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LA SOCIETA' DEI CONSUMI
- In Italia abbiamo avuto due svolte fondamentali in direzione dello sviluppo del
consumismo:
- alla fine dell800, quando si passa nella distribuzione dei beni dalla bottega
artigiana al negozio (nel 1877 nasce a Milano il primo grande magazzino, specializzato
nella vendita di abiti confezionati, che poi diventerà "La Rinascente" nel
1918, la quale poi creerà nel 1928 lUPIM, Unico Prezzo Italiano Milano, forma
popolare di magazzino rivolta ai ceti meno abbienti, mentre la Società Anonima Magazzini
Standard o STANDA nascerà nel 1931. Nel 1936 la Fiat produce in serie lauto più
piccola del mondo, Topolino, destinata a una fascia ampia di consumatori: prezzo L.
8.900);
- la seconda svolta è costituita dal boom economico degli anni 1959-1963, che
ci fa diventare uno dei 10 paesi più industrializzati del mondo. Usciamo dal primato
dellagricoltura, dove esisteva il monoreddito e ancora dominavano valori come
autoconsumo, spirito di sacrificio, etica del risparmio; ed entriamo nel primato dei
consumi di massa, dove la struttura familiare è post-patriarcale, urbana e con
pluriredditi. Aumenta il ceto medio. Ovviamente il boom economico è stato ottenuto
livellando in basso i salari (come oggi succede per molti paesi emergenti del Terzo
mondo). Il modello che imitiamo è quello americano.
- Il primo supermercato nasce a Milano nel 1957. Le novità assolute: tanti prodotti tutti
assieme in uno stesso ambiente; il cliente si serve da solo.
- La prima ondata consumistica si rivolge essenzialmente verso lacquisto di beni
durevoli (elettrodomestici).
- Il consumo diventa anche uno strumento di socializzazione del nuovo modello di vita
urbana (chi non possiede certe cose viene emarginato).
- Valori come sobrietà, parsimonia, risparmio vengono considerati un ostacolo allo
sviluppo della società. Il consumo non è più visto negativamente, come esempio di
sfrenatezza o immoralità, ma anzi come mezzo di emancipazione sociale.
- La pubblicità riduce limportanza della cartellonistica e si affida soprattutto
alla TV, che nasce nel 1954. Tuttavia solo nel 1966 si supera la soglia del 50% come
numero di televisori nel totale delle famiglie italiane.
- Carosello diventa un autentico fenomeno di costume: esso propone i nuovi modelli di
consumo.
- Cambiano i consumi alimentari in virtù dellintroduzione del frigorifero.
- Contemporaneamente si sviluppano le autostrade e la rete ferroviaria, per la
distribuzione delle merci. Mentre si costruiscono le migliori autostrade dEuropa
abbiamo scuole, ospedali e trasporti pubblici da Terzo mondo.
- Il possesso del telefono è un segno di vero progresso: nel 1962 solo una famiglia su
otto laveva.
- Con la nuova tipologia distributiva rappresentata dal supermercato tutti cercano di
possedere le stesse cose. Il consumismo sta nel possedere le ultime novità reclamizzate
alla Rai. Limportante è possedere lultima novità, è ostentare che si
possiede
- Le prime associazioni che difendono gli interessi dei consumatori contro le frodi
alimentari (estrogeni nelle carni, oli margarine burri falsificatii con
grassi animali, vino falsificato
) e i ricarichi ingiustificati dei commercianti,
nascono alla fine degli anni 50 e si sviluppano soprattutto negli anni 70.
- Nel 68 la contestazione studentesca-operaia mette in crisi il fenomeno del
consumismo, in quanto il reddito spendibile per i nuovi consumi indotti è troppo basso.
Le rivendicazioni operaie infatti sono sostanzialmente di tipo salariale. Nel 1969
lorario di lavoro era di 46 ore settimanali. I redditi mensili degli operai
oscillano tra le 50.000 e le 60.000 mensili.
