ECONOMIA E SOCIETA' |
|
|
GLI STATI UNITI VERSO LA BANCAROTTA Il passato ed il presente del debito pubblico USA Il debito pubblico degli Stati Uniti, nel periodo 30 settembre (giorno di chiusura dell’anno fiscale) -19 ottobre, è passato da 13.561,62 a 13.676,11 miliardi di dollari (1), e solo lo scorso giugno aveva superato per la prima volta i 13.000 miliardi. Considerando una serie storica più lunga, in cui abbiamo rilevato il tempo necessario per aumentare di mille miliardi di dollari (Tabella n. 1), ci rendiamo conto che la corsa del debito USA ha notevolmente aumentato il proprio ritmo negli ultimi anni. Tabella n. 1
Fonte: elaborazione Attilio Folliero su dati del Dipartimento del Tesoro USA Il mezzo miliardo di dollari al giorno registrati mediamente nel periodo 1996-2002 è stato doppiato e triplicato in seguito alle iniziative militari intraprese da George W. Bush nel periodo post-9/11, toccando i 2,5 mld/die nell'ultimo anno di presidenza. Con l’avvento di Barack Obama, complice la crisi dei mutui subprime, la situazione letteralmente precipita e sembra diventare incontrollabile. Il debito Usa passa da 10.000 a 11.000 miliardi in soli 167 giorni, ergo: quasi 6 miliardi al giorno nel periodo degli ultimi 3 mesi di presidenza Bush ed i primi 3 dell’era Obama. Obama prosegue la politica intrapresa da Bush, dei forti aiuti di stato alle imprese in crisi; ma rispetto a Bush, il presidente Obama aumenta fortemente le spese militari. Per la cronaca, il bilancio di quest’anno 2010, relativo solamente al ministero della difesa prevede oltre 700 miliardi di dollari. In questo primo periodo di presidenza, Barack Obama ha fortemente incrementato la presenza militare statunitense in America centro-meridionale, con nuove basi in Colombia e nella triplice frontiera Brasile, Argentina e Paraguay; nell’America centrale e caraibica, nelle Antille Olandesi, in Costa Rica, Haiti, Panama, Honduras e prossimamente probabilmente anche a Trinidad; sta estendendo le guerre iniziate dal suo predecessore in Asia ed incombe la minaccia di un possibile attacco all’Iran ed al Pakistan; anche nelle acque della Corea del Sud e del Giappone è fortemente aumentata la presenza militare statunitense in questi ultimi mesi; Yemen, Sudan e Corno d’Africa sono altri luoghi del mondo dove si sta intensificando la presenza statunitense. Ovviamente tutto questo dispiegamento di forze ha avuto un notevole riflesso nel bilancio del Ministero della Difesa e nell’incremento del debito pubblico. Le voci di spesa non coperte dalle entrate statali del governo Bush avevano sfiorato in otto anni 4.900 miliardi di dollari, cifra da molti ritenuta esorbitante; tuttavia, il mandato di Obama, che dura da meno di due anni, ha gravato sulla già non facile situazione per 3.049,23 miliardi... dunque, con un semplice calcolo, sarà sufficiente un ulteriore anno per pareggiare il “lascito” di Bush jr. Il futuro del debito pubblico statunitense a breve e medio termine Il debito degli Stati Uniti è destinato ad aumentare nei prossimi mesi. Innanzitutto la Legge 111-139 dello scorso 12/02/2010 (2), in conformità con l’articolo 31 del Codice degli Stati Uniti (3) ha portato il limite del debito pubblico statunitense a 14.294 miliardi di dollari, rispetto al precedente limite di 12.394 miliardi. In altre parole il Congresso degli USA ha autorizzato il governo ad accumulare per l’anno corrente un deficit di bilancio di 1.900 miliardi. È da sottolineare che anche quest’anno (ribadiamo che l’anno fiscale in USA chiude il 30 settembre) gli USA hanno registrato un deficit di bilancio superiore al 10%, come si verifica ormai costantemente dal 2007. A titolo di confronto, evidenziamo che la Unione Europea prevede per i propri stati membri, casi eccezionali esclusi, un deficit annuale non superiore al 3% (trattato di Maastricht). Mensilmente, l’Ufficio del debito pubblico, ascritto al Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti presenta un report riguardante la situazione del debito pubblico. L’ultimo bilancio mensile è relativo al mese di settembre (4). Dall’analisi di questa rendicontazione, rileviamo che sullo stock di debito pubblico USA, 13.561,62 miliardi, il 37% sono rimborsabili su richiesta e non negoziabili. Inoltre, nei prossimi sei mesi (fra ottobre 2010 e marzo 2011) scadranno debiti negoziabili per un ammontare di 1.980,38 miliardi. Nella seguente Tabella n. 2 riportiamo i dettagli delle scadenze del debito pubblico USA. Tabella n. 2
