CAPITOLO
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FRASI |
CAPITOLO XXVI - Frase n. 1
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A una siffatta domanda, don Abbondio, che pur s'era ingegnato di risponder qualcosa a delle meno precise, restò lí senza articolar parola.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 2
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E, per dir la verità, anche noi, con questo manoscritto davanti, con una penna in mano, non avendo da contrastare che con le frasi, né altro da temere che le critiche de' nostri lettori; anche noi, dico, sentiamo una certa ripugnanza a proseguire: troviamo un non so che di strano in questo mettere in campo, con cosí poca fatica, tanti bei precetti di fortezza e di carità, di premura operosa per gli altri, di sacrifizio illimitato di sé.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 3
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Ma pensando che quelle cose erano dette da uno che poi le faceva, tiriamo avanti con coraggio.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 4
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- Voi non rispondete? - riprese il cardinale.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 5
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- Ah, se aveste fatto, dalla parte vostra, ciò che la carità, ciò che il dovere richiedeva; in qualunque maniera poi le cose fossero andate, non vi mancherebbe ora una risposta.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 6
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Vedete dunque voi stesso cosa avete fatto.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 7
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Avete ubbidito all'iniquità, non curando ciò che il dovere vi prescriveva.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 8
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L'avete ubbidita puntualmente: s'era fatta vedere a voi, per intimarvi il suo desiderio; ma voleva rimanere occulta a chi avrebbe potuto ripararsi da essa, e mettersi in guardia; non voleva che si facesse rumore, voleva il segreto, per maturare a suo bell'agio i suoi disegni d'insidie o di forza; vi comandò la trasgressione e il silenzio: voi avete trasgredito, e non parlavate.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 9
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Domando ora a voi se non avete fatto di piú; voi mi direte se è vero che abbiate mendicati de' pretesti al vostro rifiuto, per non rivelarne il motivo -.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 10
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E stette lí alquanto, aspettando di nuovo una risposta.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 11
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" Anche questa gli hanno rapportata le chiacchierone ", pensava don Abbondio; ma non dava segno d'aver nulla da dire; onde il cardinale riprese: - se è vero, che abbiate detto a que' poverini ciò che non era, per tenerli nell'ignoranza, nell'oscurità, in cui l'iniquità li voleva...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 12
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Dunque lo devo credere; dunque non mi resta che d'arrossirne con voi, e di sperare che voi ne piangerete con me.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 13
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Vedete a che v'ha condotto (Dio buono! e pur ora voi la adducevate per iscusa) quella premura per la vita che deve finire.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 14
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V'ha condotto...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 15
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ribattete liberamente queste parole, se vi paiono ingiuste, prendetele in umiliazione salutare, se non lo sono...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 16
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v'ha condotto a ingannare i deboli, a mentire ai vostri figliuoli.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 17
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" Ecco come vanno le cose, - diceva ancora tra sé don Abbondio: - a quel satanasso, - e pensava all'innominato, - le braccia al collo; e con me, per una mezza bugia, detta a solo fine di salvar la pelle, tanto chiasso.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 18
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Ma sono superiori; hanno sempre ragione.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 19
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È il mio pianeta, che tutti m'abbiano a dare addosso; anche i santi ".
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 20
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E ad alta voce, disse: - ho mancato; capisco che ho mancato; ma cosa dovevo fare, in un frangente di quella sorte?
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 21
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- E ancor lo domandate? E non ve l'ho detto? E dovevo dirvelo? Amare, figliuolo; amare e pregare.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 22
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Allora avreste sentito che l'iniquità può aver bensí delle minacce da fare, de' colpi da dare, ma non de' comandi; avreste unito, secondo la legge di Dio, ciò che l'uomo voleva separare; avreste prestato a quegl'innocenti infelici il ministero che avevan ragione di richieder da voi: delle conseguenze sarebbe restato mallevadore Iddio, perché si sarebbe andati per la sua strada: avendone presa un'altra, ne restate mallevadore voi; e di quali conseguenze! Ma forse che tutti i ripari umani vi mancavano? forse che non era aperta alcuna via di scampo, quand'aveste voluto guardarvi d'intorno, pensarci, cercare? Ora voi potete sapere che que' vostri poverini, quando fossero stati maritati, avrebbero pensato da sé al loro scampo, eran disposti a fuggire dalla faccia del potente, s'eran già disegnato il luogo di rifugio.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 23
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Ma anche senza questo, non vi venne in mente che alla fine avevate un superiore? Il quale, come mai avrebbe quest'autorità di riprendervi d'aver mancato al vostro ufizio, se non avesse anche l'obbligo d'aiutarvi ad adempirlo? Perché non avete pensato a informare il vostro vescovo dell'impedimento che un'infame violenza metteva all'esercizio del vostro ministero?
