Ratzinger antigalileiano

  1. La chiesa non dovrebbe mettersi a discutere su alcuna teoria scientifica, non dovrebbe prendere posizione nei confronti di alcuna tesi che non sia strettamente etico-religiosa o teologica. Ratzinger vuole opporre a una tesi scientifica un’altra tesi scientifica (Einstein contro Galilei). Nessun’altra religione al mondo si comporta così, se non forse l’islam più retrivo o totalitario.
    Un teologo dovrebbe limitarsi a dire che il fatto d’aver capito che la terra gira attorno al sole non rende di per sé l’uomo migliore, cioè il fatto d’aver subordinato la natura alla propria volontà non garantisce una maggiore libertà, uguaglianza ecc. Ma dal dire questo a dire che Galileo e prima di lui Copernico erano in pieno errore, ce ne corre. Infatti, anche se avessero avuto torto sul piano scientifico, non sta alla chiesa dimostrarlo, e neppure ha senso affermare che siccome col senno scientifico del poi è possibile sostenere una concezione relativistica dell'universo, allora si può giustificare l'atteggiamento che gli inquisitori ebbero con Galileo.
  2. Anche se fosse vero che nell'universo tutto è relativo, non è possibile utilizzare una tesi scientifica del XX secolo per sostenere che la chiesa romana, 400 anni prima, poteva avere anche ragione.
    Se non ci fosse stata la rivoluzione scientifica del XVI secolo non ci sarebbe stata quella del XX. La chiesa non ha il dovere di giudicare delle tesi scientifiche, se non per le loro conseguenze pratiche di tipo etico, rivolte all'uomo o alla natura, a fronte delle quali non ha però il dovere d'indicare delle alternative scientifiche.
    La chiesa deve limitarsi a fare un discorso etico-religioso, poi starà al mondo laico chiedersi se sia opportuno ascoltare quei discorsi oppure no. Il mondo laico deve trovare da solo la soluzione ai propri problemi: le pretese di "supplire" alla scienza, alla laicità, al potere secolare, alla società civile, all'autorità statale vanno esplicitamente stigmatizzate. Infatti, tutte le volte che la chiesa romana ha cercato di svolgere funzioni di "supplenza" nei confronti di un qualunque potere laico, positivo o negativo che fosse, legittimato o meno, l'ha sempre fatto per rivendicare un proprio potere politico-territoriale, costituendosi come "Stato", come "realtà temporale" in opposizione a quella istituzionale. E in questa trasformazione arbitraria la chiesa romana non s'è mai comportata democraticamente, ma, se vogliamo, come una sorta di sovrano feudale, tant'è che ancora oggi la sua struttura politica è sostanzialmente analoga a quella delle monarchie assolutiste.
  3. Resta poi sempre da dimostrare che la soluzione ai guasti provocati dallo scientismo presuntuoso (quello che usa la natura come mero strumento) sia la religione cattolico-romana. La fede può approfittare dei guasti della ragione, ma la ragione ha il dovere di risolvere da sola i propri errori e d'impedire che la fede, intromettendosi con le "proprie ragioni", influenzi la ricerca delle soluzioni migliori verso fini di tipo clericale (che sono poi quelli, principalmente, di riconoscere alla chiesa un ruolo etico superiore a quello di qualunque altra istituzione o realtà laica). Laicità non vuol dire permettere alla religione d’intervenire sulle questioni cruciali dell’umanità rinunciando a farlo dal punto di vista dell’umanesimo laico.
  4. D'altra parte Galileo non poteva non interessarsi di teologia, visto che la teologia cattolica pretendeva d’essere una scienza dello scibile umano. I tomisti non s’interessavano solo di religione ma di qualunque argomento umanistico. Colombo dovette rendere conto delle sue idee geografiche davanti a una commissione di prelati.
    Anche ammettendo che il papa non voglia opporre una tesi scientifica a un’altra, resta comunque integralistica l’idea che un qualunque “discorso sui fondamenti dell’umano” possa essere fatto unicamente in chiave religiosa.
    Dire che l’uomo è “sopra il creato in quanto imago dei” è già dire una cosa che il laicismo non può accettare senza almeno pretendere una chiarificazione della terminologia usata.
    Non ha alcun senso sostenere che le questioni epistemologiche debbano essere patrimonio esclusivo della fede, o che l'uomo deve necessariamente essere liberato dai suoi "vincoli naturalistici". E' forse la chiesa titolata a dare una definizione di "natura" quando le sue tesi di fondo sono "soprannaturali"?
    Se religione e laicismo devono convivere, non è possibile farlo quando uno dei due pretende di dire all’altro come deve comportarsi.
    La ragione ha le sue ragioni, che non sono quelle della fede. E pretendere che la fede, solo perché “fede”, abbia più “ragioni” della ragione, è dire una cosa priva di senso sul piano storico, proprio perché la fede s’è resa responsabile di orrori non meno grandi di quelli della ragione.
  5. La stessa interpretazione che la chiesa dà della vicenda di Cristo ancora oggi viene messa in discussione da tantissimi laici, che non pretendono di creare nuove correnti ereticali, ma semplicemente di ricondurre a razionalità un evento su cui il misticismo ha pesato enormemente, già a partire dai primi apostoli.
    Dire che “l’umanesimo senza un’intermediazione divina ha sempre preso vie pericolose” è frase che potrebbe tranquillamente essere rovesciata nel suo contrario, è cioè “la religione senza un’intermediazione laico-umanistica rischia sempre l’integralismo”.
    Comunque mi rendo conto che una discussione sui massimi sistemi quando le impostazioni di fondo sono così diverse non sia cosa facile.
    Laicità vuol dire sforzarsi di comprendere le ragioni degli altri e trovare una mediazione accettabile per tutti.

Ratzinger - Wojtyla

Ratzinger e i legionari di Cristo (pdf)