POESIE IN LIBERTA'


NICOLA

  • Mi chiamo Nicola, sono nato a Matera, ma vivo a Milano, dove nel 1994 mi sono laureato in Economia Politica. Successivamente ho conseguito un Dottorato di Ricerca in Economia a Siena ed ho trascorso un anno a Lovanio, in Belgio, concludendo un Master in Economics.
  • Lavoro in Mediobanca. Ho sempre buttato giù un po' di righe qua e là, ma non ho mai conservato alcunché: qualcosa regalavo, qualcos'altro depositavo in posti che presto dimenticavo, etc.
  • Le parole sulla carta sono un modo per fermare le emozioni e continuare a provarle, altre volte per spiegare a me stesso quello che non riesco a decifrare di sentimenti, sensazioni, umori vaganti o strane voci o atmosfere da cui mi sento circondato di tanto in tanto.
  • La maggior parte delle volte "partorire pensieri" è per me uno sfogo: ottengo una specie di liberazione dopo aver scritto parole che si avvicinino a descrivermi; è come parlare con un amico perfetto che ti conosce a fondo e con il quale non c'è bisogno di rispettare tempi, grammatica e sintassi e non esistono i "forse questo non lo sai...", "quella volta non hai capito che...", "come vorrei riuscire a spiegarti..." etc.
  • Insomma, in quelle parole c'è la verità senza equivoci e senza veli; metterla a nudo accresce le gioie
    dei momenti felici e fa sentire più vivi, fors'anche un po' eroi, in quelli meno felici.
  • Altre volte ancora ho trovato sollievo nell'affidare alle parole e alla carta dei messaggi che non potevo,
    non volevo o non sapevo consegnare di persona, con gli "strumenti" di tutti i giorni.
  • Non so perché da poco più di un anno ho preso l'abitudine di conservare le cose che scrivo; chissà: saranno i mezzi dell'informatica che ormai rendono più facile archiviare che sforzarsi di perdere o dimenticare (con gli annessi vantaggi e pericoli); oppure è solo che fermare le emozioni significa fermare un po' anche il tempo ed è, questo, uno di quei miti umani a cui, non l'avrei mai immaginato sino all'anno scorso, comincio a partecipare. Gioie e dolori di "diventare grande". E poi, provare sentimenti offre un significato a tutto.

Contatto

LE STANZE

pallide ombre gitane
abitiamo i sotterranei del mondo
segnando il tempo
con il canto dell'upupa
il pavimento di ghiaccio
imprigiona l'origine
fiotto morto della risacca contro il vallo
polvere rosa di conchiglie antichissime
labirinto di immagini
eco dei piedi che tagliano l'acqua
marmoree gallerie
spigoli veloci
riverberi di scintille invisibili
lo sguardo al lontanissimo lucernario
fitto di ragnatele
sognando lente foglie d'Africa
specchi di cielo
ciuffi smeraldi su sabbie bianche
turgidi seni nel vento caldo
alabarde e destrieri pacifici
al vociare delle giostre
sui prati
fuori dal castello

CON GLI AMICI "MALEDETTI"

commedia recitata
scheletri feriti ci aggiriamo nelle notti
ululanti alla luna deforme
sfogando lamenti e sospiri
per non inghiottirli al levare del sole
le unghie che penetrano la pelle
per seppellire dolore con dolore
mentre altrove
chissà dove
coi nostri sogni
si edifica
uno degli infiniti mondi possibili
(poi ci infiliamo in un Burghy di periferia!)

