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La guerra ha lacerato un popolo diviso tra opposte fazioni. Il Santuario mariano ha saputo rappacificare uomini che hanno militato su diversi fronti: un riminese scampato ad un' aggressione fascista e un fascista scampato alla fucilazione da parte dei partigiani, un internato tornato da un campo di concentramento nazista e un 'legionario' della guerra di Spagna ancora il carrista inglese tornano al Monte nel 1970 e incontrato da don Zucal, si ritrovano in questo Santuario che da sempre è stato luogo di incontro e di comunione, ricominciando daccapo dopo ogni saccheggio e distruzione. Finiti i bombardamenti gli "sfollati" rientrano nelle loro abitazioni e i monaci ricominciano l'ennesima ricostruzione aiutati da alcuni giovani. Si rimuovono i coppi ancora in buone condizioni, si recuperano i libri tra le macerie, si cerca di riparare i tetti ancora in piedi per impedire all'acqua del prossimo inverno di rovinare del tutto gli affreschi e i locali del monastero. Arrivano le offerte dai cittadini che erano stati "ospiti" nelle cantine e viene ricordata anche "l'offerta della vedova al Tempio", nel nostro caso rappresentata dalle 50 lire lasciate da un contadino a don Zucal per la ricostruzione della Chiesa. Dopo la guerra gli Abbati succedutesi alla guida del Monastero hanno portato a termine la ricostruzione del complesso monumentale del Monte che ha visto, ospite d'eccezione , il Pontefice Giovanni Paolo II che ha soggiornato in un appartamento del Monastero durante la sua visita in Romagna, nel 1986. L'evento è ricordato anche in un dipinto votivo eseguito in ricordo e ringraziamento per la visita. |
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