOLOGIA DELLA RICERCA STORICA
Dalle conoscenze alle competenze, passando per le opzioni


PISTE DI RICERCA PER GLI STORICI

Pier Paolo Pasolini

La decisione di Teodosio di proclamare il cristianesimo religione ufficiale dello Stato (380 d.C.) fu usata dalla chiesa romana per rivendicare un potere politico, e dagli imperatori bizantini per cercare d'imporre il loro cesaropapismo. Solo che mentre la chiesa romana riuscì effettivamente nel proprio intento, viceversa in oriente la chiesa ortodossa seppe opporsi efficacemente a una propria strumentalizzazione che comportasse la rinuncia o la modifica di qualche aspetto essenziale della propria fede religiosa.

In oriente i dogmi, nonostante i ripetuti attacchi da parte ereticale, rimasero sostanzialmente immutati per secoli, e lo sono ancora oggi. Né il potere politico, né quello religioso eterodosso (che pur ha creato varie correnti minoritarie, come il nestorianesimo, il monofisismo...) sono riusciti a scalfire i canoni sanciti dai primi sette concili ecumenici, confermati dall'ultima sintesi palamitica, che avvenne quando ormai in Europa occidentale si andavano affermando i principi dell'umanesimo laico di stampo borghese.

Abituata a una dittatura politico-militare protrattasi per molti secoli, la parte occidentale dell'impero non seppe opporre alcuna vera resistenza al dilagare delle forze germaniche e slave, e neppure realizzare alcun vero compromesso reciprocamente vantaggioso, al punto che furono gli stessi romani delle zone confinanti coi "barbari" a favorire il loro ingresso, ritenendolo meno oneroso dell'autoritarismo statale-imperiale, senza poi considerare che furono proprio le popolazione non latine a contribuire in maniera decisiva alla fine dello schiavismo e alla sua trasformazione in servaggio; dunque la parte occidentale dell'impero accettò in maniera abbastanza naturale l'evoluzione della chiesa romana verso la costituzione di uno Stato temporale. La lotta per le investiture inizierà solo quando sarà esplicita, cioè anche teoricamente fondata, la volontà papista di creare una propria teocrazia mondiale.

L'unica opposizione al papocesarismo durerà fino alla guerra greco-gotica e solo in alcune parti d'Italia, dopodiché, con l'invasione longobarda, andrà notevolmente indebolendosi. I colpi mortali a questa opposizione verranno inferti dai Franchi e dai Normanni; con quest'ultimi i bizantini praticamente quasi scompariranno dall'Italia meridionale, o comunque non saranno più in grado di esercitare alcuna vera influenza politica; e anche sul piano culturale l'influenza si limiterà all'arte iconografica, definitivamente superata con la svolta giottesca del 1200.

Quando nell'VIII sec. fu elaborato il falso della Donazione di Costantino, sostanzialmente non vi erano più rapporti significativi tra oriente e occidente: lo dimostra la stessa eresia filioquista, che andava a intaccare l'integrità del testo fondamentale dell'intera cristianità, e cioè il Credo.

La chiesa di Roma aveva deciso di spezzare l'unità imperiale riconoscendo in Carlo Magno il "proprio" imperatore, in alternativa al basileus, fino al punto in cui, con la famosa triade pontificia: Gregorio VII, Innocenzo III e Bonifacio VIII, essa non avrà addirittura la pretesa di sostituirsi allo stesso potere imperiale occidentale, considerando il sovrano una sorta di braccio secolare a proprio uso e consumo.

Ciò che più importa però è capire se, per la nascita dell'umanesimo laico, abbia dato un contributo decisivo, seppure in maniera indiretta, inconsapevole, la stessa chiesa romana, con il proprio scandaloso temporalismo e con la propria inconsueta teologia razionalistica, così diversa da quella orientale; o se invece questo contributo non l'abbia dato anche la chiesa ortodossa, con la propria concezione diarchica del potere e apofatica della religione.

Questo è un compito che attende di essere svolto dalla moderna storiografia. E' indubbio infatti che la reazione alla chiesa romana ha prodotto nel tempo qualcosa di non-religioso, qualcosa che però era intrinseco alla stessa chiesa, che aveva usato la religione per scopi politico-conservatori e che aveva trasformato la teologia patristica in una metafisica astratta e razionalistica, molto vicina alla filosofia aristotelica. L'umanesimo laico sorto in ambito cattolico ha assunto la forma "borghese", che ha trovato nell'ambito protestante la sua espressione più completa.

Viceversa, l'umanesimo laico, sorto geograficamente in ambito ortodosso, s'è svolto in forme più legate all'anticapitalismo, pretendendo altresì, nella variante socialista, una netta separazione di Chiesa e Stato.