DOPO

filosofica vertigine fuori dal tempo
gli spazi si spalancano
il vuoto oltre la materia
Dio smentito
leggi incomprensibili
il vortice ci risucchia
le orbite si restringono
oscuri messaggi oltre Alpha Centauri
le eco si sfidano
qualche brivido ancora
la sfinge al guinzaglio
la fenice in petto
entreremo nella vallata
chiamandoci per nome
dividendoci il pane
si celebra così
l'inizio della Storia

ADDIO

aspettami
saremo nuvole d'oro
senza memoria
nell'alito caldo
che porta dovunque

RIDAMMI LA VITA

ridammi la mia vita
vecchio
impara a gioire
di ogni stagione
non ti acchiappare
alla mia giovinezza
per restaurare
le tue rovine
rendimi il mio futuro
che adesso è già passato
subito vecchio anch'io
continui a chiedermi
la canzone
dopo avermi tolto
la voce!
l'hai forse acquistata tu
la voce che mi hai tolto?
c'è ancora gente
che ha voglia di ascoltare
il fiato storpio!
che mi è rimasto
io resterò uomo con quello che ho
non ruberò la vita
a nessuno!
è stato un gioco rubarmi la vita
sei un povero vecchio
non me la puoi rendere!
ma io non ruberò
la vita
a nessuno!
vecchio da sempre!
...
e mi trascinerò dietro
anche i rimpianti
delle mie sacrosante verità
buttate in faccia
a un vecchio!

VIAGGIO IMPREVEDIBILE

il viaggio era già incominciato
oltre le montagne ed oltre il mare
cose mai viste
strana gente
con cui spero di saper parlare
soli sfocati
lune doppie
iperboli al davanzale
colori penetranti
odori che ti parlano
amici intimi sconosciuti
donne vergini violate
sfere quadrate musicali
piccole statue proiettano colossali ombre
la Marina gelosamente conservata in soffitta
il nodo alla cravatta
il traguardo di un'altra vita
vuoti ricolmi
chiedo al vecchio specchio di nonna Lillina
se vale la libera orgogliosa rincorsa
o la quieta generosa maturità
consiglio inaspettato per chi ama fare regali
nello specchio ci sono io
strano
muto
solo

PACIFICA DEFLAGRAZIONE SVENTATA

il desiderio di esplodere fiori
ma c'è solo un piccolo forellino
che fa passare
a malapena
i mugolii stentati
della mia macchina
arrugginita
e l'amico Luigi
mi passa lo spray
per un ingenuo raffreddore
con lui è stato efficacissimo
mi dice

[al mio amico Luigi]

AIDA

sei come sei
aria fresca del mattino
soffice istinto vitale
bambina nel cortile
l'aquilone colorato
a cui parli col pensiero
la tua pelle sa di latte
ti confondo con il grano
vieni fuori al primo soffio
col vestito di papavero
gli occhi umidi di cerbiatto
radura invasa dal tramonto
morbido cuscino
con le nuvole che scappano
scintilla primordiale
mondo perfetto
vivi di fronte al mare
calda ancora di sonno
le tue tempie sussurrano
delicata certezza
traduci le favole
regali i tuoi sogni
luna piena di miti appena nati
centro invisibile dell'energia buona
i colori ti cercano
dalle tue mani leggere
una promessa con le ali

UOMINI PERFETTI

spaventati tentativi
per capire
dove cercare la felicità
poi la scorza
dura e generosa
dove hanno imparato
faticosamente
a riposare
le attese sognanti
di vite future
l'immortalità terrena raggiunta
colla fredda bellezza
della verità sovrana
dischiusa solo
a chi muore e rinasce
come le stagioni
la scintilla vitale
covata al caldo
delle mura dell'anima
niente destino
nessuna resa
gli occhi devono risucchiare la vita
col sapore di fegato
della carne tritata
mi fa pena
quel sacro prestigiatore
disinfettato e vaccinato
che non sa
quali umane magie
possono liberarsi
dalla vostra grande anima
per fargli ingoiare
il cappellaccio truccato
io lo so

[ai miei amici Kikki e Nicola, uomini perfetti]