Fonte: elaborazione Attilio Folliero su dati US Tresaury Tra ottobre 2010 e dicembre 2011 sono in scadenza debiti negoziabili per poco meno di 3.000 miliardi, ai quali vanno aggiunti altri 1.900 miliardi del nuovo debito stabilito in sede congressuale di cui sopra. Il deficit pubblico USA è stato di 1.470 miliardi di dollari nell’anno solare 2008, di 1.611 miliardi nell’anno solare 2009 e di 1.250 nei primi 9 mesi del 2010, con una stima su base annuale superiore ai 1.650 miliardi. Dunque, nel periodo che va dal primo ottobre 2010 a fine dicembre 2011, gli USA necessitano di reperire sul mercato prestiti per non meno di 5.000 miliardi di dollari, somma che potrebbe essere superiore se si considera che altri 5.000 miliardi sono costituiti da debiti rimborsabili su richiesta, con un evidente rischio di “bank-run” se il rischio di default dovesse entrare in stato conclamato. In conclusione, nei prossimi 15 mesi gli USA potrebbero necessitare prestiti per somme comprese tra 5.000 e 10.000 miliardi di dollari. Il vero problema, che i media mondiali sottacciono, non sono i 100 miliardi di Euro che la UE ha dovuto stanziare per salvare la Grecia, quelli necessari di qui a poco per l'Irlanda, o gli 8,5 mila miliardi di euro dei paesi della Unione Europea (di cui l'Italia rappresenta poco meno di un quarto) spalmati nei prossimi decenni. Sono cifre consistenti, ma lontanissime dai 5.000/10.000 miliardi che dovrà reperire il governo statunitense nel futuro immediato. Trovare sul mercato mondiale cifre del genere non sarà facile. In conseguenza della forte crisi che attanaglia tutto l’occidente, sta aumentando ovunque la disoccupazione, diminuiscono i consumi, diminuiscono i guadagni delle imprese ed ovviamente non possono che diminuire anche gli introiti fiscali di uno stato. Dove potrà trovare questa gran quantità di denaro il governo USA? Ovviamente cercherà di aumentare gli introiti fiscali, con nuove tasse che finiranno per aggravare la situazione di una economia già in crisi; ricorreranno poi ai paesi commercialmente o politicamente dipendenti, tramite la vendita di ulteriori T-bonds e questi paesi, a loro volta, ricorreranno a misure restrittive a danno dei cittadini (5); sicuramente ricorreranno al Fondo Monetario Internazionale. Tutto ciò potrebbe risultare insufficiente e di conseguenza la FED potrebbe decidere di incrementare ulteriormente la stampa dei dollari. Infatti, negli ultimi anni, gli Usa hanno enormemente sfruttato manovre monetarie espansive. Nel seguente grafico 1 riportiamo la base monetaria statunitense alla fine di ogni anno, dal 1959 al 2009. Come si vede, la massa di dollari in circolazione è fortemente aumentata negli ultimi due anni, passando dagli 824 miliardi di dollari liquidi alla fine del 2007, ai 1.654 miliardi a fine 2008, ai 2.017 miliardi a fine 2009. Grafico 1
Per avere un punto di riferimento, rapportiamo la massa circolante alla fine di ogni anno col PIL annuale USA (Grafico 2); troviamo che fino al 2007 la quantità di dollari in circolazione rappresentava il 5%/7% del PIL, nel 2008 il rapporto passa ad essere dell’11,45% e alla fine del 2009 sale al 14,15%. Grafico 2
Le difficoltà economiche e finanziarie che si apprestano a vivere gli USA, inevitabilmente sfoceranno in un piano di austerità, con un forte taglio alle spese sociali. Queste, in aggiunta all’aumento delle tasse e del tasso di disoccupazione, potrebbero portare ad una crisi sociale di portata storica. L'esplosione sociale è uno dei possibili scenari ipotizzati dal governo di Barack Obama, che di fronte a questa situazione potrebbe emanare una legge marziale. Secondo alcuni autori (6) per far fronte ai possibili disordini che potrebbero scoppiare all'interno degli USA, il Governo potrebbe dislocare sul territorio una unità speciale dell’esercito. Questa fonte, citando la rivista “Army Times” (7) riferisce che il governo potrebbe far ricorso a tale unità speciale non solo in caso di attacchi terroristici, ma anche per far fronte a possibili rivolte sociali. Questa unità speciale, appositamente creata da George Bush nel
settembre del 2008 (8), pochi mesi prima che terminasse il suo mandato
presidenziale, denominata “Prima Brigata della Terza Fanteria” è stata
assegnata per la formazione a Fort Stewart, in Georgia ed è composta da
80.000 uomini, pronti ad essere inviati ovunque sul territorio
