LA BIBBIA DI GERUSALEMME
ANTICO TESTAMENTO
I LIBRI SAPIENZALI
Giobbe

<B>1</B>

  [1]C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male. [2]Gli erano nati sette figli e tre figlie; [3]possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto numerosa era la sua servitù. Quest'uomo era il più grande fra tutti i figli d'oriente.
  [4]Ora i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme. [5]Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: «Forse i miei figli hanno peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore». Così faceva Giobbe ogni volta.
  [6]Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro. [7]Il Signore chiese a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra, che ho percorsa». [8]Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male». [9]Satana rispose al Signore e disse: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? [10]Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra. [11]Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!». [12]Il Signore disse a satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui». Satana si allontanò dal Signore.
  [13]Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore, [14]un messaggero venne da Giobbe e gli disse: «I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi, [15]quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
  [16]Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
  [17]Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
  [18]Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: «I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore, [19]quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo».
  [20]Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò [21]e disse:

  «Nudo uscii dal seno di mia madre,
  e nudo vi ritornerò.
  Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
  sia benedetto il nome del Signore!».

  [22]In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.


<B>2</B>

  [1]Quando un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, anche satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore. [2]Il Signore disse a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra che ho percorsa». [3]Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male. Egli è ancor saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui, senza ragione, per rovinarlo». [4]Satana rispose al Signore: «Pelle per pelle; tutto quanto ha, l'uomo è pronto a darlo per la sua vita. [5]Ma stendi un poco la mano e toccalo nell'osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia!». [6]Il Signore disse a satana: «Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita».
  [7]Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. [8]Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere. [9]Allora sua moglie disse: «Rimani ancor fermo nella tua integrità? Benedici Dio e muori!». [10]Ma egli le rispose: «Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?».
  In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.
  [11]Nel frattempo tre amici di Giobbe erano venuti a sapere di tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono, ciascuno dalla sua contrada, Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita, e si accordarono per andare a condolersi con lui e a consolarlo. [12]Alzarono gli occhi da lontano ma non lo riconobbero e, dando in grida, si misero a piangere. Ognuno si stracciò le vesti e si cosparse il capo di polvere. [13]Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti, e nessuno gli rivolse una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore.


<B>3</B>

  [1]Dopo, Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno; [2]prese a dire:

  [3]Perisca il giorno in cui nacqui
  e la notte in cui si disse: «È stato concepito un uomo!».
  [4]Quel giorno sia tenebra,
  non lo ricerchi Dio dall'alto,
  né brilli mai su di esso la luce.
  [5]Lo rivendichi tenebra e morte,
  gli si stenda sopra una nube
  e lo facciano spaventoso gli uragani del giorno!
  [6]Quel giorno lo possieda il buio
  non si aggiunga ai giorni dell'anno,
  non entri nel conto dei mesi.
  [7]Ecco, quella notte sia lugubre
  e non entri giubilo in essa.
  [8]La maledicano quelli che imprecano al giorno,
  che sono pronti a evocare Leviatan.
  [9]Si oscurino le stelle del suo crepuscolo,
  speri la luce e non venga;
  non veda schiudersi le palpebre dell'aurora,
  [10]poiché non mi ha chiuso il varco del grembo materno,
  e non ha nascosto l'affanno agli occhi miei!
  [11]E perché non sono morto fin dal seno di mia madre
  e non spirai appena uscito dal grembo?
  [12]Perché due ginocchia mi hanno accolto,
  e perché due mammelle, per allattarmi?
  [13]Sì, ora giacerei tranquillo,
  dormirei e avrei pace
  [14]con i re e i governanti della terra,
  che si sono costruiti mausolei,
  [15]o con i principi, che hanno oro
  e riempiono le case d'argento.
  [16]Oppure, come aborto nascosto, più non sarei,
  o come i bimbi che non hanno visto la luce.
  [17]Laggiù i malvagi cessano d'agitarsi,
  laggiù riposano gli sfiniti di forze.
  [18]I prigionieri hanno pace insieme,
  non sentono più la voce dell'aguzzino.
  [19]Laggiù è il piccolo e il grande,
  e lo schiavo è libero dal suo padrone.
  [20]Perché dare la luce a un infelice
  e la vita a chi ha l'amarezza nel cuore,
  [21]a quelli che aspettano la morte e non viene,
  che la cercano più di un tesoro,
  [22]che godono alla vista di un tumulo,
  gioiscono se possono trovare una tomba...
  [23]a un uomo, la cui via è nascosta
  e che Dio da ogni parte ha sbarrato?
  [24]Così, al posto del cibo entra il mio gemito,
  e i miei ruggiti sgorgano come acqua,
  [25]perché ciò che temo mi accade
  e quel che mi spaventa mi raggiunge.
  [26]Non ho tranquillità, non ho requie,
  non ho riposo e viene il tormento!


<B>4</B>

  [1]Elifaz il Temanita prese la parola e disse:

  [2]Se si tenta di parlarti, ti sarà forse gravoso?
  Ma chi può trattenere il discorso?
  [3]Ecco, tu hai istruito molti
  e a mani fiacche hai ridato vigore;
  [4]le tue parole hanno sorretto chi vacillava
  e le ginocchia che si piegavano hai rafforzato.
  [5]Ma ora questo accade a te e ti abbatti;
  capita a te e ne sei sconvolto.
  [6]La tua pietà non era forse la tua fiducia
  e la tua condotta integra, la tua speranza?
  [7]Ricordalo: quale innocente è mai perito
  e quando mai furon distrutti gli uomini retti?
  [8]Per quanto io ho visto, chi coltiva iniquità,
  chi semina affanni, li raccoglie.
  [9]A un soffio di Dio periscono
  e dallo sfogo della sua ira sono annientati.
  [10]Il ruggito del leone e l'urlo del leopardo
  e i denti dei leoncelli sono frantumati.
  [11]Il leone è perito per mancanza di preda
  e i figli della leonessa sono stati dispersi.
  [12]A me fu recata, furtiva, una parola
  e il mio orecchio ne percepì il lieve sussurro.
  [13]Nei fantasmi, tra visioni notturne,
  quando grava sugli uomini il sonno,
  [14]terrore mi prese e spavento
  e tutte le ossa mi fece tremare;
  [15]un vento mi passò sulla faccia,
  e il pelo si drizzò sulla mia carne...
  [16]Stava là ritto uno, di cui non riconobbi
  l'aspetto,
  un fantasma stava davanti ai miei occhi...
  Un sussurro..., e una voce mi si fece sentire:
  [17]«Può il mortale essere giusto davanti a Dio
  o innocente l'uomo davanti al suo creatore?
  [18]Ecco, dei suoi servi egli non si fida
  e ai suoi angeli imputa difetti;
  [19]quanto più a chi abita case di fango,
  che nella polvere hanno il loro fondamento!
  Come tarlo sono schiacciati,
  [20]annientati fra il mattino e la sera:
  senza che nessuno ci badi, periscono per sempre.
  [21]La funicella della loro tenda non viene forse
  strappata?
  Muoiono senza saggezza!».
<B>5</B>
  [1]Chiama, dunque! Ti risponderà forse qualcuno?
  E a chi fra i santi ti rivolgerai?
  [2]Poiché allo stolto dà morte lo sdegno
  e la collera fa morire lo sciocco.
  [3]Io ho visto lo stolto metter radici,
  ma imputridire la sua dimora all'istante.
  [4]I suoi figli sono lungi dal prosperare,
  sono oppressi alla porta, senza difensore;
  [5]l'affamato ne divora la messe
  e gente assetata ne succhia gli averi.
  [6]Non esce certo dalla polvere la sventura
  né germoglia dalla terra il dolore,
  [7]ma è l'uomo che genera pene,
  come le scintille volano in alto.
  [8]Io, invece, mi rivolgerei a Dio
  e a Dio esporrei la mia causa:
  [9]a lui, che fa cose grandi e incomprensibili,
  meraviglie senza numero,
  [10]che dà la pioggia alla terra
  e manda le acque sulle campagne.
  [11]Colloca gli umili in alto
  e gli afflitti solleva a prosperità;
  [12]rende vani i pensieri degli scaltri
  e le loro mani non ne compiono i disegni;
  [13]coglie di sorpresa i saggi nella loro astuzia
  e manda in rovina il consiglio degli scaltri.
  [14]Di giorno incappano nel buio
  e brancolano in pieno sole come di notte,
  [15]mentre egli salva dalla loro spada l'oppresso,
  e il meschino dalla mano del prepotente.
  [16]C'è speranza per il misero
  e l'ingiustizia chiude la bocca.
  [17]Felice l'uomo, che è corretto da Dio:
  perciò tu non sdegnare la correzione
  dell'Onnipotente,
  [18]perché egli fa la piaga e la fascia,
  ferisce e la sua mano risana.
  [19]Da sei tribolazioni ti libererà
  e alla settima non ti toccherà il male;
  [20]nella carestia ti scamperà dalla morte
  e in guerra dal colpo della spada;
  [21]sarai al riparo dal flagello della lingua,
  né temerai quando giunge la rovina.
  [22]Della rovina e della fame ti riderai
  né temerai le bestie selvatiche;
  [23]con le pietre del campo avrai un patto
  e le bestie selvatiche saranno in pace con te.
  [24]Conoscerai la prosperità della tua tenda,
  visiterai la tua proprietà e non sarai deluso.
  [25]Vedrai, numerosa, la prole,
  i tuoi rampolli come l'erba dei prati.
  [26]Te ne andrai alla tomba in piena maturità,
  come si ammucchia il grano a suo tempo.
  [27]Ecco, questo abbiamo osservato: è così.
  Ascoltalo e sappilo per tuo bene.


<B>6</B>

  [1]Allora Giobbe rispose:

  [2]Se ben si pesasse il mio cruccio
  e sulla stessa bilancia si ponesse la mia sventura...
  [3]certo sarebbe più pesante della sabbia del mare!
  Per questo temerarie sono state le mie parole,
  [4]perché le saette dell'Onnipotente mi stanno infitte,
  sì che il mio spirito ne beve il veleno
  e terrori immani mi si schierano contro!
  [5]Raglia forse il somaro con l'erba davanti
  o muggisce il bue sopra il suo foraggio?
  [6]Si mangia forse un cibo insipido, senza sale?
  O che gusto c'è nell'acqua di malva?
  [7]Ciò che io ricusavo di toccare
  questo è il ributtante mio cibo!
  [8]Oh, mi accadesse quello che invoco,
  e Dio mi concedesse quello che spero!
  [9]Volesse Dio schiacciarmi,
  stendere la mano e sopprimermi!
  [10]Ciò sarebbe per me un qualche conforto
  e gioirei, pur nell'angoscia senza pietà,
  per non aver rinnegato i decreti del Santo.
  [11]Qual la mia forza, perché io possa durare,
  o qual la mia fine, perché prolunghi la vita?
  [12]La mia forza è forza di macigni?
  La mia carne è forse di bronzo?
  [13]Non v'è proprio aiuto per me?
  Ogni soccorso mi è precluso?
  [14]A chi è sfinito è dovuta pietà dagli amici,
  anche se ha abbandonato il timore di Dio.
  [15]I miei fratelli mi hanno deluso come un torrente,
  sono dileguati come i torrenti delle valli,
  [16]i quali sono torbidi per lo sgelo,
  si gonfiano allo sciogliersi della neve,
  [17]ma al tempo della siccità svaniscono
  e all'arsura scompaiono dai loro letti.
  [18]Deviano dalle loro piste le carovane,
  avanzano nel deserto e vi si perdono;
  [19]le carovane di Tema guardano là,
  i viandanti di Saba sperano in essi:
  [20]ma rimangono delusi d'avere sperato,
  giunti fin là, ne restano confusi.
  [21]Così ora voi siete per me:
  vedete che faccio orrore e vi prende paura.
  [22]Vi ho detto forse: «Datemi qualcosa»
  o «dei vostri beni fatemi un regalo»
  [23]o «liberatemi dalle mani di un nemico»
  o «dalle mani dei violenti riscattatemi»?
  [24]Istruitemi e allora io tacerò,
  fatemi conoscere in che cosa ho sbagliato.
  [25]Che hanno di offensivo le giuste parole?
  Ma che cosa dimostra la prova che viene da voi?
  [26]Forse voi pensate a confutare parole,
  e come sparsi al vento stimate i detti di un disperato!
  [27]Anche sull'orfano gettereste la sorte
  e a un vostro amico scavereste la fossa.
  [28]Ma ora degnatevi di volgervi verso di me:
  davanti a voi non mentirò.
  [29]Su, ricredetevi: non siate ingiusti!
  Ricredetevi; la mia giustizia è ancora qui!
  [30]C'è forse iniquità sulla mia lingua
  o il mio palato non distingue più le sventure?
<B>7</B>
  [1]Non ha forse un duro lavoro l'uomo sulla terra
  e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario?
  [2]Come lo schiavo sospira l'ombra
  e come il mercenario aspetta il suo salario,
  [3]così a me son toccati mesi d'illusione
  e notti di dolore mi sono state assegnate.
  [4]Se mi corico dico: «Quando mi alzerò?».
  Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino
  all'alba.
  [5]Ricoperta di vermi e croste è la mia carne,
  raggrinzita è la mia pelle e si disfà.
  [6]I miei giorni sono stati più veloci d'una spola,
  sono finiti senza speranza.
  [7]Ricordati che un soffio è la mia vita:
  il mio occhio non rivedrà più il bene.
  [8]Non mi scorgerà più l'occhio di chi mi vede:
  i tuoi occhi saranno su di me e io più non sarò.
  [9]Una nube svanisce e se ne va,
  così chi scende agl'inferi più non risale;
  [10]non tornerà più nella sua casa,
  mai più lo rivedrà la sua dimora.
  [11]Ma io non terrò chiusa la mia bocca,
  parlerò nell'angoscia del mio spirito,
  mi lamenterò nell'amarezza del mio cuore!
  [12]Son io forse il mare oppure un mostro marino,
  perché tu mi metta accanto una guardia?
  [13]Quando io dico: «Il mio giaciglio mi darà
  sollievo,
  il mio letto allevierà la mia sofferenza»,
  [14]tu allora mi spaventi con sogni
  e con fantasmi tu mi atterrisci.
  [15]Preferirei essere soffocato,
  la morte piuttosto che questi miei dolori!
  [16]Io mi disfaccio, non vivrò più a lungo.
  Lasciami, perché un soffio sono i miei giorni.
  [17]Che è quest'uomo che tu nei fai tanto conto
  e a lui rivolgi la tua attenzione
  [18]e lo scruti ogni mattina
  e ad ogni istante lo metti alla prova?
  [19]Fino a quando da me non toglierai lo sguardo
  e non mi lascerai inghiottire la saliva?
  [20]Se ho peccato, che cosa ti ho fatto,
  o custode dell'uomo?
  Perché m'hai preso a bersaglio
  e ti son diventato di peso?
  [21]Perché non cancelli il mio peccato
  e non dimentichi la mia iniquità?
  Ben presto giacerò nella polvere,
  mi cercherai, ma più non sarò!


