STUDI SULL'ATEISMO SCIENTIFICO


CHE FINE HA FATTO L'ATEISMO?

I

Fatica alquanto a farsi strada in Italia una consapevolezza critica dell'ateismo scientifico. Questo per due semplici ragioni: da un lato manca nell'ambito della sinistra uno studio approfondito di questi fondamenti (le uniche eccezioni sono costituite da Donini e Craveri); dall'altro le forze laico-borghesi da sempre si oppongono alla religione più con l'indifferenza che non con la scienza o, nel migliore dei casi, più sul piano politico che culturale. Spesso anche gli atei o gli agnostici fanno coincidere strettamente "fatto religioso" con "esperienza religiosa". Cioè con molta difficoltà si riesce ad accettare l'idea che il fenomeno religioso possa essere oggetto di studio senza essere anche occasione di vita.

Esiste un profondo, radicato pregiudizio che l'ateismo sia una forma di volgare anticlericalismo, e nel passato, in effetti, è stato anche così, poiché si credeva, ingenuamente, che bastasse la diffusione delle conoscenze scientifiche per eliminare il bisogno di una religione e si faceva di tutto, sul piano pratico, per confermare questa convinzione. Cioè non si prestava attenzione né alle cause sociali sottese a tale fenomeno, né ai sentimenti dei credenti, che non possono mai essere violati.

L'anticlericalismo giacobino viene oggi considerato molto rozzo e primitivo, eppure ad esso devono molto il materialismo naturalistico di Feuerbach e quello storico-dialettico di Marx.

Nel nostro Paese vi sono state manifestazioni anticlericali ogniqualvolta la borghesia esprimeva con coraggio opinioni democratiche e progressiste, ma queste forme di opposizione ideologica rientravano presto nell'alveo di un agnosticismo di tipo "crociano" (è famosa l'espressione "non possiamo non dirci cristiani"), senza mai approdare a un ateismo consapevole, razionale. D'altra parte l'ambiguità dell'agnosticismo borghese, che convive col confessionalismo di qualunque chiesa, non può trasformarsi in ateismo scientifico sul piano istituzionale. Essendo un regime basato sullo sfruttamento del lavoro altrui, il capitalismo non può rinunciare all'idea di servirsi della religione per addormentare la "coscienza infelice" delle masse oppresse.

E' vero, l'ateismo ha elaborato tesi anche paradossali, estreme, come quella che nega l'esistenza storica del Cristo dei vangeli. Ma queste tesi andrebbero discusse, non scartate a priori (o, peggio ancora, discusse solo in ambienti clericali).

Quanto, in questo atteggiamento superficiale nei confronti dell'ateismo, abbia influito la stessa chiesa cattolica, è facile intuirlo. D'altra parte, finché l'esperienza religiosa è stata un fenomeno dominante, o comunque creduto tale, l'ignoranza in materia si poteva capire, e si potevano capire anche i silenzi, le censure operate ai danni dei singoli filosofi e pensatori che ebbero il coraggio di uscire dal coro. In fondo cosa è stato il laicismo se non la presa di coscienza della fine di una coerenza che si credeva scontata, socialmente ovvia.

Oggi certi dati e statistiche che parlano di 90% di battezzati, di 90% di studenti che scelgono la religione, ecc. non servono a nascondere il forte dualismo di metodo e contenuto all'interno della chiesa, il cui effettivo potere non è più basato sull'esperienza religiosa in quanto tale, bensì sul compromesso politico-istituzionale con lo Stato (vedi lo strumento del Concordato), nonché sull'uso insistente dei mass media intorno alla figura del pontefice.

Basta osservare l'affluenza alle messe domenicali per convincersi dell'effettivo impatto del fenomeno religioso sulla coscienza dei cittadini. C'è forse più religiosità (o meglio, più alienazione religiosa) in quei credenti che si organizzano in sètte e comunità esterne all'ambito ufficiale della chiesa romana.

Oggi, in uno dei Paesi con più forti tradizioni religiose e clericali, gli atei o gli indifferenti non s'interessano quasi per nulla del fenomeno religioso, semplicemente perché lo considerano di competenza esclusiva dei credenti. Essi cioè ritengono che il modo migliore per convivere pacificamente con la religione sia quello d'ignorarla o comunque di rispettarla solo sul piano formale. Alcuni addirittura sono convinti, proprio come i cattolici, che per studiare la Bibbia, la storia della chiesa o il cristianesimo sia necessaria la fede, altrimenti la comprensione sarà necessariamente inadeguata.

Con questo modo di fare non solo l'ateismo è rimasto "ignorante", poco consapevole delle proprie capacità critiche, ma il cattolicesimo ha continuato a presumere di avere il monopolio dell'interpretazione del fatto religioso (tanto che la cultura laica, quando vuole criticarlo, tende a servirsi di credenti sui generis, un po' eterodossi, o tenuti ai margini dagli organi ecclesiastici, come ad es. Balducci, Franzoni, la Zarri, Baget-Bozzo, ecc.).

In altre parole, i non-credenti, vedendo che il fenomeno religioso può essere concepito in Italia solo in una data maniera (e cioè vivendolo), non se ne sentono attirati dal punto di vista intellettuale; e così sfugge loro non solo la pericolosità "sociale" che tale fenomeno può manifestare (sia nelle sue espressioni ideologiche che politiche), ma anche la dinamica del processo evolutivo che in maniera logica e coerente può portare gli uomini dalla fede alla ragione.

