STUDI SULL'ATEISMO SCIENTIFICO


RISPOSTE ALLE DOMANDE SULL’ATEISMO

Intervista inclusa nel libro
COME FARE A MENO DI DIO E VIVERE LIBERI
Saggi e interviste sulla libertà di pensiero.

a cura di Riccardo Zanello

  1. Cominciamo dall'inizio come ti definisci? Ateo, agnostico o altro. (per praticità d'ora in poi queste definizioni le scriverò "AA")
  2. Nasci in una famiglia credente?
  3. Quando hai cominciato ad avere consapevolezza del tuo AA
  4. Quale è stato il percorso che ti ha portato all'AA?
  5. Qualcuno della tua famiglia o della scuola erano a conoscenza del tuo percorso? Hanno tentato di farti cambiare idea? E in che modo?
  6. Nella scuola hai subito derisione, isolamento o discriminazione?
  7. Un AA ha valori o come temono molti credenti sono persone al limite dell'amoralità? Per un AA cos'è il peccato?
  8. Quali sono le principali differenze tra un AA e un credente? L'AA è più libero?
  9. Cosa significa vivere senza Dio?
  10. Se fossi credente ti piacerebbe un Dio che crea un mondo così pieno di ingiustizie e sofferenze?
  11. Se nessuno credesse in dio, sarebbe un mondo migliore?
  12. Il senso della vita per un AA?
  13. Perché secondo te tanta gente al mondo sente il bisogno di credere in un essere superiore? Avere fede fa bene?
  14. Come affronta un AA la paura della morte?
  15. È vero che molti atei in punto di morte si convertono?
  16. Se nessuno ha creato l'universo come si spiega la sua esistenza?
  17. Perché atei ed agnostici vanno d'accordo pur essendo su posizioni abbastanza diverse?
  18. Un AA è per forza anticlericale?
  19. Un AA può essere sia di destra che di sinistra?
  20. Cosa pensi di questo periodo storico caratterizzato da un forte integralismo islamico e per reazione da un rifiorire dell'integralismo cristiano? Per un AA sarà più difficile la vita?
  21. Le religioni sono tutte uguali?
  22. Perché gli AA pur essendo tanti nel mondo contano così poco? E perché così pochi prendono posizioni nette?
  23. Se a una qualsiasi persona raccontassimo di avere visto uno gnomo ci riderebbe in faccia, la stessa persona invece è disposta a credere ai miracoli, le resurrezioni o al paradiso.
  24. In Italia esistono varie associazioni riconosciute e non che raccolgono atei, agnostici ecc., sono utili?
  25. Molti dicono che accanirsi contro i simboli religiosi negli uffici pubblici è stupido, in fondo che male fanno.
  26. Cosa pensi dell'occultismo, la magia, l'astrologia ecc.?
  27. Aborto, eutanasia, accanimento terapeutico, fecondazione assistita, contraccezione.
  28. Si è parlato in sede di costituzione europea di radici giudaico/cristiane, ma la nostra cultura non nasce ancora prima.
  29. I media italiani danno molto spazio alla cultura cattolica a scapito delle posizioni laiche, forse perché gli AA sono una minoranza abbastanza silenziosa? All'estero è meglio?
  30. La scienza è fondamentalmente laica, come ti spieghi i pochi scienziati credenti?
  31. È stato giusto protestare per il discorso del papa all'università?
  32. Nel suo ambiente di lavoro è conosciuta la sua posizione di AA, ci sono conseguenze?

