Tony Smith ed Hegel 3

UNA NUOVA PROPOSTA DI LETTURA DELLA DIALETTICA HEGELIANA 1 - 2 - 3

Estratto dal saggio: The Logic of Marx's Capital
Replies to Hegelian Criticisms
;
d
i Tony Smith (State University of New York Press, 1990); CAPITOLO I

C. Sistema

1. La logica

Il sistema di Hegel è la ricostruzione - finalizzata a catturarne l'intrinseca intellegibilità - del processo reale (la sfera oggettiva). Un tale obiettivo viene raggiunto attraverso l'apprendimento delle determinazioni fondamentali del mondo reale e, dopo, prendendo atto del fatto che queste rimandano, come categorie, a strutture d'unità, di differenza, o di unità-nella-differenza. Queste strutture si possono ordinare sistematicamente in modo che vi sia una progressione lineare (per gradini), dalle categorie più semplici ed astratte a quelle più complesse e concrete. L'insorgenza e il superamento dialettico della contraddizione è il motore stesso di questo movimento.

Possiamo cominciare, nel delineare il contenuto di questo sistema, col distinguerne i tre ambiti principali: quello logico, quello naturale, quello spirituale.

Ciò che maggiormente contraddistingue il regno della logica è il fatto che le strutture categoriali all'interno di essa siano, in ultima analisi, delle categorie della semplice unità; se vogliamo esprimerci col linguaggio di Hegel stesso, possiamo dire che la caratteristica precipua della logica è il fatto che l'Idea è in essa l'immediato e semplice essere-in-se-stesso. Ciò significa che vi troviamo una serie di principi considerati per se stessi, a prescindere cioè da qualsiasi applicazione che questi possono avere nel regno naturale o in quello spirituale. In altri termini, per Hegel la logica consiste nell'ordine sistematico delle strutture ontologiche pure (cioè formali).

Nonostante l'ambito della logica sia caratterizzato complessivamente dalla semplice unità, ricostruire un tale ambito a livello di pensiero implica l'esplicazione dialettica delle strutture ontologiche di base. All'interno del dominio della logica vi sono tre tipi fondamentali di strutture: la prima rientra nella categoria dell'Essere (Sein), ed è una categoria dell'unità pura, poiché sua caratteristica essenziale è di essere un aggregato di entità isolate e autosufficienti, ognuna delle quali si comporta come un'unità semplice in se stessa.

Hegel mostra come una tale ontologia a un solo livello sia fondamentalmente impoverita [rispetto alla effettiva ricchezza dell'Idea]. Ogni entità isolata viene infatti posta in essa come un'unità completa in se stessa. Mentre, in realtà, ognuna di tali entità è messa a confronto con quelle al proprio esterno, e non sarebbe ciò che è senza queste ultime. L'adeguata determinazione di un'ente richiede quindi la conoscenza della sua interconnessione con gli altri enti.

Diviene chiaro allora che alcuni principi sottostanno a quelle differenti unità, e le connetteno tra di loro. In tal modo, si sviluppa un nuovo tipo di ontologia, una struttura cioè ontologicamente più completa, a due livelli. Il primo è quello delle differenti unità od esseri. L'altro invece è quello dell'Essenza (Wesen) che sussume le prime sotto un unico principio.

Sebbene il polo dell'essenza tenga unite tra loro le diverse unità, una caratteristica dominante di questa struttura è il sussistere della differenza tra i due opposti ambiti. Una tale differenza si può esprimere in molti modi. L'essenza reclama una priorità che riduce gli esseri particolari a una propria mera apparenza. Oppure si può dire che l'essenza - cioè il momento unificante - rimane relativamente estrinseco rispetto agli enti particolari, e che perciò una tale unità tende a frantumarsi e a dividersi.

Nella sezione finale, quella sul Concetto (Begriff), Hegel introduce alcune categorie che istituiscono una mediazione tra i due precedenti livelli, una unità-nella-differenza attraverso cui i due poli [unità e molteplicità; essenza e enti particolari] vengono riconciliati tra di loro, pur restando distinti, all'interno di una struttura organica. Qui le differenze non sono più ulteriormente "inghiottite" dal polo dell'unità, né quest'ultima viene resa instabile e in pericolo costante di divisione - i due rischi complementari presenti nella strutture dell'essenza. Al contrario, gli enti particolari mantengono la loro autonomia, ma in una struttura sufficientemente forte da poterli contenere.