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 24
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" I pareri di Perpetua! " pensava stizzosamente don Abbondio, a cui, in mezzo a que' discorsi, ciò che stava piú vivamente davanti, era l'immagine di que' bravi, e il pensiero che don Rodrigo era vivo e sano, e, un giorno o l'altro, tornerebbe glorioso e trionfante, e arrabbiato.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 25
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E benché quella dignità presente, quell'aspetto e quel linguaggio, lo facessero star confuso, e gl'incutessero un certo timore, era però un timore che non lo soggiogava affatto, né impediva al pensiero di ricalcitrare: perché c'era in quel pensiero, che, alla fin delle fini, il cardinale non adoprava né schioppo, né spada, né bravi.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 26
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- Come non avete pensato, - proseguiva questo, - che, se a quegli innocenti insidiati non fosse stato aperto altro rifugio, c'ero io, per accoglierli, per metterli in salvo, quando voi me gli aveste indirizzati, indirizzati dei derelitti a un vescovo, come cosa sua, come parte preziosa, non dico del suo carico, ma delle sue ricchezze? E in quanto a voi, io, sarei divenuto inquieto per voi; io, avrei dovuto non dormire, fin che non fossi sicuro che non vi sarebbe torto un capello.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 27
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Ch'io non avessi come, dove, mettere in sicuro la vostra vita? Ma quell'uomo che fu tanto ardito, credete voi che non gli si sarebbe scemato punto l'ardire, quando avesse saputo che le sue trame eran note fuor di qui, note a me, ch'io vegliavo, ed ero risoluto d'usare in vostra difesa tutti i mezzi che fossero in mia mano? Non sapevate che, se l'uomo promette troppo spesso piú che non sia per mantenere, minaccia anche non di rado, piú che non s'attenti poi di commettere? Non sapevate che l'iniquità non si fonda soltanto sulle sue forze, ma anche sulla credulità e sullo spavento altrui?
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 28
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" Proprio le ragioni di Perpetua ", pensò anche qui don Abbondio, senza riflettere che quel trovarsi d'accordo la sua serva e Federigo Borromeo su ciò che si sarebbe potuto e dovuto fare, voleva dir molto contro di lui.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 29
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- Ma voi, - proseguí e concluse il cardinale, - non avete visto, non avete voluto veder altro che il vostro pericolo temporale; qual maraviglia che vi sia parso tale, da trascurar per esso ogni altra cosa?
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 30
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- Gli è perché le ho viste io quelle facce, - scappò detto a don Abbondio; - le ho sentite io quelle parole.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 31
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Vossignoria illustrissima parla bene; ma bisognerebbe esser ne' panni d'un povero prete, e essersi trovato al punto.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 32
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Appena ebbe proferite queste parole, si morse la lingua; s'accorse d'essersi lasciato troppo vincere dalla stizza, e disse tra sé: " ora vien la grandine ".
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 33
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Ma alzando dubbiosamente lo sguardo, fu tutto maravigliato, nel veder l'aspetto di quell'uomo, che non gli riusciva mai d'indovinare né di capire, nel vederlo, dico, passare, da quella gravità autorevole e correttrice, a una gravità compunta e pensierosa.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 34
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- Pur troppo! - disse Federigo, - tale è la misera e terribile nostra condizione.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 35
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Dobbiamo esigere rigorosamente dagli altri quello che Dio sa se noi saremmo pronti a dare: dobbiamo giudicare, correggere, riprendere; e Dio sa quel che faremmo noi nel caso stesso, quel che abbiam fatto in casi somiglianti! Ma guai s'io dovessi prender la mia debolezza per misura del dovere altrui, per norma del mio insegnamento! Eppure è certo che, insieme con le dottrine, io devo dare agli altri l'esempio, non rendermi simile al dottor della legge, che carica gli altri di pesi che non posson portare, e che lui non toccherebbe con un dito.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 36
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Ebbene, figliuolo e fratello; poiché gli errori di quelli che presiedono, sono spesso piú noti agli altri che a loro; se voi sapete ch'io abbia, per pusillanimità, per qualunque rispetto, trascurato qualche mio obbligo, ditemelo francamente, fatemi ravvedere; affinché, dov'è mancato l'esempio, supplisca almeno la confessione.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 37
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Rimproveratemi liberamente le mie debolezze; e allora le parole acquisteranno piú valore nella mia bocca, perché sentirete piú vivamente, che non son mie, ma di Chi può dare a voi e a me la forza necessaria per far ciò che prescrivono.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 38
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" Oh che sant'uomo! ma che tormento! - pensava don Abbondio: - anche sopra di sé: purché frughi, rimesti, critichi, inquisisca; anche sopra di sé ".
