STUDI SULL'ATEISMO SCIENTIFICO


HA SENSO SCOMUNICARE?

La licenza d'uccidere che si sono presi gli appartenenti al movimento islamista dell'Isis, quando sono in gioco questioni di tipo ideologico, è un refrain che ha attraversato e tuttora attraversa culture e civiltà d'ogni tipo.

Nel caso dell'Isis si accompagna alla conquista di territori altrui e a stragi indiscriminate. Ma anche questo è già stato visto: papa Innocenzo III, solo per fare uno dei tanti esempi della chiesa romana, fece sterminare circa 20.000 catari a Béziers, nella Provenza, col pretesto ch'erano "eretici", e permise l'occupazione delle loro terre ai crociati che vi si erano militarmente impegnati. Non dimentichiamo che l'ultimo rogo voluto dal papato si è svolto a Palermo a carico di Antonino Canzoneri nel 1732! E che la pena di morte è stata definitivamente rimossa, in Vaticano (da Giovanni Paolo II), soltanto nel 2001!

È da quando sono nate le civiltà che si usa l'arma della "scomunica" per eliminare l'avversario, ed essa può avere motivi sia religiosi che semplicemente politici. Al tempo dei greci si veniva "ostracizzati", cioè esiliati per motivi politici, ivi inclusi quelli inerenti all'ateismo, dominando in ogni polis una sorta di religione di stato: Socrate infatti fu condannato a morte perché con le sue idee corrompeva i giovani.

Tra i romani vi erano le terribili liste di proscrizione, di cui Silla fu un vero campione. Al tempo del comunismo da caserma bastava accusare qualcuno d'essere un "nemico del popolo" per ridurlo in schiavitù in qualche remoto campo di lavoro o per fucilarlo.

Generalmente, in tutti i casi di scomunica si aggiungeva la requisizione dei beni. I nazisti, che avevano "scomunicato" l'intera popolazione ebraica nell'intero pianeta, a prescindere dai singoli comportamenti individuali, avevano imparato dall'Inquisizione cattolica a sequestrare tutti i beni dei "colpevoli".

Sotto questo aspetto è difficile stabilire, visto che motivi ideologici e confische materiali marciavano di pari passo, quale dei due aspetti prevalesse sull'altro. Da quando è sorto il principio della proprietà privata dei mezzi produttivi, qualunque anatema o interdetto non viene mai compiuto allo stato "puro": dietro si celano sempre motivazioni molto prosaiche, al punto che possono essere proprio queste a servirsi delle altre come pretesto formale.

Nel mondo ebraico, in origine, chi veniva scomunicato per reati sessuali era destinato a essere bruciato e, con lui, tutte le sue sostanze. In questa maniera si poteva dimostrare che nell'anatema non vi erano secondi fini. Poi col tempo si decise di giustiziare solo i colpevoli, risparmiando il loro bestiame. E qui già non si capisce più se la progressiva umanizzazione dipendesse da un effettivo aumento del livello della coscienza o non piuttosto dalla presenza di determinati problemi economici, i quali rendevano insensata la distruzione dei beni del condannato a morte.

Fare dei discorsi astratti sull'uso della scomunica non serve a nulla. San Paolo p.es. diceva ch'era un bene che all'interno delle sue comunità vi fossero degli eretici, così si poteva verificare chi era di "provata virtù", però in varie situazioni chiese di espellere i dissidenti. C'è da dire che ai suoi tempi il cristianesimo non era che una sparuta religione fra tante. Sant'Agostino invece, in nome del cristianesimo statale, chiedeva di far entrare tutti nella chiesa, anche usando la coercizione.

Atteggiamenti del genere sono segni di forza o di debolezza? Il maccartismo esplose in America dopo la vittoria sovietica sui nazisti e durò fino al 1954: governo e istituzioni temevano che il comunismo potesse diffondersi anche nel loro paese. Eppure anche gli Stati Uniti avevano vinto la guerra. Quindi, come si può ben vedere, il fanatismo, pur esprimendosi con la forza, è sempre stato e sempre sarà figlio dalla paura, la paura di perdere un potere acquisito con la forza, nei cui confronti si sa bene che nutrire dei dubbi di legittimità è del tutto lecito.

Le maggiori e peggiori persecuzioni il papato le ha scatenate non nell'alto ma nel basso Medioevo, quando lo sviluppo della borghesia stava erodendo la sua credibilità secolare. Un'erosione che, in un primo momento, si manifestava vivendo una vita in cui la povertà era un fondamentale valore etico-religioso, tale per cui si poteva essere cristiani soltanto se si era poveri. In un secondo momento, invece, dopo aver constatato che il papato e l'alto clero volevano restare nei loro vergognosi privilegi e che non accettavano alcuna riforma, la borghesia passò alle vie di fatto e, con le proprie rivoluzioni politiche, cominciò a requisire le proprietà immobiliari della stessa chiesa, mandando naturalmente a morte chi vi si opponeva.

Una chiesa come quella romana, che ha basato la propria credibilità sul possesso dei beni materiali, ha il terrore di venirne privata. Ha lanciato le sue ultime scomuniche, rimaste perlopiù inascoltate, contro i Savoia nel 1860 e anche contro i comunisti nel 1949 (quest'ultima confermata nel 1959 da Giovanni XXIII). La sua "tolleranza zero" partiva da una "spiritualità zero".

Tuttavia la domanda cui bisogna rispondere è la seguente: davvero è sempre sbagliata la cosiddetta "scomunica"? Non esiste neanche un caso in cui la si possa giustificare?

Diciamo anzitutto che se "scomunica" deve esserci, dovrebbe essere il frutto di una decisione comune, presa democraticamente, e non di un arbitrio individuale. In secondo luogo bisognerebbe sostenere che non si può essere costretti a convivere con chi non accetta determinate regole. Questa infatti sono indispensabili per una qualunque convivenza. Chi non ne accetta qualcuna, può discuterne, ma poi bisogna prendere una decisione, e se si finisce in minoranza, e si vuole continuare a convivere nello stesso gruppo, bisogna rassegnarsi a rispettare la volontà della maggioranza: in caso contrario ci si dovrebbe "scomunicare" da soli, scegliendo altri percorsi di vita.

Di sicuro la maggioranza non è tenuta a rispettare chi le impedisce di continuare a esercitare la propria volontà. Queste sono regole fondamentali della democrazia. Se la volontà della maggioranza, col tempo, si rivelerà fallace, si potrà sempre tornare a discutere le decisioni prese, ma la minoranza non può comportarsi come se non sia stata presa alcuna decisione. La libertà di parola trova un limite nella libertà di associazione.

Naturalmente oggi, in un paese democratico, a nessuno verrebbe in mente d'impedire agli "scomunicati" di darsi delle proprie associazioni. Se non si compiono violazioni dei fondamentali diritti umani, universalmente riconosciuti, è lecita una qualunque associazione.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria - Ateismo
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 31/12/2014