Alle prime sei domande e alla n. 32 non rispondo perché sono di genere così personale da dare l’impressione che l’ateo sia una sorta di extraterrestre. In un certo senso violano la privacy, in quanto fanno dell’atteggiamento personale verso la religione – che è materia sensibile – occasione per fare divisioni sociologiche o rilevazioni statistiche tra i cittadini. Per non parlare del fatto che potrebbero anche imbarazzare o infastidire chi vorrebbe essere se stesso, cioè ateo, al 100%, ma è costretto a celare, seppure in parte, le proprie concezioni di vita, in quanto sopra di sé vi sono persone, dirigenti, istituzioni di orientamento più o meno marcatamente cattolico, tutelato in Italia dal Concordato, che potrebbero in qualche modo danneggiarlo. Il giudice Tosti, p.es., è stato sospeso dalle sue funzioni perché si rifiuta di lavorare in presenza di simboli religiosi in tribunale. Risponderò dunque solo alle altre domande.

7. I valori laici, in senso ateistico, sono quelli umanistici e naturalistici, cioè fondati su un’etica autonoma, non religiosa, ma non per questo meno “morale”. È un’etica non dipendente da un’entità esterna e superiore, di cui i sacerdoti si vantano d’essere i soli interpreti e mediatori.

8. Un ateo attribuisce solo agli esseri umani il bene e il male, senza chiamare in causa entità estranee, come dio o il diavolo. Un ateo non si crea mai dei dogmi, ma cerca sempre nella realtà l’origine dei problemi e la loro soluzione.

9. “Vivere senza dio” è come “vivere senza destino”, cioè liberi di compiere il bene o il male, in rapporto agli inevitabili condizionamenti storici che determinano la nostra esistenza. L’uomo dovrebbe cercare di essere se stesso, attribuendo solo a se stesso la riuscita di questa impresa.

10. Se fossi credente non penserei mai che le ingiustizie e le sofferenze siano create a bella posta da dio per mettere alla prova gli uomini, o comunque da lui permesse. Penserei semplicemente che tutto quello che esiste, nel bene o nel male, è opera dell’uomo.

11. L’ateismo o la religione di per sé non rendono migliore il mondo, anche se la religione ha avuto più tempo per dimostrarlo e non vi è riuscita. Indubbiamente un atteggiamento ateistico è più disposto a cambiare il mondo, rifiutando la rassegnazione e il fatalismo tipici degli atteggiamenti religiosi. Tuttavia è solo la democrazia che può rendere migliore il mondo, e questa può essere votata sia dagli atei che dai credenti.

12. Il senso della vita non può essere dato semplicemente da una concezione ateistica della vita. L’ateismo è solo un aspetto sovrastrutturale della democrazia. Per parlare di concezione “globale” della vita, bisogna chiamare in causa anche gli aspetti che riguardano l’economia, la società, l’ambiente ecc., nei confronti dei quali l’importanza in sé dell’ateismo e della religione risultano relativi. Abbiamo avuto esperienze di socialismo su entrambi i fronti. E anche in campo ateistico si trovano persone a favore sia del capitalismo che del socialismo.

13. Il bisogno di credere in un essere superiore è inversamente proporzionale alla capacità che si ha di affrontare i problemi: quanto più questa è piccola, tanto più quello è grande. Questo non significa che una concezione religiosa dell’esistenza non possa portare l’uomo a cambiare in meglio la propria vita. Il problema è che nessuna religione ha saputo fino ad oggi dimostrare che la vita può davvero cambiare per la stragrande maggioranza degli uomini. Nei suoi livelli istituzionali la religione sta sempre dalla parte dell’oppressione: singole eccezioni individuali o di piccoli gruppi non mutano questa constatazione storica generale.

14. Se si parla di “paura della morte” si pone già nella domanda un elemento di tipo religioso. La morte è solo trasformazione della materia. Questo processo sembra spesso avvenire in forme che vanno dall’inferiore al superiore (come p.es. il bruco che si tramuta in farfalla) e sembra anche non avere mai fine (come scoprì Hegel con le sue leggi della dialettica). Quindi la morte non è la fine di tutto, ma solo un momento di passaggio a un’altra dimensione, di cui al momento non possiamo sapere nulla, come non sa nulla del mondo che l’attende il feto nel ventre della madre.