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 39
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Disse poi ad alta voce: - oh, monsignore! che mi fa celia? Chi non conosce il petto forte, lo zelo imperterrito di vossignoria illustrissima? - E tra sé soggiunse: " anche troppo ".
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 40
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- Io non vi chiedevo una lode, che mi fa tremare, - disse Federigo, - perché Dio conosce i miei mancamenti, e quello che ne conosco anch'io, basta a confondermi.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 41
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Ma avrei voluto, vorrei che ci confondessimo insieme davanti a Lui, per confidare insieme.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 42
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Vorrei, per amor vostro, che intendeste quanto la vostra condotta sia stata opposta, quanto sia opposto il vostro linguaggio alla legge che pur predicate, e secondo la quale sarete giudicato.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 43
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- Tutto casca addosso a me, - disse don Abbondio: - ma queste persone che son venute a rapportare, non le hanno poi detto d'essersi introdotte in casa mia, a tradimento, per sorprendermi, e per fare un matrimonio contro le regole.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 44
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- Me l'hanno detto, figliuolo: ma questo m'accora, questo m'atterra, che voi desideriate ancora di scusarvi; che pensiate di scusarvi, accusando; che prendiate materia d'accusa da ciò che dovrebb'esser parte della vostra confessione.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 45
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Chi gli ha messi, non dico nella necessità, ma nella tentazione di far ciò che hanno fatto? Avrebbero essi cercata quella via irregolare, se la legittima non fosse loro stata chiusa? pensato a insidiare il pastore, se fossero stati accolti nelle sue braccia, aiutati, consigliati da lui? a sorprenderlo, se non si fosse nascosto? E a questi voi date carico? e vi sdegnate perché, dopo tante sventure, che dico? nel mezzo della sventura, abbian detto una parola di sfogo al loro, al vostro pastore? Che il ricorso dell'oppresso, la querela dell'afflitto siano odiosi al mondo, il mondo è tale; ma noi! E che pro sarebbe stato per voi, se avessero taciuto? Vi tornava conto che la loro causa andasse intera al giudizio di Dio? Non è per voi una nuova ragione d'amar queste persone (e già tante ragioni n'avete), che v'abbian dato occasione di sentir la voce sincera del vostro vescovo, che v'abbian dato un mezzo di conoscer meglio, e di scontare in parte il gran debito che avete con loro? Ah! se v'avessero provocato, offeso, tormentato, vi direi (e dovrei io dirvelo?) d'amarli, appunto per questo.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 46
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Amateli perché hanno patito, perché patiscono, perché son vostri, perché son deboli, perché avete bisogno d'un perdono, a ottenervi il quale, pensate di qual forza possa essere la loro preghiera.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 47
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Don Abbondio stava zitto; ma non era piú quel silenzio forzato e impaziente: stava zitto come chi ha piú cose da pensare che da dire.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 48
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Le parole che sentiva, eran conseguenze inaspettate, applicazioni nuove, ma d'una dottrina antica però nella sua mente, e non contrastata.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 49
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Il male degli altri, dalla considerazion del quale l'aveva sempre distratto la paura del proprio, gli faceva ora un'impressione nuova.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 50
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E se non sentiva tutto il rimorso che la predica voleva produrre (ché quella stessa paura era sempre lí a far l'ufizio di difensore), ne sentiva però; sentiva un certo dispiacere di sé, una compassione per gli altri, un misto di tenerezza e di confusione.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 51
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Era, se ci si lascia passare questo paragone, come lo stoppino umido e ammaccato d'una candela, che presentato alla fiamma d'una gran torcia, da principio fuma, schizza, scoppietta, non ne vuol saper nulla; ma alla fine s'accende e, bene o male, brucia.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 52
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Si sarebbe apertamente accusato, avrebbe pianto, se non fosse stato il pensiero di don Rodrigo; ma tuttavia si mostrava abbastanza commosso, perché il cardinale dovesse accorgersi che le sue parole non erano state senza effetto.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 53
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- Ora, - proseguí questo, - uno fuggitivo da casa sua, l'altra in procinto d'abbandonarla, tutt'e due con troppo forti motivi di starne lontani, senza probabilità di riunirsi mai qui, e contenti di sperare che Dio li riunisca altrove; ora, pur troppo, non hanno bisogno di voi; pur troppo, voi non avete occasione di far loro del bene; né il corto nostro prevedere può scoprirne alcuna nell'avvenire.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 54
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Ma chi sa se Dio misericordioso non ve ne prepara? Ah non le lasciate sfuggire! cercatele, state alle velette, pregatelo che le faccia nascere.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 55