<B>8</B>

  [1]Allora prese a dire Bildad il Suchita:

  [2]Fino a quando dirai queste cose
  e vento impetuoso saranno le parole della tua bocca?
  [3]Può forse Dio deviare il diritto
  o l'Onnipotente sovvertire la giustizia?
  [4]Se i tuoi figli hanno peccato contro di lui,
  li ha messi in balìa della loro iniquità.
  [5]Se tu cercherai Dio
  e implorerai l'Onnipotente,
  [6]se puro e integro tu sei,
  fin d'ora veglierà su di te
  e ristabilirà la dimora della tua giustizia;
  [7]piccola cosa sarà la tua condizione di prima,
  di fronte alla grandezza che avrà la futura.
  [8]Chiedilo infatti alle generazioni passate,
  poni mente all'esperienza dei loro padri,
  [9]perché noi siamo di ieri e nulla sappiamo,
  come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra.
  [10]Essi forse non ti istruiranno e ti parleranno
  traendo le parole dal cuore?
  [11]Cresce forse il papiro fuori della palude
  e si sviluppa forse il giunco senz'acqua?
  [12]È ancora verde, non buono per tagliarlo,
  e inaridisce prima d'ogn'altra erba.
  [13]Tale il destino di chi dimentica Dio,
  così svanisce la speranza dell'empio;
  [14]la sua fiducia è come un filo
  e una tela di ragno è la sua sicurezza:
  [15]si appoggi alla sua casa, essa non resiste,
  vi si aggrappi, ma essa non regge.
  [16]Rigoglioso sia pure in faccia al sole
  e sopra il giardino si spandano i suoi rami,
  [17]sul terreno sassoso s'intreccino le sue radici,
  tra le pietre attinga la vita.
  [18]Se lo si toglie dal suo luogo,
  questo lo rinnega: «Non t'ho mai visto!».
  [19]Ecco la gioia del suo destino
  e dalla terra altri rispuntano.
  [20]Dunque, Dio non rigetta l'uomo integro,
  e non sostiene la mano dei malfattori.
  [21]Colmerà di nuovo la tua bocca di sorriso
  e le tue labbra di gioia.
  [22]I tuoi nemici saran coperti di vergogna
  e la tenda degli empi più non sarà.


<B>9</B>

  [1]Giobbe rispose dicendo:

  [2]In verità io so che è così:
  e come può un uomo aver ragione innanzi a Dio?
  [3]Se uno volesse disputare con lui,
  non gli risponderebbe una volta su mille.
  [4]Saggio di mente, potente per la forza,
  chi s'è opposto a lui ed è rimasto salvo?
  [5]Sposta le montagne e non lo sanno,
  egli nella sua ira le sconvolge.
  [6]Scuote la terra dal suo posto
  e le sue colonne tremano.
  [7]Comanda al sole ed esso non sorge
  e alle stelle pone il suo sigillo.
  [8]Egli da solo stende i cieli
  e cammina sulle onde del mare.
  [9]Crea l'Orsa e l'Orione,
  le Pleiadi e i penetrali del cielo australe.
  [10]Fa cose tanto grandi da non potersi indagare,
  meraviglie da non potersi contare.
  [11]Ecco, mi passa vicino e non lo vedo,
  se ne va e di lui non m'accorgo.
  [12]Se rapisce qualcosa, chi lo può impedire?
  Chi gli può dire: «Che fai?».
  [13]Dio non ritira la sua collera:
  sotto di lui sono fiaccati i sostenitori di Raab.
  [14]Tanto meno io potrei rispondergli,
  trovare parole da dirgli!
  [15]Se avessi anche ragione, non risponderei,
  al mio giudice dovrei domandare pietà.
  [16]Se io lo invocassi e mi rispondesse,
  non crederei che voglia ascoltare la mia voce.
  [17]Egli con una tempesta mi schiaccia,
  moltiplica le mie piaghe senza ragione,
  [18]non mi lascia riprendere il fiato,
  anzi mi sazia di amarezze.
  [19]Se si tratta di forza, è lui che dà il vigore;
  se di giustizia, chi potrà citarlo?
  [20]Se avessi ragione, il mio parlare mi
  condannerebbe;
  se fossi innocente, egli proverebbe che io sono reo.
  [21]Sono innocente? Non lo so neppure io,
  detesto la mia vita!
  [22]Per questo io dico: «È la stessa cosa»:
  egli fa perire l'innocente e il reo!
  [23]Se un flagello uccide all'improvviso,
  della sciagura degli innocenti egli ride.
  [24]La terra è lasciata in balìa del malfattore:
  egli vela il volto dei suoi giudici;
  se non lui, chi dunque sarà?
  [25]I miei giorni passano più veloci d'un corriere,
  fuggono senza godere alcun bene,
  [26]volano come barche di giunchi,
  come aquila che piomba sulla preda.
  [27]Se dico: «Voglio dimenticare il mio gemito,
  cambiare il mio volto ed essere lieto»,
  [28]mi spavento per tutti i miei dolori;
  so bene che non mi dichiarerai innocente.
  [29]Se sono colpevole,
  perché affaticarmi invano?
  [30]Anche se mi lavassi con la neve
  e pulissi con la soda le mie mani,
  [31]allora tu mi tufferesti in un pantano
  e in orrore mi avrebbero le mie vesti.
  [32]Poiché non è uomo come me, che io possa
  rispondergli:
  «Presentiamoci alla pari in giudizio».
  [33]Non c'è fra noi due un arbitro
  che ponga la mano su noi due.
  [34]Allontani da me la sua verga
  sì che non mi spaventi il suo terrore:
  [35]allora io potrò parlare senza temerlo,
  perché così non sono in me stesso.
<B>10</B>
  [1]Stanco io sono della mia vita!
  Darò libero sfogo al mio lamento,
  parlerò nell'amarezza del mio cuore.
  [2]Dirò a Dio: Non condannarmi!
  Fammi sapere perché mi sei avversario.
  [3]È forse bene per te opprimermi,
  disprezzare l'opera delle tue mani
  e favorire i progetti dei malvagi?
  [4]Hai tu forse occhi di carne
  o anche tu vedi come l'uomo?
  [5]Sono forse i tuoi giorni come i giorni di un uomo,
  i tuoi anni come i giorni di un mortale,
  [6]perché tu debba scrutare la mia colpa
  e frugare il mio peccato,
  [7]pur sapendo ch'io non sono colpevole
  e che nessuno mi può liberare dalla tua mano?
  [8]Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto
  integro in ogni parte; vorresti ora distruggermi?
  [9]Ricordati che come argilla mi hai plasmato
  e in polvere mi farai tornare.
  [10]Non m'hai colato forse come latte
  e fatto accagliare come cacio?
  [11]Di pelle e di carne mi hai rivestito,
  d'ossa e di nervi mi hai intessuto.
  [12]Vita e benevolenza tu mi hai concesso
  e la tua premura ha custodito il mio spirito.
  [13]Eppure, questo nascondevi nel cuore,
  so che questo avevi nel pensiero!
  [14]Tu mi sorvegli, se pecco,
  e non mi lasci impunito per la mia colpa.
  [15]Se sono colpevole, guai a me!
  Se giusto, non oso sollevare la testa,
  sazio d'ignominia, come sono, ed ebbro di miseria.
  [16]Se la sollevo, tu come un leopardo mi dai la
  caccia
  e torni a compiere prodigi contro di me,
  [17]su di me rinnovi i tuoi attacchi,
  contro di me aumenti la tua ira
  e truppe sempre fresche mi assalgono.
  [18]Perché tu mi hai tratto dal seno materno?
  Fossi morto e nessun occhio m'avesse mai visto!
  [19]Sarei come se non fossi mai esistito;
  dal ventre sarei stato portato alla tomba!
  [20]E non son poca cosa i giorni della mia vita?
  Lasciami, sì ch'io possa respirare un poco
  [21]prima che me ne vada, senza ritornare,
  verso la terra delle tenebre e dell'ombra di morte,
  [22]terra di caligine e di disordine,
  dove la luce è come le tenebre.


<B>11</B>

  [1]Allora Zofar il Naamatita prese la parola e disse:

  [2]A tante parole non si darà risposta?
  O il loquace dovrà aver ragione?
  [3]I tuoi sproloqui faranno tacere la gente?
  Ti farai beffe, senza che alcuno ti svergogni?
  [4]Tu dici: «Pura è la mia condotta,
  io sono irreprensibile agli occhi di lui».
  [5]Tuttavia, volesse Dio parlare
  e aprire le labbra contro di te,
  [6]per manifestarti i segreti della sapienza,
  che sono così difficili all'intelletto,
  allora sapresti che Dio ti condona parte della tua
  colpa.
  [7]Credi tu di scrutare l'intimo di Dio
  o di penetrare la perfezione dell'Onnipotente?
  [8]È più alta del cielo: che cosa puoi fare?
  È più profonda degli inferi: che ne sai?
  [9]Più lunga della terra ne è la dimensione,
  più vasta del mare.
  [10]Se egli assale e imprigiona
  e chiama in giudizio, chi glielo può impedire?
  [11]Egli conosce gli uomini fallaci,
  vede l'iniquità e l'osserva:
  [12]l'uomo stolto mette giudizio
  e da ònagro indomito diventa docile.
  [13]Ora, se tu a Dio dirigerai il cuore
  e tenderai a lui le tue palme,
  [14]se allontanerai l'iniquità che è nella tua mano
  e non farai abitare l'ingiustizia nelle tue tende,
  [15]allora potrai alzare la faccia senza macchia
  e sarai saldo e non avrai timori,
  [16]perché dimenticherai l'affanno
  e te ne ricorderai come di acqua passata;
  [17]più del sole meridiano splenderà la tua vita,
  l'oscurità sarà per te come l'aurora.
  [18]Ti terrai sicuro per ciò che ti attende
  e, guardandoti attorno, riposerai tranquillo.
  [19]Ti coricherai e nessuno ti disturberà,
  molti anzi cercheranno i tuoi favori.
  [20]Ma gli occhi dei malvagi languiranno,
  ogni scampo è per essi perduto,
  unica loro speranza è l'ultimo respiro!


<B>12</B>

  [1]Giobbe allora rispose:

  [2]È vero, sì, che voi siete la voce del popolo
  e la sapienza morirà con voi!
  [3]Anch'io però ho senno come voi,
  e non sono da meno di voi;
  chi non sa cose simili?
  [4]Ludibrio del suo amico è diventato
  chi grida a Dio perché gli risponda;
  ludibrio il giusto, l'integro!
  [5]«Per la sventura, disprezzo», pensa la gente
  prosperosa,
  «spinte, a colui che ha il piede tremante».
  [6]Le tende dei ladri sono tranquille,
  c'è sicurezza per chi provoca Dio,
  per chi vuol ridurre Dio in suo potere.
  [7]Ma interroga pure le bestie, perché ti
  ammaestrino,
  gli uccelli del cielo, perché ti informino,
  [8]o i rettili della terra, perché ti istruiscano
  o i pesci del mare perché te lo faccian sapere.
  [9]Chi non sa, fra tutti questi esseri,
  che la mano del Signore ha fatto questo?
  [10]Egli ha in mano l'anima di ogni vivente
  e il soffio d'ogni carne umana.
  [11]L'orecchio non distingue forse le parole
  e il palato non assapora i cibi?
  [12]Nei canuti sta la saggezza
  e nella vita lunga la prudenza.
  [13]In lui risiede la sapienza e la forza,
  a lui appartiene il consiglio e la prudenza!
  [14]Ecco, se egli demolisce, non si può ricostruire,
  se imprigiona uno, non si può liberare.
  [15]Se trattiene le acque, tutto si secca,
  se le lascia andare, devastano la terra.
  [16]Da lui viene potenza e sagacia,
  a lui appartiene l'ingannato e l'ingannatore.
  [17]Rende stolti i consiglieri della terra,
  priva i giudici di senno;
  [18]scioglie la cintura dei re
  e cinge i loro fianchi d'una corda.
  [19]Fa andare scalzi i sacerdoti
  e rovescia i potenti.
  [20]Toglie la favella ai più veraci
  e priva del senno i vegliardi.
  [21]Sui nobili spande il disprezzo
  e allenta la cintura ai forti.
  [22]Strappa dalle tenebre i segreti
  e porta alla luce le cose oscure.
  [23]Fa grandi i popoli e li lascia perire,
  estende le nazioni e le abbandona.
  [24]Toglie il senno ai capi del paese
  e li fa vagare per solitudini senza strade,
  [25]vanno a tastoni per le tenebre, senza luce,
  e barcollano come ubriachi.
<B>13</B>
  [1]Ecco, tutto questo ha visto il mio occhio,
  l'ha udito il mio orecchio e l'ha compreso.
  [2]Quel che sapete voi, lo so anch'io;
  non sono da meno di voi.
  [3]Ma io all'Onnipotente vorrei parlare,
  a Dio vorrei fare rimostranze.
  [4]Voi siete raffazzonatori di menzogne,
  siete tutti medici da nulla.
  [5]Magari taceste del tutto!
  sarebbe per voi un atto di sapienza!
  [6]Ascoltate dunque la mia riprensione
  e alla difesa delle mie labbra fate attenzione.
  [7]Volete forse in difesa di Dio dire il falso
  e in suo favore parlare con inganno?
  [8]Vorreste trattarlo con parzialità
  e farvi difensori di Dio?
  [9]Sarebbe bene per voi se egli vi scrutasse?
  Come s'inganna un uomo, credete di ingannarlo?
  [10]Severamente vi redarguirà,
  se in segreto gli siete parziali.
  [11]Forse la sua maestà non vi incute spavento
  e il terrore di lui non vi assale?
  [12]Sentenze di cenere sono i vostri moniti,
  difese di argilla le vostre difese.
  [13]Tacete, state lontani da me: parlerò io,
  mi capiti quel che capiti.
  [14]Voglio afferrare la mia carne con i denti
  e mettere sulle mie mani la mia vita.
  [15]Mi uccida pure, non me ne dolgo;
  voglio solo difendere davanti a lui la mia condotta!
  [16]Questo mi sarà pegno di vittoria,
  perché un empio non si presenterebbe davanti a lui.
  [17]Ascoltate bene le mie parole
  e il mio esposto sia nei vostri orecchi.
  [18]Ecco, tutto ho preparato per il giudizio,
  son convinto che sarò dichiarato innocente.
  [19]Chi vuol muover causa contro di me?
  Perché allora tacerò, pronto a morire.
  [20]Solo, assicurami due cose
  e allora non mi sottrarrò alla tua presenza;
  [21]allontana da me la tua mano
  e il tuo terrore più non mi spaventi;
  [22]poi interrogami pure e io risponderò
  oppure parlerò io e tu mi risponderai.
  [23]Quante sono le mie colpe e i miei peccati?
  Fammi conoscere il mio misfatto e il mio peccato.
  [24]Perché mi nascondi la tua faccia
  e mi consideri come un nemico?
  [25]Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento
  e dar la caccia a una paglia secca?
  [26]Poiché scrivi contro di me sentenze amare
  e mi rinfacci i miei errori giovanili;
  [27]tu metti i miei piedi in ceppi,
  spii tutti i miei passi
  e ti segni le orme dei miei piedi.
  [28]Intanto io mi disfò come legno tarlato
  o come un vestito corroso da tignola.
<B>14</B>
  [1]L'uomo, nato di donna,
  breve di giorni e sazio di inquietudine,
  [2]come un fiore spunta e avvizzisce,
  fugge come l'ombra e mai si ferma.
  [3]Tu, sopra un tal essere tieni aperti i tuoi occhi
  e lo chiami a giudizio presso di te?
  [4]Chi può trarre il puro dall'immondo? Nessuno.
  [5]Se i suoi giorni sono contati,
  se il numero dei suoi mesi dipende da te,
  se hai fissato un termine che non può oltrepassare,
  [6]distogli lo sguardo da lui e lascialo stare
  finché abbia compiuto, come un salariato, la sua
  giornata!
  [7]Poiché anche per l'albero c'è speranza:
  se viene tagliato, ancora ributta
  e i suoi germogli non cessano di crescere;
  [8]se sotto terra invecchia la sua radice
  e al suolo muore il suo tronco,
  [9]al sentore dell'acqua rigermoglia
  e mette rami come nuova pianta.
  [10]L'uomo invece, se muore, giace inerte,
  quando il mortale spira, dov'è?
  [11]Potranno sparire le acque del mare
  e i fiumi prosciugarsi e disseccarsi,
  [12]ma l'uomo che giace più non s'alzerà,
  finché durano i cieli non si sveglierà,
  né più si desterà dal suo sonno.
  [13]Oh, se tu volessi nascondermi nella tomba,
  occultarmi, finché sarà passata la tua ira,
  fissarmi un termine e poi ricordarti di me!
  [14]Se l'uomo che muore potesse rivivere,
  aspetterei tutti i giorni della mia milizia
  finché arrivi per me l'ora del cambio!
  [15]Mi chiameresti e io risponderei,
  l'opera delle tue mani tu brameresti.
  [16]Mentre ora tu conti i miei passi
  non spieresti più il mio peccato:
  [17]in un sacchetto, chiuso, sarebbe il mio misfatto
  e tu cancelleresti la mia colpa.
  [18]Ohimè! come un monte finisce in una frana
  e come una rupe si stacca dal suo posto,
  [19]e le acque consumano le pietre,
  le alluvioni portano via il terreno:
  così tu annienti la speranza dell'uomo.
  [20]Tu lo abbatti per sempre ed egli se ne va,
  tu sfiguri il suo volto e lo scacci.
  [21]Siano pure onorati i suoi figli, non lo sa;
  siano disprezzati, lo ignora!
  [22]Soltanto i suoi dolori egli sente
  e piange sopra di sé.


<B>15</B>

  [1]Elifaz il Temanita prese a dire:

  [2]Potrebbe il saggio rispondere con ragioni campate
  in aria
  e riempirsi il ventre di vento d'oriente?
  [3]Si difende egli con parole senza costrutto
  e con discorsi inutili?
  [4]Tu anzi distruggi la religione
  e abolisci la preghiera innanzi a Dio.
  [5]Sì, la tua malizia suggerisce alla tua bocca
  e scegli il linguaggio degli astuti.
  [6]Non io, ma la tua bocca ti condanna
  e le tue labbra attestano contro di te.
  [7]Sei forse tu il primo uomo che è nato,
  o, prima dei monti, sei venuto al mondo?
  [8]Hai avuto accesso ai segreti consigli di Dio
  e ti sei appropriata tu solo la sapienza?
  [9]Che cosa sai tu che noi non sappiamo?
  Che cosa capisci che da noi non si comprenda?
  [10]Anche fra di noi c'è il vecchio e c'è il canuto
  più di tuo padre, carico d'anni.
  [11]Poca cosa sono per te le consolazioni di Dio
  e una parola moderata a te rivolta?
  [12]Perché il tuo cuore ti trasporta
  e perché fanno cenni i tuoi occhi,
  [13]quando volgi contro Dio il tuo animo
  e fai uscire tali parole dalla tua bocca?
  [14]Che cos'è l'uomo perché si ritenga puro,
  perché si dica giusto un nato di donna?
  [15]Ecco, neppure dei suoi santi egli ha fiducia
  e i cieli non sono puri ai suoi occhi;
  [16]quanto meno un essere abominevole e corrotto,
  l'uomo, che beve l'iniquità come acqua.
  [17]Voglio spiegartelo, ascoltami,
  ti racconterò quel che ho visto,
  [18]quello che i saggi riferiscono,
  non celato ad essi dai loro padri;
  [19]a essi soli fu concessa questa terra,
  né straniero alcuno era passato in mezzo a loro.
  [20]Per tutti i giorni della vita il malvagio si
  tormenta;
  sono contati gli anni riservati al violento.
  [21]Voci di spavento gli risuonano agli orecchi
  e in piena pace si vede assalito dal predone.
  [22]Non crede di potersi sottrarre alle tenebre,
  egli si sente destinato alla spada.
  [23]Destinato in pasto agli avvoltoi,
  sa che gli è preparata la rovina.
  [24]Un giorno tenebroso lo spaventa,
  la miseria e l'angoscia l'assalgono
  come un re pronto all'attacco,
  [25]perché ha steso contro Dio la sua mano,
  ha osato farsi forte contro l'Onnipotente;
  [26]correva contro di lui a testa alta,
  al riparo del curvo spessore del suo scudo;
  [27]poiché aveva la faccia coperta di grasso
  e pinguedine intorno ai suoi fianchi.
  [28]Avrà dimora in città diroccate,
  in case dove non si abita più,
  destinate a diventare macerie.
  [29]Non arricchirà, non durerà la sua fortuna,
  non metterà radici sulla terra.
  [30]Alle tenebre non sfuggirà,
  la vampa seccherà i suoi germogli
  e dal vento sarà involato il suo frutto.
  [31]Non confidi in una vanità fallace,
  perché sarà una rovina.
  [32]La sua fronda sarà tagliata prima del tempo
  e i suoi rami non rinverdiranno più.
  [33]Sarà spogliato come vigna della sua uva ancor
  acerba
  e getterà via come ulivo i suoi fiori,
  [34]poiché la stirpe dell'empio è sterile
  e il fuoco divora le tende dell'uomo venale.
  [35]Concepisce malizia e genera sventura
  e nel suo seno alleva delusione.


<B>16</B>

  [1]Allora rispose:

  [2]Ne ho udite già molte di simili cose!
  Siete tutti consolatori molesti.
  [3]Non avran termine le parole campate in aria?
  O che cosa ti spinge a rispondere così?
  [4]Anch'io sarei capace di parlare come voi,
  se voi foste al mio posto:
  vi affogherei con parole
  e scuoterei il mio capo su di voi.
  [5]Vi conforterei con la bocca
  e il tremito delle mie labbra cesserebbe.
  [6]Ma se parlo, non viene impedito il mio dolore;
  se taccio, che cosa lo allontana da me?
  [7]Ora però egli m'ha spossato, fiaccato,
  tutto il mio vicinato mi è addosso;
  [8]si è costituito testimone ed è insorto contro di
  me:
  il mio calunniatore mi accusa in faccia.
  [9]La sua collera mi dilania e mi perseguita;
  digrigna i denti contro di me,
  il mio nemico su di me aguzza gli occhi.
  [10]Spalancano la bocca contro di me,
  mi schiaffeggiano con insulti,
  insieme si alleano contro di me.
  [11]Dio mi consegna come preda all'empio,
  e mi getta nelle mani dei malvagi.
  [12]Me ne stavo tranquillo ed egli mi ha rovinato,
  mi ha afferrato per il collo e mi ha stritolato;
  ha fatto di me il suo bersaglio.
  [13]I suoi arcieri mi circondano;
  mi trafigge i fianchi senza pietà,
  versa a terra il mio fiele,
  [14]mi apre ferita su ferita,
  mi si avventa contro come un guerriero.
  [15]Ho cucito un sacco sulla mia pelle
  e ho prostrato la fronte nella polvere.
  [16]La mia faccia è rossa per il pianto
  e sulle mie palpebre v'è una fitta oscurità.
  [17]Non c'è violenza nelle mie mani
  e pura è stata la mia preghiera.
  [18]O terra, non coprire il mio sangue
  e non abbia sosta il mio grido!
  [19]Ma ecco, fin d'ora il mio testimone è nei cieli,
  il mio mallevadore è lassù;
  [20]miei avvocati presso Dio sono i miei lamenti,
  mentre davanti a lui sparge lacrime il mio occhio,
  [21]perché difenda l'uomo davanti a Dio,
  come un mortale fa con un suo amico;
  [22]poiché passano i miei anni contati
  e io me ne vado per una via senza ritorno.
<B>17</B>
  [1]Il mio spirito vien meno,
  i miei giorni si spengono;
  non c'è per me che la tomba!
  [2]Non sono io in balìa di beffardi?
  Fra i loro insulti veglia il mio occhio.
  [3]Sii tu la mia garanzia presso di te!
  Qual altro vorrebbe stringermi la destra?
  [4]Poiché hai privato di senno la loro mente,
  per questo non li lascerai trionfare.
  [5]Come chi invita gli amici a parte del suo pranzo,
  mentre gli occhi dei suoi figli languiscono;
  [6]così son diventato ludibrio dei popoli
  sono oggetto di scherno davanti a loro.
  [7]Si offusca per il dolore il mio occhio
  e le mie membra non sono che ombra.
  [8]Gli onesti ne rimangono stupiti
  e l'innocente s'indigna contro l'empio.
  [9]Ma il giusto si conferma nella sua condotta
  e chi ha le mani pure raddoppia il coraggio.
  [10]Su, venite di nuovo tutti:
  io non troverò un saggio fra di voi.
  [11]I miei giorni sono passati, svaniti i miei
  progetti,
  i voti del mio cuore.
  [12]Cambiano la notte in giorno,
  la luce - dicono - è più vicina delle tenebre.
  [13]Se posso sperare qualche cosa, la tomba è la mia
  casa,
  nelle tenebre distendo il mio giaciglio.
  [14]Al sepolcro io grido: «Padre mio sei tu!»
  e ai vermi: «Madre mia, sorelle mie voi siete!».
  [15]E la mia speranza dov'è?
  Il mio benessere chi lo vedrà?
  [16]Scenderanno forse con me nella tomba
  o caleremo insieme nella polvere!


