DUNS SCOTO: Essere e Individuo

TEORICI
Politici Economisti Filosofi Teologi Antropologi Pedagogisti Psicologi Sociologi...


DUNS SCOTO
Essere e Individuo

I - II - III - IV

Giuseppe Bailone

Duns Scoto

Gli estremi dell’universo concettuale di Duns Scoto sono l’essere, il concetto più semplice e indeterminato, e l’individuo, il concetto più determinato e non più divisibile.

Il concetto di essere, in quanto semplice, non è identificabile con nessun altro, in quanto unico, è il contenuto minimo comune di ogni concetto.

Quella di essere è la prima e fondamentale nozione dell’intelletto, la più generica ed astratta. Allude a tutto ciò che accomuna le cose. Si ottiene prescindendo da tutte le differenze. E’ il minimo comune denominatore di tutte le cose: di ogni cosa, infatti, prima che si sappia della sua natura, se sia finita o infinita, temporanea o eterna, sostanza o accidente, si sa che è.

Il significato di essere è univoco. Anche di Dio si dice che è, con lo stesso unico significato che si usa per dire di tutte le cose che sono delle cose.

Dire di una cosa che è significa dire che essa è fuori dal nulla.

Duns Scoto respinge la dottrina tomista dell’analogia dell’essere.

L’univocità dell’essere rende possibile pensare e parlare della sostanza e di Dio, che non ci sono dati per esperienza. La sostanza, infatti, ci è nota solo attraverso i suoi accidenti sensibili: se non ci fosse un concetto comune ad essa e ai suoi accidenti, che è appunto il concetto di essere, noi non potremmo conoscere nulla della sostanza. Così possiamo parlare di Dio proprio per il concetto di essere, comune a Dio e alle sue creature. L’analogia dell’essere pregiudica questa possibilità perché interrompe la continuità ontologica tra noi e Dio: se, ad esempio, partendo dalla sapienza che noi riscontriamo nelle creature risaliamo a Dio, possiamo sì dire che Dio è causa di quella sapienza, ma non ch’è sapiente; solo l’univocità dell’essere giustifica una somiglianza fra un attributo delle creature e un attributo di Dio, che ci permette di dire che Dio è sapiente, come le sue creature ma in modo infinito. Una causa, infatti, può produrre un effetto senza assomigliare ad esso.

L’univocità dell’essere non riduce la sostanziale differenza tra Dio e le sue creature, ma rende possibile arrivare a Dio, che non ci è noto per esperienza, a partire dal mondo sensibile e per dimostrazione.

Quel che riusciamo a sapere di Dio per dimostrazione non basta per la salvezza dell’anima: ci vuole la rivelazione che alimenta la fede e la teologia.

L’individuo è il concetto più ricco di determinazioni ed indica la realtà che non si può più dividere, senza pregiudicarne l’essenza. Sull’individuo Duns Scoto ha elaborato l’originale teoria dell’haecceitas.

L’haecceitas è ciò che fa di una cosa questa (haec in latino) cosa particolare, irriducibile a tutte le altre della stessa specie, una realtà singolare. Si può rendere in italiano con questità, un termine che non c’è nel vocabolario ma che rende bene il concetto.

Tutti gli asini sono asini, ma ogni asino è l’individuazione della comune asinità, che in esso si determina in modo singolare e inconfondibile.

Tutti gli uomini esprimono la comune umanità, ma con singolarità irriducibile.

Il problema è capire il costituirsi dell’individualità a partire da una sostanza o natura comune: come avviene che la comune umanità si determini come singolare umanità inconfondibile in ogni uomo, che la comune asinità si determini come singolare asinità inconfondibile in ogni asino?

Come si spiega il farsi individuale, singolare, particolare e inconfondibile di una natura o sostanza comune?

Il problema, tipicamente medievale, trova la sua prima impostazione in Avicenna, per il quale l’individuazione dipende dalla materia. Egli si basa su passi della Metafisica di Aristotele.

La soluzione di Avicenna entra nel mondo latino medievale e trova in Tommaso d’Aquino una variante: la materia va intesa come materia signata, “la materia considerata sotto determinate dimensioni”. Ogni uomo, cioè, è individuo perché unito a un determinato corpo, diverso per le dimensioni, per la sua collocazione nello spazio e nel tempo, dai corpi di tutti gli altri uomini.

L’agostinismo tende, invece, a riconoscere il principio d’individuazione nella forma, più che nella materia, delle cose. Bonaventura (1217–74) indica la comunicazione tra la materia e la forma.

Duns Scoto pensa che né la materia né la forma possano valere come principio d’individuazione: la materia è indistinta e non può quindi produrre distinzione e diversità; la forma è la sostanza o natura comune anteriore e indifferente sia all’universalità che all’individualità. L’individualità consiste invece in una “ultima realtà dell’ente” la quale contrae la natura comune e la determina all’individualità, ad esse hanc rem, determinazione ultima e compiuta della materia, della forma e del loro composto. L’individualità costituisce l’attualità piena, la compiutezza finale della sostanza.

L’umanità trova il suo compimento, la sua realizzazione compiuta, nei singoli uomini. L’asinità ha il suo compimento nei singoli asini.

All’individuo, che si caratterizza per la complessità e ricchezza delle sue determinazioni, Duns Scoto riconosce un valore metafisico nuovo.

La messa in discussione della sostanza o natura comune ad opera di Occam inizierà, di lì a poco, la dissoluzione del problema dell’individuazione e l’individualità ne uscirà ancor più accentuata. In Duns Scoto, però, la natura comune è ancora un solido principio metafisico.

Se la natura comune s’individualizza nella realtà, portando a compimento il suo processo di  realizzazione, essa si universalizza nei concetti, attraverso il realizzarsi del processo conoscitivo.

Duns Scoto distingue la conoscenza in intuitiva e astrattiva.

L’intuizione è sia dei sensi che dell’intelletto, ha per oggetto le cose nella loro esistenza in atto e coglie la natura comune contratta in individualità.

La conoscenza astrattiva, propria dell’intelletto, prescinde dall’esistenza attuale delle cose conosciute intuitivamente e coglie le specie intelligibili, le forme universali delle cose, e costituisce la scienza.


Fonte: ANNO ACCADEMICO 2010-11 - UNIVERSITA’ POPOLARE DI TORINO

Giuseppe Bailone ha pubblicato Il Facchiotami, CRT Pistoia 1999.

Nel 2006 ha pubblicato Viaggio nella filosofia europea, ed. Alpina, Torino.

Nel 2009 ha pubblicato, nei Quaderni della Fondazione Università Popolare di Torino, Viaggio nella filosofia, La Filosofia greca.

Due dialoghi. I panni di Dio – Socrate e il filosofo della caverna (pdf)

Plotino (pdf)

L'altare della Vittoria e il crocifisso (pdf)

Testi di Duns Scoto Giovanni

Testi su Duns Scoto


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 26-04-2015