F. T. Marinetti
Manifesto dei Drammaturghi futuristi
Perché l'Arte drammatica
non continui ad essere ciò che è oggi: un meschino prodotto industriale
sottoposto al mercato dei divertimenti e dei piaceri cittadini, bisogna spazzar
via tutti gl'immondi pregiudizi che schiacciano gli autori, gli attori ed il
pubblico.
1. - Noi futuristi insegnaimo anzitutto agli autori il disprezzo del pubblico e
specialmente il disprezzo del pubblico delle prime rappresentazioni, del quale
possiamo sintetizzare così la psicologia: rivalità di capelli e di toilettes
femminili, - vanità del posto pagato caro, che si trasforma in orgoglio
intellettuale, - palchi e platea occupati da uomini maturi e ricchi, dal
cervello naturalmente sprezzante e dalla digestione laboriosissima, che rende
impossibile qualsiasi sforzo della mente.
2. - Noi insegniamo inoltre l'amore del successo immediato che suol coronare le
opere mediocri e banali. I lavori teatrali che afferrano direttamente, senza
intermediari, senza spiegazioni, tutti gl'individui di un pubblico, sono opere
più o meno ben costruite, ma assolutamente prive di novità e quindi di genialità
creatrice.
3. - Gli autori non devono aver altra preoccupazione che quella di un'assoluta
originalità novatrice. Tutti i lavori drammatici che partono da un luogo comune
o attingono da altre opere d'arte la concezione, la trama o una parte del loro
svolgimento sono assolutamente spregevoli.
4. - I leit-motivs dell'amore e il triangolo dell'adulterio, essendo già stati
troppo usati in letteratura, devono essere ridotti sulla scena al valore
secondario di episodi o di accessori, cioè allo stesso valore a cui l'amore è
ormai ridotto nella vita, per effetto del grande sforzo futurista.
5. - Poiché l'arte drammatica non può avere, come tutte le arti, altro scopo che
quello di strappare l'anima del pubblico alla bassa realtà quotidiana e di
esaltarla in una atmosfera abbagliante d'ebbrezza intellettuale, noi diprezziamo
tutti quei lavori che vogliono soltanto commuovere e far piangere, mediante lo
spettacolo inevitabilmente pietoso d'una madre a cui è morto il figlio, o quello
di una ragazza che non può sposare il suo innamorato, o altre simili
scipitaggini...
6. - Noi disprezziamo in arte, e più particolarmente nel teatro, tutte le specie
di ricostruzioni storiche, sia che esse traggano interesse dalla figura di un
eroe o di una eroina illustre (Nerone, Giulio Cesare, Napoleone o Francesca da
Rimini), sia che si basino sulla stupida suggestione esercitata dai costumi e
dagli scenari del passato. Il dramma moderno deve riflettere qualche parte del
gran sogno futurista che sorge dallanostra vita odierna, esasperata dalle
velocità terrestri, marine e aeree, e dominata dal vapore e dall'elettricità.
Bisogna introdurre nel teatro la sensazione del dominio della Macchina, i grandi
brividi che agitano le folle, le nuove correnti d'idee e le grandi scoperte
della scienza, che hanno completamente trasformato la nostra sensibilità e la
nostra mentalità d'uomini del ventesimo secolo.
7. - L'arte drammatica non deve fare della fotografia psicologica, ma tendere
invece ad una sintesi della vita nelle sue linee più tipiche e più
significative.
8. - Non può esistere arte drammatica senza poesia, cioè senza ebbrezza e senza
sintesi. Le forme prosodiche regolari devono essere escluse. Lo scrittore
futurista si servirà dunque, pel teatro, del verso libero: mobile orchestrazione
di immagini e di suoni, che passando dalla prosa più semplice, quando si tratti
per esempio dell'ingresso di un domestico o della chiusura di una porta, possa
elevarsi gradualmente, al ritmo delle passioni, in strofe cadenzate o caòtiche a
volta a volta, quando si tratti per esempio di annunciare la vittoria d'un
popolo o la morte gloriosa di un aviatore.
9. - Bisogna distruggere l'ossessione della ricchezza, fra i letterati, poiché
l'avidità del guadagno ha spinto al teatro scrittori esclusivamente dotati delle
qualità del romanziere o del giornalista.
10. - Noi vogliamo sottoporre completamente gli attori all'autorità degli
scrittori, e strapparli alla dominazione del pubblico che li spinge fatalmente a
ricercare l'effetto facile, allontanandoli da qualsiasi ricerca
d'interpretazione profonda. Per questo, bisogna abolire l'abitudine grottesca
degli applausi e dei fischi, che può servire di barometro all'eloquenza
parlamentare, non certo al valore di un'opera d'arte.
11. - Noi insegniamo infine agli autori e agli attori la voluttà di essere
fischiati.
Tutto ciò che viene fischiato non è necessariamente bello o nuovo. Ma tutto ciò
che viene immediatamente applaudito, certo non è superiore alla media delle
intelligenze ed è quindi cosa mediocre, banale, rivomitata o troppo ben
digerita.
Nell'affermarvi queste convinzioni futuriste, ho la gioia di sapere che il mio genio, molte volte fischiato dai pubblici di Francia e d'Italia, non sarà mai sepolto sotto applausi troppo pesanti, come un Rostand qualunque!...