METODOLOGIA DELLA RICERCA STORICA
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LA QUESTIONE DELLE FONTI STORICHE

Charles Darwin

Noi dovremmo arrivare ad ammettere che non esiste e non può esistere alcuna fonte storica la cui interpretazione sia incontrovertibile. Se tale fonte esiste non è storica, cioè non è un prodotto dell'azione umana.

Questa tesi porta a conseguenze ben precise:

  1. la citazione delle fonti è una necessità relativa;
  2. le fonti scritte non sono di per sé più oggettive di quelle non scritte;
  3. la verità non coincide mai con l'evidenza;
  4. l'interpretazione delle fonti è in ultima analisi più importante delle fonti stesse ai fini della ricerca scientifica;
  5. nessuna fonte è muta, nessuna parla chiaramente;
  6. nessuna fonte è sicura, nessuna è irrilevante;
  7. le fonti false o falsificate non sono meno importanti delle altre fonti;
  8. l'interpretazione delle fonti è sempre parziale e viziata dal limite soggettivo dell'interprete e del periodo storico in cui egli è vissuto;
  9. non esiste un criterio oggettivo per stabilire quale interpretazioni delle fonti sia più attendibile o più vicina alla verità oggettiva dei fatti, che pur esiste ma di cui non siamo in grado di stabilire tutte le caratteristiche;
  10. credere in questa o quella interpretazione delle fonti è cosa soggettiva, connessa a convincimenti personali, che maturano nella coscienza e nell'esperienza dei ricercatori indipendentemente dalle fonti stesse e persino dalle interpretazioni che se ne possono dare;
  11. l'accettazione di una determinata interpretazione (di un punto di vista) il più delle volte nasce, anche inconsapevolmente, da un interesse già maturato nella coscienza del ricercatore, nel senso che quest'ultimo finisce col ritenere attendibili cose in cui già istintivamente credeva. In tal senso le interpretazioni non fanno che dare una certa consapevolezza teorica, concettuale, a un qualche sentire interiore, a una percezione che matura sulla base di determinate esperienze; cioè il sentire comune avvalora una determinata interpretazione delle fonti, in luogo di un'altra;
  12. tutto ciò rientra nella dialettica (o dinamica naturale) del comportamento umano in campo gnoseologico;
  13. le vere falsificazioni emergono quando si vogliono negare le alternative, i modi diversi di intendere la realtà;
  14. si può vivere nella falsificazione senza avvertirla come tale, senza avvertirla in tutto il suo spessore o in tutta la sua evidenza. Il problema infatti non sta in questo, ma nel rifiuto di accettare forme diverse di esperienze delle cose, della realtà. E' l'attaccamento ostinato, pervicace, a determinate idee, opinioni, a sua volta connesse a determinati interessi, che porta ad atteggiamenti innaturali, inumani... Se tutti sono nell'errore, nessuno lo è, soggettivamente, anche se oggettivamente lo sono certamente tutti. Tutti però lo diventano quando si vuole rifiutare una qualunque alternativa allo stato di cose presenti.
  15. La miglior fonte per l'uomo è la storia in generale, che va vissuta sino in fondo nel proprio presente.

IN CHE SENSO UNA STORIOGRAFIA OBIETTIVA?

Può uno storico affermare di non essere schierato politicamente? Se lo fa, non sa quel che dice, poiché lo "schieramento" è inevitabile, anche se non lo si esplicita personalmente. Sono anzitutto gli altri che ci chiedono di identificarci, e ce lo chiedono con tanta maggiore insistenza quanto più lo esigono i tempi. Vi sono infatti dei momenti in cui le tensioni politiche sono molto più sentite dalla società. In quei momenti chi si dichiara "neutrale" passa facilmente per opportunista.

Tuttavia, per uno storico essere schierato politicamente ha senso se affronta argomenti relativi alla sua contemporaneità. Se ci si riferisce a periodi antecedenti, lo schieramento diventa più generico. Diciamo che diventa più "culturale" che "politico". Col termine "politica", infatti, intendiamo qualcosa che ha attinenza con l'attività di partiti o di movimenti, materialmente esistenti. Uno storico può fare riferimento a qualche partito o movimento o associazione, pur senza esplicitarlo espressamente: il riferimento diventa di tipo "ideale".

