F.T. MARINETTI
Glorifichiamo la guerra,
sola igiene del mondo
(1° Manifesto del Futurismo - "Figaro" di Parigi - 2 febbraio 1909)
Viva Asinari di Bernezzo!
(Prima Serata futurista - Teatro Lirico, Milano, febbraio 1910)
Studenti Italiani!
Poiché un passato illustre schiacciava l'Italia e un avvenire infinitamente più
glorioso ribolliva nel suo seno, appunto in Italia, sotto il nostro cielo troppo
voluttuoso, l'energia futurista doveva nascere, sei anni fa, organizzarsi,
canalizzarsi, trovare in noi i suoi motori, i suoi apparecchi di illuminazione e
di propagazione. L'Italia, più di qualunque altro paese, aveva un bisogno
urgente di Futurismo, poiché moriva di passatismo. L'ammalato inventò il proprio
rimedio. Noi siamo i suoi medici occasionali. Il rimedio vale per gli ammalati
di ogni paese.
Il nostro programma immediato e di combattimento accanito contro il passatismo
italiano sotto tutte le sue forme ripugnanti: archeologia, accademismo,
senilismo, quietismo, vigliaccheria, pacifismo, pessimismo, nostalgia,
sentimentalismo, ossessione erotica, industria del forestiero, ecc. Il nostro
nazionalismo ultra-violento, anticlericale, antisocialista e antitradizionale si
fonda sul vigore inesauribile del sangue italiano e lotta contro il culto degli
avi che, ben lungi dal cementare la razza, l'anemizza e l'imputridisce. Ma
supereremo questo programma immediato già realizzato (in parte) in sei anni di
battaglie incessanti.
Il Futurismo, nel suo programma totale, è un'atmosfera d'avanguardia; è la
parola d'ordine di tutti gli innovatori o franchi-tiratori intellettuali del
mondo; è l'amore del nuovo; l'arte appassionata della velocità; la denigrazione
sistematica dell'antico, del vecchio, del lento, dell'erudito e del
professorale; è un nuovo modo di vedere il mondo; una nuova ragione di amare la
vita; un'entusiastica glorificazione delle scoperte scientifiche e del
meccanismo moderno; una bandiera di gioventù, di forza, di originalità ad ogni
costo; un colletto d'acciaio contro l'abitudine dei torcicolli nostalgici; una
mitragliatrice inesauribile puntata contro l'esercito dei morti, dei podagrosi e
degli opportunisti, che vogliamo esautorare e sottomettere ai giovani audaci e
creatori; è una cartuccia di dinamite per tutte le rovine venerate.
La parola Futurismo contiene la più vasta formula di rinnovamento; quella che,
essendo a un tempo igienica ed eccitante, semplifica i dubbi, distrugge gli
scetticismi e raduna gli sforzi in una formidabile esaltazione. Tutti i novatori
s'incontreranno sotto la bandiera del Futurismo, perché il Futurismo proclama la
necessità di andar sempre avanti, e perché propone la distruzione di tutti i
ponti offerti alla vigliaccheria. Il Futurismo è l'ottimismo artificiale opposto
a tutti i pessimismi cronici, è il dinamismo continuo, il divenire perpetuo e la
volontà instancabile. Il Futurismo, non è dunque sottoposto alle leggi della
moda né al logorìo del tempo, non è una chiesuola né una scuola, ma piuttosto un
grande movimento solidale di eroismi intellettuali, nel quale l'orgoglio
individuale è nulla, mentre la volontà di rinnovare è tutto.
Molti scrittori semi-futuristi o mal convertiti al Futurismo crearono nel
pubblico italiano una assurda confusione tra Futurismo e una specie di
rivoluzionarismo dilettantesco, fatto di pessimismo, di anarchia intellettuale,
di individualismo isolatore, di antisolidarietà artistica e di becerismo.
Cosicché molti credono che per esser futuristi basti rivoltarsi contro tutto e
contro tutti, prendere a rovescio tutti i principii accettati, contraddirsi
sistematicamente ogni giorno, distruggere per distruggere, insomma, e vomitare
parolacce.
Siamo intraprenditori di demolizioni, ma per ricostruire. Sgombriamo le macerie
per poter andare più avanti. Consideriamo futurista la sincerità assoluta di
pensiero e di espressione. (Es. Mafarka il futurista e Roi Bombance.)
