ARTE ANTICA MODERNA CONTEMPORANEA


JACKSON POLLOCK

PRINCIPALI AVVENIMENTI DELLA SUA VITA

1912 Nasce a Cody, nel Wyoming da una famiglia numerosa di contadini poveri.
Passa alcuni anni a Cody, posteriormente trascorre gli anni della sua infanzia tra l’Arizona e la California, dove conobbe i disegni rituali sulla sabbia degli indiani Navaho.
1925 S’iscrive alla "Manuale Arts High School" di Los Angeles, nella quale trascorre quattro anni.
1930 Arriva a New York dove vive uno dei suoi fratelli, Charles, il quale studia all'Accademia di Belle Arti. I due s’iscrivono ai corsi di Thomas Hart Benton, nella "Art Students League" e ricevono la sua influenza e quella del pittore messicano Alfaro Siqueiros.

1933 Vede dipingere un altro pittore messicano, Diego Rivera, nella "New Yorker's School", a New York.
1935 Riceve l'influenza di Picasso e del Surrealismo.
1936 Soffre la fame e diventa alcolizzato.
1937 Ottiene lavoro grazie al "Federal Art Project". E' attratto dalla pittura astratta, a causa della psicoanalisi e delle filosofie orientali.

1938 Scopre l'importanza delle forme di espressione irrazionale e primitiva, a carattere magico e simbolico, di cui trova una ricca testimonianza nei riti e nelle immagini degli aborigeni americani; nei quadri di questo periodo è prevalente l'immagine totemica, che si carica spesso di una simbologia sessuale ("I guardiani del segreto", "La lupa").
1939 Conosce la pittrice Lee Krasner, discepola di Hans Hofmann, che l'introduce nel gruppo dei futuri espressionisti astratti.
1940 Si sposa con Lee Krasner.
1942 Espone in una collettiva nella Galleria di Peggy Guggenheim, che s’impegna di pagargli una certa somma per cinque anni, mediante contratto, in cambio di una quantità determinata di sue opere: gli incarica inoltre un murale di m. 2.5 x m. 6 per la sua residenza (oggi proprietà dell'Università dell'Iowa).
Il critico Clement Greenberg lo scopre e scrive articoli sulla sua opera. La sua fama incomincia a diffondersi e viene considerato un maestro dai giovani pittori.

1943 Nella Galleria "Art of this Century" di Peggy Guggenheim presenta la sua prima esposizione individuale.
1946 Decide di abitare a Springs, nella Long Island, dove dipinge senza interruzione durante i dieci anni che gli restano da vivere.
1950 Il Museo d’Arte Moderna invia le sue opere, insieme a quelle di Di Kooning e di Gorky, alla XXV Biennale di Venezia. Espone nella Galleria del Naviglio, a Milano.
1952-53 Espone a Parigi ed a Zurigo.
Il successo non riesce a calmare il suo spirito esaltato e dipende sempre più dall'alcool.
1956 Muore in un incidente automobilistico a Long Island, New York.

TRAIETTORIA ARTISTICA E ALCUNE DELLE SUE OPERE

1930-1946

PERIODO DI FORMAZIONE

Dopo avere realizzato disegni accademici, sullo stile Michelangiolesco, si lascia influenzare da Il Greco e Tintoretto, quindi dagli espressionisti e dai surrealisti e, dal 1935 al 1940, si accosta ai messicani Alfaro Siqueiros e Clemente Orozco. Infine, dal 1941 risente le influenze di Picasso, Mirò e Masson, incominciando ad applicare le sue idee sul gesto immediato e la pittura automatica.
I suoi primi dipinti rivelano un vivido gusto per i colori materici e cromatici.

