LA PERFEZIONE DELL'IMBROGLIO

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LA PERFEZIONE DELL'IMBROGLIO

Nelle civiltà antagonistiche, dove l'uomo è il lupo dell'uomo, e sicuramente la nostra (di noi occidentali) è una delle più perfette, l'imbroglio non è l'eccezione ma la regola. Se il cosiddetto "socialismo reale" fosse sopravvissuto, avremmo dovuto dire che loro erano più perfetti di noi, in quanto gestivano l'imbroglio sottomettendo l'economia alla politica. Ma in Russia sono stati poco furbi, soprattutto perché troppo autoritari, troppo ideologici. La gente può rassegnarsi a vivere una vita grama, ma non a tenere sempre la bocca chiusa.

Sono stati più astuti i cinesi, che hanno salvaguardato molte cose del vecchio "socialismo reale", aprendo le porte della società civile (non dello Stato) a dinamiche tipicamente borghesi. In tal modo è come se avessero detto: "politicamente devi continuare a tenere la bocca chiusa, ma economicamente, se ne sei capace, puoi emanciparti notevolmente".

Quando i cinesi arriveranno a comprendere i meccanismi inerenti alla gestione di un diritto del tutto formale e di una democrazia del tutto fittizia, avranno raggiunto la perfezione dell'imbroglio. Sì, perché, oltre a queste cose, che devono ereditare da noi, loro avranno anche quella capacità autoritaria di farle funzionare che a noi oggi manca del tutto.

La dittatura del capitale dovrà servirsi di elementi che esaltino la democrazia e il socialismo apparenti, e che nella sostanza (quella nascosta) siano caratterizzati da un implacabile autoritarismo, analogo a quello staliniano e maoista, che, quando nacquero, erano avanzatissimi nella gestione dell'imbroglio, pur essendo privi del supporto della borghesia. Entrambi infatti si servirono dei funzionari statali, cioè di una classe sociale apparentemente al di sopra delle parti, fingendo di fare gli interessi, l'uno degli operai, l'altro dei contadini.

Stalinismo e maoismo sono durati molto di più del nazismo e del fascismo non tanto perché la Russia e la Cina non avevano forti tradizioni borghesi o una cultura delle libertà civili e dei diritti umani, quanto perché il nazifascismo era una dittatura priva di una vera idealità politica. Infatti, pur volendo imporre l'idea di Stato a tutta la società, di fatto né Hitler né Mussolini vi sono mai riusciti, in quanto il capitale privato non è mai stato toccato, anzi è stato favorito in tutti i modi, tant'è che proprio sotto di loro nasce il capitalismo monopolistico di stato.

Non solo, ma i partiti totalitari dell'Europa occidentale sono sempre stati caratterizzati da un notevole cesarismo, sicché, alla morte dei loro leader, sarebbe stato impossibile continuare con lo stesso tipo di autoritarismo.

Viceversa sia in Russia che in Cina la dittatura è continuata ben oltre la morte di Stalin e di Mao e, in un certo senso, continua ancora oggi. Con questa differenza, che mentre in Russia il governo ha potuto continuare ad essere autoritario rinunciando anche formalmente alle idee del socialismo, in quanto là ci si può avvalere d'immense risorse energetiche, che danno l'illusione d'una ricchezza illimitata, per cui non si ritiene necessario parlare di "socialismo"; senza poi considerare che la Russia, essendo un paese immenso, è convinta d'essere praticamente non conquistabile da parte di altri paesi (e se certamente non lo è da parte di un paese euroccidentale, non può dire di non esserlo anche da parte di un paese asiatico - Mongolia docet!).

In Cina invece, dove tali risorse sono infinitamente minori, l'autoritarismo ha potuto formalmente continuare in nome degli ideali socialisti, illudendo quell'immenso serbatoio di manodopera a basso costo (nella parte occidentale del paese), sfruttata in maniera molto intensa, che se la situazione dovesse degenerare, si può sempre contare sull'appoggio dello Stato e del partito unico, che han concesso alla società civile d'imborghesirsi in via transitoria, a titolo, per così dire, sperimentale, giusto per evitare un'altra Tien an men.