Consideriamo invece passatista il volgare, facilissimo e antichissimo
turpiloquio, che alcuni per equivoco chiamano futurista.
Futurismo è: rafforzamento e difesa del genio italiano(creazione,
improvvisazione), contro l'ossessione culturale (musei, biblioteche);
solidarietà di novatori italiani contro la camorra degli accademici, degli
opportunisti, dei plagiarii; dei commentatori, dei professori e degli
albergatori; preparazione di un'atmosfera favorevole ai novatori; temerità per
un infinito progresso italiano; disinteresse eroico per dare all'Italia e al
mondo più forza, più coraggio, più luce, più libertà, più novità, più
elasticità; ordine di marcia e di battaglia + batterie alle spalle per non
indietreggiare mai.
Il Futurismo vuole
introdurre brutalmente la vita nell'arte; combatte il vecchio ideale degli
esteti, statico, decorativo, effeminato, prezioso, schizzinoso, che odiava
l'azione. Negli ultimi 30 anni, l'Europa fu ammorbata da uno schifoso
intellettualismo socialistoide, antipatriottico, internazionalista, il quale
separa il corpo dallo spirito, vagheggia una stupida ipertrofia cerebrale,
insegna il perdono delle offese, annunzia la pace universale e la scomparsa
della guerra, i cui orrori sarebbero sostituiti da battaglie d'idee. Contro
questo intellettualismo d'origine germanica il Futurismo si scagliò esaltando
l'istinto, la forza, il coraggio, lo sport e la guerra.
Gli artisti, finalmente vivi, non più sulle cime sprezzanti dell'estetismo,
volevano collaborare, come operai e soldati, al progresso mondiale. Progresso
continuo; esautorazione dei morti, dei vecchi, dei lenti, degli indecisi, dei
vili, dei melliflui, dei delicati, degli effeminati, dei nostalgici. Eroismo
quotidiano. Tutti i pericoli e tutte le lotte. Le mani sporche per aver scavata
la trincea, pronte alla penna, al remo, al timone, al volante, allo schiaffo, al
pugno, al fucile.
Alcuni spiriti veloci ma antipratici ci rimproverano di non spingere il
Futurismo alle sue ultime conclusioni, che sarebbero, secondo loro: isolarsi,
non scrivere più, non dipingere più, dato il pubblico inintelligente, ecc.
Noi rispondiamo: 1. Il Futurismo non è e non sarà mai profetismo. Le vostre
ultime conclusioni non sono prevedibili da chicchesia. Potete anche aver
ragione. Neghiamo ad ogni modo la Logica che vi guida nelle vostre profezie.
Crediamo con Bergson che la vie déborde l'intelligence, cioè straripa, avviluppa
e soffoca la piccolissima intelligenza. Non si può intuire il prossimo futuro,
se non collaborandovi col vivere tutta la vita. Da ciò il nostro violento e
assillante amore per l'azione. Siamo i futuristi di domani e non di posdomani.
Intravvediamo dove andremo a finire, ma cacciamo sistematicamente dal nostro
spirito queste visioni, quasi sempre anti-igieniche, poiché quasi sempre nate da
uno stato di scoraggiamento. Diffidiamo di loro, poiché esse conducono
all'anarchia intellettuale, all'egoismo assoluto, e cioè alla negazione dello
sforzo, dell'energia modificatrice. Non saremo mai dei profeti pessimisti,
annunziatori del gran Nulla. Il nostro Futurismo pratico e fattivo prepara un
Domani dominato da noi.
2. Noi osteggiamo ferocemente i critici, inutili o pericolosi sfruttatori, non
il pubblico che vogliamo elevare ad una più alta comprensione della vita. Il
pubblico ci ha spesso fraintesi. Ciò era naturale, data la superficialità
balorda delle poche idiozie professorali che gli servono di cervello. Il
pubblico però ci comprenderà; è questione di energia: questa la possediamo.