1931 Due Nudi
1933 Autoritratto / Paesaggio con Fantini
1934 Marina
1936 Donna / La serie di quadri "Senza titolo" registrano la sua presa di coscienza delle esperienze europee.
1937 la Fiamma
1938 Testa / Testa Arancione / Nascita
1941 Uccello
1942 Maschile e Femminile / Stenographic Figure
1943 la Lupa / Guardiani del Segreto / Donna Lunare / Murale nell'Università dell'Iowa / Alla ricerca di un Simbolo / Pasifae (moglie di Minosse, figlia del Sole e madre del Minotauro) / Blue (Moby Dick)
1944 Suoni Notturni / Gotico / Totem I
1945 Cavallo / La Regina con problemi / Totem II
1946 la Chiave / Sviluppo del Feto / Rumore tra l'Erba / Occhi nel Caldo / Tazza di tè

1947-1950

PERIODO ARGENTATO O DI MATURITÀ

Acquisisce il suo proprio stile, utilizza pitture industriali, usa il "dripping" (sgocciolature e spruzzi di colore sulla tela distesa a terra).
Enfatizza l'importanza del gesto automatico, immediato, spontaneo e confidato al caso.

1947 Alchimia / Cattedrale (utilizza pittura di alluminio, vernice e Duco) / Sentieri Ondulati / Guerra
1948 Arabesco 13 / La Casa di Legno / Ombre / Pittura N. 1 / Cockatoo Bianco / Forma Circolare
1949 Fuori della Tela / N. 3: Tigre / N. 6
1950 Placche d’Argento / Uno / Sette / Numero 32 / Rugiada di Lavanda / Ritmo di Autunno / Numero 28

1951-1956

PERIODO BIANCO-NERO O DI RITORNO AL FIGURATIVISMO

In questo ultimo periodo alterna pitture figurative e non-figurative.
Ritorna a cadere sotto una certa influenza picassiana. A volte riutilizza le tecniche convenzionali.
Nel 1951 e 1952 preferisce dipingere composizioni in bianco e nero.

1951 Pittura Nera e Bianca / Eco / Numero 27
1952 Numero 8 / Pittura / Numero 12 / Numero 7 / Numero 5 Bersaglio e Nero / Numero 3 / Numero 4
1953 Ritratto e Sogno / Pasqua e Totem / Quattro Opposti / Pali Azzurri/ Il Grigio sull'Oceano / Profondità / Sforzi per Dormire / Fregio / La Chiave
1954 Luce Bianca
1955 Aroma
1958 Luce d’Alba Profetica

INQUADRAMENTO GENERALE DELL'ARTISTA

Reagisce contro ogni figurativismo accademico, regionalista, socialmente compromesso e anche contro il Neo-Plasticismo ed altre correnti dell'astrazione geometrica.

Soffre l'Influenza di Michelangelo, Tintoretto, Il Greco, van Gogh, Soutine, dell'Espressionismo, dell’Astrazione Lirica, del Muralismo Messicano, del Surrealismo, di Picasso, Miró, Masson, Tobey e Hofmann.

POETICA: la libertà assoluta contro ogni ideologia, norma o schema, induce Pollock a liberarsi da ogni relazione o dipendenza della tradizione e a trovare il suo stile in un equilibrio tra controllo e liberazione, tra progettazione e casualità.

Il risultato estetico non conta per lui, in cambio conta il processo progressivo della creazione, basato sulla violenza del gesto fisico, sull'automatismo unito alle forze della natura, sul contatto diretto con il pavimento, collocandosi fisicamente sulla tela (o striscia di tessuto), che è lo spazio fisico dove l'artista può agire liberamente (come in uno scenario o in un ring di box) e scaricarci tutto la sua carica emotiva.

Secondo lui l'artista è un uomo qualunque che sta compiendo un lavoro: elimina così il concetto di genio e di creazione estetica.

La pittura è un'attuazione-liberazione dentro uno spazio fisico, condizionata dal tempo. Un'attuazione-liberazione che è solo possibile in un contatto diretto sopra la tela: abbandona i metodi tradizionali del dipingere.

Un'opera finita - per lui - era un qualcosa di morto, perciò non considerava mai terminato un quadro.

A volte lavorava 15 o 20 opere contemporaneamente, perché spesso cambiava idea e perché la cosa importante era ‘iniziare’ e non ‘finire’.

