Pellizza da Volpedo
Volpedo e i luoghi pellizziani
Volpedo
Volpedo è un piccolo borgo agricolo piemontese, rinomato per la frutticoltura (particolarmente apprezzate sono le fragole e le pesche) e la viticoltura. Esso si trova nel Sud-Est del Piemonte, in provincia di Alessandria; è situato tra le colline allo sbocco della val Curone verso la pianura, in prossimità dei principali snodi autostradali (incrocio della A7 con la A21) e ferroviari (linee Milano-Genova e Torino-Bologna), a 10 km da Tortona e a 30 km da Alessandria. Gli abitanti sono circa 1200, e la sua storia è piuttosto antica, potendo probabilmente vantare origini pre-romane.
Giuseppe Pellizza, figlio di un benestante piccolo proprietario terriero, visse e operò nel paese natale tra il 1868 e il 1907, rivendicando sempre la scelta di vivere in un luogo appartato, lontano dai clamori, ma non fu mai estraneo al dibattito artistico e culturale della sua epoca, come documenta innanzi tutto l'insieme del suo cospicuo epistolario, conservato presso lo Studio-Museo.
Volpedo visto da Pellizza è un centro che sta conoscendo l'ultima fase della sua trasformazione, avvenuta durante il secolo scorso, da borgo fortificato all'attuale aspetto: cadute le mura che circondavano le case arroccate attorno all'antico castrum medioevale, il paese si era aperto a una discreta espansione edilizia, colmando ad esempio la distanza tra le case di abitazione e la secolare pieve romanica, un tempo posta in piena campagna, in direzione nord-ovest, non lontano dalla casa di abitazione e dallo studio del pittore.
Numerose tracce del tessuto urbano e dei dintorni del paese natale sono presenti sulle tele Pellizza e nei disegni o nei semplici schizzi che egli disseminava tra le sue carte, sui libri, sui documenti di uso quotidiano: percorreremo ora un itinerario attraverso i luoghi più interessanti dal punto di vista storico e artistico che compaiono nelle sue opere, soffermandoci soprattutto su quelle maggiori.
I dintorni dello studio
Di fianco alla sua casa natale, a sua volta adiacente allo studio, si apre lo slargo che era un tempo denominato di Porta Sottana e il tratto di strada, che ha sullo sfondo il muro del cimitero, ripreso ne La strada per Casalnoceto, scorcio poi presente ne La processione (1896).
Nel cortile stesso della casa, sulla sinistra in alto, si scorge lo scenario in cui è ambientato Sul fienile (1893).
La piazza principale e la chiesa parrocchiale
L'ottocentesco palazzo municipale custodisce, oltre alla lapide, situata nell'atrio interno, che ricorda la donazione da parte del condottiero Perino Cameri da Tortona del borgo di Volpedo, ricevuto in feudo dai Visconti, alla Fabbrica del Duomo nella prima metà del sec. XV, un busto raffigurante Pellizza. Esso si trova nell'androne esterno e fu fatto realizzare nel 1947 da immigrati volpedesi in Argentina, che riuscirono così ad onorare un impegno preso dall'amministrazione socialista prima del fascismo.
Il palazzo è situato nella piazza principale del paese (piazza della Libertà), che è nel suo sedime ancora sostanzialmente quella raffigurata in Piazza di Volpedo (1888), specie nelle mattinate di domenica, quando ancora i banchetti degli ambulanti la popolano salendo verso la chiesa, come in Volpedo la domenica mattina (1891), il disegno scelto come simbolo dall'Associazione "Pellizza da Volpedo".
Piazza di Volpedo (1888)
Sovrasta la piazza la chiesa parrocchiale di san Pietro apostolo, sorta nella prima metà del secolo scorso sul luogo in cui si trovava la casa di Giovannino Costa, un giovane barbaramente ucciso per rapina nel XV secolo e presto elevato dalla devozione popolare a patrono del paese. All'interno della chiesa (seconda cappella a sinistra per chi entra), si trova un San Luigino, commissionato al Pellizza dal parroco di Volpedo nel 1894, e di cui frammenti di una prima versione si trovano allo studio.
Piazza Quarto stato e le mura del castrum
La stretta via della Chiesa, incastonata nel cuore dell'antico castrum il cui tessuto urbano conserva ancora la fisionomia medievale, ci conduce sulla piazzetta in cui furono realizzate le più grandi opere di carattere sociale dell'artista, utilizzando a modelli dal vero i contadini volpedesi, ripresi mentre andavano con dignità e determinazione a far valere le proprie ragioni verso il palazzo dei Malaspina. Questo un tempo era un semplice luogo fortificato dove risiedeva Perino Cameri, poi fu ampliato dai Guidobono Cavalchini nel XVIII secolo e quindi ulteriormente modificato dai Malaspina, signori del luogo a partire dal 1849 e proprietari della maggior parte delle terre. Le tele in questione sono Ambasciatori della fame (1892), Fiumana (1896), Il cammino dei lavoratori (1898) e infine Il quarto stato (1898-1901).
Il Comune di Volpedo ha intrapreso un'opera di restauro architettonico per riportare la piazzetta, oggi denominata Quarto stato, alle condizioni originarie: è stato ripristinato l'acciottolato ed un lampione indica la posizione in cui Pellizza piazzava il cavalletto, mentre quella che era la posizione dei modelli è evidenziata sul terreno da lastre di granito.
Nella vicina via Cavour, raggiungibile da Piazza Quarto stato tramite uno scalone situato in via del Torraglio, si può vedere una porzione degli antichi bastioni, che sono di foggia cinquecentesca e sono stati salvati nel 1904 alla sistematica distruzione grazie all'intervento dell'artista, come testimoniano le lettere in proposito allora inviate alle competenti autorità torinesi e anche le fotografie fatte realizzare appositamente da Pellizza stesso.
La Società operaia e la Pieve romanica
Sempre in via Cavour si trova la sede della Società operaia di mutuo soccorso, di cui Pellizza, quale vice-presidente del sodalizio, caldeggiò la costruzione, tenendone anche il discorso augurale nel 1895. Nell'anno successivo volle posare per una fotografia di fronte all'ingresso dell'edificio sostenendo, insieme ad un modello contadino, la grande tela appena ultimata di Fiumana.
Quasi di fronte, sulla destra, si trova la millenaria pieve, uno dei tre gioielli del romanico nella val Curone, insieme a quelle di Viguzzolo (più a valle, verso Tortona) e di Fabbrica Curone (in alta valle). La chiesa campestre, citata in un documento del 965, fu sostanzialmente ricostruita nel corso del XV secolo. All'interno si trovano affreschi, alcuni anche pregevoli, attribuiti alla scuola dei tortonesi fratelli Basilio (XV - inizio XVI sec.), scuola attiva anche presso il Duomo di Milano. Si veda a tal proposito Pilastro della Pieve di Volpedo (1891-92), dove Pellizza ha riprodotto l'affresco che si trova sul primo pilastro entrando a destra; il fonte battesimale, presente nella tavola del Pellizza, è ora stato spostato contro la parete d'ingresso.
[da P. PERNIGOTTI, I luoghi pellizziani, in A. SCOTTI - P. PERNIGOTTI, Lo Studio-Museo di Giuseppe Pellizza da Volpedo e i Luoghi Pellizziani. Guida alla visita, Torino, Regione Piemonte, 1996]
www.vallicuronegrueossona.com/volpedoe.htm