<B>18</B>

  [1]Bildad il Suchita prese a dire:

  [2]Quando porrai fine alle tue chiacchiere?
  Rifletti bene e poi parleremo.
  [3]Perché considerarci come bestie,
  ci fai passare per bruti ai tuoi occhi?
  [4]Tu che ti rodi l'anima nel tuo furore,
  forse per causa tua sarà abbandonata la terra
  e le rupi si staccheranno dal loro posto?
  [5]Certamente la luce del malvagio si spegnerà
  e più non brillerà la fiamma del suo focolare.
  [6]La luce si offuscherà nella sua tenda
  e la lucerna si estinguerà sopra di lui.
  [7]Il suo energico passo s'accorcerà
  e i suoi progetti lo faran precipitare,
  [8]poiché incapperà in una rete con i suoi piedi
  e sopra un tranello camminerà.
  [9]Un laccio l'afferrerà per il calcagno,
  un nodo scorsoio lo stringerà.
  [10]Gli è nascosta per terra una fune
  e gli è tesa una trappola sul sentiero.
  [11]Lo spaventano da tutte le parti terrori
  e lo inseguono alle calcagna.
  [12]Diventerà carestia la sua opulenza
  e la rovina è lì in piedi al suo fianco.
  [13]Un malanno divorerà la sua pelle,
  roderà le sue membra il primogenito della morte.
  [14]Sarà tolto dalla tenda in cui fidava,
  per essere trascinato al re dei terrori!
  [15]Potresti abitare nella tenda che non è più sua;
  sulla sua dimora si spargerà zolfo.
  [16]Al di sotto, le sue radici si seccheranno,
  sopra, saranno tagliati i suoi rami.
  [17]Il suo ricordo sparirà dalla terra
  e il suo nome più non si udrà per la contrada.
  [18]Lo getteranno dalla luce nel buio
  e dal mondo lo stermineranno.
  [19]Non famiglia, non discendenza avrà nel suo
  popolo,
  non superstiti nei luoghi della sua dimora.
  [20]Della sua fine stupirà l'occidente
  e l'oriente ne prenderà orrore.
  [21]Ecco qual è la sorte dell'iniquo:
  questa è la dimora di chi misconosce Dio.


<B>19</B>

  [1]Giobbe allora rispose:

  [2]Fino a quando mi tormenterete
  e mi opprimerete con le vostre parole?
  [3]Son dieci volte che mi insultate
  e mi maltrattate senza pudore.
  [4]È poi vero che io abbia mancato
  e che persista nel mio errore?
  [5]Non è forse vero che credete di vincere contro di me,
  rinfacciandomi la mia abiezione?
  [6]Sappiate dunque che Dio mi ha piegato
  e mi ha avviluppato nella sua rete.
  [7]Ecco, grido contro la violenza, ma non ho risposta,
  chiedo aiuto, ma non c'è giustizia!
  [8]Mi ha sbarrato la strada perché non passi
  e sul mio sentiero ha disteso le tenebre.
  [9]Mi ha spogliato della mia gloria
  e mi ha tolto dal capo la corona.
  [10]Mi ha disfatto da ogni parte e io sparisco,
  mi ha strappato, come un albero, la speranza.
  [11]Ha acceso contro di me la sua ira
  e mi considera come suo nemico.
  [12]Insieme sono accorse le sue schiere
  e si sono spianata la strada contro di me;
  hanno posto l'assedio intorno alla mia tenda.
  [13]I miei fratelli si sono allontanati da me,
  persino gli amici mi si sono fatti stranieri.
  [14]Scomparsi sono vicini e conoscenti,
  mi hanno dimenticato gli ospiti di casa;
  [15]da estraneo mi trattano le mie ancelle,
  un forestiero sono ai loro occhi.
  [16]Chiamo il mio servo ed egli non risponde,
  devo supplicarlo con la mia bocca.
  [17]Il mio fiato è ripugnante per mia moglie
  e faccio schifo ai figli di mia madre.
  [18]Anche i monelli hanno ribrezzo di me:
  se tento d'alzarmi, mi danno la baia.
  [19]Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti:
  quelli che amavo si rivoltano contro di me.
  [20]Alla pelle si attaccano le mie ossa
  e non è salva che la pelle dei miei denti.
  [21]Pietà, pietà di me, almeno voi miei amici,
  perché la mano di Dio mi ha percosso!
  [22]Perché vi accanite contro di me, come Dio,
  e non siete mai sazi della mia carne?
  [23]Oh, se le mie parole si scrivessero,
  se si fissassero in un libro,
  [24]fossero impresse con stilo di ferro sul piombo,
  per sempre s'incidessero sulla roccia!
  [25]Io lo so che il mio Vendicatore è vivo
  e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
  [26]Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
  senza la mia carne, vedrò Dio.
  [27]Io lo vedrò, io stesso,
  e i miei occhi lo contempleranno non da straniero.
  Le mie viscere si consumano dentro di me.
  [28]Poiché dite: «Come lo perseguitiamo noi,
  se la radice del suo danno è in lui?»,
  [29]temete per voi la spada,
  poiché punitrice d'iniquità è la spada,
  affinché sappiate che c'è un giudice.


<B>20</B>

  [1]Zofar il Naamatita prese a dire:

  [2]Per questo i miei pensieri mi spingono a rispondere
  e perciò v'è questa fretta dentro di me.
  [3]Ho ascoltato un rimprovero per me offensivo,
  ma uno spirito, dal mio interno, mi spinge a
  replicare.
  [4]Non sai tu che da sempre,
  da quando l'uomo fu posto sulla terra,
  [5]il trionfo degli empi è breve
  e la gioia del perverso è d'un istante?
  [6]Anche se innalzasse fino al cielo la sua statura
  e il suo capo toccasse le nubi,
  [7]come lo sterco sarebbe spazzato per sempre
  e chi lo aveva visto direbbe: «Dov'è?».
  [8]Svanirà come un sogno, e non si troverà più,
  si dileguerà come visione notturna.
  [9]L'occhio avvezzo a vederlo più non lo vedrà,
  né più lo scorgerà la sua dimora.
  [10]I suoi figli dovranno risarcire i poveri,
  le loro mani restituiranno le sue ricchezze.
  [11]Le sue ossa erano ancora piene di giovinezza,
  ma con lui giacciono nella polvere.
  [12]Se alla sua bocca fu dolce il male,
  se lo teneva nascosto sotto la sua lingua,
  [13]assaporandolo senza inghiottirlo,
  se lo tratteneva in mezzo al suo palato:
  [14]il suo cibo gli si guasterà nelle viscere,
  veleno d'aspidi gli sarà nell'intestino.
  [15]I beni divorati ora rivomita,
  Dio glieli caccia fuori dal ventre.
  [16]Veleno d'aspide ha succhiato,
  una lingua di vipera lo uccide.
  [17]Non vedrà più ruscelli d'olio,
  fiumi di miele e fior di latte;
  [18]renderà i sudati acquisti senza assaggiarli,
  come non godrà del frutto del suo commercio,
  [19]perché ha oppresso e abbandonato i miseri,
  ha rubato case invece di costruirle;
  [20]perché non ha saputo essere pago dei suoi beni,
  con i suoi tesori non si salverà.
  [21]Nulla è sfuggito alla sua voracità,
  per questo non durerà il suo benessere.
  [22]Nel colmo della sua abbondanza si troverà in
  miseria;
  ogni sorta di sciagura piomberà su di lui.
  [23]Quando starà per riempire il suo ventre,
  Dio scaglierà su di lui la fiamma del suo sdegno,
  e gli farà piovere addosso brace.
  [24]Se sfuggirà l'arma di ferro,
  lo trafiggerà l'arco di bronzo:
  [25]gli uscirà il dardo dalla schiena,
  una spada lucente dal fegato.
  Lo assaliranno i terrori;
  [26]tutte le tenebre gli sono riservate.
  Lo divorerà un fuoco non acceso da un uomo,
  esso consumerà quanto è rimasto nella sua tenda.
  [27]Riveleranno i cieli la sua iniquità
  e la terra si alzerà contro di lui.
  [28]Un'alluvione travolgerà la sua casa,
  scorrerà nel giorno dell'ira.
  [29]Questa è la sorte che Dio riserva all'uomo
  perverso,
  la parte a lui decretata da Dio.


<B>21</B>

  [1]Giobbe rispose:

  [2]Ascoltate bene la mia parola
  e sia questo almeno il conforto che mi date.
  [3]Tollerate che io parli
  e, dopo il mio parlare, deridetemi pure.
  [4]Forse io mi lamento di un uomo?
  E perché non dovrei perder la pazienza?
  [5]Statemi attenti e resterete stupiti,
  mettetevi la mano sulla bocca.
  [6]Se io ci penso, ne sono turbato
  e la mia carne è presa da un brivido.
  [7]Perché vivono i malvagi,
  invecchiano, anzi sono potenti e gagliardi?
  [8]La loro prole prospera insieme con essi,
  i loro rampolli crescono sotto i loro occhi.
  [9]Le loro case sono tranquille e senza timori;
  il bastone di Dio non pesa su di loro.
  [10]Il loro toro feconda e non falla,
  la vacca partorisce e non abortisce.
  [11]Mandano fuori, come un gregge, i loro ragazzi
  e i loro figli saltano in festa.
  [12]Cantano al suono di timpani e di cetre,
  si divertono al suono delle zampogne.
  [13]Finiscono nel benessere i loro giorni
  e scendono tranquilli negli inferi.
  [14]Eppure dicevano a Dio: «Allontanati da noi,
  non vogliamo conoscer le tue vie.
  [15]Chi è l'Onnipotente, perché dobbiamo servirlo?
  E che ci giova pregarlo?».
  [16]Non hanno forse in mano il loro benessere?
  Il consiglio degli empi non è lungi da lui?
  [17]Quante volte si spegne la lucerna degli empi,
  o la sventura piomba su di loro,
  e infliggerà loro castighi con ira?
  [18]Diventano essi come paglia di fronte al vento
  o come pula in preda all'uragano?
  [19]«Dio serba per i loro figli il suo castigo...».
  Ma lo faccia pagare piuttosto a lui stesso e lo senta!
  [20]Veda con i suoi occhi la sua rovina
  e beva dell'ira dell'Onnipotente!
  [21]Che cosa gli importa infatti della sua casa dopo
  di sé,
  quando il numero dei suoi mesi è finito?
  [22]S'insegna forse la scienza a Dio,
  a lui che giudica gli esseri di lassù?
  [23]Uno muore in piena salute,
  tutto tranquillo e prospero;
  [24]i suoi fianchi sono coperti di grasso
  e il midollo delle sue ossa è ben nutrito.
  [25]Un altro muore con l'amarezza in cuore
  senza aver mai gustato il bene.
  [26]Nella polvere giacciono insieme
  e i vermi li ricoprono.
  [27]Ecco, io conosco i vostri pensieri
  e gli iniqui giudizi che fate contro di me!
  [28]Infatti, voi dite: «Dov'è la casa del
  prepotente,
  dove sono le tende degli empi?».
  [29]Non avete interrogato quelli che viaggiano?
  Non potete negare le loro prove,
  [30]che nel giorno della sciagura è risparmiato il
  malvagio
  e nel giorno dell'ira egli la scampa.
  [31]Chi gli rimprovera in faccia la sua condotta
  e di quel che ha fatto chi lo ripaga?
  [32]Egli sarà portato al sepolcro,
  sul suo tumulo si veglia
  [33]e gli sono lievi le zolle della tomba.
  Trae dietro di sé tutti gli uomini
  e innanzi a sé una folla senza numero.
  [34]Perché dunque mi consolate invano,
  mentre delle vostre risposte non resta che inganno?


<B>22</B>

  [1]Elifaz il Temanita prese a dire:

  [2]Può forse l'uomo giovare a Dio,
  se il saggio giova solo a se stesso?
  [3]Quale interesse ne viene all'Onnipotente che tu sia
  giusto
  o che vantaggio ha, se tieni una condotta integra?
  [4]Forse per la tua pietà ti punisce
  e ti convoca in giudizio?
  [5]O non piuttosto per la tua grande malvagità
  e per le tue iniquità senza limite?
  [6]Senza motivo infatti hai angariato i tuoi fratelli
  e delle vesti hai spogliato gli ignudi.
  [7]Non hai dato da bere all'assetato
  e all'affamato hai rifiutato il pane,
  [8]la terra l'ha il prepotente
  e vi abita il tuo favorito.
  [9]Le vedove hai rimandato a mani vuote
  e le braccia degli orfani hai rotto.
  [10]Ecco perché d'intorno a te ci sono lacci
  e un improvviso spavento ti sorprende.
  [11]Tenebra è la tua luce e più non vedi
  e la piena delle acque ti sommerge.
  [12]Ma Dio non è nell'alto dei cieli?
  Guarda il vertice delle stelle: quanto sono alte!
  [13]E tu dici: «Che cosa sa Dio?
  Può giudicare attraverso la caligine?
  [14]Le nubi gli fanno velo e non vede
  e sulla volta dei cieli passeggia».
  [15]Vuoi tu seguire il sentiero d'un tempo,
  già battuto da uomini empi,
  [16]che prima del tempo furono portati via,
  quando un fiume si era riversato sulle loro
  fondamenta?
  [17]Dicevano a Dio: «Allontànati da noi!
  Che cosa ci può fare l'Onnipotente?».
  [18]Eppure egli aveva riempito le loro case di beni,
  anche se i propositi degli empi erano lontani da lui.
  [19]I giusti ora vedono e ne godono
  e l'innocente si beffa di loro:
  [20]«Sì, certo è stata annientata la loro fortuna
  e il fuoco ne ha divorati gli avanzi!».
  [21]Su, riconcìliati con lui e tornerai felice,
  ne riceverai un gran vantaggio.
  [22]Accogli la legge dalla sua bocca
  e poni le sue parole nel tuo cuore.
  [23]Se ti rivolgerai all'Onnipotente con umiltà,
  se allontanerai l'iniquità dalla tua tenda,
  [24]se stimerai come polvere l'oro
  e come ciottoli dei fiumi l'oro di Ofir,
  [25]allora sarà l'Onnipotente il tuo oro
  e sarà per te argento a mucchi.
  [26]Allora sì, nell'Onnipotente ti delizierai
  e alzerai a Dio la tua faccia.
  [27]Lo supplicherai ed egli t'esaudirà
  e tu scioglierai i tuoi voti.
  [28]Deciderai una cosa e ti riuscirà
  e sul tuo cammino splenderà la luce.
  [29]Egli umilia l'alterigia del superbo,
  ma soccorre chi ha gli occhi bassi.
  [30]Egli libera l'innocente;
  tu sarai liberato per la purezza delle tue mani.


