Parlo non parlo non so
parlare
quando lo faccio lo so non fare?A volte io.
A volte un cane, un gatto.
A volte Dio.
I treni vanno e vengono.
In cielo non li tengono.
Bella sei bella
quanto non so
cade una stella
quando cadrò?
Molte cose,
poche rose.
La strada finiva.
La gente scendeva.
Qualcuno saliva.
Dall’alba al tramonto
mi sveglio e mi conto.
Di una foglia che cade
non dico che cade
lo dico soltanto
se cade.
Ho visto, mi pare,
il cielo sul mare.
Non so se sono io
ma so che se lo sono
sono io?
Uno stelo
buca il cielo.
Vedeva vedeva
che cosa che cosa
che il mare cresceva
e l’aria era rosa?
Il vento e le mie mani
si fanno gesti strani.
Amo le strade
che non finiscono
o che finiscono
quando capiscono
che non finiscono.
Entrando ti vedo.
Continuo ad entrare.
Bisogna
svegliare chi dorme
o chi sogna?
Il prato era sempre più verde.
O il verde era sempre più prato?
Il prato era sempre più verde.
Il prato, il prato. E il verde?
A te
che quando quando quando
io o me?
Ecco una coppia che cammina e ride
e quando arriva in centro si divide. |
Mi vedo
in uno specchio
che non vedo.Sei la mia pelle e io sono la tua.
Alle nuvole
alle nuvole del cielo
alle nuvole del cielo e alla loro azzurra voglia
di azzurro.
Finalmente so chi sono.
Sono quello che lo sa.
Intanto
la mano si cerca
nel guanto.
Scendo le scale
con chi le sale.
Fiori nei vasi,
fiori dappertutto.
Fiori nei vasi,
vasi dappertutto.
Con le scarpe di mio padre
faccio ridere mia madre.
Dall’una
alle due
aspetto
le tre.
Il cielo cade.
Volano le strade.
Si sono conosciuti
nel bosco dove un giorno
si erano perduti.
Sono uno, tu lo sai,
che non muore quasi mai.
Si toglie
le scarpe
e si mette
a contare
le stelle.
Ti piace fare tardi.
Mi piace. Dove guardi?
Perché
la strada che faccio
non c’è?
Ogni notte la maestra
apre e chiude la finestra.
Non so se sono nuvole
ma so che se lo sono
sono nuvole?
Con le mani che non ho
faccio quello che farò.
Passano
da una stanza all’altra
come se le stanze
non fossero le stanze
di una casa
ma di tutte le case. |