nazionale. Alcuni dati sulla crisi economica negli USA Società e distribuzione del reddito. Attualmente, secondo le cifre ufficiali, la disoccupazione negli USA è del 9,5%. Secondo altri analisti, ed in particolare secondo il noto economista John Williams, la disoccupazione sarebbe superiore al 20% (9). La crescita della disoccupazione continuerà, trascinando nel baratro delle classi povere strati sociali fino ad oggi inquadrati nella classe media. Il debito complessivo negli USA, ossia quello dello stato, delle imprese e delle famiglie ha ormai raggiunto il 360% (Grafico 3) del PIL; nel 1929, al tempo della grande crisi arrivò al 303% del PIL (10). Grafico 3
Oltre il 40% degli impiegati nel settore dei servizi stanno lavorando con salari inferiori al normale (11). Durante questa recessione, nel settore privato sono stati cancellati, fino al primo trimestre del 2010, 8 milioni di posti di lavoro (12). I poveri sono in forte aumento ed ormai il 40% delle persone coi redditi più bassi, rappresentano meno dell’1% della ricchezza nazionale (13). Secondo dati delle autorità di polizia, ci sono oltre un milione di persone dedite alla criminalità organizzata e tali dati sembrano destinati ad aumentare (14). Nel 1950 lo stipendio di un dirigente era trenta volte superiore a quello di un lavoratore con stipendio medio; tale rapporto dal 2000 è passato ad essere 300/500 volte (15). Sono quasi 40 milioni gli statunitensi che godono di un programma di assistenza alimentare e tale cifra secondo il Dipartimento dell’Agricoltura è destinata ad aumentare ad oltre 43 milioni entro il 2011 (16). Circa il 40% della spesa al dettaglio è realizzata dal 20% delle famiglie più ricche (17). Il 75% dell’aumento del reddito avutosi fra il 2002 ed il 2007 è finito nelle tasche dell’1% della popolazione più ricca degli USA (18). Il sistema sanitario statunitense attualmente soffre un deficit di circa 150.000 medici; tale numero potrebbe salire di alcune centinaia di migliaia nei prossimi anni (19). Nel corso del 2009 i prestiti bancari ai privati sono scesi ai livelli più bassi dal 1942 (20). Nel corso del primo trimestre del 2010, sono continuati ad aumentare coloro che sono in ritardo di almeno di tre mesi nel pagamento dei debiti. È il sedicesimo trimestre consecutivo che continua aumentare il numero di chi non è in regola coi pagamenti. Inoltre nel corso del 2009 sono salite a 775 le banche con problemi, il 10% del totale delle banche statunitensi (21). Settore immobiliare: nel corso del primo trimestre del 2010, le
banche si sono riappropriate di circa 258.000 immobili da clienti che
non erano in grado di pagare il mutuo; si tratta di un aumento del 35%
rispetto al 2009. Sempre più persone hanno quindi difficoltà a pagare le
rate del mutuo (22). Praticamente un quarto di tutti gli immobili acquistati con mutuo negli USA, a partire dalla fine del 2009 sono underwater, sott’acqua, ossia hanno un valore inferiore al mutuo stipulato. Di fatto, per il mutuatario diventa più conveniente rinunciare a pagare il mutuo e perdere la casa. La crisi immobiliare sembra destinata ad aggravarsi per il fatto che i mutuatari, rinunciando a pagare il mutuo perderebbero la casa, che ritornerebbe alle banche. Quando queste reimmetteranno nuovamente sul mercato le abitazioni, farebbero ulteriormente scendere il valore degli stessi immobili (24). Il valore degli immobili commerciali rispetto al 2007 è diminuito del 40% ed il 18% di tutti gli uffici sono vuoti e non si riescono a vendere, né ad affittare (25). A livello locale, di amministrazione statale e comunale, la situazione non è migliore, anzi sembra peggiore. Per esempio, nello stato della California, economicamente il più importante degli stati USA e che da solo rappresenterebbe la quinta economia del mondo, la disoccupazione è superiore al 20% in otto contee (26); a Sacramento, a causa della crisi ha già chiuso una impresa su sei (27). L’Amministrazione di Detroit, storica capitale mondiale dell’auto, a causa del deficit di bilancio ha emesso buoni comunali, a 20 anni, per 250 milioni di dollari e se la situazione continuerà a peggiorare potrebbe addirittura dichiarare bancarotta (28). Phoenix, in Arizona vanta un incredibile e non certo invidiabile record mondiale di 57.000 furti d’auto, nell’ultimo anno (29). Lo Stato di New York ha fatture arretrate per 2,5 miliardi di dollari (30). Secondo alcuni studi, sono ormai 32 gli stati Usa che hanno esaurito i fondi per il pagamento delle indennità di disoccupazione; per il momento si sta facendo carico di tali spese il governo federale (31). Per gli Usa, sembra prospettarsi un futuro fosco, che potrebbe portare al tracollo economico ed forse persino alla dissoluzione dell’Unione. Riferimenti
|