CALABRIA

timida e splendida di sole
rigogliosa e nascosta di vita
semplice ed infinita
umile ed orgogliosa
mare e bosco
alga e muschio
ho vissuto la vita di un altro
spaventato naturale equilibrio
tra miti covati nelle viscere
archeologia della memoria
umani puri desideri
generoso spirito risvegliato da questa terra
inaspettatamente grato ad una divisa immacolata
datemi una terra sconosciuta
dei compagni di viaggio scelti a caso
una meta che mi accompagni a letto
ricomincerò a parlare
sarò come quello vero
sui binari alla stazione di Ricadi
una giornata nata per caso
il mare che divorava il fuoco della sera
il profilo delle Eolie nell'aria
calda e piena da mangiare
sapori ovunque
luci e voci lontane dalla riviera
laggiù Tropea in fiore
soli con la Calabria palpitante
respirando coi suoi polmoni
il silenzio non soffriva
immaginavo la forma della verità
quel treno è arrivato troppo presto
come la fine di quella vita nella vita
voglio una vita
che assomigli alla mia Calabria!

[a Gianni,
imprevisto e gradito compagno di viaggio del 1997]

ALLE BARBE

screditato discendente di cotanta stirpe
che con travagli di lontana data
prima fra le specie si liberò delle setole irte
per donarsi una superficie levigata
a quei peli rendo omaggio
docili umili addomesticati
pronti a servire le fattezze del saggio
così come quelle degli sfaccendati
servono i mille trasformismi
sostengono nella buona e cattiva sorte
celano umori e sofismi
quando non si aprono le porte
acume e follia riposano assieme
al caldo di quel tetto naturale
sembra non morire mai la speme
l'incomprensibile diventa normale
e se fu matrigna la Natura
condannandoci all'unità psico-somatica-sociale
ci regalano i segreti dell'umanità futura
permettendoci di trasmigrare in altro animale
pur non credendo nella reincarnazione
non avendo né fede né ideologia
come non cedere alla tentazione
di questa umana metallurgia
artefici della nostra genetica
all'appello una personalità magnetica
sfidiamo le ire di chichessia
per modellarli ogni giorno di fantasia
barba barbona
baffi baffetti
pizzo pizzetto
mosca basette
velo di barba quando il tempo è alle strette
mai completa pulizia
per muoversi nello spazio-tempo
come se fosse casa mia
per vivere mille vite
in ogni momento che vola via!

RELATIVITA'

Oriente popola il sonno
la memoria si rifugia nei bambini
mentre il tempo si accartoccia
col sofferto sibilo della carta che brucia
i quadri si dilatano
le righe si ingarbugliano
anagramma dei miei pensieri
ho tutte le età che ho vissuto
cerco qualcuno come me
poi un mare di inchiostro
ritiratosi da pagine già scritte
quali?
ristagna in una brocca
barcolla ma non lo rovescio
pallide ipotesi
velleità e malinconia
conosco i rimpianti a quello che farò
confido nella presenza di chi non vedo da anni
regalo energie ad ostacoli già incassati
parlo coi morti
probabilistica combinazione
del mondo che ho vissuto
e di quello che vivrò
ciniche esaltazioni da moviola
poi stamattina
ieri non c'era
tutto coperto di brina
e alle mie spalle
ridacchiava
il calendario coi gatti
appeso in cucina
ultime burla
prima di morire con l'anno
tra poco il 1999
il futuro

RISVEGLI NOTTURNI

rimane il coraggio
dei veli strappati
la verità
raggiunta
quando il sipario è calato
e non ci sono applausi da conquistare
mi commento
critico letterario
del personaggio
troppo umano
che ho disegnato
per trent'anni
luna tonda interrogativa
il mio viso da bambino
lo stesso balcone
l'erba un po' più rada
chi mi ha dato la parte?
c'è una scala davanti all'ingresso
in cucina la lavatrice e il guardaroba
quella scrivania mi sembra già vista
mi dicono che domani non c'è Latino
sull'elenco non trovo il numero
il gatto ha cambiato colore
dove sono tutti in giardino?
dieci anni in un giorno
in un giorno la vita
qualcuno continui pure
a reggere
i flaccidi fili!
Grazie