Le folle che ci hanno fischiati, hanno involontariamente ammirato in noi degli
artisti disinteressati che eroicamente lottano per rinvigorire, ringiovanire e
accelerare il genio italiano. Il gran blocco d'idee nuove formato da noi rotola
qua e là nel fango e sulle pietre, spinto e sporcato dalle mani di allegri
monelli. Questi, beffeggiando gli strani colori esterni di guell'enorme
giocattolo inatteso, subiscono il suo contenuto incandescente e magnetico. Non è
retorica: la parola Futurismo ha fatto da sola, prodigiosamente, molto bene
all'Italia e al mondo. Dovunque in ogni questione, nei parlamenti, nei consigli
comunali e nelle piazze, gli uomini si dividono in passatisti e futuristi.
(Oggi, in Italia, passatisti è sinonimo di neutralisti, pacifisti ed eunuchi,
mentre futuristi è sinonimo di antineutralisti violenti.)
Fra i nuovi futuristi, che aumentano, alcuni sono mal convertiti e poco audaci.
Altri, audacissimi, scavalcano le belle possibilità di domani per esplorare le
affascinanti impossibilità di posdomani. Noi gridiamo a tutti: Avanti!Avanti!
Azione! Guai a chi si ferma o indietreggia, per negare, discutere o sognare!
Combattiamo ogni ideale futuro che possa troncare il nostro sforzo d'oggi e di
domani! In Italia, anzitutto, poiché abbiamo coscienza delle nostre forze
misurate sui confini geografici della nostra Patria. Il Futurismo conquista il
mondo attraverso un'Italia sempre più futurista.
Studenti Italiani!
Il Futurismo dinamico e aggressivo si realizza oggi pienamente nella grande
guerra mondiale che - solo - previde e glorificò prima che scoppiasse. La guerra
attuale è il più bel poema futurista apparso finora: il Futurismo segnò appunto
l'irrompere della guerra nell'arte, col creare quel fenomeno che è la Serata
futurista (efficacissima propaganda di coraggio). Il Futurismo fu la
militarizzazione degli artisti novatori. Oggi, noi assistiamo ad un'immensa
esposizione futurista di quadri dinamici e aggressivi, nella quale vogliamo
presto entrare ed esporci.
Il Dinamismo plastico di Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini, la Musica
pluritonale senza quadratura di Balilla Pratella, l'Arte dei Rumori di Russolo,
le Parole in libertà di Marinetti, Buzzi, Folgore, Cangiullo, Govoni, Auro
d'Alba, M. Betuda, Dinamo Correnti, G. Jannelli, il Teatro Sintetico di
Marinetti, Bruno Corra e Settimelli, l'Architettura futurista di Sant'Elia sono
le espressioni artistiche naturali di quest'ora futurista. I bombardamenti, i
treni blindati,le trincee,i duelli d'artiglieria, le cariche, i reticolati
elettrizzati, non hanno nulla a che fare colla poesia passatista
classicheggiante, tradizionale, archeologica, georgica, nostalgica, erotica
(Baudelaire, Mallarmé, Verlaine, Carducci, Pascoli, D'Annunzio). Questa poesia
pacifista è sotterrata. - Oggi trionfano le Parole in libertà, valutazione
lirica delle Forze, senza prosodia, senza sintassi, senza punteggiatura, senza
dettagli analitici, decorativi e gentili; lirismo che afferra il 1ettore colle
sue tavole sinottiche di valori lirici, i suoi schizzi topografici da aviatore,
le sue battaglie di caratteri tipografici e il cannoneggiamento delle sue
onomatopee. I poeti passatisti vorrebbero denigrare le parole in libertà
chiamandole lirismo telegrafico. Noi futuristi cantiamo la loro morte
telegraficamente, e questo ci evita di sentire a lungo il loro fetore.
Essi sospirano flebilmente sugli orrori della guerra, o commemorano pomposamente
gli eroi morti; guardano la guerra tremando, come i buoi e le pecore
sonnecchianti di notte nei chiusi guardano il lontanissimo respiro elettrico
delle città. La guerra è per loro un contrasto elegante, un nuovo motivo
poetico, un pretesto per rievocare Greci e Romani in mostruosi cortei di
terzine, fra le rovine del loro cervello. Questi portavoce del pacifismo,
combattendo la Germania e l'Austria, sperano di uccidere la Guerra come un
avanzo di barbarie. La Guerra non può morire poiché è una legge della vita. Vita
= aggressione. Pace universale = decrepitezza e agonia delle razze. Guerra =
collaudo sanguinoso e necessario della forza di un popolo.