- Verso la fine degli anni 70 si sviluppa il consumismo della distinzione: ognuno
cerca di possedere qualcosa di personalizzato. Si sta più attenti a quello che si compra
anche perché nel 1973 cè stata la prima grande crisi petrolifera che ha fatto
aumentare i prezzi di tutte le materie prime, salire linflazione, aumentare la
disoccupazione, calare la produzione
- La crisi energetica ridimensiona lidea che il progresso sia lineare, continuo,
illimitato
- Dal 1946 ad oggi la spesa per lalimentazione è scesa dal 62% al 26%, mentre è
nettamente salita la spesa per i consumi non alimentari.
- Intanto la famiglia borghese si è andata frantumando. Il mercato tende sempre più a
privilegiare il single.
- Sono aumentate le cosiddette subculture di gruppi che fanno tendenza, riconoscibili da
un look particolare.
- Si è sviluppata uninformazione di tipo globale: questo fa sì che il consumismo
esca dai confini nazionali e che le mode diventino presto un fenomeno di massa.
- Il consumo sta assumendo sempre più aspetti simbolici e comunicativi che prima non
aveva. Si acquistano Cd, computer, ecc. anche perché attraverso di essi si pensa di
allargare i propri rapporti sociali.
- Le comodità hanno tutte un prezzo da pagare: lo paga l'ambiente,
l'essere umano, chi più chi meno, più qui e meno altrove, tutti lo pagano.
Il progresso non è dato dallo sviluppo delle comodità. Questa forma di
progresso è irresponsabile, poiché non tiene conto degli effetti negativi
che quelle comodità procurano. E' un progresso che vuol vedere soltanto gli
effetti positivi.
- Se io non voglio caricare l'orologio, dovrò comprare ogni anno una pila,
che l'ambiente in maniera naturale non riuscirà a smaltire. Prima l'orologio
dipendeva da me, ora sono io che dipendo da una pila. E il costo delle pile,
ad un certo punto, sarà superiore a quello dello stesso orologio. Quindi
comprando un orologio a pile, contemporaneamente, ho firmato una cambiale
che ogni anno dovrò pagare, il cui importo, peraltro, tenderà sicuramente ad
aumentare.
- Non ho solo acquistato un bene ma ho anche contratto un debito. Non ho
acquistato un valore d'uso ma un valore di scambio, che farà arricchire chi
lo produce e impoverirà chi lo acquista, senza considerare che l'impatto
ambientale danneggerà entrambi.
- Non ho semplicemente comprato un oggetto ma sono diventato un cliente e,
come tale, devo ogni anno comprare qualcosa per far funzionare l'orologio.
Non ho comprato un oggetto autonomo, che funziona grazie al mio lavoro, ma
ho comprato un oggetto la cui complessità mi obbliga a rendermi dipendente
da chi me lo ha venduto.
- Questo processo non è tanto alla base di un'attività commerciale in
senso lato (nel baratto p.es. non esisteva), quanto piuttosto è alla base di
un'attività commerciale connessa strettamente alla rivoluzione industriale
di tipo capitalistico. Il capitalismo ha prodotto una rivoluzione
industriale che arricchisce soltanto chi è proprietario, a vario titolo, dei
mezzi produttivi.
- La rivoluzione industriale è nata per favorire le comodità, per
permettere all'uomo di fare più cose in meno tempo, per ottenere di più
lavorando meno o facendo lavorare di più, al suo posto, le macchine.
- Tutto questo è profondamente sbagliato e non è più sufficiente sostenere
che la proprietà dei mezzi produttivi va socializzata. Occorre superare
l'intera dinamica produttiva, il processo in quanto tale. Non si tratta
soltanto di socializzare la proprietà e di redistribuire equamente i
redditi, ma di superare l'idea stessa di produzione industriale.
- Gli esseri umani devono trovare dei criteri che mettano al centro la
loro effettiva autonomia, compatibilmente con le esigenze riproduttive della
natura.
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