In Italia purtroppo ogniqualvolta si parla di "ateismo" si ha l'impressione che si voglia propagandare una nuova "religione". Parlare di ateismo significa, anche per tante persone agnostiche, "parlare di dio" e non dell'uomo. Addirittura c'è chi ritiene che non la religione deve dimostrare l'esistenza di dio, ma è l'ateismo che, pretendendo di definirsi "scientifico", dovrebbe dimostrarne l'inesistenza! Anche persone seriamente occupate in settori scientifici possono cadere in queste forme di impasse epistemologico.

Gli atei dunque si difendono dall'influenza della religione con l'indifferenza, ma questo atteggiamento è istintivo, spontaneistico, certo non razionale, non critico. Di fatto essi non riescono a darsi una "ragione" del loro atteggiamento, non riescono ad aver fiducia nelle posizioni laiche, né riescono a cogliere con sicurezza le sfumature della negatività del fenomeno religioso. Paradossalmente non riescono neppure a scorgere la positività di questo fenomeno quando i suoi contenuti rientrano nei valori umani universali.

II

Non si può essere indifferenti in campo religioso: non lo sono i credenti, perché mai dovrebbero esserlo i laici? Certo si può essere agnostici, che è una forma di ateismo pratico; anche il credente è costretto a comportarsi da laico nell'ambito delle istituzioni statali. Ma l'agnosticismo, quando pretende di porsi come concezione di vita, è soltanto un ateismo immaturo sul piano ideologico, è un ateismo senza basi scientifiche, razionalmente fondate. Non a caso gli agnostici evitano di esprimere giudizi di valore o di merito sulle questioni metafisiche delle religioni, e preferiscono restare su posizioni attendiste, sospensive, che poi politicamente sono spesso opportuniste, come p.es. quella di chi sostiene che "non possiamo non dirci cristiani".

L'indifferenza o è un altro modo di dire che si è atei conseguenti (ed è possibile accettarla nei rapporti con lo Stato, che deve restare indifferente nei confronti delle religioni, essendo laico e aconfessionale), oppure è un opportunismo col quale si rischia di salvaguardare gli interessi del potere (confessionale, concordatario) costituito. E l'opportunismo, come noto, non è che il riflesso dell'ambigua democrazia borghese, incapace di realizzare un autentico regime di separazione tra Stato e chiesa.

Non potendo realizzare una vera democrazia sociale ed economica, essendo la sua esistenza basata sullo sfruttamento del lavoro altrui, la borghesia non può neppure realizzare una vera democrazia politica e giuridica. Ecco perché l'ateismo borghese è formale e, in definitiva, falso. Solo al suo nascere l'ateismo borghese è stato capace di opporsi alla fede religiosa, nei suoi aspetti di superstizione e di clericalismo. Ma, una volta consolidatosi, il potere borghese ha avuto bisogno della stessa religione per controllare la resistenza degli oppressi, sia che appartenessero a religioni minoritarie sia che non appartenessero ad alcuna religione.

Solo dunque con un regime di separazione effettiva lo Stato può garantirsi che la religione non si trasformi in una ideologia politica. Non è certo con l'indifferenza agnostica che oggi è possibile arginare tutti i tentativi dell'integralismo politico-religioso miranti a costruire una sorta di "democrazia religiosa" in antitesi al "socialismo laico".

Le chiese devono limitarsi ad accettare tale separazione, evitando d'intromettersi negli affari politici degli Stati. D'altra parte la separazione implica che anche lo Stato non possa intromettersi negli affari interni delle chiese. Sarà il tempo a decidere quale chiesa sopravvivrà o se addirittura i cittadini preferiranno la fede alla scienza.

La stessa indifferenza che lo Stato manifesta nei confronti di tutte le religioni non dovrebbe essere un'indifferenza assoluta, tale cioè nei confronti di qualsivoglia valore, umano o religioso. Lo Stato deve vagliare i valori religiosi, ritenendo quelli più prossimi ai valori umani universali. Non ha senso buttare via l'acqua sporca col bambino dentro.

Si può dire, in generale, che l'indifferenza dello Stato laico in materia di religione è in realtà una scelta di campo dedotta dallo sviluppo della società civile, sempre più orientata a favorire l'ateismo o comunque i valori laico-umanistici. E' la storia che ha reso laici gli Stati. Infatti un partito socialista non può indifferente al fatto che negli Stati borghesi si tuteli solo la libertà di tutte le religioni e non anche la libertà da tutte le religioni.

Anche lo Stato laico-borghese, nel migliore dei casi, vuole essere indifferente nei confronti delle religioni, ma - a parte il fatto che tale indifferenza, sul piano pratico, non gli riesce a causa della sua natura classista, che lo porta a preferire la religione maggioritaria rispetto a tutte le altre, per controllare meglio le masse - resta fuor d'ogni dubbio che in sede giuridica detto Stato non è in grado di tutelare adeguatamente l'ateismo.

Fonti


Le immagini sono state prese dal sito Foto Mulazzani (sezione Natura/Fiori)

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria - Ateismo
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Aggiornamento: 10/09/2014