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- Non mancherò, monsignore, non mancherò, davvero, - rispose don Abbondio, con una voce che, in quel momento, veniva proprio dal cuore.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 56
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- Ah sí, figliuolo, sí! - esclamò Federigo; e con una dignità piena d'affetto, concluse: - lo sa il cielo se avrei desiderato di tener con voi tutt'altri discorsi.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 57
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Tutt'e due abbiamo già vissuto molto: lo sa il cielo se m'è stato duro di dover contristar con rimproveri codesta vostra canizie, e quanto sarei stato piú contento di consolarci insieme delle nostre cure comuni, de' nostri guai, parlando della beata speranza, alla quale siamo arrivati cosí vicino.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 58
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Piaccia a Dio che le parole le quali ho pur dovuto usar con voi, servano a voi e a me.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 59
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Non fate che m'abbia a chieder conto, in quel giorno, d'avervi mantenuto in un ufizio, al quale avete cosí infelicemente mancato.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 60
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Ricompriamo il tempo: la mezzanotte è vicina; lo Sposo non può tardare; teniamo accese le nostre lampade.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 61
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Presentiamo a Dio i nostri cuori miseri, vòti, perché Gli piaccia riempirli di quella carità, che ripara al passato, che assicura l'avvenire, che teme e confida, piange e si rallegra, con sapienza; che diventa in ogni caso la virtú di cui abbiamo bisogno.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 62
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Cosí detto, si mosse; e don Abbondio gli andò dietro.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 63
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Qui l'anonimo ci avvisa che non fu questo il solo abboccamento di que' due personaggi, né Lucia il solo argomento de' loro abboccamenti; ma che lui s'è ristretto a questo, per non andar lontano dal soggetto principale del racconto.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 64
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E che, per lo stesso motivo, non farà menzione d'altre cose notabili, dette da Federigo in tutto il corso della visita, né delle sue liberalità, né delle discordie sedate, degli odi antichi tra persone, famiglie, terre intere, spenti o (cosa ch'era pur troppo piú frequente) sopiti, né di qualche bravaccio o tirannello ammansato, o per tutta la vita, o per qualche tempo; cose tutte delle quali ce n'era sempre piú o meno, in ogni luogo della diocesi dove quell'uomo eccellente facesse qualche soggiorno.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 65
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Dice poi, che, la mattina seguente, venne donna Prassede, secondo il fissato, a prender Lucia, e a complimentare il cardinale, il quale gliela lodò, e raccomandò caldamente.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 66
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Lucia si staccò dalla madre, potete pensar con che pianti; e uscí dalla sua casetta; disse per la seconda volta addio al paese, con quel senso di doppia amarezza, che si prova lasciando un luogo che fu unicamente caro, e che non può esserlo piú.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 67
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Ma i congedi con la madre non eran gli ultimi; perché donna Prassede aveva detto che si starebbe ancor qualche giorno in quella sua villa, la quale non era molto lontana; e Agnese promise alla figlia d'andar là a trovarla, a dare e a ricevere un piú doloroso addio.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 68
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Il cardinale era anche lui sulle mosse per continuar la sua visita, quando arrivò, e chiese di parlargli il curato della parrocchia, in cui era il castello dell'innominato.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 69
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Introdotto, gli presentò un gruppo e una lettera di quel signore, la quale lo pregava di far accettare alla madre di Lucia cento scudi d'oro ch'eran nel gruppo, per servir di dote alla giovine, o per quell'uso che ad esse sarebbe parso migliore; lo pregava insieme di dir loro, che, se mai, in qualunque tempo, avessero creduto che potesse render loro qualche servizio, la povera giovine sapeva pur troppo dove stesse; e per lui, quella sarebbe una delle fortune piú desiderate.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 70
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Il cardinale fece subito chiamare Agnese, le riferí la commissione, che fu sentita con altrettanta soddisfazione che maraviglia; e le presentò il rotolo, ch'essa prese, senza far gran complimenti.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 71
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- Dio gliene renda merito, a quel signore, - disse: - e vossignoria illustrissima lo ringrazi tanto tanto.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 72
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E non dica nulla a nessuno, perché questo è un certo paese...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 73
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Mi scusi, veda; so bene che un par suo non va a chiacchierare di queste cose; ma...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 74
