L'uso della ragione: democrazia e fanatismo

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Può la ragione...?

Pier Paolo Vaccari

I

Può la ragione essere un tramite di conoscenza? La ragione per sua natura analizza, divide. Com’è possibile analizzare, dividere, ciò che ancora non si conosce?

Essa è quindi sicuramente uno strumento di verifica, come tale insostituibile, ma non può essere un tramite di conoscenza.

Piace a tutti essere giudicati persone ragionevoli; ma la persona ragionevole non è affatto, come si vuol credere, una persona che decide secondo ragione. Le decisioni secondo ragione portano quasi sempre a scelte estreme, mentre la persona ragionevole è tipicamente moderata. Si può semmai chiamare ragionevole quella persona che fa sempre accompagnare le proprie scelte da accurate verifiche di compatibilità, sulla base dell’esperienza; non quella che prende le decisioni sulla base esclusiva di concatenazioni logiche.

Costui è tipicamente un integralista, vale a dire uno che estende presunte “verità” a contesti diversi, secondo esclusivi percorsi logici.

Occorre tenere ben presente che in realtà nessuno scienziato, inventore, organizzatore o riformatore ha mai scoperto, inventato, organizzato o riformato un bel nulla per il tramite esclusivo di percorsi logici.

Solo dopo, avendo già trovato quel che cercava, gli è stato possibile riconoscere la strada, vedere cioè con chiarezza la “nuova logica” sottesa alla sua scoperta. Ma prima di quel momento il nuovo percorso era del tutto sconosciuto: una possibilità fra infinite altre.

Edward De Bono ha scritto molti libri di successo sull’argomento. Particolarmente brillante l’applicazione ai processi di riforma o di ristrutturazione. Avendo egli dimostrato l’impossibilità reale di raggiungere l’obiettivo modificando secondo percorsi logici la situazione esistente, l’unica strada praticabile, peraltro già seguita con successo in vari casi reali, è quella di dare vita ex novo e senza condizionamenti alla struttura che abbiamo in mente, e quando questa sarà pienamente funzionante apparirà chiarissima a tutti la strada da seguire per arrivare dalla vecchia alla nuova condizione.

Il fatto è che di fronte all’ignoto la logica è completamente disarmata: essa si comporta con la bizzarria di un purosangue bendato.

Se comunque, attratti dalla sua bellezza, fossimo indotti a pensare che essa, la ragione, possa essere davvero uno strumento di conoscenza, anzi l’unico strumento valido per un mondo concepito a sua misura, ecco che avremmo inventato, non per primi, la metafisica.

Poiché invece cerchiamo di tenerci immuni da tale contagio, pensiamo alla ragione come a uno strumento di verifica, da utilizzare peraltro con grande rigore, e non come al volto della verità.

Vogliamo anche richiamare l’attenzione sul fatto che la ragione, utilizzata quale strumento di conoscenza, porta generalmente a risultati non solo sbagliati, ma purtroppo anche iniqui e pericolosi, come innumerevoli esempi possono confermare (a proposito di integralismi).

E’ inoltre singolare osservare come proprio in quegli ambienti nei quali la razionalità viene di solito guardata con grande sospetto, perché considerata fondamento di una visione del mondo “scientista”, essa sia in tante occasioni disinvoltamente evocata per colmare e giustificare quei vuoti che le “verità rivelate”, a causa della loro formulazione remota, inevitabilmente presentano di fronte alle novità della vita!

II

Per passare poi dall’attualità alla storia del passato, sembra funzionale alle considerazioni sopra esposte una breve riflessione su un tema antico, che può anche sembrare pretestuoso richiamare, ma che invece evidenzia con gran forza i termini del problema: Zenone di Elea.

Come diceva Aristotele non si può non provare inquietudine di fronte ai suoi paradossi. L’inquietudine nasce dal fatto che siamo portati a dargli ragione. Secoli di confutazioni accanite, compreso il nostro, hanno cercato in ogni modo di trovare la soluzione. Ma i suoi argomenti sono inconfutabili.

Non è pensabile di poter dribblare sul piano dialettico chi ha inventato la dialettica. Poiché peraltro anche i bambini sanno che Achille raggiunge la tartaruga, dovrebbe essere chiaro che “è il movimento pensato a presentare aspetti paradossali, non il movimento reale,” come ben ha osservato il matematico Umberto Bertocci in una riflessione sull’argomento.

La logica può essere paradossale, la realtà no. Zenone ha cioè mostrato, una volta e per sempre, che la logica non può rappresentare un attendibile strumento di conoscenza della realtà.

E se con lo studio delle serie infinite si è oggi creduto di trovare una spiegazione logica definitiva dei suoi paradossi, ciò può esser vero nella misura in cui è possibile immaginare artifici algoritmici tali da ricondurre comunque a una forma analitica un certo problema, ma che ben poco hanno a che vedere con l’esperienza umana e la concretezza del mondo reale.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria
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Aggiornamento: 14/12/2018