<B>23</B>

  [1]Giobbe allora rispose:

  [2]Ancor oggi il mio lamento è amaro
  e la sua mano grava sopra i miei gemiti.
  [3]Oh, potessi sapere dove trovarlo,
  potessi arrivare fino al suo trono!
  [4]Esporrei davanti a lui la mia causa
  e avrei piene le labbra di ragioni.
  [5]Verrei a sapere le parole che mi risponde
  e capirei che cosa mi deve dire.
  [6]Con sfoggio di potenza discuterebbe con me?
  Se almeno mi ascoltasse!
  [7]Allora un giusto discuterebbe con lui
  e io per sempre sarei assolto dal mio giudice.
  [8]Ma se vado in avanti, egli non c'è,
  se vado indietro, non lo sento.
  [9]A sinistra lo cerco e non lo scorgo,
  mi volgo a destra e non lo vedo.
  [10]Poiché egli conosce la mia condotta,
  se mi prova al crogiuolo, come oro puro io ne esco.
  [11]Alle sue orme si è attaccato il mio piede,
  al suo cammino mi sono attenuto e non ho deviato;
  [12]dai comandi delle sue labbra non mi sono
  allontanato,
  nel cuore ho riposto i detti della sua bocca.
  [13]Se egli sceglie, chi lo farà cambiare?
  Ciò che egli vuole, lo fa.
  [14]Compie, certo, il mio destino
  e di simili piani ne ha molti.
  [15]Per questo davanti a lui sono atterrito,
  ci penso e ho paura di lui.
  [16]Dio ha fiaccato il mio cuore,
  l'Onnipotente mi ha atterrito;
  [17]non sono infatti perduto a causa della tenebra,
  né a causa dell'oscurità che ricopre il mio volto.
<B>24</B>
  [1]Perché l'Onnipotente non si riserva i suoi tempi
  e i suoi fedeli non vedono i suoi giorni?
  [2]I malvagi spostano i confini,
  rubano le greggi e le menano al pascolo;
  [3]portano via l'asino degli orfani,
  prendono in pegno il bue della vedova.
  [4]Spingono i poveri fuori strada,
  tutti i miseri del paese vanno a nascondersi.
  [5]Eccoli, come ònagri nel deserto
  escono per il lavoro;
  di buon mattino vanno in cerca di vitto;
  la steppa offre loro cibo per i figli.
  [6]Mietono nel campo non loro;
  racimolano la vigna del malvagio.
  [7]Nudi passan la notte, senza panni,
  non hanno da coprirsi contro il freddo.
  [8]Dagli scrosci dei monti sono bagnati,
  per mancanza di rifugi si aggrappano alle rocce.
  [9]Rapiscono con violenza l'orfano
  e prendono in pegno ciò che copre il povero.
  [10]Ignudi se ne vanno, senza vesti
  e affamati portano i covoni.
  [11]Tra i filari frangono le olive,
  pigiano l'uva e soffrono la sete.
  [12]Dalla città si alza il gemito dei moribondi
  e l'anima dei feriti grida aiuto:
  Dio non presta attenzione alle loro preghiere.
  [13]Altri odiano la luce,
  non ne vogliono riconoscere le vie
  né vogliono batterne i sentieri.
  [14]Quando non c'è luce, si alza l'omicida
  per uccidere il misero e il povero;
  nella notte si aggira il ladro
  e si mette un velo sul volto.
  [15]L'occhio dell'adultero spia il buio
  e pensa: «Nessun occhio mi osserva!».
  [16]Nelle tenebre forzano le case,
  di giorno se ne stanno nascosti:
  non vogliono saperne della luce;
  [17]l'alba è per tutti loro come spettro di morte;
  quando schiarisce, provano i terrori del buio fondo.
  [18]Fuggono veloci di fronte al giorno;
  maledetta è la loro porzione di campo sulla terra,
  non si volgono più per la strada delle vigne.
  [19]Come siccità e calore assorbono le acque nevose,
  così la morte rapisce il peccatore.
  [20]Il seno che l'ha portato lo dimentica,
  i vermi ne fanno la loro delizia,
  non se ne conserva la memoria
  ed è troncata come un albero l'iniquità.
  [21]Egli maltratta la sterile che non genera
  e non fa del bene alla vedova.
  [22]Ma egli con la sua forza trascina i potenti,
  sorge quando più non può contare sulla vita.
  [23]Anche Dio gli concede sicurezza ed egli sta saldo,
  ma i suoi occhi sono sopra la sua condotta.
  [24]Salgono in alto per un poco, poi non sono più,
  sono buttati giù come tutti i mortali,
  falciati come la testa di una spiga.
  [25]Non è forse così? Chi può smentirmi
  e ridurre a nulla le mie parole?


<B>25</B>

  [1]Bildad il Suchita prese a dire:

  [2]V'è forse dominio e paura presso Colui
  Che mantiene la pace nell'alto dei cieli?
  [3]Si possono forse contare le sue schiere?
  E sopra chi non sorge la sua luce?
  [4]Come può giustificarsi un uomo davanti a Dio
  e apparire puro un nato di donna?
  [5]Ecco, la luna stessa manca di chiarore
  e le stelle non sono pure ai suoi occhi:
  [6]quanto meno l'uomo, questo verme,
  l'essere umano, questo bruco!


<B>26</B>

  [1]Giobbe rispose:

  [2]Quanto aiuto hai dato al debole
  e come hai soccorso il braccio senza forza!
  [3]Quanti buoni consigli hai dato all'ignorante
  e con quanta abbondanza hai manifestato la saggezza!
  [4]A chi hai tu rivolto la parola
  e qual è lo spirito che da te è uscito?
  [5]I morti tremano sotto terra,
  come pure le acque e i loro abitanti.
  [6]Nuda è la tomba davanti a lui
  e senza velo è l'abisso.
  [7]Egli stende il settentrione sopra il vuoto,
  tiene sospesa la terra sopra il nulla.
  [8]Rinchiude le acque dentro le nubi,
  e le nubi non si squarciano sotto il loro peso.
  [9]Copre la vista del suo trono
  stendendovi sopra la sua nube.
  [10]Ha tracciato un cerchio sulle acque,
  sino al confine tra la luce e le tenebre.
  [11]Le colonne del cielo si scuotono,
  sono prese da stupore alla sua minaccia.
  [12]Con forza agita il mare
  e con intelligenza doma Raab.
  [13]Al suo soffio si rasserenano i cieli,
  la sua mano trafigge il serpente tortuoso.
  [14]Ecco, questi non sono che i margini delle sue opere;
  quanto lieve è il sussurro che noi ne percepiamo!
  Ma il tuono della sua potenza chi può comprenderlo?


<B>27</B>

  [1]Giobbe continuò a dire:

  [2]Per la vita di Dio, che mi ha privato del mio
  diritto,
  per l'Onnipotente che mi ha amareggiato l'animo,
  [3]finché ci sarà in me un soffio di vita,
  e l'alito di Dio nelle mie narici,
  [4]mai le mie labbra diranno falsità
  e la mia lingua mai pronunzierà menzogna!
  [5]Lungi da me che io mai vi dia ragione;
  fino alla morte non rinunzierò alla mia integrità.
  [6]Mi terrò saldo nella mia giustizia senza cedere,
  la mia coscienza non mi rimprovera nessuno dei miei
  giorni.
  [7]Sia trattato come reo il mio nemico
  e il mio avversario come un ingiusto.
  [8]Che cosa infatti può sperare l'empio, quando
  finirà,
  quando Dio gli toglierà la vita?
  [9]Ascolterà forse Dio il suo grido,
  quando la sventura piomberà su di lui?
  [10]Porrà forse la sua compiacenza nell'Onnipotente?
  Potrà forse invocare Dio in ogni momento?
  [11]Io vi mostrerò la mano di Dio,
  non vi celerò i pensieri dell'Onnipotente.
  [12]Ecco, voi tutti lo vedete;
  perché dunque vi perdete in cose vane?

  [13]Questa è la sorte che Dio riserva al malvagio
  e la porzione che i violenti ricevono
  dall'Onnipotente.
  [14]Se ha molti figli, saranno per la spada
  e i suoi discendenti non avranno pane da sfamarsi;
  [15]i superstiti li seppellirà la peste
  e le loro vedove non faranno lamento.
  [16]Se ammassa argento come la polvere
  e come fango si prepara vesti:
  [17]egli le prepara, ma il giusto le indosserà
  e l'argento lo spartirà l'innocente.
  [18]Ha costruito la casa come fragile nido
  e come una capanna fatta da un guardiano.
  [19]Si corica ricco, ma per l'ultima volta,
  quando apre gli occhi, non avrà più nulla.
  [20]Di giorno il terrore lo assale,
  di notte se lo rapisce il turbine;
  [21]il vento d'oriente lo solleva e se ne va,
  lo strappa lontano dal suo posto.
  [22]Dio lo bersaglia senza pietà;
  tenta di sfuggire alla sua mano.
  [23]Si battono le mani contro di lui
  e si fischia su di lui dal luogo dove abita.


<B>28</B>

  [1]Certo, per l'argento vi sono miniere
  e per l'oro luoghi dove esso si raffina.
  [2]Il ferro si cava dal suolo
  e la pietra fusa libera il rame.
  [3]L'uomo pone un termine alle tenebre
  e fruga fino all'estremo limite
  le rocce nel buio più fondo.
  [4]Forano pozzi lungi dall'abitato
  coloro che perdono l'uso dei piedi:
  pendono sospesi lontano dalla gente e vacillano.
  [5]Una terra, da cui si trae pane,
  di sotto è sconvolta come dal fuoco.
  [6]Le sue pietre contengono zaffiri
  e oro la sua polvere.
  [7]L'uccello rapace ne ignora il sentiero,
  non lo scorge neppure l'occhio dell'aquila,
  [8]non battuto da bestie feroci,
  né mai attraversato dal leopardo.
  [9]Contro la selce l'uomo porta la mano,
  sconvolge le montagne:
  [10]nelle rocce scava gallerie
  e su quanto è prezioso posa l'occhio:
  [11]scandaglia il fondo dei fiumi
  e quel che vi è nascosto porta alla luce.
  [12]Ma la sapienza da dove si trae?
  E il luogo dell'intelligenza dov'è?
  [13]L'uomo non ne conosce la via,
  essa non si trova sulla terra dei viventi.
  [14]L'abisso dice: «Non è in me!»
  e il mare dice: «Neppure presso di me!».
  [15]Non si scambia con l'oro più scelto,
  né per comprarla si pesa l'argento.
  [16]Non si acquista con l'oro di Ofir,
  con il prezioso berillo o con lo zaffiro.
  [17]Non la pareggia l'oro e il cristallo,
  né si permuta con vasi di oro puro.
  [18]Coralli e perle non meritano menzione,
  vale più scoprire la sapienza che le gemme.
  [19]Non la eguaglia il topazio d'Etiopia;
  con l'oro puro non si può scambiare a peso.
  [20]Ma da dove viene la sapienza?
  E il luogo dell'intelligenza dov'è?
  [21]È nascosta agli occhi di ogni vivente
  ed è ignota agli uccelli del cielo.
  [22]L'abisso e la morte dicono:
  «Con gli orecchi ne udimmo la fama».
  [23]Dio solo ne conosce la via,
  lui solo sa dove si trovi,
  [24]perché volge lo sguardo
  fino alle estremità della terra,
  vede quanto è sotto la volta del cielo.
  [25]Quando diede al vento un peso
  e ordinò alle acque entro una misura,
  [26]quando impose una legge alla pioggia
  e una via al lampo dei tuoni;
  [27]allora la vide e la misurò,
  la comprese e la scrutò appieno
  [28]e disse all'uomo:
  «Ecco, temere Dio, questo è sapienza
  e schivare il male, questo è intelligenza».


