HEGEL discepolo occulto di Spinoza?

TEORICI
Politici Economisti Filosofi Teologi Antropologi Pedagogisti Psicologi Sociologi...


HEGEL DISCEPOLO OCCULTO DI SPINOZA?

I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI - XII - XIII

Nella sua Scienza della logica (1812) Hegel parla di "sostanza" nella sezione dedicata all'Essenza, che nella sua filosofia esprime l'estrinsecarsi dell'Essere, il fondamento dell'esistenza.

Parlando di "sostanza" è per lui impossibile non fare riferimento a Spinoza. E lo fa in una lunga aggiunta al & 151 (ma ne parla anche al & 50). Stranamente parte subito con un'affermazione a dir poco imprecisa: "Nella storia della filosofia incontriamo la sostanza come principio della filosofia spinoziana". In realtà il termine servì già ad Aristotele per distinguere la propria filosofia da quella platonica, che non prevedeva una differenza significativa tra "essenza" e "sostanza". Per Aristotele la sostanza è molto più importante dell'essenza, poiché in essa gli elementi concettuali si mescolano, in maniera inscindibile, con quelli materiali (sinolo): cosa che Platone, spiritualista com'era, non avrebbe mai ammesso.

E' importante questa precisazione, poiché quando si riprenderà, in ambito teologico, il termine "sostanza" per definire l'identità del Cristo rispetto a Dio, si dovrà per forza tornare ad Aristotele, essendo il Cristo di natura "divinoumana". La teologia bizantina non saprà che farsene di Platone almeno sino al periodo dell'Umanesimo. Semmai sarà l'astratta teologia agostiniana a servirsene a piene mani; e quando questa teologia si trasformerà in tomistica o scolastica, si tornerà di nuovo a valorizzare Aristotele, ma, più che altro, per fare della teologia una sorta di filosofia religiosa, che di mistico non aveva nulla, avendo puntato tutto sulla logica razionalistica.

Questo per dire che quando Spinoza usa il termine "sostanza", non può non aver fatto riferimento, egli stesso, ad Aristotele. Persino Hegel, quando parla di "essenza", non può fare riferimento esclusivo a Platone, per il quale l'essenza era qualcosa di assai poco accessibile alla mente umana, a meno che questa non fosse altamente filosofica, come Platone si vantava di avere.

In ogni caso a noi qui interessa vedere il giudizio che Hegel ha dato alla filosofia spinoziana. Egli difende Spinoza dall'accusa di ateismo o di panteismo, in quanto se l'idea di sostanza implica quella di "necessità" (e non si può negare che Dio sia un ente assolutamente necessario), allora Spinoza non può essere considerato ateo. Questa la sua tesi.

Infatti - si può qui chiosare - se lo fosse, lo sarebbe anche Hegel, che applica a Dio il medesimo concetto: "Dio è certamente la necessità, la cosa assoluta...". Si noti come già il fatto di qualificare Dio come una "cosa" avrebbe fatto sobbalzare sulla sedia un bigotto come Jacobi, che diede non pochi fastidi a Hegel.

Tuttavia, siccome Hegel ci tiene a non apparire ateo, in quanto - a differenza di Spinoza, che la rifiutò - voleva fare carriera accademica (in uno Stato confessionale), è costretto a precisare che Dio è anche "persona": cosa che Spinoza escludeva tassativamente, in quanto, se fosse tale, avrebbe desideri e fini da perseguire, mandando così all'aria l'idea di necessità, di causa sui, di autosufficienza.

Hegel sostiene che Spinoza non sia arrivato al concetto di "Dio persona" proprio perché era ebreo e, in quanto ebreo, si era lasciato influenzare da quelle filosofie orientali che vedono l'individualità come qualcosa del tutto accidentale, impossibilitata a reggere il confronto con la "sostanza" eterna e infinita.

Secondo Hegel il principio dell'individualità, inteso come qualcosa di assoluto, è comparso per la prima volta nella monadologia (cristiana) di Leibniz, per la quale non possono esserci due individualità identiche.

In poche parole Hegel mirava a conciliare Leibniz con Spinoza, occidente e oriente, cristianesimo ed ebraismo. Quindi la prima cosa che deve fare è di rendere infondata l'accusa di ateismo che da tutte le confessioni religiose veniva rivolta a Spinoza. Analoga preoccupazione non può averla nei confronti di Leibniz, la cui monadologia però rappresentava l'individualismo della borghesia tedesca del suo tempo, molto conformista nella propria fede luterana.

In pratica il ragionamento hegeliano è il seguente: non si può considerare ateo uno che definisce Dio come unità di pensiero ed estensione (materia) e che toglie al mondo una vera realtà sostanziale, una qualunque infinità. La filosofia spinoziana sarebbe meglio definirla "acosmica", in quanto vi è semmai troppo Dio e troppo poco il mondo.

