Victor Hugo e la Russia rivoluzionaria

VICTOR HUGO E LA RUSSIA RIVOLUZIONARIA


Gli ultimi 15 anni della vita di Victor Hugo coincisero con uno sviluppo senza precedenti del movimento democratico russo: si pensi alla situazione rivoluzionaria del periodo 1879-81, all'attività dell'organizzazione «Volontà del popolo», alla transizione dalla democrazia populistica al marxismo. In quegli anni le opere letterarie straniere utilizzate contro il governo zarista erano tantissime e fra esse non potevano mancare quelle di Victor Hugo.

I predecessori della socialdemocrazia russa - Herzen, Belinski, Cernyscevski - ammisero d'essere stati notevolmente influenzati dalle idee del romanziere francese. Lo stesso Lenin considerava molto interessante la raccolta di versi Il castigo. N. Morozov citava, fra le opere che gli avevano suscitato sentimenti di rivolta contro ogni oppressione e il senso del sacrificio personale per il bene dell'umanità, Novantatre e altri racconti di Victor Hugo. L'ultimo giorno d'un condannato impressionò molto la gioventù rivoluzionaria russa. La «Grande società di propaganda» (organizzazione populista di Pietroburgo fra il 1869 e il 1874) incluse proprio quest'opera, fra altre, nell'elenco di quelle antigovernative.

I seguaci dei circoli populisti si appassionavano anche per le poesie di Hugo e leggevano I miserabili nell'edizione originale; consapevoli infatti, del potenziale rivoluzionario di queste opere, cercavano di diffonderle nei circoli di autoeducazione degli intellettuali e soprattutto fra il popolo. In modo particolare si apprezzava la novella Claude Gueux, che la censura aveva permesso di stampare, ignara del suo vero contenuto, nel 1867 a Pietroburgo. Questo fu l'unico racconto integrale d'uno scrittore straniero, apparso legalmente, che i populisti utilizzarono ampiamente nella loro propaganda.

Claude Gueux poneva ai russi due domande: “Di chi la colpa?” e “Che cosa fare?”, che allora erano molto sentite dal pensiero rivoluzionario russo. L'opera hughiana dava risposte convincenti anche se un po' astratte: la colpa è di chi detiene il potere e bisogna combatterlo senza ritrarsi davanti alla violenza.

Negli anni 1870-80 gli organi preposti alla censura cominciarono a interdire tutte le opere di Hugo, classificandole come “scritti tendenziosi”. Claude Gueux venne giudicata una delle più destabilizzanti per l'ordine costituito. Vietati furono anche Hernani, L'anno terribile, L'uomo che ride. Alessandro Il in persona si preoccupava che in Russia non apparisse una versione integrale dei Miserabili, ma i suoi divieti ebbero ben poco effetto. Il grande rivoluzionario Aleksander Herzen, e tanti come lui, stimavano Hugo come nessun altro russo, e nonostante che lo scrittore francese rifiutasse categoricamente il terrorismo del movimento populista “Volontà del popolo”, lo consideravano un “valoroso fratello”.

D'altra parte Hugo aveva condannato la politica zarista sin dal 1863. All'inizio degli anni '80 egli attribuiva completamente a questa politica le cause della crisi sociopolitica che attanagliava la Russia e la responsabilità del terrore “bianco”. Fu appunto questo che lo spinse, negli ultimi anni della sua vita, a intervenire quattro volte per difendere molti populisti russi del suddetto movimento, caduti nelle mani del regime. Anni prima, mosso dagli stessi sentimenti umani, democratici, di giustizia sociale e nazionale, aveva parteggiato per i comunardi di Parigi, per i feniani irlandesi, per i ribelli, i partigiani e i combattenti dell'isola di Creta, dell'Italia, della Polonia, della Serbia, di Cuba, nonché per il democratico antirazzista John Brown. L'intervento di Hugo a favore di Piotr Kropotkin mostrò al mondo intero in quale particolare considerazione si doveva tenere non solo il drammaturgo e poeta francese ma anche il movimento dei populisti russi.

Il 3 febbraio 1880 fu arrestato a Parigi, su richiesta delle autorità russe, L. Hartmann, il populista che aveva partecipato a un attentato contro Alessandro II. Naturalmente venne richiesta la sua estradizione. Il governo francese era sul punto di cedere. Il primo ministro Freycinet aveva già promesso all'ambasciatore russo, il principe Orlov, che avrebbero consegnato il prigioniero.

