I peggiori alieni sono tra noi

TEORIA
Etica Filosofia Antropologia Pedagogia Psicologia Sociologia Ecologia Logica Ateismo...


I PEGGIORI ALIENI SONO TRA NOI

Chiunque parli di alieni o di extraterrestri si deve rassegnare: non c'è nessun altro essere nell'universo che non sia "umano" o che non abbia "caratteristiche umane". Tra essere umano e universo non vi è alcuna differenza di sostanza. Siamo tutti fatti di una medesima materia originaria e increata, da cui tutto dipende.

Possiamo considerare l'essere umano come l'autoconsapevolezza della natura, per cui, come non ha senso parlare di uomo senza natura, così non ha senso parlare di natura senza uomo. L'una senza l'altro è vuota, l'uno senza l'altra è cieco.

Qualunque problema noi si abbia, nessun altro può risolverlo se non noi stessi. Chiunque pensi che i nostri problemi siano così grandi da risultare per noi irrisolvibili o risolvibili solo per mezzo di "entità esterne", s'inganna o è il malafede, sia perché non esiste alcuna "entità esterna" che non sia "umana", sia perché nessun problema è irrisolvibile, anche perché non è la natura che crea problemi, ma solo l'uomo, usando male la libertà di cui dispone grazie appunto alla natura.

Credere negli alieni, in nome della scienza, è come credere nella divinità in nome della religione. Chiunque parli di alieni più intelligenti dell'essere umano o più pericolosi, lo sta facendo per impedire che i nostri problemi interni vengano risolti da noi stessi.

D'altra parte è da quando sono nate le civiltà che, di fronte ai propri drammatici conflitti sociali, che si acuiscono progressivamente, i poteri costituiti tendono a far dipendere da "motivazioni esterne" le cause di quei conflitti, nella convinzione che si possano più facilmente risolvere costruendosi l'immagine di un "nemico", sempre molto pericoloso e privo di umanità.

Quando il nazismo dichiarò guerra alla Russia, tutti i tedeschi erano stati da tempo istruiti a credere che gli slavi in generale e i sovietici in particolare andavano sterminati e sottomessi proprio in quanto razza subumana, sottosviluppata, nei cui confronti di ogni atto di pietà o di generosità sarebbe stato interpretato come una forma di codardia, se non di tradimento nei confronti della propria patria.

Ancora oggi, quando assistiamo in televisione ai documentari in cui s'intervistano gli ultimi superstiti tedeschi di Stalingrado, li vediamo commossi per le perdite subite, affranti per non aver potuto salvare i propri compagni, disperati per la cocente sconfitta, al massimo adirati per l'incapacità dello Stato Maggiore di comprendere sino in fondo la gravità di quella situazione, ma non li vediamo mai pentirsi degli orrori compiuti in Russia, o criticare duramente la decisione di aver tentato di occupare quel paese. O comunque chi li intervista non li mette mai in condizione di riflettere sulla natura della guerra in generale e di quella imperialistica in particolare, proprio perché una qualunque nazione dell'Europa occidentale vuole apparire migliore di una qualunque nazione dell'Europa orientale, ne ha addirittura il "diritto".

Naturalmente il potere non cerca mai di dipingere il nemico come migliore di sé, ma nelle società antagonistiche non si farebbe certo scrupolo di utilizzare per propri fini le convinzioni di quanti la pensano diversamente. Anzi, non è da escludere che sia proprio lo Stato a far credere che esistano forze oscure, misteriose, nei cui confronti bisogna prepararsi o ad accettarle o a combatterle. Le mistificazioni devono essere rapportate sia a un determinato livello di tecnologia che a un certo grado di secolarizzazione dei costumi.

in ogni caso, che questi alieni vengano considerati buoni o cattivi, se la gente pensa di non avere forze sufficienti per risolvere i propri problemi, inevitabilmente finirà col riporre ogni fiducia nei poteri dominanti. Alla fine si ripeterà quanto già visto nel racconto della creazione, in cui Adamo, dopo aver trasgredito l'ordine di non mangiare il frutto dell'albero della scienza, si giustificò dicendo ch'era stata Eva a farlo peccare. Al che Eva rispose: "E' stato il serpente".

