UOMO E DONNA
|
|
|
LA DEA
Un'osservazione del tutto scontata, pur nella sua gravità, riguardo alla storia umana, è quella che si riferisce alla serie infinita di delitti, stragi, massacri, violenze di ogni genere e tipo, che l’hanno sempre accompagnata. Ma che dico la storia… la cronaca quotidiana. Come il rimbombo di una cascata che, dice Cicerone, non viene più avvertito dagli abitanti, così la cronaca dei delitti e delle stragi non ci preoccupa più di tanto. Si tratta, sembra, di una componente inevitabile del panorama umano, di fronte alla quale doverosamente esprimere raccapriccio di maniera, tanto generalizzato quanto fugace; lasciando infine alle istituzioni di intervenire, rimediare, giudicare, condannare. Per non parlare delle stragi e dei delitti del passato, che fanno storia, leggenda, o addirittura folclore. Una seconda osservazione, altrettanto scontata, ma meno coltivata della precedente, è che tutti i delitti, stragi, violenze, ecc., di cui sopra, sono stati sempre compiuti e vengono compiuti esclusivamente da uomini maschi. Quelli compiuti da femmine sono trascurabili. Non c’è momento del passato immune da questa maledizione. La cosa ha dell’incredibile, vista da fuori; ma ci siamo dentro. C’è ben di che essere femministi! Ma come, se i maschi non avessero avuto piena libertà di azione non ci sarebbero mai state le guerre? e i massacri, i delitti di ogni genere?! Possibile? Salvo prova contraria, si deve presumere che sia proprio così. A parte poche eccezioni il protagonista di una violenza è un maschio. E’ un dato di fatto, concreto e inoppugnabile. Dopo tanta storia (verrebbe voglia di dire al termine della storia) come superare l’orrore della mascolinità? Una straordinaria serie di rivelazioni al riguardo ci proviene dalla ricerca preistorica, dalla quale emerge per così dire il rovescio della medaglia, la controprova, cioè l’ipotesi (la scoperta) che la società preistorica sarebbe stata per un tempo indeterminato matriarcale, pacifica, egualitaria, e civile. Come peraltro osserva Eva Cantarella nel presentare la voce “matriarcato” sulla Treccani, la ricerca preistorica recente si è svolta in un’epoca talmente dominata dai contrasti ideologici da non poter escludere di esserne stata influenzata, tanto da connotare piuttosto come “sogni” o aspirazioni, a detta della suddetta studiosa, molte delle risultanze della ricerca medesima, che, sempre a suo giudizio, finiscono spesso per riflettere orientamenti politici. E’ certamente legittima la prudenza di Cantarella, anche se, come lei stessa non manca di osservare, la ricerca più recente si avvale del ritrovamento e dello studio di una grande quantità di reperti. C’è comunque indubbiamente un limite a ciò che si può conoscere sui tempi più remoti. Ma le indicazioni sono tante, e soprattutto c’è qualcosa che ci spinge in quella direzione, un sentimento profondo che ci fa percepire come più che plausibili quelle indicazioni; per cui quand’anche fossero solo ipotesi di lavoro meriterebbero per intero la nostra considerazione. E’ Marija Gimbutas la ricercatrice che ha dato il maggior contributo. Sulla base di un poderoso lavoro sul campo ha svolto indagini sulle popolazioni pre-indoeuropee in un’area da lei chiamata Vecchia Europa, prima che soccombessero di fronte all’invasione di popoli nomadi guerrieri e patriarcali. Il matriarcato di quelle popolazioni non va peraltro affatto inteso come predominio femminile; anzi è proprio dalla maternità (tutti sono uguali alla nascita) che scaturisce il loro fondamentale egualitarismo; per cui si può dire che il comunismo primitivo era matriarcale, nel senso ora detto; per il quale Gimbutas ha più propriamente coniato il termine “gilania” unendo le radici gi e an. La funzione materna in tale contesto deriva la sua autorità dalla Grande Dea, che rappresenta, nelle sue multiformi vesti e funzioni, la natura stessa; e che ha sostenuto l’umanità per un tempo sconfinato, prima di venire sostituita da un dio patriarcale e combattivo che punisce e premia. Un secolo prima di Gimbutas, in pieno ottocento, lo studioso svizzero J. J. Bachofen aveva anticipato con le sue intuizioni, basate su studi filologici e mitologici, molte delle idee successivamente verificate dalla ricerca, influenzando fra l’altro alcuni dei principali pensatori dell’epoca, di diverso orientamento politico, nonché i promotori della psicanalisi. In conclusione ci troviamo di fronte a una corrente di pensiero, e di ricerca, che, pur nella sua oggettiva esiguità, e direi umiltà, tende nientemeno che a mettere in discussione un universo di strutture mentali elaborate dalla società umana negli ultimi millenni; il che parrebbe quantomeno illusorio e assurdo, se non corrispondesse a un modo di sentire che tende oggi spontaneamente a crescere e diffondersi nella società, e che si pone in antitesi alle strutture patriarcali consolidate e tuttora fortemente radicate. Forse le possibilità di riscattare il passato, e il presente, sono oggi per l’umanità più a portata di mano di quanto sembri, come fanno ben sperare episodi quali la sollevazione di massa verificatasi in India contro gli stupri, per la prima volta nella storia. In definitiva, con riferimento anche alle nostre considerazioni iniziali, quale indicazione può trarsi per i comportamenti umani, anzitutto maschili, se non quella di favorire per quanto possibile in ogni settore un processo riparatore di recupero dell’autorità femminile? Uno dei temi oggi più gettonati è quello della famiglia e del suo presunto carattere “naturale”. Quando non si sa cos’altro dire ci si rifugia di slancio nell’evocazione di tale aspetto, come di cosa ovvia e tale da chiudere ogni discorso sull’argomento. Ma ciò è solo frutto di ignoranza. Che un essere umano nasca dal rapporto di un uomo con una donna, non significa affatto che l’ambiente nel quale egli viene accolto debba essere necessariamente la famiglia tipo come noi la conosciamo, cioè la famiglia patriarcale, con tutte le rigidità che le sono proprie. L’impronta data dal maschio alla storia è stata così forte e totalizzante da indurre la maggior parte delle persone ad attribuirgli un carattere primigenio e naturale. Ma non è così, solo se ci accingiamo a sbirciare su orizzonti più vasti e liberi, dove la comunità matriarcale, quale emerge dalla ricerca preistorica, appare molto più libera e aperta, e infinitamente più “naturale”. Dopo la famiglia, è la religione a venir messa in discussione da un tale approccio; cioè le istituzioni religiose, il cui carattere chiaramente patriarcale e maschilista è stato evidenziato proprio da Bachofen, che ha dichiarato che l’invenzione del sacro è stato il più potente strumento di sottomissione della donna! La storia dell’umanità è infinita., e certo dovremmo maggiormente indagare su di essa, anzitutto ricercandone l’eco in noi stessi; anche se ci ritroviamo completamente assorbiti, vorrei dire accecati e assordati, dalla sola storia che l’uomo (maschio) ha scolpito, imposto, esaltato e diffuso sulla terra. Ps. Segnalo il bellissimo libro “Dalla spirale alla croce” pubblicato dalle due ricercatrici M. Franca Bagliani e Paola Parodi tramite il sito www.ilmiolibro.it, e che tratta della evoluzione di importanti elementi simbolici dalla preistoria a oggi. Testi di Vaccari |
Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"