<B>29</B>

  [1]Giobbe continuò a pronunziare le sue sentenze e disse:

  [2]Oh, potessi tornare com'ero ai mesi di un tempo,
  ai giorni in cui Dio mi proteggeva,
  [3]quando brillava la sua lucerna sopra il mio capo
  e alla sua luce camminavo in mezzo alle tenebre;
  [4]com'ero ai giorni del mio autunno,
  quando Dio proteggeva la mia tenda,
  [5]quando l'Onnipotente era ancora con me
  e i giovani mi stavano attorno;
  [6]quando mi lavavo in piedi nel latte
  e la roccia mi versava ruscelli d'olio!
  [7]Quando uscivo verso la porta della città
  e sulla piazza ponevo il mio seggio:
  [8]vedendomi, i giovani si ritiravano
  e i vecchi si alzavano in piedi;
  [9]i notabili sospendevano i discorsi
  e si mettevan la mano sulla bocca;
  [10]la voce dei capi si smorzava
  e la loro lingua restava fissa al palato;
  [11]con gli orecchi ascoltavano e mi dicevano felice,
  con gli occhi vedevano e mi rendevano testimonianza,
  [12]perché soccorrevo il povero che chiedeva aiuto,
  l'orfano che ne era privo.
  [13]La benedizione del morente scendeva su di me
  e al cuore della vedova infondevo la gioia.
  [14]Mi ero rivestito di giustizia come di un
  vestimento;
  come mantello e turbante era la mia equità.
  [15]Io ero gli occhi per il cieco,
  ero i piedi per lo zoppo.
  [16]Padre io ero per i poveri
  ed esaminavo la causa dello sconosciuto;
  [17]rompevo la mascella al perverso
  e dai suoi denti strappavo la preda.
  [18]Pensavo: «Spirerò nel mio nido
  e moltiplicherò come sabbia i miei giorni».
  [19]La mia radice avrà adito alle acque
  e la rugiada cadrà di notte sul mio ramo.
  [20]La mia gloria sarà sempre nuova
  e il mio arco si rinforzerà nella mia mano.
  [21]Mi ascoltavano in attesa fiduciosa
  e tacevano per udire il mio consiglio.
  [22]Dopo le mie parole non replicavano
  e su di loro scendevano goccia a goccia i miei detti.
  [23]Mi attendevano come si attende la pioggia
  e aprivano la bocca come ad acqua primaverile.
  [24]Se a loro sorridevo, non osavano crederlo,
  né turbavano la serenità del mio volto.
  [25]Indicavo loro la via da seguire e sedevo come capo,
  e vi rimanevo come un re fra i soldati
  o come un consolatore d'afflitti.


<B>30</B>

  [1]Ora invece si ridono di me
  i più giovani di me in età,
  i cui padri non avrei degnato
  di mettere tra i cani del mio gregge.
  [2]Anche la forza delle loro mani a che mi giova?
  Hanno perduto ogni vigore;
  [3]disfatti dalla indigenza e dalla fame,
  brucano per l'arido deserto,
  [4]da lungo tempo regione desolata,
  raccogliendo l'erba salsa accanto ai cespugli
  e radici di ginestra per loro cibo.
  [5]Cacciati via dal consorzio umano,
  a loro si grida dietro come al ladro;
  [6]sì che dimorano in valli orrende,
  nelle caverne della terra e nelle rupi.
  [7]In mezzo alle macchie urlano
  e sotto i roveti si adunano;
  [8]razza ignobile, anzi razza senza nome,
  sono calpestati più della terra.
  [9]Ora io sono la loro canzone,
  sono diventato la loro favola!
  [10]Hanno orrore di me e mi schivano
  e non si astengono dallo sputarmi in faccia!
  [11]Poiché egli ha allentato il mio arco e mi ha
  abbattuto,
  essi han rigettato davanti a me ogni freno.
  [12]A destra insorge la ragazzaglia;
  smuovono i miei passi
  e appianano la strada contro di me per perdermi.
  [13]Hanno demolito il mio sentiero,
  cospirando per la mia disfatta
  e nessuno si oppone a loro.
  [14]Avanzano come attraverso una larga breccia,
  sbucano in mezzo alle macerie.
  [15]I terrori si sono volti contro di me;
  si è dileguata, come vento, la mia grandezza
  e come nube è passata la mia felicità.
  [16]Ora mi consumo
  e mi colgono giorni d'afflizione.
  [17]Di notte mi sento trafiggere le ossa
  e i dolori che mi rodono non mi danno riposo.
  [18]A gran forza egli mi afferra per la veste,
  mi stringe per l'accollatura della mia tunica.
  [19]Mi ha gettato nel fango:
  son diventato polvere e cenere.
  [20]Io grido a te, ma tu non mi rispondi,
  insisto, ma tu non mi dai retta.
  [21]Tu sei un duro avversario verso di me
  e con la forza delle tue mani mi perseguiti;
  [22]mi sollevi e mi poni a cavallo del vento
  e mi fai sballottare dalla bufera.
  [23]So bene che mi conduci alla morte,
  alla casa dove si riunisce ogni vivente.
  [24]Ma qui nessuno tende la mano alla preghiera,
  né per la sua sventura invoca aiuto.
  [25]Non ho pianto io forse con chi aveva i giorni duri
  e non mi sono afflitto per l'indigente?
  [26]Eppure aspettavo il bene ed è venuto il male,
  aspettavo la luce ed è venuto il buio.
  [27]Le mie viscere ribollono senza posa
  e giorni d'affanno mi assalgono.
  [28]Avanzo con il volto scuro, senza conforto,
  nell'assemblea mi alzo per invocare aiuto.
  [29]Sono divenuto fratello degli sciacalli
  e compagno degli struzzi.
  [30]La mia pelle si è annerita, mi si stacca
  e le mie ossa bruciano dall'arsura.
  [31]La mia cetra serve per lamenti
  e il mio flauto per la voce di chi piange.


<B>31</B>

  [1]Avevo stretto con gli occhi un patto
  di non fissare neppure una vergine.
  [2]Che parte mi assegna Dio di lassù
  e che porzione mi assegna l'Onnipotente dall'alto?
  [3]Non è forse la rovina riservata all'iniquo
  e la sventura per chi compie il male?
  [4]Non vede egli la mia condotta
  e non conta tutti i miei passi?
  [5]Se ho agito con falsità
  e il mio piede si è affrettato verso la frode,
  [6]mi pesi pure sulla bilancia della giustizia
  e Dio riconoscerà la mia integrità.
  [7]Se il mio passo è andato fuori strada
  e il mio cuore ha seguito i miei occhi,
  se alla mia mano si è attaccata sozzura,
  [8]io semini e un altro ne mangi il frutto
  e siano sradicati i miei germogli.
  [9]Se il mio cuore fu sedotto da una donna
  e ho spiato alla porta del mio prossimo,
  [10]mia moglie macini per un altro
  e altri ne abusino;
  [11]difatti quello è uno scandalo,
  un delitto da deferire ai giudici,
  [12]quello è un fuoco che divora fino alla
  distruzione
  e avrebbe consumato tutto il mio raccolto.
  [13]Se ho negato i diritti del mio schiavo
  e della schiava in lite con me,
  [14]che farei, quando Dio si alzerà,
  e, quando farà l'inchiesta, che risponderei?
  [15]Chi ha fatto me nel seno materno, non ha fatto
  anche lui?
  Non fu lo stesso a formarci nel seno?
  [16]Mai ho rifiutato quanto brama il povero,
  né ho lasciato languire gli occhi della vedova;
  [17]mai da solo ho mangiato il mio tozzo di pane,
  senza che ne mangiasse l'orfano,
  [18]poiché Dio, come un padre, mi ha allevato fin
  dall'infanzia
  e fin dal ventre di mia madre mi ha guidato.
  [19]Se mai ho visto un misero privo di vesti
  o un povero che non aveva di che coprirsi,
  [20]se non hanno dovuto benedirmi i suoi fianchi,
  o con la lana dei miei agnelli non si è riscaldato;
  [21]se contro un innocente ho alzato la mano,
  perché vedevo alla porta chi mi spalleggiava,
  [22]mi si stacchi la spalla dalla nuca
  e si rompa al gomito il mio braccio,
  [23]perché mi incute timore la mano di Dio
  e davanti alla sua maestà non posso resistere.
  [24]Se ho riposto la mia speranza nell'oro
  e all'oro fino ho detto: «Tu sei la mia fiducia»;
  [25]se godevo perché grandi erano i miei beni
  e guadagnava molto la mia mano;
  [26]se vedendo il sole risplendere
  e la luna chiara avanzare,
  [27]si è lasciato sedurre in segreto il mio cuore
  e con la mano alla bocca ho mandato un bacio,
  [28]anche questo sarebbe stato un delitto da tribunale,
  perché avrei rinnegato Dio che sta in alto.
  [29]Ho gioito forse della disgrazia del mio nemico
  e ho esultato perché lo colpiva la sventura,
  [30]io che non ho permesso alla mia lingua di peccare,
  augurando la sua morte con imprecazioni?
  [31]Non diceva forse la gente della mia tenda:
  «A chi non ha dato delle sue carni per saziarsi?».
  [32]All'aperto non passava la notte lo straniero
  e al viandante aprivo le mie porte.
  [33]Non ho nascosto, alla maniera degli uomini, la mia
  colpa,
  tenendo celato il mio delitto in petto,
  [34]come se temessi molto la folla,
  e il disprezzo delle tribù mi spaventasse,
  sì da starmene zitto senza uscire di casa.
  [35]Oh, avessi uno che mi ascoltasse!
  Ecco qui la mia firma! L'Onnipotente mi risponda!
  Il documento scritto dal mio avversario
  [36]vorrei certo portarlo sulle mie spalle
  e cingerlo come mio diadema!
  [37]Il numero dei miei passi gli manifesterei
  e mi presenterei a lui come sovrano.
  [38]Se contro di me grida la mia terra
  e i suoi solchi piangono con essa;
  [39]se ho mangiato il suo frutto senza pagare
  e ho fatto sospirare dalla fame i suoi coltivatori,
  [40]in luogo di frumento, getti spine,
  ed erbaccia al posto dell'orzo.


<B>32</B>

  (31,40b) Quando Giobbe ebbe finito di parlare, [1]quei tre uomini cessarono di rispondere a Giobbe, perché egli si riteneva giusto. [2]Allora si accese lo sdegno di Eliu, figlio di Barachele il Buzita, della tribù di Ram. Si accese di sdegno contro Giobbe, perché pretendeva d'aver ragione di fronte a Dio; [3]si accese di sdegno anche contro i suoi tre amici, perché non avevano trovato di che rispondere, sebbene avessero dichiarato Giobbe colpevole. [4]Però Eliu aveva aspettato, mentre essi parlavano con Giobbe, perché erano più vecchi di lui in età. [5]Quando dunque vide che sulla bocca di questi tre uomini non vi era più alcuna risposta, Eliu si accese di sdegno.
  [6]Presa dunque la parola, Eliu, figlio di Barachele il Buzita, disse:

  Giovane io sono di anni
  e voi siete già canuti;
  per questo ho esitato per rispetto
  a manifestare a voi il mio sapere.
  [7]Pensavo: Parlerà l'età
  e i canuti insegneranno la sapienza.
  [8]Ma certo essa è un soffio nell'uomo;
  l'ispirazione dell'Onnipotente lo fa intelligente.
  [9]Non sono i molti anni a dar la sapienza,
  né sempre i vecchi distinguono ciò che è giusto.
  [10]Per questo io oso dire: Ascoltatemi;
  anch'io esporrò il mio sapere.
  [11]Ecco, ho atteso le vostre parole,
  ho teso l'orecchio ai vostri argomenti.
  Finché andavate in cerca di argomenti
  [12]su di voi fissai l'attenzione.
  Ma ecco, nessuno ha potuto convincere Giobbe,
  nessuno tra di voi risponde ai suoi detti.
  [13]Non dite: Noi abbiamo trovato la sapienza,
  ma lo confuti Dio, non l'uomo!
  [14]Egli non mi ha rivolto parole,
  e io non gli risponderò con le vostre parole.
  [15]Sono vinti, non rispondono più,
  mancano loro le parole.
  [16]Ho atteso, ma poiché non parlano più,
  poiché stanno lì senza risposta,
  [17]voglio anch'io dire la mia parte,
  anch'io esporrò il mio parere;
  [18]mi sento infatti pieno di parole,
  mi preme lo spirito che è dentro di me.
  [19]Ecco, dentro di me c'è come vino senza sfogo,
  come vino che squarcia gli otri nuovi.
  [20]Parlerò e mi sfogherò,
  aprirò le labbra e risponderò.
  [21]Non guarderò in faccia ad alcuno,
  non adulerò nessuno,
  [22]perché io non so adulare:
  altrimenti il mio creatore in breve mi eliminerebbe.


<B>33</B>

  [1]Ascolta dunque, Giobbe, i miei discorsi,
  ad ogni mia parola porgi l'orecchio.
  [2]Ecco, io apro la bocca,
  parla la mia lingua entro il mio palato.
  [3]Il mio cuore dirà sagge parole
  e le mie labbra parleranno chiaramente.
  [4]Lo spirito di Dio mi ha creato
  e il soffio dell'Onnipotente mi dà vita.
  [5]Se puoi, rispondimi,
  prepàrati davanti a me, sta' pronto.
  [6]Ecco, io sono come te di fronte a Dio
  e anch'io sono stato tratto dal fango:
  [7]ecco, nulla hai da temere da me,
  né graverò su di te la mano.
  [8]Non hai fatto che dire ai miei orecchi
  e ho ben udito il suono dei tuoi detti:
  [9]«Puro son io, senza peccato,
  io sono mondo, non ho colpa;
  [10]ma egli contro di me trova pretesti
  e mi stima suo nemico;
  [11]pone in ceppi i miei piedi
  e spia tutti i miei passi!».
  [12]Ecco, in questo ti rispondo: non hai ragione.
  Dio è infatti più grande dell'uomo.
  [13]Perché ti lamenti di lui,
  se non risponde ad ogni tua parola?
  [14]Dio parla in un modo
  o in un altro, ma non si fa attenzione.
  [15]Parla nel sogno, visione notturna,
  quando cade il sopore sugli uomini
  e si addormentano sul loro giaciglio;
  [16]apre allora l'orecchio degli uomini
  e con apparizioni li spaventa,
  [17]per distogliere l'uomo dal male
  e tenerlo lontano dall'orgoglio,
  [18]per preservarne l'anima dalla fossa
  e la sua vita dalla morte violenta.
  [19]Lo corregge con il dolore nel suo letto
  e con la tortura continua delle ossa;
  [20]quando il suo senso ha nausea del pane,
  il suo appetito del cibo squisito;
  [21]quando la sua carne si consuma a vista d'occhio
  e le ossa, che non si vedevano prima, spuntano fuori,
  [22]quando egli si avvicina alla fossa
  e la sua vita alla dimora dei morti.
  [23]Ma se vi è un angelo presso di lui,
  un protettore solo fra mille,
  per mostrare all'uomo il suo dovere,
  [24]abbia pietà di lui e dica:
  «Scampalo dallo scender nella fossa,
  ho trovato il riscatto»,
  [25]allora la sua carne sarà più fresca che in gioventù,
  tornerà ai giorni della sua adolescenza:
  [26]supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza,
  gli mostrerà il suo volto in giubilo,
  e renderà all'uomo la sua giustizia.
  [27]Egli si rivolgerà agli uomini e dirà:
  «Avevo peccato e violato la giustizia,
  ma egli non mi ha punito per quel che meritavo;
  [28]mi ha scampato dalla fossa
  e la mia vita rivede la luce».
  [29]Ecco, tutto questo fa Dio,
  due volte, tre volte con l'uomo,
  [30]per sottrarre l'anima sua dalla fossa
  e illuminarla con la luce dei viventi.
  [31]Attendi, Giobbe, ascoltami,
  taci e io parlerò:
  [32]ma se hai qualcosa da dire, rispondimi,
  parla, perché vorrei darti ragione;
  [33]se no, tu ascoltami
  e io ti insegnerò la sapienza.