Le categorie che appartengono al livello del concetto, ci permettono allora di descrivere una struttura concettuale caratterizzata dall'affermazione reciproca di diversi individui all'interno di un contesto unitario. E quest'ultimo è, al contempo, differente dagli enti particolari e un tutt'uno con essi. Ogni struttura concettuale è perciò caratterizzata dall'armoniosa riconciliazione tra l'universale e il particolare.

2. La "Realphilosophie"

La parte rimanente del sistema hegeliano, che ricostruisce attraverso il pensiero i due domini: quello naturale e quello spirituale, è chiamata da Hegel "Realphilosophie". In essa assistiamo ad una progressiva trasformazione delle strutture, nella quale le forme categoriali ed ontologiche discusse nella Logica si - per così dire - "incarnano" nella realtà esterna.

Ma quest'ultima frase richiede qualche schiarimento. Come si è visto, Hegel sostiene, riguardo al mondo fisico, l'esistenza di una componente irriducibile di contingenza. Per dirla nel suo stesso linguaggio, ciò che è "attuale" è rigidamente distinto da ciò che è solo "esistente". Nella mera esistenza rimane pur sempre una pluralità di fattori contingenti. Essi sono l'argomento della vita di tutti i giorni, e quello delle scienze empiriche [le quali tuttavia - come si è detto nel primo paragrafo - forniscono al filosofo la materia grezza a partire dalla quale astrarre le categorie pure del pensiero, n. d. t.]

Ma il filosofo non è interessato all'infinita gamma di possibili variazioni dell'esistenza stessa. Secondo Hegel, questi ha come fine quello di cogliere la natura più profonda delle cose. Solamente quelle esistenze contingenti che raggiungono l'altezza della propria natura [ovvero che giungono a 'incarnare' le categorie, cioè a dare ad esse concretezza; n. d. t.] vanno considerate "attuali" nel senso hegeliano del termine. Per una tale ragione, non possiamo scoprire ciò che è attuale semplicemente prendendo nota di ciò che esiste. Dobbiamo invece formulare i tipi puri attraverso il pensiero; tali tipi sono appunto le categorie. Le categorie della Realphilosophie vengono costruite con l'aiuto di quelle pure della Logica. In questo senso, le prime sono le "incarnazioni reali" delle seconde.

In questo lavoro non andrò oltre, nella trattazione della filosofia della natura, la semplice notazione che per Hegel quest'ultima è caratterizzata in termini di differenza o di "alienazione" [cioè di negazione]. Al contrario, nella ricostruzione del campo dello spirito tramite il pensiero, le strutture usate sono quelle di "unità-nella-differenza". Ciò significa che in linea di principio esse permettono una riconciliazione tra l'universale e il particolare. Ma una tale conciliazione può avvenire a un più alto o a un più basso grado, ragion per cui si può delineare un percorso dialettico tra le forme dello Spirito.

Poiché Hegel definisce la libertà nei termini di un tale riavvicinamento, i gradini di questo movimento dialettico - da quelli meno a quelli più adeguati spiritualmente - sono i momenti della "liberazione" dello spirito stesso: "I molti passaggi di una tale attività - in ognuno dei quali, con la propria particolare conformazione, è destino che la mente finita si attardi, ma che nonostante ciò verrà prima o poi superato - sono i momenti della sua stessa liberazione. Nella pienezza di quella liberazione è data l'identificazione tra questi tre momenti: quello in cui il mondo si pone di fronte a noi; quello in cui esso viene generato da noi come una nostra creazione; quello infine nel quale abbiamo conquistato la libertà da esso e in esso." Questi tre stadi Hegel li chiama rispettivamente: lo spirito soggettivo, lo spirito oggettivo, lo spirito assoluto.

Dal momento che il nostro interesse principale è l'influenza che Hegel ha esercitato sul Capitale, ci soffermeremo qui di seguito soprattutto sul piano dello Spirito oggettivo. Ad esso appartiene quella parte della filosofia dello Spirito in cui Hegel descrive la sua teoria delle istituzioni politiche. Anche per quanto riguarda questo argomento, qualsivoglia ambizione di completezza è fuori discussione. Piuttosto tratterò le categorie del "diritto", della "società civile", dello "Stato". Poiché tali categorie sono piuttosto familiari, sarò breve.

Sul piano dell'astratto diritto, con le sue sottocategorie riguardanti la proprietà privata, il contratto e la giustizia-ingiustizia, troviamo una struttura articolata in cui la volontà del singolo individuo isolato aspira ad alcuni oggetti specifici; egli è così costretto a scontrarsi esternamente con la volontà di altri individui, allo scopo di ottenere attraverso degli accordi tali oggetti. Ogni persona pretende qui di essere autonoma e indipendente. E' chiaramente visibile infatti l'incarnazione della Seinslogik [la sezione dell'Essere nella Logica], poiché la struttura dell'ontologia sociale si rende intelligibile attraverso la categoria hegeliana dell'Essere.