Riferirsi politicamente a un partito o a un movimento non significa esservi iscritti. Lo storico è un intellettuale che non fa attività politica in senso stretto e che non è tenuto ad avere la tessera di un partito. Però è tenuto a fare riferimento a delle correnti di pensiero, proprio perché la neutralità non esiste, in nessuna disciplina dello scibile umano.

Se uno si limitasse a sviluppare materie scientifiche, farebbe politica? Certamente. La separazione della scienza dall'etica è una caratteristica del mondo moderno. Si vuole un continuo sviluppo scientifico e tecnologico, prescindendo il più possibile da valutazioni etiche, proprio perché tale sviluppo va subordinato alle esigenze del profitto economico. La borghesia tende anche a separare la scienza dalla politica, salvo quando chiede alla politica di supportare economicamente la scienza o quando è la stessa politica che si serve della scienza per condurre sul piano scientifico e quindi ideologico una battaglia non militare contro i propri nemici (come p. es. fecero gli Usa quando, con Kennedy, vollero andare sulla Luna per dimostrare la superiorità del loro sistema di vita rispetto a quello sovietico).

Gli scienziati che hanno voluto separare la scienza dall'etica hanno prodotto la bomba atomica, che la politica ha poi voluto usare senza alcun riguardo per l'etica. Se ci abituiamo a tenere separate cose del genere, alla fine non saremo in grado d'impedire alcuna strumentalizzazione. Quando l'uso strumentale della scienza da parte del potere politico sarà particolarmente evidente, quale scienziato potrà trincerarsi dietro la scusa che non avrebbe mai potuto immaginare conseguenze così gravi? Sotto il capitalismo il confine tra ingenuità e ipocrisia è quasi impercettibile.

Se si esaminano fenomeni storici di un lontano passato, lo schieramento avviene più sul piano culturale, ma non senza riferimento a quello politico generale. Quali sono le idee nei cui confronti uno storico dovrebbe schierarsi? Sono sostanzialmente quattro: 1. il rispetto della natura; 2. l'idea di laicità; 3. l'idea di democrazia; 4. l'idea di socialismo.

P. es. la nascita delle civiltà s'è posta in antitesi alla tutela ambientale. La loro nascita è andata di pari passo con lo sviluppo della religione, dell'autoritarismo e degli antagonismi sociali. Questi processi non sono avvenuti separatamente, ma in maniera strettamente correlata tra loro. Uno storico che esaminasse soltanto lo sviluppo tecnico-scientifico di una civiltà, disinteressandosi delle ricadute negative sull'ambiente, non potrebbe certo fare una storiografia obiettiva. Se esaltasse la democrazia ateniese della Grecia classica, senza specificare ch'essa si riferiva a una ristretta categoria di persone, che vivevano sfruttando il lavoro schiavile, inevitabilmente finirebbe col fare gli interessi del sistema dominante in cui vive, un sistema che ha riprodotto quegli stessi rapporti di sfruttamento in altre forme e modi.

Uno storico non può schierarsi dalla parte sbagliata, altrimenti le sue ricerche perderanno di obiettività. Le interpretazioni di uno storico dovrebbero essere soltanto più o meno obiettive: non possono essere falsate già nei loro presupposti metodologici. Uno storico che offre volutamente un'interpretazione distorta dei fatti, solo perché vuol fare gli interessi di un partito o di un governo o di un sistema sociale di riferimento, è uno storico che non merita alcuna considerazione. E se è così ingenuo da non capire quando un'interpretazione è falsata in partenza, sarebbe meglio che si dedicasse a un'attività meno impegnativa, meno gravosa per la formazione dei cittadini.

Uno deve sforzarsi d'essere il più obiettivo possibile, evitando di contrapporre la cultura alla natura, la religione all'ateismo, la dittatura alla democrazia e l'individualismo al socialismo. Questi quattro aspetti non sono specifici della nostra contemporaneità: si ritrovano in ogni epoca storica, sotto forme, modi e denominazioni diverse. L'unica epoca che non li ha conosciuti è quella che, con molta supponenza, gli storici chiamano "preistoria".


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Metodologia della ricerca storica
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Aggiornamento: 01/05/2015