15. Questa domanda si potrebbe rovesciare nella seguente: in un paese dominato dal Concordato è possibile sottrarre il momento della morte alla prevaricazione del clero? È possibile negli ospedali non avere assistenza religiosa? È possibile nei funerali non avere funzioni religiose? È possibile non avere nei cimiteri dei simboli religiosi uguali per tutti? Quando tutto questo sarà possibile, non avremo più dei sacerdoti che approfittano del momento più debole di una persona per attribuirgli degli atteggiamenti ch’essa non potrà mai smentire.

16. Il problema non è di sapere se l’universo sia stato creato da qualcuno o si sia creato da solo. Il problema è che un ateo non può accettare l’idea ch’esso sia stato creato da “dio”, poiché la parola “dio” è soltanto una parola “umana”, come la parola “ippogrifo”, “centauro”, “polifemo” e mille altre. Un dio creatore, di qualcosa che per noi umani ha  miliardi di anni di esistenza e che quindi va oltre qualsiasi memoria storica, è un dio che non ha senso. Noi dovremmo limitarci a dire che l’universo è qualcosa di infinito, di illimitato, di eterno, che attende d’essere esplorato dal genere umano.

17. Atei e agnostici vanno d’accordo quando si tratta di opporre ragione a fede, tolleranza a fanatismo, scienza a superstizione, democrazia a clericalismo, ma, storicamente, l’agnosticismo appartiene di più alle concezioni “borghesi” della vita, mentre l’ateismo caratterizza meglio quelle a orientamento “socialista”. L’agnosticismo borghese, temendo le rivendicazioni operaie e cercando quindi indirettamente l’appoggio della chiesa, piuttosto che schierarsi apertamente a favore dell’ateismo, preferisce parteggiare per l’indifferenza, il dubbio, la sospensione del giudizio. Ai tempi dell’idealismo tedesco, i filosofi evitavano di manifestare esplicitamente il loro ateismo, in quanto temevano che nell’ambito di uno Stato confessionale la loro carriera accademica avrebbe potuto essere danneggiata.

18. La parola “anticlericale” andrebbe definita, poiché storicamente ha voluto dire posizioni molto intransigenti, tali per cui il laicismo era diventato una sorta di religione. Se per “anticlericalismo” s’intende la resistenza attiva che si deve porre ad ogni tentativo di coniugare religione e politica, allora sì, ogni ateo o agnostico coerente non può non essere anticlericale.

19. Ateismo e agnosticismo non hanno preclusioni politiche, anche se storicamente le forze di destra, avendo bisogno dell’appoggio della chiesa contro i lavoratori, tendono a dissimulare il loro ateismo. Croce, Gentile, Mussolini erano chiaramente atei, ma quando si trattò di fare con la chiesa romana dei compromessi politici, si trasformarono in agnostici e persino in sostenitori, diretti o indiretti, di questa confessione. Un vero ateo non avrebbe mai fatto un “concordato” col Vaticano: al massimo un’intesa, considerando il cattolicesimo una delle tante religioni.

La stessa sinistra, d’altra parte, accettò nel secondo dopo guerra l’inserimento del Concordato nella Costituzione (art. 7), a dimostrazione che si può essere socialisti a parole e borghesi di fatto o, se si preferisce, atei e agnostici a seconda delle circostanze. La sinistra di Togliatti avvertì il proprio ateismo come un ostacolo all’unità nazionale: di questa ingiustificata paura paghiamo ancora oggi le conseguenze, poiché nell’art. 8 della Costituzione non è mai stato inserito il “diritto a non credere”.

20. Tutti gli integralismi religiosi han fatto il loro tempo; non sono riusciti a creare delle società davvero democratiche, né sono riusciti a impedire che il capitalismo s’imponesse a livello mondiale. Non si ricava niente di positivo da queste posizioni. Forse nel passato le religioni hanno contribuito ad attenuare le contraddizioni dello schiavismo, ma oggi la loro funzione è del tutto irrilevante per lo sviluppo della democrazia e ancor meno per la promozione del socialismo. Le religioni in genere si odiano a vicenda e ognuna è convinta di poter trovare in se stessa i rimedi ai mali del nostro tempo.