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lei m'intende.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 75
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Andò a casa, zitta, zitta; si chiuse in camera, svoltò il rotolo, e quantunque preparata, vide con ammirazione, tutti in un mucchietto e suoi, tanti di que' ruspi, de' quali non aveva forse mai visto piú d'uno per volta, e anche di rado; li contò, penò alquanto a metterli di nuovo per taglio, e a tenerli lí tutti, ché ogni momento facevan pancia, e sgusciavano dalle sue dita inesperte; ricomposto finalmente un rotolo alla meglio, lo mise in un cencio, ne fece un involto, un batuffoletto, e legatolo bene in giro con della cordellina, l'andò a ficcare in un cantuccio del suo saccone.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 76
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Il resto di quel giorno, non fece altro che mulinare, far disegni sull'avvenire, e sospirar l'indomani.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 77
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Andata a letto, stette desta un pezzo, col pensiero in compagnia di que' cento che aveva sotto: addormentata, li vide in sogno.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 78
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All'alba, s'alzò e s'incamminò subito verso la villa, dov'era Lucia.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 79
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Questa, dal canto suo, quantunque non le fosse diminuita quella gran ripugnanza a parlar del voto, pure era risoluta di farsi forza, e d'aprirsene con la madre in quell'abboccamento, che per lungo tempo doveva chiamarsi l'ultimo.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 80
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Appena poterono esser sole, Agnese, con una faccia tutta animata, e insieme a voce bassa, come se ci fosse stato presente qualcheduno a cui non volesse farsi sentire, cominciò: - ho da dirti una gran cosa; - e le raccontò l'inaspettata fortuna.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 81
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- Iddio lo benedica, quel signore, - disse Lucia: - cosí avrete da star bene voi, e potrete anche far del bene a qualchedun altro.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 82
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- Come? - rispose Agnese: - non vedi quante cose possiamo fare, con tanti danari? Senti; io non ho altro che te, che voi due, posso dire; perché Renzo, da che cominciò a discorrerti, l'ho sempre riguardato come un mio figliuolo.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 83
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Tutto sta che non gli sia accaduta qualche disgrazia, a vedere che non ha mai fatto saper nulla: ma eh! deve andar tutto male? Speriamo di no, speriamo.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 84
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Per me, avrei avuto caro di lasciar l'ossa nel mio paese; ma ora che tu non ci puoi stare, in grazia di quel birbone, e anche solamente a pensare d'averlo vicino colui, m'è venuto in odio il mio paese: e con voi altri io sto per tutto.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 85
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Ero disposta, fin d'allora, a venir con voi altri, anche in capo al mondo; e son sempre stata di quel parere; ma senza danari come si fa? Intendi ora? Que' quattro, che quel poverino aveva messi da parte, con tanto stento e con tanto risparmio, è venuta la giustizia, e ha spazzato ogni cosa; ma, per ricompensa, il Signore ha mandato la fortuna a noi.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 86
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Dunque, quando avrà trovato il bandolo di far sapere se è vivo, e dov'è, e che intenzioni ha, ti vengo a prender io a Milano; io ti vengo a prendere.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 87
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Altre volte mi sarebbe parso un gran che; ma le disgrazie fanno diventar disinvolti; fino a Monza ci sono andata, e so cos'è viaggiare.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 88
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Prendo con me un uomo di proposito, un parente, come sarebbe a dire Alessio di Maggianico: ché, a voler dir proprio in paese, un uomo di proposito non c'è: vengo con lui: già la spesa la facciamo noi, e...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 89
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intendi?
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 90
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Ma vedendo che, in vece d'animarsi, Lucia s'andava accorando, e non dimostrava che una tenerezza senz'allegria, lasciò il discorso a mezzo, e disse: - ma cos'hai? non ti pare?
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 91
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- Povera mamma! - esclamò Lucia, gettandole un braccio al collo, e nascondendo il viso nel seno di lei.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 92
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- Cosa c'è? - domandò di nuovo ansiosamente la madre.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 93
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- Avrei dovuto dirvelo prima, - rispose Lucia, alzando il viso, e asciugandosi le lacrime; - ma non ho mai avuto cuore: compatitemi.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 94
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- Ma dí su, dunque.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 95
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- Io non posso piu esser moglie di quel poverino!