Ciò che bisogna uccidere e che deve morire è il passatismo teutonico, fatto di
pecoraggine inintelligente, di balordaggine pedantesca e professorale,
d'ossessione culturale e plagiaria, di orgoglio contadinesco, di spionaggio
sistematico e d'imbecillità poliziesca.
Noi paroliberi, pittori, musicisti, rumoristi e architetti futuristi abbiamo
sempre considerata la Guerra come unica ispirazione dell'arte, unica morale
purificatrice, unico lievito della pasta umana. Soltanto la Guerra sa
svecchiare, accelerare, aguzzare l'intelligenza umana, alleggerire ed aerare i
nervi, liberarci dai pesi quotidiani, dare mille sapori alla vita e dell'ingegno
agli imbecilli. La Guerra è l'unico timone di profondità della nuova vita
aeroplanica che prepariamo.
La Guerra, Futurismo intensificato, non ucciderà mai la Guerra, come sperano i
passatisti, ma ucciderà il passatismo. La Guerra è la sintesi culminante e
perfetta del progresso (velocità aggressiva + semplificazione violenta degli
sforzi verso il benessere). La Guerra è una imposizione fulminea di coraggio, di
energia e d'intelligenza a tutti. Scuola obbligatoria d'ambizione e d'eroismo;
pienezza di vita e massima libertà nella dedizione alla patria.
Per una nazione povera e prolifica la guerra è un affare; acquistare colla
sovrabbondanza del proprio sangue la terra che manca. Invece la parte
privilegiata e dominatrice di una nazione ricca comprende, nel raggiungere la
grande ricchezza, che questa non è lo Scopo. Miserevole agitazione delle notti
parigine e londinesi prima della guerra. Gesticolazione eroicomica di giovani
lords arrampicati per bravata sul tetto di una velocissima limousine piena di
donne ricchissime che col più bel sorriso e sotto i più bei gioielli digerivano
la più raffinata delle cene! Al di là dello sperpero affannoso (donne,
toilettes, champagne, giuoco, cavalli) essi invocavano senza saperlo la grande
atmosfera esplosiva ed esaltante del pericolo continuo e dell'eroismo
collettivo, che sola può riempire e nutrire i nervi dell'uomo.
Dopo aver giuocato distrattamente, a piccole puntate, coll'arte, coll'amore o
colla politica, essi sentono oggi la necessità di rischiare tutto in un colpo
solo, nel gran giuoco definitivo della guerra, per aumentare la forza della
Patria. Patria = espansione + moltiplicazione dell'io. Patriottismo italiano =
contenere e sentire in sé tutta l'Italia e tutti gl'italiani di domani.
La Guerra esautorerà tutti i suoi nemici: diplomatici, professori, filosofi,
archeologi, critici, ossessione culturale, greco, latino, storia, senilismo,
musei, biblioteche, industria dei forestieri. La Guerra svilupperà la
ginnastica, lo sport, le scuole pratiche d'agricoltura, di commercio e
industriali. La Guerra ringiovanirà l'Italia, l'arricchirà d'uomini d'azione, la
costringerà a vivere non più del passato, delle rovine e del dolce clima, ma
delle proprie forze nazionali.
Studenti Italiani!
Oggi più che mai la parola Italia deve dominare sulla parola Libertà. Tutte le
libertà, eccettuata quella di essere vigliacchi, pacifisti, neutralisti. Tutti i
progressi nel cerchio della nazione. Cancelliamo la gloria romana con una gloria
italiana più grande. Combattiamo dunque la cultura germanica, non già per
difendere la cultura latina, ma combattiamo tutte e due queste culture
ugualmente nocive, per difendere il genio creatore italiano d'oggi. A Mommsen e
a Benedetto Croce, opponiamo lo scugnizzo italiano. Faremo i conti più tardi coi
pacifisti antimilitaristi e internazionalisti, più o meno convertiti alla
guerra. Abbasso le discussioni! Tutti d'accordo e in massa contro l'Austria! La
nostra grande guerra igienica non è nelle mani di Salandra, ma nelle vostre!
Vogliatela e la faremo! Cominciate collo scopare fuori dalle università i vecchi
bidelli tedescofili (de lollis, barzellotti, benedetto croce, ecc.), che abbiamo
fischiati insieme!