Un bel modo, questo, di arrampicarsi sugli specchi, che non avrebbe mai potuto convincere alcun teologo, in quanto Dio, nella mente schematica di qualunque credente, non è che "puro spirito", privo di qualunque materialità; lo stesso "figlio di Dio", pur avendo natura "divinoumana", ha dimostrato, al momento della resurrezione, di non avere un corpo esattamente identico al nostro. Pertanto Spinoza resta ateo per qualunque credente: se non nelle intenzioni, di sicuro nella conseguenze pratiche della sua filosofia. E se anche lo si volesse definire "panteista", non si dovrebbe dimenticare che il panteismo, in ultima istanza, non è una forma sbiadita di ateismo, una sua variante soft.

Hegel è sempre stato molto preoccupato dell'accusa di ateismo rivolta a Spinoza, proprio perché anche il suo Dio metafisico, pur avendo l'attributo della "personalità", restava tutto racchiuso in una dimensione filosofica, ove non la fede, bensì la ragione gioca un ruolo determinante. Infatti il Dio di Hegel o lo si considera come una sorta di "eresia" filosofica nell'ambito della teologia cristiana (nella fattispecie luterana), oppure lo si considera come un approfondimento del Dio spinoziano, che di teologico, in fondo, aveva assai poco, essendo, più che altro, un prodotto speculativo della mente umana.

Ma torniamo al ragionamento di Hegel, il quale sicuramente aveva il dono di far riflettere. E' strano ch'egli appaia così sprovveduto quando afferma che Spinoza non può essere considerato ateo proprio in quando riconosce Dio come "l'unico vero essente" (& 151), cioè che soltanto Dio è.

Nella filosofia spinoziana se anche la parola "Dio" venisse sostituita con la parola "Sostanza" o "Natura", tutto l'impianto generale resterebbe assolutamente immutato. D'altra parte anche nel sistema hegeliano, se si sostituisce la parola "Dio" con la parola "Essere" o "Idea assoluta" o "Concetto", i fondamenti restano inalterati. Questo perché sia nella teologia che nella filosofia le parole son soltanto delle parole, prive di riscontri scientifici.

Nella prima bozza dell'Etica spinoziana non era neppure presente la parola "Dio": fu l'editore a indurlo a metterla, per non aver grane coi poteri costituiti (che poi le ebbe lo stesso). L'Olanda era sì un paese liberale, ma quando c'era di mezzo la religione lo era fino a un certo punto.

E' dunque molto strano che un filosofo così acuto e intellettualmente dotato come Hegel non si fosse accorto che nelle teorie spinoziane vi era una certa differenza tra l'apparenza e la realtà, tra ciò che veniva scritto e ciò che si pensava. Spinoza non fu solo scomunicato dalla comunità ebraica e ostracizzato da tutte le religioni per le sue idee ateistiche, ma rischiò persino d'essere assassinato. I suoi testi più famosi li pubblicò senza firmarli o non li pubblicò affatto.

Si ha quindi la netta impressione che il panegirico hegeliano a favore di Spinoza fosse in realtà una forma di autotutela, anticipando le accuse di ateismo che inevitabilmente sarebbero state rivolte alla sua stessa filosofia idealistica.

A dimostrazione di ciò riportiamo un altro pensiero di Hegel, che possiede, nel contempo, un tono provocatorio e autogiustificativo. "Con lo stesso diritto si dovrebbero allora accusare di ateismo... non solo gli ebrei e i maomettani, i quali conoscono Dio soltanto come Signore, ma anche tutti quei cristiani - e sono molti - che considerano Dio semplicemente come l'ente supremo e trascendente, inconoscibile" (& 151).

Si noti l'ultimo avverbio usato: "semplicemente". Con esso, in pratica, Hegel sta accusando d'essere vicini all'ateismo quei cristiani che considerano la divinità un qualcosa di assolutamente trascendente e quindi, per molti aspetti, di inconoscibile. Hegel cioè sta accusando di ateismo quei credenti che non giustificano razionalmente la loro fede. Sembra non comprendere - lui che ha fatto ampi studi di teologia - che la differenza tra fede e ragione sta proprio nell'impossibilità di dare definizioni razionali dell'identità divina, e che non per questo ci si avvicina di più all'ateismo. Semmai ci si avvicina di più al misticismo o all'apofatismo spiritualistico.

Il fatto che gli ebrei non volessero in alcun modo rappresentarsi la divinità (cosa che poi è stata ripresa dall'islam), non può essere considerato, in sé e per sé, come una forma di ateismo (o meglio, di cripto-ateismo), ma, al contrario, come una forma superiore di religiosità, cui nessuna religione pagana o politeistica era mai arrivata. Se, rispetto al paganesimo, l'ebraismo appare come una forma di ateismo, allora bisogna dire che la fede religiosa ci aveva guadagnato in purezza, in profondità spirituale, in quanto, per la prima volta, si evitava di far coincidere la divinità con una statua o un tempio, un altare o un feticcio.

