FINO A CHE PUNTO SI PUO' INTERPRETARE UNA PERSONA?

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FINO A CHE PUNTO SI PUO' INTERPRETARE UNA PERSONA?

Un soggetto umano, privato del suo contesto sociale, è incomprensibile. Nessuna sua azione, nessun atteggiamento o sguardo può essere decifrato in maniera sufficientemente sicura. E' vero che non si può mai dare un'interpretazione univoca di chicchessia, specie se c'è di mezzo la gestione della libertà umana, ma di sicuro si può dire che l'estrapolazione di un soggetto dal suo contesto, e quindi una sua qualsivoglia rappresentazione o descrizione, risulta necessariamente falsata, arbitraria, anche nel caso in cui la si facesse in maniera circospetta, diplomatica, lontana da eccessi di qualunque tipo.

Non solo di nessuno si può dire qualcosa di certo e definitivo, ma di sicuro si direbbe qualcosa di falso quando si prendesse in esame qualcuno, isolandolo dal suo contesto storico-sociale di riferimento, che è lo spazio-tempo in cui vive o è vissuto. Noi abbiamo un significato solo in rapporto a tale contesto, altrimenti siamo soltanto un'astrazione priva di alcun senso positivo, cioè avente al massimo il senso dell'alienazione o della estraneazione. L'uomo è l'insieme dei rapporti sociali che vive.

Una qualunque biografia che non partisse da queste premesse storiche (e quindi politiche, sociali e culturali) e che non facesse continuamente riferimento ad esse, nello svolgimento dell'analisi, non avrebbe alcun valore. Tali premesse sono tassative ed esclusive, proprio perché non ve ne sono altre, né possono essere usate separatamente, in quanto, nel momento in cui venivano vissute, erano tra loro integrate, interconnesse. Nel senso che uno fa politica anche quando non la fa; uno è condizionato dalla cultura dominante anche quando la rifiuta; e appartiene inoltre a determinati rapporti produttivi che non dipendono dalla sua volontà, pur potendoli contestare e persino ribaltare, se è capace di un'azione rivoluzionaria.

Questa operazione interpretativa preliminare, di tipo metodologico, serve per delimitare la responsabilità del soggetto trattato, che va rapportata alle opzioni di vita e alle possibilità di conoscenza proprie del suo tempo. Non gli si possono addebitare delle responsabilità usando il senno del poi; anzi, gli si devono riconoscere dei meriti, se in quello che ha detto o fatto vi sono elementi significativi che hanno contribuito a risolvere i problemi del suo tempo.

Ogni persona va interpretata non solo per le istanze emancipative che ha manifestato, ma anche per il modo come le ha realizzate, che include anche la possibilità del loro tradimento. In tal caso bisognerà stare molto attenti a individuare se le possibilità del tradimento di quelle istanze erano già insite in ciò che faceva o diceva, o se invece sono emerse da errate interpretazioni da parte dei suoi seguaci.

Spesso infatti si attribuiscono a determinate persone o personalità storiche ciò che non hanno mai detto o fatto e che invece sono state attribuite loro dagli amici o dai parenti o dai seguaci o dai discepoli più stretti, come p.es. nel caso di Socrate da parte di Platone o di Gesù Cristo da parte dell'apostolo Pietro.

Insomma questa operazione preliminare serve anche per impedire che nei confronti di una persona si possono compiere delle strumentalizzazioni, forzando il suo pensiero o facendole dire cose che non ha mai detto (almeno non negli stessi termini in cui noi pretendiamo.


Web Homolaicus

Foto di Paolo Mulazzani


Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria
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Aggiornamento: 14/12/2018