Senonché la tumultuosa campagna pubblica in favore di Hartmann, cominciata in Francia, aveva guadagnato molti altri paesi. Le voci più popolari d'Europa che all'epoca si fecero sentire furono quelle di Garibaldi e di Hugo. Il 27 febbraio 1880 Hugo scrisse al governo francese una lettera aperta, pubblicata da tutta la stampa europea, facendo chiaramente capire che le leggi dell'estradizione non avevano valore di fronte a questo fatto politico. Il 7 marzo il governo francese cedette, lasciando Hartmann libero di partire per Londra con una lettera di raccomandazione di Piotr Lavrov indirizzata a Marx, del quale poi diverrà molto amico. Il governo russo rimase scandalizzato. Alessandro Il richiamò immediatamente in patria l'ambasciatore di Parigi. Lo zarismo cominciò ad attaccare ufficialmente anche Hugo, specie dopo che questi pubblicò un'altra lettera al presidente francese Jules Grévy, congratulandosi con lui per aver compiuto un gesto così coraggioso. Ma tutti gli attacchi dello zarismo fallirono miseramente. Il 26 febbraio 1881, giorno del compleanno di Hugo, fu celebrato in Francia come una festa nazionale. Un arco di trionfo fu eretto nell'avenue d'Eylau ove lui viveva. Più di mezzo milione di parigini sfilò sotto le finestre della sua casa, deponendovi una montagna di fiori e vennero delegazioni da ogni angolo del paese. Jules Ferry, primo ministro, si felicitò con lui a nome del governo francese.

Proprio in quello stesso anno lo scrittore intervenne nell'affaire G. Guelfmann, dopo che cinque populisti, condannati il 15 aprile dal tribunale zarista per aver partecipato al regicidio, furono impiccati. L'esecuzione della Guelfmann, in procinto di partorire, era stata soltanto posticipata. Lo convinse a intervenire Kropotkin che gli fece visita a Parigi, mettendolo al corrente degli avvenimenti. La campagna per strappare la grazia allo zar guadagnò l'Inghilterra, il Belgio, l'Italia, anche se il suo epicentro rimase in Francia. Il governo zarista si trovò in serio imbarazzo. Il principe Orlov inviò da Parigi disperati telegrammi al ministro degli esteri, N. Ghirs, scongiurandolo di smentire ufficialmente l'accusa della stampa francese secondo cui la Guelfmann era stata torturata e aveva abortito. Alla fine, il nuovo zar Alessandro III fu indotto a commutare la pena di morte in ergastolo.

L'anno dopo, però, fu segnato da un'altra campagna internazionale a difesa di nove populisti della “Volontà del popolo” minacciati di morte. Si trattò del “processo dei Venti” (21-27 febbraio 1882), in cui dieci membri dell'esecutivo del movimento erano stati condannati alla forca. Unanime, l'opinione pubblica europea rifiutò la sentenza. Ancora una volta fu la voce di Victor Hugo che, come nel caso Hartmann, risultò decisiva. Tutti i grandi giornali europei pubblicarono il suo appello, col quale esortava il mondo civilizzato a intervenire per salvare la vita ai dieci condannati. L'appello venne riprodotto clandestinamente in Russia e fatto circolare in russo e in francese col titolo Il grido di Victor Hugo.

Alessandro III, che a differenza del padre stimava Hugo come scrittore, decise di concedere l'ergastolo a cinque dei dieci populisti. Ma il romanziere non si accontentò: voleva la grazia anche per gli altri cinque e per ottenerla scrisse una lettera personale allo zar. Il quale, sorprendendo il suo entourage, decise di risparmiare la sentenza capitale ad altri quattro condannati. Non restava che l'ultimo, Sukhanov. Qui lo zar fu irremovibile. Sukhanov era stato un ufficiale che aveva tradito il suo giuramento d'obbedienza. Il 31 marzo venne fucilato. Degli altri nove, rinchiusi a vita nella fortezza di Pietro e Paolo, tre vennero liberati in seguito.

L'ultima perorazione di Hugo porta la data del 1883. Il 19 gennaio un tribunale di Lione, volendo fare un piacere allo zarismo, condannò a 5 anni di carcere Kropotkin, il quale anche se formalmente non apparteneva alla “Volontà del popolo” era solidale con i suoi militanti, tanto che il governo zarista lo considerava uno degli ispiratori del terrorismo populista. La condanna di Kropotkin provocò un'ondata di protesta negli ambienti intellettuali dell'Europa occidentale. Eminenti personalità della cultura francese (Ernest Renan, Camille Flammarion, Edouard Pailleron) e inglese (Herbert Spencer, Charles Swinburne, John Morley) redassero una petizione chiedendo la liberazione di Kropotkin. Anche questa volta l'intervento di Hugo fece sentire il suo peso: il detenuto venne liberato nel gennaio 1886. Questa fu l'ultima volta che Hugo aiutò personalmente la Russia rivoluzionaria.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 10-02-2019