Il superamento di tale stadio si ha per il fatto che in questa struttura ogni individualità è necessariamente connessa alle altre, né sarebbe ciò che effettivamente è senza di esse. Non può esservi, per esempio, alcuna proprietà privata senza il riconoscimento altrui. E tuttavia, questi 'altri' rimangono esterni rispetto al singolo individuo. E', questa, una contraddizione dialettica del tipo di quelle che abbiamo già discusso sopra.

Troviamo però, a partire dal sistema stesso, la ragione per compiere la transizione verso un livello d'unità più alto, nel quale quelle contraddizioni vengono riassorbite. Giungiamo quindi allo stadio della moralità, nel quale un codice di giustizia tiene unite tra loro le tante individualità presenti al proprio interno, mentre queste ultime riconoscono a livello essenziale la funzione mediatrice del sistema morale. Con l'esposizione del livello morale comunitario, siamo passati dallo stadio del Sein a quello del Wesen. E tuttavia nuovi problemi sorgono anche qui. Infatti il polo unificante di questo momento - ossia il sistema morale - si dimostra incapace di tenere unite le diverse individualità, dal momento che ogni soggetto può formulare la propria interpretazione della moralità stessa.

Ciò minaccia di rompere l'unità della comunità, riducendola a un semplice aggregato di persone. E questo significherebbe un arretramento a un'ontologia basata sulla Seinslogik. Se si vuole evitare ciò, bisogna conquistare un nuovo livello categoriale in cui sia presente un'unità più sostanziale, ossia capace di prevenire una tale frammentazione della comunità. Cosa che può essere realizzata soltanto se le persone siano tenute insieme da istituzioni.

Il livello successivo delle categorie - cioè l'esistenza etica (Sittlichkeit) - include la famiglia, la società civile e, infine, lo Stato. Sono tutte strutture istituzionali nelle quali i differenti individui sono uniti tra loro in modo sostanziale. Il passaggio dalla moralità all'eticità delinea quindi sommariamente (seppure abbastanza chiaramente per i nostri scopi) il passaggio dal Wesen al Begriff, cioè dall'Essenza al Concetto.

Sorvolando la trattazione hegeliana della famiglia, diciamo che la società civile è quell'unità nella quale diverse persone sono legate tra loro in modo esplicito attraverso una divisione dei compiti in base alla quale ognuno, lavorando per se stesso, lavora al tempo stesso anche per tutti gli altri. La funzione istituzionale del mercato, volta, all'interno di tale sistema sociale, a soddisfare i bisogni dei singoli individui, unisce questi ultimi in modo molto più consistente che non un'alleanza basata su un codice morale condiviso.

Tuttavia, nella società civile, i due poli dell'unità e della differenza non sono pienamente armonizzati. Se da una parte la prima opera in modo cieco sui singoli attraverso le regole del mercato, dall'altra i singoli individui e i singoli gruppi sono legati tra loro in modo puramente estrinseco, essendo i loro interessi di natura essenzialmente privata. Tali tensioni all'interno della struttura della società civile portano Hegel a teorizzare una nuova categoria, quella dello Stato. In esso la comunità si dà coscientemente un'organizzazione che culmina nella sovranità, mentre i meccanismi di associazione politica e di cittadinanza educano i singoli componenti a occuparsi e a partecipare attivamente alla stessa vita sociale. Hegel crede che in tale maniera, nella forme istituzionali dello Stato moderno, i privati cittadini possano, in linea di principio, affermare la propria unità in seno alla comunità politica.

Ma, a questo punto, tre precisazioni - ognuna delle quali introduce un tema fondamentale per il presente studio - sono d'obbligo.

In primo luogo, è importante sottolineare un'ultima volta il fatto che il sistema hegeliano si basa su una progressione immanente delle categorie. Ognuna di esse porta necessariamente alle altre, prima ponendo e poi superando le contraddizioni dialettiche. La filosofia hegeliana non tratta quindi dello sviluppo di alcun soggetto reale, che mantenga la propria continuità lungo quel processo evolutivo che, partendo dall'astratto diritto giunge, attraverso la società civile, fino allo Stato. Troviamo invece una progressione di carattere logico.