<B>34</B>

  [1]Eliu continuò a dire:

  [2]Ascoltate, saggi, le mie parole
  e voi, sapienti, porgetemi l'orecchio,
  [3]Perché l'orecchio distingue le parole,
  come il palato assapora i cibi.
  [4]Esploriamo noi ciò che è giusto,
  indaghiamo fra di noi quale sia il bene:
  [5]poiché Giobbe ha detto: «Io son giusto,
  ma Dio mi ha tolto il mio diritto;
  [6]contro il mio diritto passo per menzognero,
  inguaribile è la mia piaga benché senza colpa».
  [7]Chi è come Giobbe
  che beve, come l'acqua, l'insulto,
  [8]che fa la strada in compagnia dei malfattori,
  andando con uomini iniqui?
  [9]Poiché egli ha detto: «Non giova all'uomo
  essere in buona grazia con Dio».
  [10]Perciò ascoltatemi, uomini di senno:
  lungi da Dio l'iniquità
  e dall'Onnipotente l'ingiustizia!
  [11]Poiché egli ripaga l'uomo secondo il suo operato
  e fa trovare ad ognuno secondo la sua condotta.
  [12]In verità, Dio non agisce da ingiusto
  e l'Onnipotente non sovverte il diritto!
  [13]Chi mai gli ha affidato la terra
  e chi ha disposto il mondo intero?
  [14]Se egli richiamasse il suo spirito a sé
  e a sé ritraesse il suo soffio,
  [15]ogni carne morirebbe all'istante
  e l'uomo ritornerebbe in polvere.
  [16]Se hai intelletto, ascolta bene questo,
  porgi l'orecchio al suono delle mie parole.
  [17]Può mai governare chi odia il diritto?
  E tu osi condannare il Gran Giusto?
  [18]lui che dice ad un re: «Iniquo!»
  e ai principi: «Malvagi!»,
  [19]lui che non usa parzialità con i potenti
  e non preferisce al povero il ricco,
  perché tutti costoro sono opera delle sue mani?
  [20]In un istante muoiono e nel cuore della notte
  sono colpiti i potenti e periscono;
  e senza sforzo rimuove i tiranni,
  [21]poiché egli tiene gli occhi sulla condotta
  dell'uomo
  e vede tutti i suoi passi.
  [22]Non vi è tenebra, non densa oscurità,
  dove possano nascondersi i malfattori.
  [23]Poiché non si pone all'uomo un termine
  per comparire davanti a Dio in giudizio:
  [24]egli fiacca i potenti, senza fare inchieste,
  e colloca altri al loro posto.
  [25]Poiché conosce le loro opere,
  li travolge nella notte e sono schiacciati;
  [26]come malvagi li percuote,
  li colpisce alla vista di tutti;
  [27]perché si sono allontanati da lui
  e di tutte le sue vie non si sono curati,
  [28]sì da far giungere fino a lui il grido
  dell'oppresso e fargli udire il lamento dei poveri.
  [29]Se egli tace, chi lo può condannare?
  Se vela la faccia, chi lo può vedere?
  Ma sulle nazioni e sugli individui egli veglia,
  [30]perché non regni un uomo perverso,
  perché il popolo non abbia inciampi.
  [31]Si può dunque dire a Dio:
  «Porto la pena, senza aver fatto il male;
  [32]se ho peccato, mostramelo;
  se ho commesso l'iniquità, non lo farò più»?
  [33]Forse, secondo le tue idee dovrebbe ricompensare,
  perché tu rifiuti il suo giudizio?
  Poiché tu devi scegliere, non io,
  di', dunque, quello che sai.
  [34]Gli uomini di senno mi diranno
  con l'uomo saggio che mi ascolta:
  [35]«Giobbe non parla con sapienza
  e le sue parole sono prive di senno».
  [36]Bene, Giobbe sia esaminato fino in fondo,
  per le sue risposte da uomo empio,
  [37]perché aggiunge al suo peccato la rivolta,
  in mezzo a noi batte le mani
  e moltiplica le parole contro Dio.


<B>35</B>

  [1]Eliu riprese a dire:

  [2]Ti pare di aver pensato cosa giusta,
  quando dicesti: «Ho ragione davanti a Dio»?
  [3]O quando hai detto: «Che te ne importa?
  Che utilità ne ho dal mio peccato»?
  [4]Risponderò a te con discorsi
  e ai tuoi amici insieme con te.
  [5]Contempla il cielo e osserva,
  considera le nubi: sono più alte di te.
  [6]Se pecchi, che gli fai?
  Se moltiplichi i tuoi delitti, che danno gli arrechi?
  [7]Se tu sei giusto, che cosa gli dai
  o che cosa riceve dalla tua mano?
  [8]Su un uomo come te ricade la tua malizia,
  su un figlio d'uomo la tua giustizia!
  [9]Si grida per la gravità dell'oppressione,
  si invoca aiuto sotto il braccio dei potenti,
  [10]ma non si dice: «Dov'è quel Dio che mi ha
  creato,
  che concede nella notte canti di gioia;
  [11]che ci rende più istruiti delle bestie
  selvatiche,
  che ci fa più saggi degli uccelli del cielo?».
  [12]Si grida, allora, ma egli non risponde
  di fronte alla superbia dei malvagi.
  [13]Certo è falso dire: «Dio non ascolta
  e l'Onnipotente non presta attenzione»;
  [14]più ancora quando tu dici che non lo vedi,
  che la tua causa sta innanzi a lui e tu in lui speri;
  [15]così pure quando dici che la sua ira non punisce
  né si cura molto dell'iniquità.
  [16]Giobbe dunque apre invano la sua bocca
  e senza cognizione moltiplica le chiacchiere.


<B>36</B>

  [1]Eliu continuò a dire:

  [2]Abbi un po' di pazienza e io te lo dimostrerò,
  perché in difesa di Dio c'è altro da dire.
  [3]Prenderò da lontano il mio sapere
  e renderò giustizia al mio creatore,
  [4]poiché non è certo menzogna il mio parlare:
  un uomo di perfetta scienza è qui con te.
  [5]Ecco, Dio è grande e non si ritratta,
  egli è grande per fermezza di cuore.
  [6]Non lascia vivere l'iniquo
  e rende giustizia ai miseri.
  [7]Non toglie gli occhi dai giusti,
  li fa sedere sul trono con i re
  e li esalta per sempre.
  [8]Se talvolta essi sono avvinti in catene,
  se sono stretti dai lacci dell'afflizione,
  [9]fa loro conoscere le opere loro
  e i loro falli, perché superbi;
  [10]apre loro gli orecchi per la correzione
  e ordina che si allontanino dalla iniquità.
  [11]Se ascoltano e si sottomettono,
  chiuderanno i loro giorni nel benessere
  e i loro anni nelle delizie.
  [12]Ma se non vorranno ascoltare,
  di morte violenta periranno,
  spireranno senza neppure saperlo.
  [13]I perversi di cuore accumulano l'ira;
  non invocano aiuto, quando Dio li avvince in catene:
  [14]si spegne in gioventù la loro anima,
  e la loro vita all'età dei dissoluti.
  [15]Ma egli libera il povero con l'afflizione,
  gli apre l'udito con la sventura.
  [16]Anche te intende sottrarre dal morso
  dell'angustia:
  avrai in cambio un luogo ampio, non ristretto
  e la tua tavola sarà colma di vivande grasse.
  [17]Ma se colmi la misura con giudizi da empio,
  giudizio e condanna ti seguiranno.
  [18]La collera non ti trasporti alla bestemmia,
  l'abbondanza dell'espiazione non ti faccia fuorviare.
  [19]Può forse farti uscire dall'angustia il tuo
  grido,
  con tutti i tentativi di forza?
  [20]Non sospirare quella notte,
  in cui i popoli vanno al loro luogo.
  [21]Bada di non volgerti all'iniquità,
  poiché per questo sei stato provato dalla miseria.

  [22]Ecco, Dio è sublime nella sua potenza;
  chi come lui è temibile?
  [23]Chi mai gli ha imposto il suo modo d'agire
  o chi mai ha potuto dirgli: «Hai agito male?».
  [24]Ricordati che devi esaltare la sua opera,
  che altri uomini hanno cantato.
  [25]Ogni uomo la contempla,
  il mortale la mira da lontano.
  [26]Ecco, Dio è così grande, che non lo
  comprendiamo:
  il numero dei suoi anni è incalcolabile.
  [27]Egli attrae in alto le gocce dell'acqua
  e scioglie in pioggia i suoi vapori,
  [28]che le nubi riversano
  e grondano sull'uomo in grande quantità.
  [31]In tal modo sostenta i popoli
  e offre alimento in abbondanza.
  [29]Chi inoltre può comprendere la distesa delle
  nubi,
  i fragori della sua dimora?
  [30]Ecco, espande sopra di esso il suo vapore
  e copre le profondità del mare.
  [32]Arma le mani di folgori
  e le scaglia contro il bersaglio.
  [33]Lo annunzia il suo fragore,
  riserva d'ira contro l'iniquità.
<B>37</B>
  [1]Per questo mi batte forte il cuore
  e mi balza fuori dal petto.
  [2]Udite, udite, il rumore della sua voce,
  il fragore che esce dalla sua bocca.
  [3]Il lampo si diffonde sotto tutto il cielo
  e il suo bagliore giunge ai lembi della terra;
  [4]dietro di esso brontola il tuono,
  mugghia con il suo fragore maestoso
  e nulla arresta i fulmini,
  da quando si è udita la sua voce;
  [5]mirabilmente tuona Dio con la sua voce
  opera meraviglie che non comprendiamo!
  [6]Egli infatti dice alla neve: «Cadi sulla terra»
  e alle piogge dirotte: «Siate violente».
  [7]Rinchiude ogni uomo in casa sotto sigillo,
  perché tutti riconoscano la sua opera.
  [8]Le fiere si ritirano nei loro ripari
  e nelle loro tane si accovacciano.
  [9]Dal mezzogiorno avanza l'uragano
  e il freddo dal settentrione.
  [10]Al soffio di Dio si forma il ghiaccio
  e la distesa dell'acqua si congela.
  [11]Carica di umidità le nuvole
  e le nubi ne diffondono le folgori.
  [12]Egli le fa vagare dappertutto
  secondo i suoi ordini,
  perché eseguiscano quanto comanda loro
  sul mondo intero.
  [13]Le manda o per castigo della terra
  o in segno di bontà.
  [14]Porgi l'orecchio a questo, Giobbe, soffèrmati
  e considera le meraviglie di Dio.
  [15]Sai tu come Dio le diriga
  e come la sua nube produca il lampo?
  [16]Conosci tu come la nube si libri in aria,
  i prodigi di colui che tutto sa?
  [17]Come le tue vesti siano calde
  quando non soffia l'austro e la terra riposa?
  [18]Hai tu forse disteso con lui il firmamento,
  solido come specchio di metallo fuso?
  [19]Insegnaci che cosa dobbiamo dirgli.
  Noi non parleremo per l'oscurità.
  [20]Gli si può forse ordinare: «Parlerò io?».
  O un uomo può dire che è sopraffatto?
  [21]Ora diventa invisibile la luce,
  oscurata in mezzo alle nubi:
  ma tira il vento e le spazza via.
  [22]Dal nord giunge un aureo chiarore,
  intorno a Dio è tremenda maestà.
  [23]L}Onnipotente noi non lo possiamo raggiungere,
  sublime in potenza e rettitudine
  e grande per giustizia: egli non ha da rispondere.
  [24]Perciò gli uomini lo temono:
  a lui la venerazione di tutti i saggi di mente.