Nei paesi est-europei a dominanza ortodossa, la maggiore coerenza religiosa di teoria e prassi ha permesso di posticipare di molto la nascita dell'umanesimo laico, tant'è che quando questo s'è imposto aveva già caratteristiche anti-borghesi. Si potrebbe anzi sostenere che l'umanesimo laico s'è affermato nell'Europa orientale prima di tutto là dove era meno forte la coerenza ortodossa di teoria e prassi, cioè dove erano più forti gli antagonismi sociali (p.es. in Russia).

Tuttavia è anche fuor di dubbio che là dove la coerenza è stata maggiore, la penetrazione del capitalismo non s'è fatta attendere, e la religione ha soltanto cercato di trovare una mediazione tra i propri ideali e le dinamiche del capitale. In un paese come la Grecia, p.es., ci si illude ancora oggi che, proprio in virtù della maggiore coerenza della propria religione, si possano maggiormente attutire le influenze negative del capitalismo. Analoga illusione ha caratterizzato tutti i governi democristiani della prima repubblica italiana.

Gli storici dovrebbero cercare di capire il motivo per cui l'umanesimo borghese sorto in ambito cattolico prima e protestante dopo, ha assunto connotazioni non meno violente di quelle cattolico-medievali, generando fenomeni devastanti a livello mondiale come il colonialismo e le guerre imperialistiche.

E dovrebbero altresì cercare di capire se le forme di socialismo nate in Europa orientale sono state più "democratiche" di quelle borghesi proprio a motivo della presenza della confessione ortodossa e se sono fallite proprio a motivo del fatto che non erano riuscite a porre una vera alternativa a tale confessione.

L'antidemocraticità del socialismo reale non va infatti messa in relazione alla democrazia borghese o occidentale, poiché in tale confronto quest'ultima risulta perdente, essendo basata sullo sfruttamento del lavoro altrui, sia nell'area metropolitana che, soprattutto, in quella coloniale.

Oggi abbiamo la percezione che il socialismo reale sia crollato a motivo della superiorità della democrazia borghese, ma questa percezione è strettamente correlata al fatto che il Terzo Mondo ancora non è riuscito a liberarsi della dipendenza che lo lega all'occidente, che è poi quella che permette agli imprenditori occidentali di accontentare, relativamente, le richieste dei propri operai.

Quando il Terzo Mondo si libererà di questa dipendenza, determinerà il crollo non solo dell'occidente, ma anche delle stesse chiese cattolica e protestante, che risultano strettamente coinvolte in logiche di potere politico ed economico.

Viceversa, il crollo del socialismo reale ha ridato forza alla chiesa ortodossa, seppur in forma limitata, in quanto i progressi dell'umanesimo laico restano comunque poco contestabili. Il fatto cioè che sia stato messo in discussione l'aspetto politico di tale umanesimo, e cioè il socialismo autoritario, amministrato dallo Stato, non implica necessariamente che in tale critica siano stati coinvolti anche gli aspetti culturali dell'umanesimo laico. Laicismo e ateismo si stanno continuamente sviluppando, nonostante i loro fallimenti sul piano politico.

LE OPZIONI DELLA STORIA

Quello che del marxismo va definitivamente superato non è l'analisi economica di come le cose sono andate dal feudalesimo al capitalismo, ma la mancanza di un'ipotesi culturale, quella che permette di prevedere come le cose sarebbero potute andare senza considerare il capitalismo l'unica alternativa possibile al feudalesimo.

In un certo senso è stato il leninismo a dimostrare praticamente, per la prima volta, che un'ipotesi del genere (già formulata dal populismo), poteva diventare realtà concreta (solo che il leninismo l'ha voluta usare contro il populismo).

Tuttavia, l'esperienza dei paesi est-europei scelse una strada parziale e riduttiva, quella del socialismo amministrato. Evidentemente non erano ancora maturi per scegliere il socialismo democratico, autogestito. In questo sta, se vogliamo, il limite del leninismo, il quale era sostanzialmente per la centralizzazione del potere, e solo secondariamente - quando soprattutto emergevano particolari contraddizioni - per la democratizzazione decentrata.

In Europa occidentale non c'è stata ancora alcuna vera esperienza rivoluzionaria del marxismo: tutti i tentativi insurrezionali che si sono succeduti dal 1848 alla Comune di Parigi, dalla Repubblica di Weimar al "Biennio rosso" di Torino sono stati caratterizzati da spontaneismo e disorganizzazione (forte è sempre stata l'incapacità di difendere le conquiste rivoluzionarie). La causa di questo limite è dipesa anche dal fatto che in Europa occidentale si è sempre considerato il capitalismo come l'unica alternativa al feudalesimo, per cui l'opposizione alle contraddizioni antagonistiche del capitale è venuta emergendo lentamente e in maniera sporadica. Il capitalismo, come fenomeno di massa, è nato nel XVI sec., ma le prime vere opposizioni politiche sono del XIX sec.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Metodologia della ricerca storica
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Aggiornamento: 01/05/2015