A livello strutturale, la totalità costituita dalla società civile giunge a ricomprendere in sé le differenze reali [del precedente livello], e a costituire così una struttura più evoluta rispetto alla volontà isolata delle singole persone che caratterizza il livello dell'astratto diritto. Ma essa non riesce comunque a unificare in modo adeguato queste ultime. Diviene così dialetticamente necessaria una nuova struttura, espressa da una nuova determinazione categoriale, nella quale l'unità e la differenza sono armonizzate a un livello più profondo. Il passaggio allo Stato è perciò di natura logica e si compie sul piano del pensiero, non su quello storico e reale, sebbene Hegel dichiari che tale ricostruzione delle categorie sociopolitiche inizia con l'appropriazione del processo reale [ossia con lo studio empirico delle sue fasi, n. d. t.] e culmina nel coglimento della natura più profonda di un tale processo [attraverso la comprensione dialettica del suo divenire; n. d. t.]

In secondo luogo, teorie categoriali come questa non sono in alcun modo prive di valore. Esse difatti comportano intrinsecamente un punto di vista normativo e pratico. Quando una struttura che appartiene al dominio della Realphilosophie viene interpretata nei termini di una struttura categoriale presa dalla Logica, ciò comporta immancabilmente per essa anche una valutazione di tipo qualitativo. Nella misura in cui ad essa vengono applicate le strutture dell'Essere (Sein) oppure quelle dell'Essenza (Wesen), tale valutazione dovrà essere negativa; ma se al contrario essa è la manifestazione nel reale della struttura di un Concetto (Begriff), una tale valutazione dovrà essere positiva! Nel dominio dello Spirito, le prime categorie comportano delle strutture attraverso le quali sono possibili forme di libertà ancora relativamente semplici e astratte. Viceversa, quelle categorie che possono essere comprese attraverso dei concetti, rendono come tali possibili delle forme di libertà più complesse e più concrete.

In terzo luogo, la categorizzazione (e quindi la valutazione) di un certo stadio della Realphilosophie è un affare discretamente complicato. Non vi è difatti una corrispondenza 'una-ad-una' tra le categorie della Logica e quelle della Realphilosophie. Nella misura in cui con "società civile" si intende una parte del dominio dello Spirito, opposta cioè al dominio logico e a quello naturale, si può parlare di una struttura di unità-nella-differenza, alla quale possono essere applicate le categorie del Concetto. Ma nella misura in cui essa appartiene al livello dello Spirito obiettivo, sono applicabili a essa solo le categorie dell'Essenza, in quanto per Hegel non è possibile alcuna riunificazione definitiva tra unità e differenza, tra universale e particolare, prima del livello dello Spirito Assoluto.

Tuttavia, nel dominio dello Spirito obiettivo la "società civile" è una determinazione del livello dell'esistenza etica (Sittlichkeit) e come tale si oppone al diritto astratto e alla moralità. In quanto tale, è perciò una struttura cui sono applicabili le nozioni logiche del Concetto. Ma rispetto all'idea di Stato, essa contiene una componente di singolarità (l'interesse privato) che non può essere integrata nella comunità intesa come entità unitaria. Da quest'altro punto di osservazione - l'enfasi cioè sull'elemento della differenza - la società civile conquista un livello di universalità ancora relativo, ragion per cui non le corrispondono che le categorie dell'Essenza.

Sfortunatamente non v'è qui possibilità d'entrare in ulteriori dettagli per ciò che riguarda il sistema di Hegel. Per il nostro scopo, è sufficiente esserci fatta un'idea di ciò che egli intendesse con categoria, col concetto di "contraddizione" e di passaggio dialettico, nonché del ruolo delle considerazioni materialistiche nel suo pensiero, ed infine delle coordinate generali del suo sistema. E' ora tempo di stabilire in che modo tutto ciò abbia rilevanza per il capolavoro di Marx [cioè, per il Capitale].


Commento e sintesi

Nel terzo paragrafo Smith tenta una ricostruzione sintetica del contenuto sistematico della filosofia hegeliana, alla luce - ovviamente - dei concetti espressi nel paragrafo precedente.

Egli, cioè, vuole dimostrare come l'impianto generale del pensiero hegeliano (suddiviso in una parte puramente logica e in un'altra chiamata 'filosofia del reale') si possa e si debba intendere in un senso materialistico quanto all'ontologia e idealistico-dialettico quanto alla conoscenza.


Il paragrafo si divide in due parti: la prima (La logica) riguarda gli aspetti puramente logici della dialettica hegeliana; la seconda (La "Realphilosophie") riguarda invece le incarnazioni (embodiments) sul piano della concretezza - sia naturale che storica - delle astratte categorie logiche.