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 96
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- Come? come?
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 97
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Lucia, col capo basso, col petto ansante, lacrimando senza piangere, come chi racconta una cosa che, quand'anche dispiacesse, non si può cambiare, rivelò il voto; e insieme, giungendo le mani, chiese di nuovo perdono alla madre, di non aver parlato fin allora; la pregò di non ridir la cosa ad anima vivente, e d'aiutarla ad adempire ciò che aveva promesso.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 98
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Agnese era rimasta stupefatta e costernata.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 99
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Voleva sdegnarsi del silenzio tenuto con lei; ma i gravi pensieri del caso soffogavano quel dispiacere suo proprio; voleva dirle: cos'hai fatto? ma le pareva che sarebbe un prendersela col cielo: tanto piú che Lucia tornava a dipinger co' piú vivi colori quella notte, la desolazione cosí nera, e la liberazione cosí impreveduta, tra le quali la promessa era stata fatta, cosí espressa, cosí solenne.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 100
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E intanto, ad Agnese veniva anche in mente questo e quell'esempio, che aveva sentito raccontar piú volte, che lei stessa aveva raccontato alla figlia, di gastighi strani e terribili, venuti per la violazione di qualche voto.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 101
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Dopo esser rimasta un poco come incantata, disse: - e ora cosa farai?
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 102
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- Ora, - rispose Lucia, - tocca al Signore a pensarci; al Signore e alla Madonna.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 103
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Mi son messa nelle lor mani: non m'hanno abbandonata finora; non m'abbandoneranno ora che...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 104
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La grazia che chiedo per me al Signore, la sola grazia, dopo la salvazion dell'anima, è che mi faccia tornar con voi: e me la concederà, sí, me la concederà.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 105
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Ouel giorno...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 106
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in quella carrozza...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 107
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ah Vergine santissima!...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 108
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quegli uomini!...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 109
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chi m'avrebbe detto che mi menavano da colui che mi doveva menare a trovarmi con voi, il giorno dopo?
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 110
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- Ma non parlarne subito a tua madre! - disse Agnese con una certa stizzetta temperata d'amorevolezza e di pietà.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 111
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- Compatitemi; non avevo cuore...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 112
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e che sarebbe giovato d'affliggervi qualche tempo prima?
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 113
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- E Renzo? - disse Agnese, tentennando il capo.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 114
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 115
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- Ah! - esclamò Lucia, riscotendosi, - io non ci devo pensar piú a quel poverino.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 116
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Già si vede che non era destinato...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 117
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Vedete come pare che il Signore ci abbia voluti proprio tener separati.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 118
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E chi sa...? ma no, no: l'avrà preservato Lui da' pericoli, e lo farà esser fortunato anche di piú, senza di me.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 119
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- Ma intanto, - riprese la madre, - se non fosse che tu ti sei legata per sempre, a tutto il resto, quando a Renzo non gli sia accaduta qualche disgrazia, con que' danari io ci avevo trovato rimedio.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 120
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- Ma que' danari, - replicò Lucia, - ci sarebbero venuti, s'io non avessi passata quella notte? È il Signore che ha voluto che tutto andasse cosí: sia fatta la sua volontà -.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 121
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E la parola morí nel pianto.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 122
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A quell'argomento inaspettato, Agnese rimase lí pensierosa.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 123
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Dopo qualche momento, Lucia, rattenendo i singhiozzi, riprese: - ora che la cosa è fatta, bisogna adattarsi di buon animo; e voi, povera mamma, voi mi potete aiutare, prima, pregando il Signore per la vostra povera figlia, e poi...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 124
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bisogna bene che quel poverino lo sappia.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 125
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Pensateci voi, fatemi anche questa carità; ché voi ci potete pensare.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 126
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Quando saprete dov'è, fategli scrivere, trovate un uomo...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 127
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appunto vostro cugino Alessio, che è un uomo prudente e caritatevole, e ci ha sempre voluto bene, e non ciarlerà: fategli scriver da lui la cosa com'è andata, dove mi son trovata, come ho patito, e che Dio ha voluto cosí, e che metta il cuore in pace, e ch'io non posso mai mai esser di nessuno.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 128
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E fargli capir la cosa con buona grazia, spiegargli che ho promesso, che ho proprio fatto voto.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 129
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Ouando saprà che ho promesso alla Madonna...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 130
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ha sempre avuto il timor di Dio.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 131
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E voi, la prima volta che avrete le sue nuove, fatemi scrivere, fatemi saper che è sano; e poi...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 132
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non mi fate piú saper nulla.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 133
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Agnese, tutta intenerita, assicurò la figlia che ogni cosa si farebbe come desiderava.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 134
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- Vorrei dirvi un'altra cosa, - riprese questa: - quel poverino, se non avesse avuto la disgrazia di pensare a me, non gli sarebbe accaduto ciò che gli è accaduto.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 135
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È per il mondo; gli hanno troncato il suo avviamento, gli hanno portato via la sua roba, que' risparmi che aveva fatti, poverino, sapete perché...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 136
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E noi abbiamo tanti danari! Oh mamma! giacché il Signore ci ha mandato tanto bene, e quel poverino, è proprio vero che lo riguardavate come vostro...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 137
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sí, come un figliuolo, oh! fate mezzo per uno; ché, sicuro, Iddio non ci mancherà.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 138
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Cercate un'occasione fidata, e mandateglieli, ché sa il cielo come n'ha bisogno!