Quanto più sono diffuse la povertà e l’ignoranza, tanto più possono diffondersi i fondamentalismi religiosi. Sarebbe tuttavia un errore pensare di potersi opporre a questi integralismi dall’esterno, usando la forza. Ogni popolo deve risolvere da sé le proprie contraddizioni, usando gli strumenti del dialogo, del confronto, della cultura… Noi possiamo soltanto dare l’esempio, se davvero ne siamo capaci.

È vero che oggi all’integralismo cattolico-romano noi in Europa occidentale vediamo aggiungersi, a causa dei fenomeni migratori, quello islamico, ma è anche vero che la presenza di più religioni può favorire la nascita di Stati a-confessionali, di scuole statali in cui si rinuncia all’insegnamento di una religione confessionale. Certo, la laicità non è una manna che piove dal cielo.

21. In senso astratto tutte le religioni sono uguali, in quanto pongono una dipendenza da parte dell’uomo nei confronti di entità sovrannaturali. Ma nel concreto vanno fatti i necessari distinguo. Una religione come quella cattolico-romana, che ha sempre preteso un proprio potere temporale, non può essere paragonata alla confessione ortodossa, che non l’ha mai preteso. L’induismo favorevole alle caste non può essere paragonato al buddismo che le nega.

22. Gli atei contano poco perché, a differenza dei credenti, si muovono prevalentemente in maniera individuale, nella convinzione che per la diffusione delle loro idee sia sufficiente lottare per la giustizia, l’uguaglianza, i diritti civili ecc. Cioè quando si muovono collettivamente non lo fanno in quanto “atei” ma in quanto “cittadini”. Forse però è giunto il momento, vista la lentezza con cui s’afferma il laicismo, ch’essi si associno anche in quanto atei, facendo esplicitamente una promozione culturale a favore dell’ateismo.

Gli atei devono smettere di sentirsi dei “diversi” in casa propria, devono cominciare a far capire in maniera chiara e distinta che il regime concordatario va abolito, che uno “Stato” del Vaticano non ha ragione d’esistere, che non si può insegnare una religione confessionale nella scuola statale, e così via.

23. I cristiani credono in cose umanamente assurde perché i vangeli (fonte principale di tutte le loro assurdità) sono dei capolavori letterari, frutto di anni e anni di sapienti mistificazioni, in cui si sono intrecciate cose attendibili con altre del tutto inverosimili, cose realistiche con altre del tutto fantastiche. Per secoli e secoli la chiesa romana ha obbligato i credenti a non interpretare questi racconti e a considerarli come testi sacri. Oggi però è sufficiente fare delle ricerche in un qualunque motore telematico per ottenere delle esegesi laiche di tutto rispetto, razionalmente fondate, più che sufficienti per farsi un’opinione assai diversa da quelle confessionali.

A questo bisogna aggiungere che se anche il mondo fosse pieno di atei, ci sarebbe sempre qualcuno disposto a sostenere d’aver visto madonne piangere lacrime di sangue e quant’altro. I fenomeni di autosuggestione non possono essere eliminati per decreto. Se a Lourdes uno si alza dalla carrozzella e dice di essere guarito, buon per lui: nessuno gli chiuderà il santuario col pretesto ch’esso induce alla superstizione.

24. Sì, l’associazionismo dei non-credenti è utile, soprattutto quando si tratta di fare dei convegni o quando si ha bisogno d’avere una propria rappresentanza nel rapporto con le istituzioni e, se vogliamo, anche quando si tratta di opporsi alle violazioni della libertà di coscienza. Su questo dovremmo sicuramente impegnarci di più.

