ARTE E PSICHE

ARTE & PSICHE
a cura di Sergio Martella


PINOCCHIO TRA I ROBOT

LA TRISTE SAGA DEI NON-NATI: FRANKENSTEIN

Mary Godwin Wollstonecraft (The Cambridge History of English and American Literature, New York, 1907-1921)

Quante sono le storie che si tramandano a partire da una premessa che contraddice il naturale evento della nascita? Sono tantissime. Nascere senza essere nati. Eludere la strettoia fisiologica del parto...

Il figlio di Mary

Perché a soli 19 anni, nel 1818, Mary Godwin Wollstonecraft sentì il bisogno di scrivere la storia di una creatura mostruosa, nata, non dal corpo di una donna, ma dall'oscura alchimia di uno scienziato, Frankenstein?

Bisogna ripercorre alcune tappe essenziali tra le note biografiche per riuscire a comprendere una semplice, sorprendente e angosciante verità: la storia della creatura deforme nata da un uomo, uno scienziato, che poi sfugge al controllo del suo stesso creatore... è l'autobiografia in chiave fantastica e grottesca della stessa autrice!

"Il 30 agosto 1797 nasce a Londra Mary Godwin Wollstonecraft, unica figlia di una straordinaria coppia d'intellettuali. Il padre è William Godwin, scrittore e filosofo utopista, autore di una nota Inchiesta sulla giustizia politica e di romanzi dell'area 'gotica'. La madre, altrettanto celebre, è Mary Wollstonekraft, letterata, femminista, autrice di un saggio sulla Rivoluzione francese e un importante testo sui diritti della donna. I due, per volontà del filosofo libertario, vivono in case separate. Poco dopo il parto, la madre muore di febbre puerperale. La piccola Mary rimane con il padre e con la sorellastra Fanny (che la Wollstonecraft ha avuto nel 1794 dall'americano Gilbert Imlay). Spesso viene condotta in campagna, dove patisce un gran senso di abbandono.

Nel 1801, Godwin si risposa con Mary Jane Clairmont, vedova e madre di due figli: Jane (che si farà chiamare Claire) e Charles. Dopo poco, dall'unione nasce William. Mary si trova così a dividere l'infanzia con un nugolo di fratellastri, nell'angusto (e ormai unificato) alloggio londinese, in penose ristrettezze economiche. E' la prediletta del padre, ma non suscita altrettanto amore nella matrigna. Nel 1805, Godwin e la moglie fondano una piccola casa editrice per l'infanzia"... (*)

(*) Nota tratta dall'edizione a cura della Editoriale Opportunity Book. La Biblioteca Ideale Tascabile, Milano 1995.

Quale confusione di nomi tra genitori e figli! L'autrice di Frankenstein, Mary, porta il nome della madre, e aggiungerà al cognome di lei Wollstonecraft quello del padre Godwin e, in seguito, il cognome del marito, il celebre poeta Percy Bysshe Shelley.

Percy Bysshe Shelley

La sua esistenza è segnata sin dalla nascita da una tragedia che coincide con la morte della madre. Mary è causa indiretta, ma oggettiva, della morte della madre di cui porta anche il nome. Il parto è dunque per lei una esperienza già nelle premesse enigmatica e traumatica. Così sarà anche nella sua vita familiare costellata di aborti e da lutti (solo un figlio sopravvivrà).

Come avrebbe potuto accostarsi alla maternità, ed alla capacità di amare in genere, senza prima avere potuto maturare nel personale bagaglio evolutivo una esperienza soddisfacente e soddisfatta di amore filiale? Si chiarisce in questo modo il senso altamente autobiografico della proiezione in chiave di metafora, quasi allegorica, della maggiore opera letteraria frutto della sua creatività. Sono un mostro, non sono nata! Questa proposizione, che è anche una negazione di sé, sembra animare l'intera trama dell'opera per cui è universalmente nota: Frankenstein!

Il fatto che il frutto del suo seno, il figlio di Mary, il povero cristo parto della sua angoscia, abbia comunque trovato un riscontro universale nell'immaginario collettivo spiega anche quanto sia universalmente esteso il grado di malessere presente nel disagio della sessualità delle donne in ogni epoca e in ogni cultura.

Frankenstein

Il cattivo rapporto che frequentemente la donna sviluppa con la stessa sessualità femminile è origine e causa di tanta parte della sventura umana. Il destino di fortuna o di sventura, la trama, l'ordito della storia deriva in proiezione della percezione che il sesso femminile ha di sé. Lo stesso destino, trama, ordito... diviene scrittura, evento e storia nella vita dell'uomo.

Nella coppia Mary e Percy Shelley la trama del tema femminile, deforme e distruttiva, coincide con la tragica fine del poeta e marito. È strano che questa biografia sia rivendicata ed esaltata dalla tradizione del femminismo mondiale. Di esemplificativo c'é solo la drammaticità del problema; non la sua comprensione, né tanto meno una pure possibile via di soluzione.

Ma non è stato sempre così. Nella trama della più celebre coppia di Penelope e Ulisse l'ordito è sempre scritto al femminile. Tra tela e vela si svolge tutto il contesto del racconto, ma l'esito della storia è invece emancipatorio, avventuroso e liberante, fino oltre ogni limite imposto delle Colonne d'Ercole. La morte giunge dopo una vita intensa, vittoriosa, ed è vissuta come libertà e libera scelta; come una rinascita riuscita, in ogni caso fuori e lontano dal bacino mediterraneo delle terre note.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
 - Stampa pagina
Aggiornamento: 25/04/2015