PASOLINI UOMO ARTISTA
E INTELLETTUALE
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PREMESSA IL "FINE" DI PASOLINI Cosa voleva realmente l’uomo dall’impegno poliedrico, colui che si spese, anima e corpo, più di ogni altro autore contemporaneo? Egli, poeta, autore di teatro, narratore (di romanzi e racconti), regista, polemico fustigatore dei costumi sociali e politici del suo tempo, critico letterario (ed anche pittore, si rammaricava di non saper essere musicista!) … aveva un unico “fine” (mettendo in conto anche la sua fine corporale cruenta), che leggiamo bene nella pagina di un romanzo giovanile, in cui dice, a proposito di un ragazzo di cui è innamorato, queste parole piene di luce:
Se leggiamo questa frase con estensione a un altro destinatario, che poi non è che il “lettore ideale” che cerca ogni autore… comprendiamo bene che il “fine” di Pasolini è, con speranza e disperazione insieme, ma sempre con la ragione, farsi amare totalmente da chi lo conoscerà attraverso le opere e il coraggio di una esistenza libera e indipendente. Qui entrano in gioco le congetture sulla Realtà da parte di ognuno di noi, perché non sappiamo come mai un uomo debba spendere tutta la sua vita in una testimonianza così eccessiva, sino al sacrificio di sé, del proprio corpo… Ci pare assurdo, da matti, o forse masochisti… Non voglio “imporre” la mia visione del mondo (che, peraltro, non ho fissa e certa), perché i dubbi metafisici restino irrisolti, in un interrogare continuo, così che ciascuno possa trovare l’eventuale risposta dentro di sé, capire come sia giustificabile anche razionalmente l’esperienza esistenziale di Pasolini, o, se è il caso, rigettarla senz’altro come folle e masochistica. Questi miei pensieri non hanno la dignità di una critica letteraria. Vogliono essere solo un tributo di ammirazione verso l’Uomo che ha sconvolto la mia vita. Ho “sentito” che scrivere su Pasolini era la cosa giusta, e che ero pronto per farlo. Avete presente il meccanismo appello (da parte della Realtà) – risposta (da parte dell’uomo), meccanismo di cui parla Heidegger? Ebbene, si è trattato proprio di questo, di un appello che la Realtà, attraverso una conversazione casuale (in cui mi si propose di collaborare a un sito culturale scrivendo per l’appunto sull’intellettuale friulano), mi presentava, aspettando la mia risposta, che non poteva essere che positiva, considerato l’amore che ho per Pasolini. Così nasce questa mattina, uno schema per le mie considerazioni future (man mano che rileggerò l’Autore nella collana “I Meridiani” della Mondadori, in cui il professor Walter Siti ha curato la splendida “opera omnia”). Il mio lavoro appassionato durerà molti mesi, forse anni, perché ho molto da leggere. Finora avevo già terminato i due volumi di Tutte le poesie, e cominciato il primo volume di Romanzi e racconti. Lo schema è il seguente:
Spero di portare a termine il mio compito, che al di là del pathos di questa presentazione, si articolerà nei modi e con i sentimenti più diversi, a seconda dell’ispirazione del momento, perché non avrò paura anche di contraddirmi, se rimango fedele all’entusiasmo che mi anima. (1) Pasolini Pier Paolo, Douce, in Appendice ad “Atti impuri”, in Romanzi e racconti, volume primo 1946-1961, a cura di Walter Siti e Silvia De Laude, Mondadori editore, collana I Meridiani, Milano, 1998 (I edizione), 2004 (VI edizione), p. 174. (torna su) a cura di Leonardo Monopoli Chi volesse commentare i testi qui raccolti, |