USCIRE DALLA DITTATURA DEL SISTEMA

Gli umani possono davvero fare quello che vogliono? Se un singolo cerca di opporsi a delle forze collettive, assolutamente no. E non dimostrerebbe d'essere più libero neppure se si desse fuoco, nella speranza di suscitare un generale risentimento verso i poteri costituiti.

Le proteste individuali possono valere appunto come proteste, ma valgono assai poco come proposte: sia perché vengono col tempo riassorbite dal sistema, sia perché tendono a sgonfiarsi da sole, in quanto il singolo, obiettivamente, più di tanto non può fare.

Quindi, se è lecito protestare da individui isolati, è inutile continuare a farlo senza associarsi ad altre persone. Le cose, se davvero si vuole che cambino, possono cambiare solo se si sta insieme. È l'unione fa la forza. E il numero rende l'unità ancora più forte. Quanto più si è, tanto più si ha la possibilità di cambiare le cose. L'unica differenza tra una riunione condominiale e uno sciopero generale nazionale sta soltanto nell'obiettivo che ci si pone.

Ma se queste cose le sappiamo, perché siamo così refrattari a organizzarci in partiti, movimenti e sindacati? Il motivo è semplice: gli italiani, per secoli, han vissuto in maniera frustrante e oppressiva la politica in senso lato, quella intesa come "partecipazione attiva al bene comune". Sono stati per troppo tempo abituati a obbedire. E anche quando han cercato di alzare la testa, han pagato duramente questa pretesa.

Son duemila anni che andiamo avanti così. Abbiamo iniziato coi senatori romani latifondisti, poi con gli imperatori militari, poi coi re barbarici, poi coi papi teocratici, poi coi principati dinastici, infine con lo Stato centralizzato. Non abbiamo mai smesso di obbedire. L'unico modo di fare politica è sempre stato quello di conformarsi ai poteri dominanti, eventualmente fingendo di assecondarli. Tutte le varie forme di opposizione al sistema sono servite soltanto per passare da una dittatura all'altra: oggi, p. es., abbiamo la dittatura della democrazia parlamentare.

Sono cambiate le forme dell'oppressione, non la sostanza. E così gli italiani si trovano ad essere schierati in due campi relativamente avversi: i conformisti, che lottano per spartirsi fette sempre più grandi di potere, disposti a compiere qualunque abuso; e gli insofferenti, che non sopportano regole troppo rigide, non amano la burocrazia, non accettano la disciplina del partito o del sindacato, sopportano con un certo fastidio le riunioni formali o dovute e, al massimo, si riconoscono nel valore di una piccola comunità o della famiglia e di pochi amici e colleghi.

Gli insofferenti sono individualisti come i conformisti, solo che questi, per fare carriera, hanno messo la moralità sotto i piedi. Tuttavia in entrambi i casi è il sistema che vince. Cioè quello che manca agli insofferenti è la capacità di aggregarsi, ponendosi come obiettivo il superamento della logica dominante. Vivono rassegnati, illudendosi che basti firmare qualche petizione di protesta o votare un partito in luogo di un altro o non votare affatto.

Noi dobbiamo creare un sistema in cui la libertà di ognuno non si debba sentire coartata ma potenziata dalla libertà degli altri. Cioè un sistema in cui, pur sapendo di doversi esprimere entro determinati condizionamenti, si sia convinti di poter ottenere di più in questa maniera che agendo individualmente.

Ma un sistema del genere presume una cosa di fondamentale importanza: il controllo reciproco. Una qualunque democrazia non ha alcun senso se non è localmente autogestita, in cui i controlli siano effettivamente possibili e non puramente teorici.

I poteri che si conferiscono alle persone dovrebbero essere inversamente proporzionali alla distanza che le separa dalle comunità locali di riferimento o di appartenenza. Cioè tanto meno forti quanto più si è lontani.

L'unica strada per abbattere il sistema è quella di ampliare progressivamente le prerogative delle comunità locali, riducendo al minimo le forme di dipendenza dai poteri centralizzati, siano essi politici o economici. Dobbiamo trovare un'alternativa per cui valga la pena vivere e, se necessario, anche morire.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria
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Aggiornamento: 14/12/2018