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 139
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- Ebbene, cosa credi? - rispose Agnese: - glieli manderò davvero.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 140
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Povero giovine! Perché pensi tu ch'io fossi cosí contenta di que' danari? Ma...! io era proprio venuta qui tutta contenta.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 141
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Basta, io glieli manderò, povero Renzo! ma anche lui...
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 142
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so quel che dico; certo che i danari fanno piacere a chi n'ha bisogno; ma questi non saranno quelli che lo faranno ingrassare.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 143
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Lucia ringraziò la madre di quella pronta e liberale condiscendenza, con una gratitudine, con un affetto, da far capire a chi l'avesse osservata, che il suo cuore faceva ancora a mezzo con Renzo, forse piú che lei medesima non lo credesse.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 144
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- E senza di te, che farò io povera donna? - disse Agnese, piangendo anch'essa.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 145
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- E io senza di voi, povera mamma? e in casa di forestieri? e laggiú in quel Milano...! Ma il Signore sarà con tutt'e due; e poi ci farà tornare insieme.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 146
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Tra otto o nove mesi ci rivedremo; e di qui allora, e anche prima, spero, avrà accomodate le cose Lui, per riunirci.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 147
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Lasciamo fare a Lui.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 148
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La chiederò sempre sempre alla Madonna questa grazia.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 149
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Se avessi qualche altra cosa da offrirle, lo farei; ma è tanto misericordiosa, che me l'otterrà per niente.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 150
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Con queste ed altre simili, e piú volte ripetute parole di lamento e di conforto, di rammarico e di rassegnazione, con molte raccomandazioni e promesse di non dir nulla, con molte lacrime, dopo lunghi e rinnovati abbracciamenti, le donne si separarono, promettendosi a vicenda di rivedersi il prossimo autunno, al piú tardi; come se il mantenere dipendesse da loro, e come però si fa sempre in casi simili.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 151
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Intanto cominciò a passar molto tempo senza che Agnese potesse saper nulla di Renzo.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 152
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Né lettere né imbasciate da parte di lui, non ne veniva: di tutti quelli del paese, o del contorno, a cui poté domandare, nessuno ne sapeva piú di lei.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 153
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E non era la sola che facesse invano una tal ricerca: il cardinal Federigo, che non aveva detto per cerimonia alle povere donne, di voler prendere informazioni del povero giovine, aveva infatti scritto subito per averne.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 154
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Tornato poi dalla visita a Milano, aveva ricevuto la risposta in cui gli si diceva che non s'era potuto trovar recapito dell'indicato soggetto; che veramente era stato qualche tempo in casa d'un suo parente, nel tal paese, dove non aveva fatto dir di sé; ma, una mattina, era scomparso all'improvviso, e quel suo parente stesso non sapeva cosa ne fosse stato, e non poteva che ripetere certe voci in aria e contraddittorie che correvano, essersi il giovine arrolato per il Levante, esser passato in Germania, perito nel guadare un fiume: che non si mancherebbe di stare alle velette, se mai si potesse saper qualcosa di piú positivo, per farne subito parte a sua signoria illustrissima e reverendissima.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 155
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Piú tardi, quelle ed altre voci si sparsero anche nel territorio di Lecco, e vennero per conseguenza agli orecchi d'Agnese.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 156
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La povera donna faceva di tutto per venire in chiaro qual fosse la vera, per arrivare alla fonte di questa e di quella, ma non riusciva mai a trovar di piú di quel dicono, che, anche al giorno d'oggi, basta da sé ad attestar tante cose.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 157
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Talora, appena glien'era stata raccontata una, veniva uno e le diceva che non era vero nulla; ma per dargliene in cambio un'altra, ugualmente strana o sinistra.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 158
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Tutte ciarle: ecco il fatto.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 159