La tesi sostenuta dall'autore è che la logica costituisce, con la sua progressione dall'astratto (l'Essere o l'unità pura e irrelata) al concreto (attraverso la contraddizione dell'Essenza, prima forma di relazione tra le differenti unità, fino alla totale risoluzione del conflitto tra unità e pluralità nel Concetto) una sorta di strumento metodologico attraverso il quale è possibile interpretare l'evoluzione dialettica dei dati di realtà. Le categorie della Realphilosophie infatti, costituiscono - per così dire - le incarnazioni, cioè una sorta di "inveramento", delle astratte unità concettuali della logica pura.

In questo senso, una volta di più, Smith sottolinea il valore meramente strumentale dell'Idea pura (cioè del contenuto della Logica) rispetto alla realtà fisica, esterna al puro 'Pensiero'; e, sempre in quest'ottica, egli sottolinea una volta di più come non esista nel pensiero hegeliano, nessuna entità trascendente e stabile, bensì piuttosto una mera evoluzione immanente delle categorie del pensiero nella mente umana (che le pensa e in tal modo dà loro una effettiva realtà).


Veniamo ora alla trattazione del contenuto sistematico del pensiero hegeliano.

Il sistema di Hegel conosce (a livello logico, anche se non cronologico: la prima opera dialettica di Hegel è stata infatti la Fenomenologia dello Spirito) un momento iniziale - quello della logica pura - nel quale vengono definiti i 'criteri' stessi della filosofia del reale: caratterizzato dall'unità, poiché tratta dell'Idea sola con se stessa, avulsa cioè dalla realtà fisica contingente, un tale momento conosce al proprio interno uno sviluppo dialettico che diviene poi la 'misura' di tutti gli sviluppi successivi della filosofia del reale.

Si passa così dallo stadio dell'unità irrelata (Sein) a quello della relazione tra le unità (Wesen), per giungere a quello in cui l'unità o Essenza non assorbe più al suo interno la molteplicità ma si armonizza con essa, costituendo così un organismo stabile (Begriff).

Anche la realtà esterna conosce un'evoluzione dialettica di questo tipo. Smith tralascia qui la trattazione della filosofia naturale, concentrandosi invece sulla filosofia dello Spirito, e in particolare (in linea con i suoi interessi marxisti) sulla parte di essa che concerne l'evoluzione politica e comunitaria del genere umano.

Hegel individua in una tale evoluzione alcuni passaggi dialettici fondamentali:

A) all'inizio gli individui vivono ognuno 'per sé', avendo tra loro contatti puramente strumentali: quando cioè devono accordarsi per il possesso di alcuni oggetti che interessano la loro esistenza privata;

B) ma è anche vero che, in sostanza, essi non vivono realmente separati, poiché sono costretti a interagire costantemente: si ha quindi un 'rovesciamento' della situazione: da indipendenti essi divengono interdipendenti, e ciò che li unisce è la moralità comune;

C) tuttavia una tale unione si dimostra precaria, poiché la moralità è passibile di differenti interpretazioni e rischia perciò di scivolare nel caos e nella disunione; si passa perciò ad una nuova fase, quella dell'eticità, in cui gli individui sono tenuti assieme da interessi 'di mercato', cioè dal fatto di lavorare ognuno per sé e - contemporaneamente - per il mercato stesso, cioè per tutti gli altri;

D) anche questa seconda unione è instabile, poiché basata su interessi personali e privati, quindi tendenzialmente estrinseci rispetto alla società nel suo complesso; la risoluzione di questo conflitto tra particolare e universale si ha con la nascita dello Stato, che tiene unite tra loro le diverse individualità attraverso le proprie istituzioni e i principi stessi della collettività politica.

Queste quattro macro-fasi (anarchia -> moralità -> eticità -> Stato) rispecchiano l'evoluzione delle categorie pure della logica, poiché ognuna di esse implica una contraddizione che viene posta e superata da quelle successive.

Ma - ed è questo il punto fondamentale - nessuna di queste fasi ha un'esistenza reale, bensì solamente un'esistenza logico-dialettica. La storia reale, ossia il processo reale, è rispetto a esse un'altra cosa, e la ricostruzione filosofica di un tale processo non è che una mera interpretazione del suo divenire nei suoi aspetti essenziali.

In conclusione, anche nella sua rappresentazione del sistema hegeliano, Smith ribadisce la sua visione materialista e realista della filosofia di Hegel. Le categorie della logica non sono, secondo Smith, nient'altro che degli strumenti astratti e ideali di ricostruzione della realtà fisica concreta. Il fine della dialettica hegeliana non è perciò quello di creare il mondo ex novo ma quello di ri-crearlo, e in tal modo anche di superarlo.


Adriano Torricelli

Hegel


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Aggiornamento: 26-04-2015