. / . / .

i miei occhi nel video del computer
anche il sabato sera
magari ci fosse qualche bit da utilizzare
neppure quello
piccolo giro turistico su Windows
entro ed esco
esco ed entro
non so
forse ripeto la solita telefonata
che riempie di nulla
la già vuota metafisica concavità
aspetto
e allora scrivo
FIERA DI MILANO in verde
si legge a malapena
tra i rami le imposte
il mio abito di quando mi mando a lavorare
appeso alla maniglia della finestra
burattino anche a casa
i lampioni a gas
questa piazza dal nome troppo importante
evoca splendori e grandiosità
di ogni genere
passioni lontane per la lingua dell'Impero
per l'humanitas latina
o solo Venditti che canta
Giulio Cesare sempre vivo
e tanta voglia di tornare al Liceo
accendo il cd
mi ritrovo eroe
sulle superbe pareti
dei Pink Floyd
sai
di lassù
si vede anche il mare

C.

quell'anno mi sentivo vivo
cresciuto in un baleno
l'estate stava arrivando
forse la prima vera
solo ora capisco
che era anche grazie a te
i ricordi sono tanti
il tempo sfoca e fonde
una frase sopra tutto
scritta su un libro
che ti avevo lanciato
dall'ultimo al primo banco
forse un messaggio
non potevo
non volevo interpretare
l'avessi fatto
anche solo come amico
quello che ero
avrei capito tante cose
sarei diventato più ricco
"Io ti guardavo
tu eri sull'albero
non mi sentivi
allungavo le braccia
sprofondavo nei tuoi occhi
blu come il mare"
del Liceo ricordo tanti momenti
ma quel libro di Storia
di seconda mano
a cui avevo rifatto la copertina
ha un sapore strano
da decifrare in ogni momento
ho seguito la mia strada
non potevo che farlo
ho agguantato il mio sogno
cancellato tutto il resto
difesa e colpa insieme
assediato ed indifferente
ho amato la mia storia
l'ho sbattuta in faccia a tutti
annegando l'invidia
sommergendo la volgarità
confondendo la libertà di allora
con quella della vita
cosa rimane di quei giorni
dieci anni dopo?
non ho saputo dir niente
a chi mi voleva amare
e forse
se avessi letto
dietro lo sguardo cattivo
dei compagni nemici
quel giovane intreccio di storie
di sentimenti
oggi sarebbe
un ricordo del Liceo
tu una buona amica
voi due le amiche di sempre
su di noi qualche ruga in meno

[timore di dedicarla]

STRANE FRASI

fiocchi con le lame nella selva di cemento
fionde nascoste dietro ogni spigolo veloce
conosciamo la strada a memoria
il freddo abbellisce le pareti
negli occhi i quadri che preferiamo
tento di rivedere quella seggiolina
ai lati uncinetti e gomitoli di lana
il ferro da stiro lento e preciso
il piatto di gnocchi fumanti
invadono transumanze oltre cime inviolate
limpida ed inquietante bellezza dello sconosciuto
sussurro tra molossi
gentile lumignolo tra carni e muscoli
la fiammella si muove
lungo la flebile traccia
travestita
lontana da ogni limite
sperando nel primo spiffero
di calda aria africana

GRAZIE

ricordo le preghiere alla luna d'Inghilterra
la pienezza di un desiderio
immenso
e così facilmente
colmato
il cielo e le stelle
che volevano entrare in noi
le parole che l'Olimpo non capiva
ed invidiava
ricordo un cuore
che batteva solo nella tua mano
l'ultimo palpito è fermo nel tempo
come il soffio di un immortale
mentre con occhi più grandi
sono uomo


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 27/11/2012