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Il governatore di Milano e capitano generale in Italia, don Gonzalo Fernandez di Cordova, aveva fatto un gran fracasso col signor residente di Venezia in Milano, perché un malandrino, un ladrone pubblico, un promotore di saccheggio e d'omicidio, il famoso Lorenzo Tramaglino, che, nelle mani stesse della giustizia, aveva eccitato sommossa per farsi liberare, fosse accolto e ricettato nel territorio bergamasco.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 160
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Il residente avea risposto che la cosa gli riusciva nuova, e che scriverebbe a Venezia, per poter dare a sua eccellenza quella spiegazione che il caso avesse portato.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 161
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A Venezia avevan per massima di secondare e di coltivare l'inclinazione degli operai di seta milanesi a trasportarsi nel territorio bergamasco, e quindi di far che ci trovassero molti vantaggi e, soprattutto quello senza di cui ogni altro è nulla, la sicurezza.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 162
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Siccome però, tra due grossi litiganti, qualche cosa, per poco che sia, bisogna sempre che il terzo goda; cosí Bortolo fu avvisato in confidenza, non si sa da chi, che Renzo non istava bene in quel paese, e che farebbe meglio a entrare in qualche altra fabbrica, cambiando anche nome per qualche tempo.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 163
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Bortolo intese per aria, non domandò altro, corse a dir la cosa al cugino, lo prese con sé in un calessino, lo condusse a un altro filatoio, discosto da quello forse quindici miglia, e lo presentò, sotto il nome d'Antonio Rivolta, al padrone, ch'era nativo anche lui dello stato di Milano, e suo antico conoscente.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 164
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Questo, quantunque l'annata fosse scarsa, non si fece pregare a ricevere un operaio che gli era raccomandato come onesto e abile, da un galantuomo che se n'intendeva.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 165
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Alla prova poi, non ebbe che a lodarsi dell'acquisto; meno che, sul principio, gli era parso che il giovine dovesse essere un po' stordito, perché, quando si chiamava: Antonio! le piú volte non rispondeva.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 166
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Poco dopo, venne un ordine da Venezia, in istile pacato, al capitano di Bergamo, che prendesse e desse informazione, se nella sua giurisdizione, e segnatamente nel tal paese, si trovasse il tal soggetto.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 167
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Il capitano, fatte le sue diligenze, come aveva capito che si volevano, trasmise la risposta negativa, la quale fu trasmessa al residente in Milano, che la trasmettesse al gran cancelliere che potrebbe trasmetterla a don Gonzalo Fernandez di Cordova.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 168
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Non mancavan poi curiosi, che volessero saper da Bortolo il perché quel giovine non c'era piú, e dove fosse andato.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 169
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Alla prima domanda Bortolo rispondeva: - ma! è scomparso -.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 170
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Per mandar poi in pace i piú insistenti, senza dar loro sospetto di quel che n'era davvero, aveva creduto bene di regalar loro, a chi l'una, a chi l'altra delle notizie da noi riferite di sopra: però, come cose incerte, che aveva sentite dire anche lui, senza averne un riscontro positivo.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 171
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Ma quando la domanda gli venne fatta per commission del cardinale, senza nominarlo, e con un certo apparato d'importanza e di mistero, lasciando capire ch'era in nome d'un gran personaggio, tanto piú Bortolo s'insospettí, e credé necessario di risponder secondo il solito; anzi, trattandosi d'un gran personaggio, diede in una volta tutte le notizie che aveva stampate a una a una, in quelle diverse occorrenze.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 172
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Non si creda però che don Gonzalo, un signore di quella sorte, l'avesse proprio davvero col povero filatore di montagna; che informato forse del poco rispetto usato, e delle cattive parole dette da colui al suo re moro incatenato per la gola, volesse fargliela pagare; o che lo credesse un soggetto tanto pericoloso, da perseguitarlo anche fuggitivo, da non lasciarlo vivere anche lontano, come il senato romano con Annibale.
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CAPITOLO XXVI - Frase n. 173
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Don Gonzalo aveva troppe e troppo gran cose in testa, per darsi tanto pensiero de' fatti di Renzo; e se parve che se ne desse, nacque da un concorso singolare di circostanze, per cui il poveraccio, senza volerlo, e senza saperlo né allora né mai, si trovò, con un sottilissimo e invisibile filo, attaccato a quelle troppe e troppo gran cose.
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