PIERO DELLA FRANCESCA
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PREMESSA TECNICA DELL'OPERA
La "Flagellazione di Cristo" è una tempera su tavola di 59 x 81,5 cm, realizzata tra il 1444 e il 1469 dal pittore Piero della Francesca. Si trova presso la Galleria Nazionale delle Marche (ex Palazzo del duca Federico da Montefeltro), a Urbino. Quanto alla data oggi si tende a collocarla, prevalentemente, a ridosso della caduta di Costantinopoli (1459-60). Anche perché la struttura corinzia, la trabeazione, i rivestimenti marmorei dell'edificio, risentono fortemente dell'influenza albertiana e ciò non è riscontrabile nell’opera di alcun altro architetto rinascimentale prima del 1451.
L'opera è danneggiata da tre lunghe fenditure orizzontali e da alcune cadute di colore. A sinistra, alla base del trono, sul secondo gradino sotto il faldistorio su cui siede un personaggio con abiti alla “grecanica”, si legge, in caratteri epigrafici latini: OPUS PETRI DE BURGO S[AN]C[T]I SEPULCR[I]. Sansepolcro (provincia di Arezzo) era il suo borgo natale. In pratica è la sua firma (Petri sta per Piero). A lungo ignorato il dipinto venne riscoperto, all’inizio dall’Ottocento, nella sacrestia del duomo di Urbino, da un tedesco, Johann David Passavant. Grazie alla lettura appassionata che ne fece, nel 1911, il critico Adolfo Venturi, da allora l'opera continua a essere la protagonista di una delle più lunghe e accanite dispute tra studiosi. A destra, sotto i tre personaggi in primo piano, almeno fino al 1839, secondo il Passavant si leggeva la scritta Convenerunt in unum (molto probabilmente il titolo originale della tavola), tratto dal Salmo II, che fa parte del servizio del Venerdi santo, riferito alla Passione di Cristo: Adstiterunt reges terrae et principes convenerunt in unum adversus Dominum et adversus Christum eius. Si può pensare alla tavola come fosse divisa in due aree rettangolari: da
sinistra alla colonna a metà piano, l'area in cui è rappresentata la
flagellazione e dalla colonna all'estremità destra, l'area occupata dai tre
personaggi in primo piano: le due aree stanno fra loro in un rapporto aureo,
pari al numero aureo 1,618. La sezione aurea (nota anche come rapporto aureo, numero aureo, costante di
Fidia e proporzione divina), indicata abitualmente con la lettera greca
La luce proviene da due punti differenti, da sinistra e da destra, e illumina anche il riquadro del soffitto sotto cui è collocato il Cristo.
Giovanni Bacci, il committente dell’opera maggiore di Piero, Le storie della Croce di Arezzo, ricevette la carica di podestà di Cesena dal principe della città Malatesta Novello, nel 1461. E' molto probabile che proprio Giovanni Bacci sia stato il tramite, come a Rimini nel 1451, tra Piero e il principe cesenate che lo impiegò, forse, in una cappella della chiesa di S. Francesco o, più verosimilmente, nella chiesa che il Novello aveva voluto erigere, in suo onore, all’interno del convento di S. Caterina. Straordinaria è la somiglianza tra il giovane biondo della Flagellazione e uno dei profeti del ciclo di Arezzo. Le stesse architetture sembrano richiamare quelle del Palazzo di Salomone nel medesimo Ciclo.
Il portico è molto simile a quello dell’Alberti a San Pancrazio. Lo sfondo ricorderebbe elementi architettonici ferraresi ancora esistenti. Gli studiosi che hanno esaminato con attenzione le proporzioni matematiche del quadro ritengono che il muro di marmo istoriato di disegni geometrici e incorniciato da fiori stilizzati che sta dietro al giovane biondo sia di inusuale grandezza: se misurato nei termini delle proporzioni relative del contesto architettonico, dovrebbe essere alto più di dodici metri. Il muro quindi è fuori prospettiva, non soggiace ad alcuna legge razionale e l’effetto visivo che produce serve a differenziare dalle due figure del mediatore greco e del signore occidentale il giovane biondo, la cui statura non appartiene ai parametri umani. Sia il Cristo che il giovane biondo sono enfatizzati da caratteristiche sulle loro teste, la statua sulla colonna sopra di Cristo, un albero e il cielo aperto sopra il giovane. Che il giovane scalzo sia un morto e quindi una figura della resurrezione, non è mai stato messo in discussione (Buonconte da Montefeltro o Oddantonio da Montefeltro o Tommaso Paleologo o altri ancora a sfondo più mistico). |