ELEMENTI FORMALI: “La mia pittura non nasce sul cavalletto. Quasi mai prima di incominciare a dipingere colloco la tela nella cornice. Preferisco collocarla sulla parete o stenderla sul suolo, perché ho bisogno di una resistenza solida. Sul pavimento mi trovo più a mio agio, più vicino, mi sento parte del quadro; vi posso camminare attorno, lavorarlo dai quattro lati, collocarmici sopra. E' anche il sistema di certe tribù indiane dell'ovest che dipingono sulla sabbia”.

“Mi allontano sempre più dagli strumenti tradizionali del pittore, come il cavalletto, la tavolozza, i pennelli, ecc. Preferisco usare degli stuzzicadenti, la cazzuola del muratore, le spatole, i coltelli, la pittura liquida che lascio sgocciolare, mescolata alla sabbia, vetro macinato ed altri materiali...”.

“Quando mi trovo dentro il mio quadro non mi rendo conto di quello che sto facendo. E' solo dopo un certo tempo che comincio a ‘conoscerlo', quando riesco a rendermi conto di quale direzione ha preso. Non ho paura in fare dei cambiamenti, neanche di distruggere l'immagine, perché so che il quadro ha la sua vita propria ed io non faccio altro che apprenderla, tirarla fuori. Solo quando perdo il contatto con la tela il risultato risulta disastroso. Al contrario se risulta un'armonia pura, un scambio senza contrasti, allora il quadro risulta un successo....”.

E per poter captare e mostrare la vita del quadro Pollock si contorceva nel dipingerlo, correva o passeggiava dentro o attorno alla tela, soffiava la pittura, la faceva sgocciolare, colare (dripping), la schizzava. E lui continuava a camminare, pensando, lottando, soffrendo, meditando, inventando, trovando, scoprendo e vivendo intensamente.

E' evidente la sua influenza su Gorky, sui pittori della seconda generazione dell'Espressionismo Astratto e su alcuni informali europei.

NUMERO UNO

Jackson Pollock, Number 1, 1950 (Lavender Mist), 1950, National Gallery of Art, Ailsa Mellon Bruce Fund

Misure: cm. 160,3 x cm. 259
Duco e pittura di alluminio su tessuto: dipinto nel 1949
Si trova nella collezione di Arthur Cinader, New York.

DESCRIZIONE: dipinto con la utilizzazione del "dripping", appare come un tessuto arabescato, in un groviglio ingarbugliato di segni sovrapposti, giustapposti, che occupano tutta la superficie (all-over) in accordo con la misura del tessuto scelto.
Questi segni che qui rappresentano una metropoli con le sue strade e le sue luci, rappresentano la concretizzazione di sensazioni pittoriche, trasparenti, brillanti e palpitanti.
Il colore è il duco, lo smalto opaco, il dev-o-lac, la vernice di alluminio che si spreme direttamente dal tubo o si tira utilizzando una stecca o si lascia sgocciolare da una latta sforacchiata (dripping), come Max Ernst aveva già sperimentato anni prima.

GIUDIZIO CRITICO: la libertà assoluta contro ogni ideologia, norma o schema, induce Pollock ad abbandonare ogni relazione o dipendenza della tradizione.
Trova la sua strada in un equilibrio tra liberazione e controllo, casualità e progettazione.
Rifiuta il risultato estetico, convinto che la cosa importante è l'azione di creare dentro il quadro, come in uno scenario, in un ring, liberando il suo inconscio represso.
Vi è una coincidenza col concetto, di moda negli Stati Uniti di allora, che l’artista è un uomo qualunque che sta compiendo semplicemente un lavoro come un altro, audace, improvvisato, libero, animato dallo spirito selvaggio dei pionieri dell'ovest, e che non ha niente di geniale, perché il genio non esiste...
Benché tali opere rappresentino l'espressione più pura e genuina dell'Espressionismo Astratto, considerato come movimento tipicamente nordamericano d’importanza mondiale, lo stesso Pollock scrisse:

“L'idea di una pittura americana isolata, come si è considerata in questa Nazione durante gli anni ‘30, mi sembra tanto assurda come sarebbe l'idea di una fisica o di una matematica americane....”.

