STUDI SULL'ATEISMO SCIENTIFICO


NOI NON SIAMO MAI NATI

Thomas Edward Lawrence

Potrebbe certamente apparire strano affermare che nessuno nasce perché nessuno può nascere. Eppure, se ci pensiamo bene, il fatto di non essere mai nati è per noi sicura garanzia che mai moriremo. Sicché anche il detto "di una sola cosa si è certi", non ha certo un valore assoluto.

In realtà dovremmo abituarci a dare più importanza al non essere che all'essere, poiché l'essere ci appare, ci si presenta, ha la pretesa di una certa evidenza (anche se, a dir il vero, erano i Greci di 2500 anni fa, che con la loro disarmante ingenuità pensavano al "terzo escluso", cioè che l'evidenza è "evidente").

Il non essere invece ci sfugge quasi sempre; dobbiamo fare uno sforzo di fantasia per potercelo immaginare, come Einstein con l'antimateria. Ma siccome siamo pigri, preferiamo affidarci alle poche certezze che ci rassicurano, e che però sono incredibilmente povere di contenuto, come i postulati matematici.

E così, quando qualcuno ci chiede la data di nascita, noi gliela diamo, senza renderci conto che avremmo dovuto rispondere: "Dal punto di vista dell'universo, che è eterno nel tempo e infinito nello spazio, io non sono mai nato, poiché se lo fossi, non sarei me stesso, non sarei umano".

Facciamo un esempio per capirci. Se io produco un libro e lo distruggo, non lo recupero più, a meno che non abbia una memoria eccezionale come Thomas Lawrence, che riscrisse il suo monumentale Sette pilastri della saggezza dopo che qualcuno gli aveva rubato il manoscritto. Ma se il governo inglese avesse impiccato lui e le sue idee, ch'erano giuste, non sarebbe servito a nulla: lui e le sue idee sarebbero sopravvissuti ugualmente. E quando Lawrence avrebbe rivisto nell'universo i suoi carnefici (che tali furono quando gli causarono quell'incidente in motocicletta), avrebbe spiegato loro dove avevano sbagliato.

Non c'è infatti modo di sfuggire alla verità; anzi, è un bene per tutti, anche per chi pensa d'essere stato nel giusto solo perché impiccato dal governo, che non si sia noi a possedere la verità ma il contrario.

Gli umani infatti sono, nell'universo, gli unici esseri viventi eterni e infiniti, per cui come non hanno nascita, così non hanno alcuna morte. Gli umani sono soggetti a perenne trasformazione della materia. Questa è una legge fondamentale dell'universo, ove nulla si crea e nulla si distrugge, che ci rassicura maggiormente. L'unica cosa statica dell'universo è la legge secondo cui gli opposti si attraggono e si respingono, producendo, in questa loro perenne attività, forme incredibilmente diverse dell'esistere.

La trasformazione non dobbiamo intenderla come gli induisti, che parlano di "reincarnazione", equiparando l'essere umano a una qualunque altra cosa dell'universo, senza rendersi conto che proprio noi umani siamo unici e irripetibili.

La domanda che ci dovremmo porre è semmai un'altra. Se non siamo mai nati, in quanto da sempre esistiamo, davvero siamo tutti assolutamente diversi? Per rispondere a tale domanda occorre fare una semplice considerazione. Se l'universo è eterno e infinito, dobbiamo convincerci che lo siamo anche noi, cioè che sono infinite le possibilità che un singolo umano possa essere diverso da un altro.

Se invece siamo nati, queste possibilità si riducono drasticamente, poiché la diversità diventa non certa ma casuale, ovvero potrebbe essere smentita proprio dalle leggi della probabilità statistica. Se fossimo nati e incontrassimo un nostro doppio, per la nostra identità sarebbe la fine.

Ci sentiamo a disagio persino quando uno pretende d'imitarci alla perfezione (ancora oggi ci ricordiamo dello strano suicidio di Alighiero Noschese, che sicuramente a qualche potente dava fastidio). Figuriamoci che cosa potrebbe comportare che quello che vediamo nello specchio è un altro come noi in carne e ossa.

In natura non esistono cloni umani, se non nella mente malata di qualche eugenetista. Persino due gemelli monozigoti hanno caratteristiche che li distinguono l'uno dall'altro, fossero anche solo di tipo caratteriale o comportamentale. Non a caso i gemelli sono psicologicamente fragili, temono sempre che identità e alterità coincidano e che, quindi, qualunque cosa accada a uno possa ripercuotersi sull'altro. I gemelli dovrebbero essere separati dalla nascita o, quanto meno, indotti a vivere in maniera diversificata.

Dunque se uno potesse "nascere", indipendentemente dalle leggi dell'universo, sarebbe superiore all'universo stesso, sarebbe una sorta di dio. Noi terrestri cerchiamo di evitare questa presunzione, sostenendo che ognuno di noi, nel passato più remoto (e non solo in quello prossimo o nell'immediato presente), ha avuto necessariamente due avi che l'hanno generato. Ovviamente non ci chiediamo mai chi siano stati i primi due delle nostre ascendenze ancestrali. Diamo per scontato che a questa domanda non vi sia risposta. E bene faceva, in tal senso, Marx, nel Manoscritti del 1844, a mandare a quel paese quanti ponevano domande assurde per dimostrare l'esistenza di dio.

Di fatto, proprio mentre pretendiamo di fare l'albero genealogico dei nostri antenati, siamo costretti ad ammettere che il nostro avo più antico non lo conosciamo, offrendo così il destro a speculazioni di tipo mistico. Ma non faremmo prima a dire che noi non siamo mai nati, proprio perché "figli dell'universo", che ci fa vivere esistenze differenti nei modi e nelle forme? Non sarebbe meglio convincerci di questo, che è poi l'unico vero modo per por fine a qualunque idea di tipo religioso?

Il creazionismo infatti ci rende dipendenti da un dio, l'unico a non essere mai nato, l'unico che può far nascere e morire chi gli pare. E' vero che quest'unico dio ha ucciso molti dèi falsi e bugiardi, ma ora è venuto anche il suo turno: l'universo ha il diritto-dovere di sostituirlo. Ogni essere umano ha preso coscienza d'essere l'unico dio di se stesso.

Fonti


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria - Ateismo
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Aggiornamento: 10/09/2014