UOMINI E DINOSAURI

Se l'uomo primitivo fosse esistito al tempo dei dinosauri, e questi avessero minacciato seriamente la sua esistenza, li avrebbe sicuramente fatti fuori tutti, proprio perché la sua intelligenza, pur nella precarietà dei mezzi rispetto ad oggi, era infinitamente superiore a quella di qualunque animale. Quindi non è il caso di parlare di "evoluzione qualitativa" della specie umana, se non in senso puramente quantitativo, nel senso cioè che, col passare del tempo, ci siamo dati forme diverse di vivibilità (e qui rinunciamo a dare giudizi sulla loro effettiva efficacia, poiché sappiamo bene che i criteri per misurarla sono diversissimi).

Questo per dire che non ha alcun senso sostenere che l'uomo non sarebbe potuto convivere coi dinosauri. L'uomo è anzi la dimostrazione che si può vivere anche senza possedere una forza mostruosa, una possanza di muscoli e ferocia. Non siamo venuti al mondo perché la scomparsa dei dinosauri c'è lo permetteva, ma è stata la necessità di venire al mondo che ha reso inutile la presenza di quegli animali.

L'uomo, fisicamente, è un nulla a confronto dei dinosauri, eppure, se guardiamo l'intelligenza, è un gigante, nei cui confronti i dinosauri son come moscerini. È dunque assurdo pensare a un ritorno di quei lucertoloni: quella è stata un'epoca che non si ripeterà più. L'uomo, col tempo, ha compreso che più grande della forza fisica è quella intellettuale. Ora, semmai, deve comprendere che più grande ancora di questa, è la forza morale.

Se nell'universo esiste da sempre un'essenza umana, ebbene, la presenza dell'epoca dei dinosauri sul nostro pianeta, può coincidere con l'infanzia dell'umanità. Sono i bambini piccoli che amano i dinosauri, i mostri dalla forza spaventosa, proprio perché essi sanno di non averla e, nel contempo, non sono ancora consapevoli che più importante della forza fisica, è quella intellettuale e morale.

I bambini sono come i credenti: proiettano al di fuori di loro la forza con cui poter rispondere a un'esigenza nei confronti della quale si sentono inadeguati. E invece di chiedersi se sia giusta la lettura che danno alle loro esigenze vitali, danno per scontato che quella forza esterna esista davvero. Da notare che questo atteggiamento mistico è rinvenibile persino in chi non crede in alcuna religione: si esprime, per esempio, nel culto della personalità, nel credere all'equidistanza dello Stato, nella convinzione che le proprie forze armate siano invincibili, nell'illusione che i mercati sappiano risolvere da soli le contraddizioni del sistema, nel ritenere che tutti gli uomini siano davvero uguali di fronte alla legge, ecc.

L'essenza umana, nell'universo, è eterna, ma, a quanto pare, ha subito un'evoluzione nella consapevolezza di sé, in quanto nell'universo non vi è nulla di statico, di predefinito, di acquisito una volta per tutte.

Ora questa consapevolezza sta per passare da quella tecnico-scientifica e materiale a quella morale e spirituale. Ma perché questo avvenga occorre risolvere i problemi che le impediscono di svilupparsi.

Quando l'uomo avrà risolto i problemi che dipendono soltanto da lui (in particolare quelli connessi all'uso della proprietà e del potere), sarà in grado di affrontare moralmente i problemi che non dipenderanno da lui, ma soltanto dalla natura, benché oggi sia spesso impossibile sostenere che i problemi causati dalla natura non abbiano come concausa l'azione dell'uomo.

Abbiamo bisogno di sviluppare al massimo la nostra interiorità, le nostre potenzialità spirituali, nella consapevolezza che nell'universo non esiste alcun dio e che la possibilità di poter creare altri pianeti adeguatamente vivibili come la terra, dipende solo da noi. E noi anzitutto dobbiamo metterci nella condizione di non agire più come concausa alle azioni della natura che per noi costituiscono un problema. Dobbiamo permettere alla natura di agire liberamente e questo non è possibile se non rispettiamo le sue esigenze riproduttive.

Finché esisteranno gli antagonismi sociali, che inevitabilmente hanno un riflesso sui rapporti uomo/natura, il genere umano non si sentirà mai unito nell'affrontare i problemi che la natura, di volta in volta, gli pone.

I dinosauri dunque sono scomparsi quando ormai quel che prima eccitava, era venuto a noia. Ci voleva qualcosa di più interessante, e l'essenza umana creò l'essere umano, un essere che, volendo, può dimostrare una capacità distruttiva infinitamente superiore non solo a quella di qualunque animale, ma anche a quella della stessa natura, per quanto fino adesso non siamo riusciti a dimostrare di poter fare a meno della natura nella nostra esistenza.


Web Homolaicus

Foto di Paolo Mulazzani


Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 14/12/2018