In effetti l'internazionalizzazione dell'arte, dopo la II Guerra Mondiale, cancellò i limiti circoscritti delle frontiere nazionali; le sue molteplici interrelazioni ed influenze impediscono oramai di parlare di un arte localista.
Come lasciò detto Herbert Reed non solo molti di questi artisti americani s’erano formati in Europa, mentre altri erano europei emigrati (come Hofmann, Gorky, Rothko, De Kooning e Jack Tworkov), ma anche e soprattutto perché contemporaneamente in Europa apparivano correnti simili e tutte, includendo l'americano Espressionismo Astratto, nonostante le sue differenze, possono essere considerate come integranti del movimento più ampio dell’Arte Informale.

ARTE INFORMALE

Nasce in Francia ma si sviluppa soprattutto negli Usa. Gli artisti sono affascinati dalla filosofia esistenzialista che rifletteva sull'idea di male e di inutilità della vita. Rifiutano l'impegno politico, la storia, il razionalismo, la fiducia nella ricostruzione post-bellica o nel progresso in generale. In particolare De Kooning, Bacon e Pollock dissentono dalla civiltà del benessere che si vorrebbe imporre nel secondo dopoguerra.
Riprendono molti elementi delle avanguardie di inizio Novecento: il segno (dall'Astrattismo), il rifiuto delle culture passate (dal Dadaismo), il sogno e l'inconscio (dal Surrealismo), la carica violentemente espressiva (dall'Espressionismo).
Rifiutano di attribuire alla tradizionale pittura un qualsiasi valore e danno vita a un'arte senza forma, ricercando un segno fatto di materia o di macchie di colore.
Le correnti dell'arte informale sono: materica (Fautrier, Tapies, Wols), segnica (Hartung, Vedova, Afro, Birolli, Capogrossi, Scanavino), spaziale (Fontana, Crippa e Baj), d'azione (Pollock, De Kooning, Kline, Rothko, Gorky: quest'ultima corrente assume posizioni d'avanguardia rispetto alle altre).

ESPRESSIONISMO ASTRATTO

Si sviluppa negli Usa tra il 1940 e il 1960. Il termine era già stato usato nel 1929 per definire l'astrattismo di Kandinsky, ma nel 1946 viene ripreso per indicare le opere di giovani artisti americani esposte da P. Guggenheim nella sua galleria Art of this Century.
Alle origini dell'Espressionismo Astratto vi è l'emigrazione negli Usa di artisti cubisti, surrealisti e astrattisti europei, in particolare fu decisiva l'esperienza del pittore tedesco H. Hofmann, che fondò due scuole, influenzando la nuova generazione artistica americana.

PITTURA GESTUALE

Nel 1952 s'impone, nell'ambito dell'Espressionismo Astratto, la definizione "Action Painting", che sta ad indicare qualcosa di nuovo:

  • la pittura non è più un semplice atto automatico, in quanto il segno e il gesto del dipingere sono intesi come mezzo espressivo, cioè diventano estensione diretta sul quadro dell'esperienza dell'artista; i segni e le macchie irregolari sono prive di un ordine o di un significato apparente (nessuna forma dev'essere riconoscibile), anche se vogliono esprimere un malessere generale nei confronti della vita;
  • le tele hanno spesso enormi dimensioni;
  • il tempo nell'esecuzione dell'opera ha il suo peso;
  • il caso nel processo creativo ha la sua importanza (ciò poi troverà riscontro nel genere musicale del Jazz);
  • ci si vuole liberare da ogni forma di costrizione (di qui le influenze della pittura Zen cinese e giapponese).

Esponenti più significativi: Pollock, De Kooning, Kline, Rothko, Gorky. La loro pittura anticipa in un certo senso la contestazione degli anni Sessanta.

Ma negli anni Settanta si rifiuta ogni tradizione pittorica del passato, cioè si rinuncia addirittura ad operare con pennello e colori e si preferisce sperimentare nuovi modi di comunicazione: videotape, macchina fotografica, computer, laser; s'interviene anche sull'ambiente urbano o naturale (land art).

TESTI

SITI

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Giancarlo V. Nacher


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 09/02/2019