25. I simboli religiosi nelle istituzioni statali potevano andar bene quando la società civile si definiva “cattolica”, benché anche in questo caso si trattava sempre di una forma d’imposizione da parte della confessione “maggioritaria”. Oggi, con la presenza di varie religioni e soprattutto con la diffusione del laicismo o della secolarizzazione dei costumi, quei simboli non hanno più senso e, onestamente, andrebbero tolti (nelle scuole, nei tribunali, negli ospedali ecc.). A meno che lo Stato non voglia mettere ovunque i simboli di ogni religione: in tal caso anche l’ateismo dovrebbe darsi il proprio. Ma non credo sia questo il modo per affermare la laicità dello Stato. Uno Stato laico non fa propria alcuna religione e, per dimostrarlo, non ha bisogno di farle proprie tutte, anche perché, in tal caso, sarebbe costretto a negare cittadinanza alla “non religione”.

26. Penso che siano anch’esse forme di religione, anzi, in tal senso, non pongo molta differenza tra religione e superstizione. Non so quali delle due faccia “meno male” all’individuo. In entrambe infatti si fa leva sulla creduloneria e si possono ravvisare gli estremi del reato di plagio o di circonvenzione d’incapace. Tuttavia le religioni, specie quelle fondamentaliste, si pongono obiettivi direttamente politici, che in genere le pratiche superstiziose non hanno. Pertanto all’individuo singolo può risultare più nociva la superstizione (specie per il suo portafoglio), per la collettività è sicuramente più nociva la religione basata sul clericalismo.

27. Su questi argomenti “sensibili” ogni religione ha diritto di dire la propria opinione, ma a nessuno si dovrebbe permettere di contestare delle leggi parlamentari, promuovendo tensioni sociali fra i cittadini (cioè fra i credenti o tra questi e i non-credenti). Una legge può essere contestata dai cittadini, non dalle chiese, può essere contestata con gli strumenti previsti dalla Costituzione, non con l’autorità del clero. Se qualcuno vuol praticare l’obiezione di coscienza, usando la propria fede religiosa come pretesto per disobbedire alla legge, dovrebbe essere rimosso dal proprio incarico, poiché rischia di minacciare la sicurezza pubblica o di violare la libertà di coscienza.

28. A questa domanda ci vorrebbe un punto interrogativo finale. Le radici giudaico-cristiane dell’Europa non sono le uniche. Esistono anche radici islamiche e persino pagane. Anzi, tra quelle cristiane, si dovrebbero distinguere quelle cattoliche da quelle ortodosse e protestanti. E che dire del fatto che a partire dalla rivoluzione francese è venuta emergendo una cultura agnostica e ateistica, che di religioso non ha proprio nulla? Le radici dell’Europa sono molteplici e con l’attuale immigrazione diventeranno ancora di più.

29. La tv è lo strumento comunicativo principale del nostro paese e lo resterà almeno fino a quando il web non diverrà facilissimo da usare. Il canale principale, Rai 1, è sempre stato un feudo “democristiano”, e lo è ancora oggi. E gli altri due han potuto sopravvivere solo a condizione di non toccare il “tasto religioso”. Questa condizione è così vera che persino le reti private, basate unicamente sul business, la rispettano scrupolosamente. Oggi, se vuoi respirare una boccata di laicità, devi entrare in Internet.

30. Uno scienziato credente è una contraddizione in termini, spiegabile forse nel senso che una ricerca esclusivamente “scientifica” può non essere sufficiente per acquisire una concezione laica dell’esistenza. Per arrivare al laicismo non basta un lavoro sulla materia, occorre anche un lavoro su di sé, un ripensamento generale delle convinzioni ci sono state tramandate dal passato o inculcate ai tempi del catechismo.

31. Far inaugurare a un papa l’anno accademico di una università pubblica è come dire che quella università è “pontificia”. Il papa può essere invitato come “teologo” per discutere liberamente su un determinato argomento.

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Le immagini sono state prese dal sito Foto Mulazzani

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria - Ateismo
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Aggiornamento: 10/09/2014