PAUL KLEE: UNA RICOGNIZIONE


4. TEMI: LA MUSICA

P. Klee, The Messenger of Autumn - 1922

Si tratta di una delle chiavi principali di lettura della sua arte, non solo perché Klee fu un buon violinista e figlio di un musicista, a lungo incerto tra musica e pittura, e non solo perché moltissime opere hanno come tema la musica, le maschere o il teatro. Ma per ragioni intrinseche alla sua poetica.

Klee fu molto circospetto nel pensare ad un'analogia tra le varie arti, come andava allora di moda nei circoli intellettuali, e non teorizzò in alcun modo la possibilità della sinestesia, come fecero i futuristi o i dadaisti, ossia l'associazione di stimoli sensoriali diversi contenuti in una stessa opera, servendosi di mezzi tecnici ibridi.

Ora, seguendo in gran parte l'interessante analisi compiuta da Daniela Gamba, c'è un primo livello di lettura dell'opera di Klee che rappresenta l'omaggio continuo che egli fa alla sua passione musicale. Qui il titolo e il tema delle opere sono espliciti, come ne Il tessuto vocale della cantante Rosa Silber del 1922, oppure Bianco polifonicamente incorniciato (1930).

Un secondo livello riguarda l'uso dei segni musicali, dei suoi grafemi, inseriti nel quadro o allusi nel loro formarsi, quasi a rinforzare quell'universo autonomo dei segni che nasce dalle proposte linguistiche che Saussurre veniva facendo.

Un terzo livello risale alle teorie di Goethe e interpreta la forma come l'interruzione di qualcosa che stava crescendo, che era in corso di espansione, una specie di fotogramma di una pellicola (che tuttavia non significa congelare il movimento, anche per mezzo dell'inserzione di frecce, che rappresentano dei simboli complessi).

Qui le immagini ritmiche servono a sottolineare questo fatto, richiamandone la componente temporale.

Un quarto livello – a mio avviso il più significativo - riguarda la cosiddetta polifonia pittorica evidente in Klee, come esplicita e unica possibilità di rappresentazione del mondo. Lo vedremo meglio tra poco.

Come i rapporti numerici, fin da Pitagora, coincidono con gli intervalli musicali, così in Klee il rapporto tra le diverse parti del dipinto, anche il più fantastico, si basano sull'astratto rigore dei numeri. E i numeri, come si sa, sono il più potente strumento disponibile per descrivere l'universo.

In Klee bisogna fare attenzione alla matematica non meno che alla poesia. Will Grohmann, amico dell'artista e uno dei suoi massimi critici, racconta: "Tra le carte di Klee ho trovato lo schema per uno di questi quadri.

Numeri sono scritti nei vari quadrati a formare diverse serie aritmetiche, forse per dare all'artista una più chiara e complessiva dinamica dei rapporti formali. Se si sommano questi numeri lungo le orizzontali e le verticali i risultati coincidono come nel noto quadrato magico."

In Klee torna continuamente la questione della musica, oltre tutto ne fanno fede i suoi stretti rapporti con Schönberg, alle cui polifonie sembrano riferirsi alcuni titoli della serie delle Armonie.

La polifonia di Klee allude alla simultaneità delle sensazioni (quelle stesse che in altro contesto e con diversi mezzi cercarono di rappresentare i futuristi). Si tratta quindi di una sinestesia impropria perché non cambia mezzo di espressione: essa è tutta e solo contenuta nell'opera pittorica. Ma, si badi bene, Klee considerava la polifonia pittorica superiore a quella musicale, al contrario di quanto sostenevano le correnti artistiche principali del tempo. [Gamba, 1999] E qui essa, a somiglianza di quanto avviene nella musica, che è rappresentazione contemporanea di suono e di silenzio in una durata temporale, indica quella quarta dimensione – il tempo - che Klee cercava di rappresentare, come vedremo tra poco.

Ma, infine, anche per la musica, come per la pittura, in fondo si tratta di un mondo parallelo e autonomo che ha misteriosamente a che fare con la realtà e con i nostri sensi. Come se la pittura di Klee riuscisse a stabilire con il nostro sentire un rapporto omologo a quello che la musica stabilisce con la nostra percezione acustica, attraverso consonanze immediate che seguono itinerari propri, esplicitamente dedicati, nella nostra organizzazione neuronale. Come se la visione di un quadro di Klee tentasse di chiamare obliquamente in causa, attraverso le allusioni cromatiche e le suggestioni grafiche, e senza che ne rendiamo conto, aree del nostro cervello deputate all'interpretazione dei suoni.


Per la parte testuale a cura di Pier Luigi Albini

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 27/08/2015