STUDI SULL'ATEISMO SCIENTIFICO


PAGANESIMO, CRISTIANESIMO E SOCIALISMO

Le idee nuove non possono essere comprese se non a patto di accettare e usare il vecchio linguaggio,
dando ad esso un nuovo significato.
Vittorio Macchioro

Se guardiamo agli aspetti misterico-sacramentali del cristianesimo paolino, dobbiamo dire che il paganesimo, in realtà, non è mai morto. Al passaggio dal Paolo giudaico al Paolo ellenistico è corrisposta la trasformazione del messaggio umano e politico del Cristo in un messaggio mistico, i cui contenuti fondamentali sono in gran parte di derivazione orfica, un mito anteriore al cristianesimo di almeno cinque secoli.

In nessuna delle religioni misteriche antiche vi è un dio salvatore analogo a Cristo, tranne appunto in quella ove si parla di Zagreo-Dioniso. Il cristianesimo Paolino ha preso dall'ebraismo il senso del collettivo e la determinazione in carattere fino al martirio, nonché l'idea di un Cristo crocifisso, abbandonando decisamente le aspirazioni di tipo politico-nazionalistico; ma tutto il resto proviene dal paganesimo: i sacramenti, le idee di anima immortale, prigioniera di un corpo da mortificare, di aldilà (diviso in Ade e Campi Elisi), di giudizio universale, con tanto di premio per i buoni e di pene per i cattivi (1), di figliolanza divina, di morte di un innocente e di sua resurrezione (il caso appunto di Dioniso, il cui assassinio per opera dei Titani venne considerato dagli orfici come una sorta di colpa originaria, tant'è che dall'unione dei Titani, inceneriti da Zeus, con l'anima di Dioniso nascerà il genere umano).

Una volta posto in essere il debito nei confronti dell'orfismo, la successiva teologia cristiana non ebbe alcun problema a far propria altra mitologia (si pensi p.es. a quella presente nei racconti di Matteo e Luca sulla nascita di Gesù) o altra filosofia di origine pagana: persino i due più grandi teologi del cattolicesimo latino, Agostino d'Ippona e Tommaso d'Aquino, sono debitori, rispettivamente, di Platone e Aristotele.

Per il seguace dell'orfismo la morte non era un male ma un bene, poiché essa introduce a un regno oltremondano di beatitudine, dopo una vita passata a mortificarsi e a purificarsi. In tal senso il meglio di sé il cristianesimo lo ha dato proprio nell'aver recepito le idee etico-religiose dell'orfismo, ivi inclusa la prassi ascetica, che non quelle speculative della grande filosofia ellenica.

Ecco perché il cristianesimo agostiniano, anche se non è passato come teologia fondamentale della chiesa romana, rappresenta, di questa chiesa, per quanto possa apparire strano alla mentalità odierna, la riflessione più significativa, perché più esistenziale, essendo tutta la teologia scolastica una mera speculazione astratta, più vicina alle esigenze di laicizzazione di una società già chiaramente urbanizzata e imborghesita.

L'aspetto mistico del cristianesimo è andato progressivamente scemando in Europa occidentale, nella misura in cui si voleva tracciare una netta demarcazione tra alto Medioevo feudale e basso Medioevo mercantile. Sotto questo aspetto quindi dovremmo dire che, sul piano teorico, è più vicina alla filosofia laico-umanistica proprio la teologia scolastica. Cioè anche se gli scolastici hanno ripetutamente parlato di "prove dell'esistenza di dio", è stato proprio il loro argomentare logico-razionalistico su un problema del genere, la cui soluzione avrebbero dovuto dare per scontata, ad allontanarli in maniera irreversibile da quella forma di agostinismo esistenziale e sofferto che vedeva nelle speculazioni filosofiche astratte del paganesimo non un pregio ma un difetto.

La teologia latina successiva al Mille ha posto le basi, pur senza volerlo, del moderno ateismo borghese, se non altro per l'insistenza con cui ha preteso di dimostrare cose per le quali sarebbe stato meglio, da un punto di vista strettamente religioso, mantenere un atteggiamento più mistico e contemplativo; il quale invece, in campo ecclesiale, andò aumentando nell'area ortodosso-bizantina, in misura inversa al declino di quell'impero. Tant'è che le esperienze mistiche e insieme teologiche più significative sono state quelle, ultimissime, connesse all'esicasmo e alla riflessione palamitica, che pur apriranno anch'esse le porte all'ateismo, seppur in forma completamente diversa da quella della teologia scolastica.

Nell'esicasmo infatti la teologia di Palamas riesce a far convergere, in maniera magistrale, l'apofatismo con la divinizzazione del credente, cioè una teologia negativa della divinità, per cui dio è tutto ciò che non è, con la personale convinzione che l'uomo può giungere, attraverso l'ascesi, a uno stato di beatitudine già su questa terra. Unendo apofatismo e theosis, si ponevano le premesse per lo sviluppo dell'ateismo esistenziale e cosmico, senza sconfinare negli eccessi arroganti e presuntuosi dell'ateismo borghese proveniente dal mondo cattolico-romano.

Aprire le porte però non voleva dire che si era in grado di varcare la soglia. Infatti per arrivare a un coerente umanesimo laico occorreva abbandonare qualunque riferimento alla religione, e soprattutto associare questa forma di laicismo a un'esperienza concreta di liberazione dagli antagonismi sociali. Cosa che solo con le modalità proprie al socialismo si è, pur tra mille difficoltà, iniziato a fare.

Note

(1) Tracce di escatologia orfica si trovano anche nel mito platonico di Er, narrato nella Repubblica, ove le anime vengono giudicate e punite con tormenti vari.


Le immagini sono state prese dal sito Foto Mulazzani

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria - Ateismo
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Aggiornamento: 10/09/2014