LE AVVENTURE DELL'AUTOBIOGRAFIA
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GLOSSARIO RAGIONATO
Talvolta la redazione delle vita, delle autobiografie, delle memorie ha un carattere difensivo, cioè serve a stabilire determinate verità che stanno a cuore a chi scrive per proteggere con esse il proprio onore e la propria vita. In senso giudiziario si dice ancora oggi scrivere una memoria difensiva. La necessità di scrivere per difendere se stessi e il proprio onore viene già affermata da Dante nel Convivio.
E' il racconto della propria vita redatto da un autore che ne è anche il protagonista. E la vita che si rispecchia nella scrittura secondo un determinato progetto, che può prendere in esame tutto il corso dellesistenza secondo una precisa diacronia, cioè scansione temporale. Essa non costituisce un semplice resoconto di avvenimenti, in quanto obbedisce al più ambizioso progetto dellautore di fornire anche una valutazione di se stesso e talvolta, ma qui si corre il rischio di entrare nella memorialistica, del proprio tempo.
E' il parlare di sé, prescindendo da un preciso progetto rievocativo, che pervade una pluralità di scritti, senza che essi possano esattamente definirsi autobiografie. Nel nostro secolo lautobiografismo si sposa alla tendenza al frammentismo della letteratura.
E lemittente del discorso autobiografico il cui nome appare nellextratesto, cioè sulla copertina e il frontespizio. Nel caso specifico dellautobiografia egli coincide con leroe che ne è il protagonista allo stesso modo in cui nella Divina Commedia Dante poeta coincideva con il Dante pellegrino nelloltretomba cristiano.
Si tratta di un nucleo lirico dellautobiografia, di una sorta di monade nella quale compaiono le caratteristiche fisiche e morali dellautore, mediate da un gioco di corrispondenze fisiognomiche che collegano lelemento fisico con quello psicologico.
E' il nome latino di quelli che sono propriamente racconti di imprese militari, alla stregua delle imprese di Giulio Cesare, dalle cui opere deriva questa definizione di genere. I commentari appartengono più alla memorialistica che allautobiografia propriamente detta, in quanto la vita dellautore è narrata soprattutto in relazioni ad avvenimenti storici che in qualche modo lassorbono, passando dal ritratto delluomo allaffresco tragico delle guerre.
A partire dalle Confessioni di S. Agostino fino a quelle di Rousseau il genere muta il tu dellinterlocutore privilegiato. Se nel primo caso ci si trovava al cospetto della presenza divina chiamata ad essere testimone delle colpe e dei pentimenti del credente, nel secondo caso il tu diviene il lettore destinatario delle sconcertanti rivelazioni del moderno autobiografo.
E' il primo livello dellautobiografia organizzato sulla rievocazione giornaliera, quindi secondo una rigida scansione temporale, della propria esperienza, delle proprie emozioni. I diari sono caratterizzati da una certa passività rispetto agli eventi che sono registrati nella loro prima trascrizione ancora intrisa di emotività.
In senso narratologico è il protagonista di un racconto o lattore principale di una rappresentazione. Nellautobiografia egli rappresenta il doppio dellautore, cioè il suo personaggio autoriflesso e si pone, specialmente in quella moderna, sullo stesso piano del lettore.
Era una pratica pedagogica insegnata nei collegi gesuitici. Essa era indirizzata al discepolo affinché riflettesse, sulle orme di S. Ignazio fondatore dellordine e autore dellEsame di coscienza, sulla propria condotta relativamente a determinate mancanze ed omissioni quotidiane. Tale pratica sarebbe allorigine dellautobiografia moderna, nel suo apparire come una confessione privata senza reticenza, perché svolta davanti al giudice morale della coscienza.
E il ricordo di fatti, avvenimenti di cui lautore si propone come testimone non in senso privato, ma in senso pubblico. Chi scrive è interessato a raccontare circostanze di cui è stato protagonista o testimone principale, chiamando in causa attraverso la scrittura ulteriori testimonianze, mediante la citazione nello scritto di altri protagonisti.
La definizione è assunta dal famoso libro del Lejeune, Le pacte autobiographique per definire il rapporto esistente tra il protagonista di unautobiografia e il nome dellautore alla luce della definizione storica ed anagrafica di questultimo. Per essere più semplici il soggetto dellautobiografia non rimanda ad un personaggio fittizio, ma ad uno realmente vissuto
Si riferisce al contesto degli argomenti trattati dallautore di unautobiografia. Chi scrive della propria vita s'interessa meno del fatto di essere esatto nel suo racconto che di apparire sincero. Ecome se il lettore subisse da parte dellautore un condizionamento psicologico che lo obbliga a credere a quanto gli viene detto prima ancora di verificarlo. Per capire meglio questo aspetto critico bisogna pensare alla mentalità spesso istrionica di molti autobiografi e alla loro volontà di sedurre il lettore prima ancora di convincerlo.
A partire dal Medioevo fino al Settecento è il nome usuale di determinate autobiografie di mercatores e comunque di vita professionale, nelle quali si cercava di stabilire le regole del buon successo per essere tramandate agli eredi.
Sono schizzi biografici appuntati in poesia mediante la stessa operazione dellautoritratto. Sovente i ritratti sono proposti a scopo epidittico, cioè elogiativo, come quelli di Giovio e Marino, altre volte essi vengono proposti in chiave apertamente satirica.
Scandite in senso rigidamente cronologico, con riferimento allaraldica familiare, esse rappresentano una forma solenne di biografia non di rado mirante alla celebrazione del suo protagonista. Il modello è ancora in vigore nel primo Settecento con le famose Vite degli Arcadi ed è poi ripreso nel secondo Settecento con le celeberrime Vite parallele di Plutarco.
Indipendentemente da queste considerazioni il termine è usato per titolare alcune delle più celebri autobiografie della storia letteraria. Si veda la Vita di Cellini, la Vita di Santa Teresa dAvila, la Vita di Cardano, la Vita di Vico, la Vita di Alfieri. |