<B>38</B>

  [1]Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine:

  [2]Chi è costui che oscura il consiglio
  con parole insipienti?
  [3]Cingiti i fianchi come un prode,
  io t'interrogherò e tu mi istruirai.
  [4]Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra?
  Dillo, se hai tanta intelligenza!
  [5]Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai,
  o chi ha teso su di essa la misura?
  [6]Dove sono fissate le sue basi
  o chi ha posto la sua pietra angolare,
  [7]mentre gioivano in coro le stelle del mattino
  e plaudivano tutti i figli di Dio?
  [8]Chi ha chiuso tra due porte il mare,
  quando erompeva uscendo dal seno materno,
  [9]quando lo circondavo di nubi per veste
  e per fasce di caligine folta?
  [10]Poi gli ho fissato un limite
  e gli ho messo chiavistello e porte
  [11]e ho detto: «Fin qui giungerai e non oltre
  e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde».
  [12]Da quando vivi, hai mai comandato al mattino
  e assegnato il posto all'aurora,
  [13]perché essa afferri i lembi della terra
  e ne scuota i malvagi?
  [14]Si trasforma come creta da sigillo
  e si colora come un vestito.
  [15]È sottratta ai malvagi la loro luce
  ed è spezzato il braccio che si alza a colpire.
  [16]Sei mai giunto alle sorgenti del mare
  e nel fondo dell'abisso hai tu passeggiato?
  [17]Ti sono state indicate le porte della morte
  e hai visto le porte dell'ombra funerea?
  [18]Hai tu considerato le distese della terra?
  Dillo, se sai tutto questo!
  [19]Per quale via si va dove abita la luce
  e dove hanno dimora le tenebre
  [20]perché tu le conduca al loro dominio
  o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa?
  [21]Certo, tu lo sai, perché allora eri nato
  e il numero dei tuoi giorni è assai grande!
  [22]Sei mai giunto ai serbatoi della neve,
  hai mai visto i serbatoi della grandine,
  [23]che io riserbo per il tempo della sciagura,
  per il giorno della guerra e della battaglia?
  [24]Per quali vie si espande la luce,
  si diffonde il vento d'oriente sulla terra?
  [25]Chi ha scavato canali agli acquazzoni
  e una strada alla nube tonante,
  [26]per far piovere sopra una terra senza uomini,
  su un deserto dove non c'è nessuno,
  [27]per dissetare regioni desolate e squallide
  e far germogliare erbe nella steppa?
  [28]Ha forse un padre la pioggia?
  O chi mette al mondo le gocce della rugiada?
  [29]Dal seno di chi è uscito il ghiaccio
  e la brina del cielo chi l'ha generata?
  [30]Come pietra le acque induriscono
  e la faccia dell'abisso si raggela.
  [31]Puoi tu annodare i legami delle Plèiadi
  o sciogliere i vincoli di Orione?
  [32]Fai tu spuntare a suo tempo la stella del mattino
  o puoi guidare l'Orsa insieme con i suoi figli?
  [33]Conosci tu le leggi del cielo
  o ne applichi le norme sulla terra?
  [34]Puoi tu alzare la voce fino alle nubi
  e farti coprire da un rovescio di acqua?
  [35]Scagli tu i fulmini e partono
  dicendoti: «Eccoci!»?
  [36]Chi ha elargito all'ibis la sapienza
  o chi ha dato al gallo intelligenza?
  [37]Chi può con sapienza calcolare le nubi
  e chi riversa gli otri del cielo,
  [38]quando si fonde la polvere in una massa
  e le zolle si attaccano insieme?
  [39]Vai tu a caccia di preda per la leonessa
  e sazi la fame dei leoncini,
  [40]quando sono accovacciati nelle tane
  o stanno in agguato fra le macchie?
  [41]Chi prepara al corvo il suo pasto,
  quando i suoi nati gridano verso Dio
  e vagano qua e là per mancanza di cibo?
<B>39</B>
  [1]Sai tu quando figliano le camozze
  e assisti al parto delle cerve?
  [2]Conti tu i mesi della loro gravidanza
  e sai tu quando devono figliare?
  [3]Si curvano e depongono i figli,
  metton fine alle loro doglie.
  [4]Robusti sono i loro figli, crescono in campagna,
  partono e non tornano più da esse.
  [5]Chi lascia libero l'asino selvatico
  e chi scioglie i legami dell'ònagro,
  [6]al quale ho dato la steppa per casa
  e per dimora la terra salmastra?
  [7]Del fracasso della città se ne ride
  e gli urli dei guardiani non ode.
  [8]Gira per le montagne, sua pastura,
  e va in cerca di quanto è verde.
  [9]Il bufalo si lascerà piegare a servirti
  o a passar la notte presso la tua greppia?
  [10]Potrai legarlo con la corda per fare il solco
  o fargli erpicare le valli dietro a te?
  [11]Ti fiderai di lui, perché la sua forza è grande
  e a lui affiderai le tue fatiche?
  [12]Conterai su di lui, che torni
  e raduni la tua messe sulla tua aia?
  [13]L'ala dello struzzo batte festante,
  ma è forse penna e piuma di cicogna?
  [14]Abbandona infatti alla terra le uova
  e sulla polvere le lascia riscaldare.
  [15]Dimentica che un piede può schiacciarle,
  una bestia selvatica calpestarle.
  [16]Tratta duramente i figli, come se non fossero
  suoi,
  della sua inutile fatica non si affanna,
  [17]perché Dio gli ha negato la saggezza
  e non gli ha dato in sorte discernimento.
  [18]Ma quando giunge il saettatore, fugge agitando le
  ali:
  si beffa del cavallo e del suo cavaliere.
  [19]Puoi tu dare la forza al cavallo
  e vestire di fremiti il suo collo?
  [20]Lo fai tu sbuffare come un fumaiolo?
  Il suo alto nitrito incute spavento.
  [21]Scalpita nella valle giulivo
  e con impeto va incontro alle armi.
  [22]Sprezza la paura, non teme,
  né retrocede davanti alla spada.
  [23]Su di lui risuona la faretra,
  il luccicar della lancia e del dardo.
  [24]Strepitando, fremendo, divora lo spazio
  e al suono della tromba più non si tiene.
  [25]Al primo squillo grida: «Aah!...»
  e da lontano fiuta la battaglia,
  gli urli dei capi, il fragor della mischia.
  [26]Forse per il tuo senno si alza in volo lo sparviero
  e spiega le ali verso il sud?
  [27]O al tuo comando l'aquila s'innalza
  e pone il suo nido sulle alture?
  [28]Abita le rocce e passa la notte
  sui denti di rupe o sui picchi.
  [29]Di lassù spia la preda,
  lontano scrutano i suoi occhi.
  [30]I suoi aquilotti succhiano il sangue
  e dove sono cadaveri, là essa si trova.
<B>40</B>
  [1]Il Signore riprese e disse a Giobbe:
  [2]Il censore vorrà ancora contendere con l'Onnipotente?
  L'accusatore di Dio risponda!
  [3]Giobbe rivolto al Signore disse:
  [4]Ecco, sono ben meschino: che ti posso rispondere?
  Mi metto la mano sulla bocca.
  [5]Ho parlato una volta, ma non replicherò.
  ho parlato due volte, ma non continuerò.
  [6]Allora il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine e disse:
  [7]Cingiti i fianchi come un prode:
  io t'interrogherò e tu mi istruirai.
  [8]Oseresti proprio cancellare il mio giudizio
  e farmi torto per avere tu ragione?
  [9]Hai tu un braccio come quello di Dio
  e puoi tuonare con voce pari alla sua?
  [10]Ornati pure di maestà e di sublimità,
  rivestiti di splendore e di gloria;
  [11]diffondi i furori della tua collera,
  mira ogni superbo e abbattilo,
  [12]mira ogni superbo e umilialo,
  schiaccia i malvagi ovunque si trovino;
  [13]nascondili nella polvere tutti insieme,
  rinchiudili nella polvere tutti insieme,
  [14]anch'io ti loderò,
  perché hai trionfato con la destra.
  [15]Ecco, l'ippopotamo, che io ho creato al pari di te,
  mangia l'erba come il bue.
  [16]Guarda, la sua forza è nei fianchi
  e il suo vigore nel ventre.
  [17]Rizza la coda come un cedro,
  i nervi delle sue cosce s'intrecciano saldi,
  [18]le sue vertebre, tubi di bronzo,
  le sue ossa come spranghe di ferro.
  [19]Esso è la prima delle opere di Dio;
  il suo creatore lo ha fornito di difesa.
  [20]I monti gli offrono i loro prodotti
  e là tutte le bestie della campagna si trastullano.
  [21]Sotto le piante di loto si sdraia,
  nel folto del canneto della palude.
  [22]Lo ricoprono d'ombra i loti selvatici,
  lo circondano i salici del torrente.
  [23]Ecco, si gonfi pure il fiume: egli non trema,
  è calmo, anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca.
  [24]Chi potrà afferrarlo per gli occhi,
  prenderlo con lacci e forargli le narici?
  [25]Puoi tu pescare il Leviatan con l'amo
  e tener ferma la sua lingua con una corda,
  [26]ficcargli un giunco nelle narici
  e forargli la mascella con un uncino?
  [27]Ti farà forse molte suppliche
  e ti rivolgerà dolci parole?
  [28]Stipulerà forse con te un'alleanza,
  perché tu lo prenda come servo per sempre?
  [29]Scherzerai con lui come un passero,
  legandolo per le tue fanciulle?
  [30]Lo metteranno in vendita le compagnie di pesca,
  se lo divideranno i commercianti?
  [31]Crivellerai di dardi la sua pelle
  e con la fiocina la sua testa?
  [32]Metti su di lui la mano:
  al ricordo della lotta, non rimproverai!
<B>41</B>
  [1]Ecco, la tua speranza è fallita,
  al solo vederlo uno stramazza.
  [2]Nessuno è tanto audace da osare eccitarlo
  e chi mai potrà star saldo di fronte a lui?
  [3]Chi mai lo ha assalito e si è salvato?
  Nessuno sotto tutto il cielo.
  [4]Non tacerò la forza delle sue membra:
  in fatto di forza non ha pari.
  [5]Chi gli ha mai aperto sul davanti il manto di pelle
  e nella sua doppia corazza chi può penetrare?
  [6]Le porte della sua bocca chi mai ha aperto?
  Intorno ai suoi denti è il terrore!
  [7]Il suo dorso è a lamine di scudi,
  saldate con stretto suggello;
  [8]l'una con l'altra si toccano,
  sì che aria fra di esse non passa:
  [9]ognuna aderisce alla vicina,
  sono compatte e non possono separarsi.
  [10]Il suo starnuto irradia luce
  e i suoi occhi sono come le palpebre dell'aurora.
  [11]Dalla sua bocca partono vampate,
  sprizzano scintille di fuoco.
  [12]Dalle sue narici esce fumo
  come da caldaia, che bolle sul fuoco.
  [13]Il suo fiato incendia carboni
  e dalla bocca gli escono fiamme.
  [14]Nel suo collo risiede la forza
  e innanzi a lui corre la paura.
  [15]Le giogaie della sua carne son ben compatte,
  sono ben salde su di lui, non si muovono.
  [16]Il suo cuore è duro come pietra,
  duro come la pietra inferiore della macina.
  [17]Quando si alza, si spaventano i forti
  e per il terrore restano smarriti.
  [18]La spada che lo raggiunge non vi si infigge,
  né lancia, né freccia né giavellotto;
  [19]stima il ferro come paglia,
  il bronzo come legno tarlato.
  [20]Non lo mette in fuga la freccia,
  in pula si cambian per lui le pietre della fionda.
  [21]Come stoppia stima una mazza
  e si fa beffe del vibrare dell'asta.
  [22]Al disotto ha cocci acuti
  e striscia come erpice sul molle terreno.
  [23]Fa ribollire come pentola il gorgo,
  fa del mare come un vaso da unguenti.
  [24]Dietro a sé produce una bianca scia
  e l'abisso appare canuto.
  [25]Nessuno sulla terra è pari a lui,
  fatto per non aver paura.
  [26]Lo teme ogni essere più altero;
  egli è il re su tutte le fiere più superbe.


<B>42</B>

  [1]Allora Giobbe rispose al Signore e disse:

  [2]Comprendo che puoi tutto
  e che nessuna cosa è impossibile per te.
  [3]Chi è colui che, senza aver scienza,
  può oscurare il tuo consiglio?
  Ho esposto dunque senza discernimento
  cose troppo superiori a me, che io non comprendo.
  [4]«Ascoltami e io parlerò,
  io t'interrogherò e tu istruiscimi».
  [5]Io ti conoscevo per sentito dire,
  ma ora i miei occhi ti vedono.
  [6]Perciò mi ricredo
  e ne provo pentimento sopra polvere e cenere.

  [7]Dopo che il Signore aveva rivolto queste parole a Giobbe, disse a Elifaz il Temanita: «La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe. [8]Prendete dunque sette vitelli e sette montoni e andate dal mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi; il mio servo Giobbe pregherà per voi, affinché io, per riguardo a lui, non punisca la vostra stoltezza, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe».
  [9]Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita andarono e fecero come loro aveva detto il Signore e il Signore ebbe riguardo di Giobbe.
  [10]Dio ristabilì Giobbe nello stato di prima, avendo egli pregato per i suoi amici; accrebbe anzi del doppio quanto Giobbe aveva posseduto. [11]Tutti i suoi fratelli, le sue sorelle e i suoi conoscenti di prima vennero a trovarlo e mangiarono pane in casa sua e lo commiserarono e lo consolarono di tutto il male che il Signore aveva mandato su di lui e gli regalarono ognuno una piastra e un anello d'oro.
  [12]Il Signore benedisse la nuova condizione di Giobbe più della prima ed egli possedette quattordicimila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine. [13]Ebbe anche sette figli e tre figlie. [14]A una mise nome Colomba, alla seconda Cassia e alla terza Fiala di stibio. [15]In tutta la terra non si trovarono donne così belle come le figlie di Giobbe e il loro padre le mise a parte dell'eredità insieme con i loro fratelli.
  [16]Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora centoquarant'anni e vide figli e nipoti di quattro generazioni. [17]Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.