La fantasia di Gianni Rodari

La fantasia di Gianni Rodari

Dario Lodi


Gianni Rodari (1920-1980) era maestro di fiabe e di filastrocche straordinariamente non dozzinali. Di solito quando ci si rivolge ai bambini si cade in composizioni zuccherine, inventando assurdità insopportabili, offensive per i riceventi. La cosa peggiore è trattare i bambini come imbecilli. Rodari, pedagogo di vocazione e operatore scolastico instancabile  era troppo intelligente per finire nella massa degli educatori-diseducatori.

Di seguito si riportano due sue filastrocche, la prima famosissima, la seconda particolarmente indicativa del suo modo di educare all’amore per la fratellanza umana.

Per fare un tavolo
ci vuole il legno,
per fare il legno
ci vuole l'albero,
per fare l'albero
ci vuole il seme,
per fare il seme
ci vuole il frutto,
per fare il frutto
ci vuole il fiore:
per fare un tavolo
ci vuole un fiore.

Girotondo di tutto il mondo

Filastrocca per tutti i bambini,
per gli italiani e gli abissini,
per i russi e per gli inglesi,
gli americani ed i francesi,
per quelli neri come il carbone,
per quelli rossi come il mattone,
per quelli gialli che stanno in Cina,
dove è sera se qui è mattina,
per quelli che stanno in mezzo ai ghiacci
e dormono dentro un sacco di stracci,
per quelli che stanno nella foresta
dove le scimmie fan sempre festa,
per quelli che stanno di qua o di là,
in campagna od in città,
per i bambini di tutto il mondo
che fanno un grande girotondo,
con le mani nelle mani,
sui paralleli e sui meridiani.

Se ci soffermiamo un attimo sulla seconda filastrocca, si accorgeremo come Rodari sia riuscito ad evitare cadute di tono, come sia stato bravo a condurre il messaggio in maniera equilibrata e allo stesso tempo suggestiva. La lettura di molte sue filastrocche è gradevole anche per un adulto in quanto esse nascondono verità elementari trasmesse con un patos genuino, incantato, disarmante. Lo scrittore di Omegna dice esplicitamente, ma rende l’esplicitazione poetica: all’interno della poesia c’è perentorietà, determinazione, chiarezza d’intenti, ma tutto è soffuso di dolcezza, di bontà naturale, di pudore persino. Rodari non ammonisce mai, non s’impone mai, non vuole fare il maestro, ma solo il fratello maggiore, o meglio ancora un fratello che vede esaltata la propria fantasia a contatto del mondo, degli altri che si entusiasmano con lui per ciò che è, per ciò che accade o che potrebbe accadere di bello.

Dotato di un fiuto infallibile per i gusti dei più giovani, mai svenevole, ma superfluo, mai facile moralista, Gianni Rodari è ricordato particolarmente per il suo libro “Grammatica della fantasia: introduzione all’arte di inventare storie”: un gioiello di semplicità e di creatività assolutamente imperdibile per chiunque. Il libro è scritto molto bene e va a sostenere con entusiasmo il diritto di sognare. Rodari rivela bonariamente (ma attenzione, la sua bonarietà non è minimizzazione di alcunché, anzi!) un mondo parallelo dove tutto è possibile, dove l’eterna gioventù della mente, l’eterna speranza dell’uomo, di qualunque essere umano, giovane o vecchio che sia, può spaziare nella fantasia più promettente, potendo contare sulla stessa. Rodari – che nel 1970 ricevette, unico italiano, il premio Andersen, - aggiunge, implicitamente, nelle sue opere, che tuttavia nulla è gratis: questa fantasia bisogna guadagnarsela con l’impegno di essere persone serie, solidali e rispettose del tutto.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 10-02-2019