Non ha quindi alcun senso accusare di ateismo - come fa Hegel - quelle religioni che non speculano razionalmente sul loro Dio o che si rifiutano di darne una rappresentazione intellettuale o simbolica. D'altra parte se ha ragione Spinoza, per il quale "ogni determinazione è una negazione", è giusto, anzi auspicabile, sul piano della fede, che ci si comporti in maniera mistica. Lo stesso Hegel arriva a dire che il semplice "essere" coincide col "nulla", ed è assolutamente vuoto. Se non è "ateismo" questo, che cos'è?

Volendo, tutto il ragionamento di Hegel potrebbe essere ribaltato, nel senso che sono molto più vicine all'ateismo quelle teologie (come p.es. la scolastica) che racchiudono l'identità divina all'interno di dimostrazioni che presumono d'essere rigorosamente logiche. Cimentarsi a trovare "prove" dell'esistenza di Dio può venire in mente soltanto a un intellettuale che attorno a sé vede gente piuttosto indifferente all'esperienza della fede.

Questo per dire che se anche si volesse riconoscere una qualche forma di ateismo a quelle religioni che considerano Dio un qualcosa di "totalmente altro" (e quindi di irrappresentabile), lo stesso riconoscimento lo si deve riservare anche a quelle teologie che, nella maniera più catafatica possibile, presumono di circoscrivere la divinità in un discorso razionale.

I modi di trattare il divino sono diversi, ma in questi casi i risultati sono simili. Anzi forse l'apofatismo è meno arrogante, meno supponente, in quanto si limita a dire "ciò che non è", tant'è che nella cristianità antica convocavano i concili solo dopo aver dato ampio spazio alle dispute teologiche, e non per dire prima come tutti avrebbe dovuto pensarla su un determinato argomento.

Hegel quindi su Spinoza non è convincente, sia perché - come lui - vuole affrontare il tema della religione in una maniera esclusivamente razionale, rinunciando a qualunque forma di misticismo; sia perché non vuol fare la stessa fine di Spinoza, coi libri messi agli Indici di tutte le confessioni.

Tutte le volte che Hegel è costretto, in un modo o nell'altro, a trattare argomenti religiosi, compie delle circonvoluzioni che non gli fanno onore, benché risultino inevitabili in un intellettuale che non vuole apparire in alcuna maniera "eversivo" nei confronti dei poteri dominanti, a dispetto, peraltro, della sua stessa teoria dialettica, che invece lo era.

Infatti, se si prende in esame il giudizio strettamente filosofico ch'egli dà nel & 151 dell'idea spinoziana di "sostanza", è difficile dargli torto. "La sostanza..., senza una precedente mediazione dialettica [in quanto si avvale di "premesse indimostrate"], è, quale potenza universale negativa, quasi soltanto questo oscuro, informe abisso che inghiotte in sé ogni contenuto determinato, come se fosse nullo per sua natura, e non produce da sé nulla che abbia in sé una consistenza positiva". La Sostanza spinoziana, in effetti, assomiglia molto a quelli che oggi gli astronomi chiamano "buchi neri".

E tuttavia lo stesso Hegel, nella Prefazione alla seconda edizione della Logica, arrivò a scrivere che la morale dell'Etica spinoziana è particolarmente "pura", "è la conseguenza coerente del [suo] sistema", per quanto il formalismo del suo metodo geometrico, applicato a concetti speculativi, salti subito agli occhi (come vien detto al & 231). Hegel arriva persino ad affermare una cosa che sembra annullare le fondamentali critiche ch'egli ha rivolto alla filosofia spinoziana: "In generale la suprema indipendenza dell'uomo è il sapersi determinato assolutamente dall'etica assoluta, e questa consapevolezza e questo comportamento è quello che Spinoza chiama amor intellectualis Dei" (& 158).

Dunque sarebbe meglio dire che forse Hegel si sentiva più discepolo di Spinoza che non di Kant o di Schelling; solo che non poteva ammetterlo (come Nicodemo nei confronti di Gesù), per quanto gli riconoscesse un certo coraggio nell'affermare ch'esiste solo la Sostanza, mentre il mondo non ha realtà effettiva. Nessun credente si spingerebbe mai a tanto, parlando del proprio Dio.

Tuttavia, vogliamo qui precisare che parlare di ateismo, in rapporto alla divinità, non ha alcun senso. Escludere qualcosa la cui esistenza non può essere dimostrata (la cui sostanza non può neppure mostrarsi, ammesso che esista) è insensato come l'ammettere che qualcosa possa esistere solo perché la si pensa. Sotto questo aspetto affermare o negare l'esistenza di Dio potrebbe equivalere ad affermare o negare l'esistenza di un minotauro o di un ippogrifo.

Sia Spinoza che Hegel avrebbero dovuto rinunciare totalmente al concetto di "Dio", sostituendolo col concetto di "uomo", inteso come "ente di natura", della cui materia, infinita ed eterna, rappresenta l'autoconsapevolezza, destinata ad approfondirsi sempre di più, in virtù della propria libertà di coscienza.

Cfr il saggio di Tony Smith


Testi di Hegel


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 04-12-2016