LE AFFERMAZIONI POSITIVE E NEGATIVE

CONTRO LA GRAMMATICA ITALIANA


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LE AFFERMAZIONI POSITIVE E NEGATIVE

Sostenere che un avverbio o una locuzione avverbiale possa essere di affermazione, di negazione o di dubbio è, dal punto di vista semantico, una sciocchezza, poiché se io dico: "non ho voglia di leggere", faccio un'affermazione non una negazione.

Quando si parla si fanno sempre delle affermazioni, a meno che non siano delle interrogazioni, nel qual caso si cambia il tono della voce e si resta in attesa che alla propria domanda segua un'affermazione da parte dell'interlocutore.

Semmai si dovrebbe dire che le affermazioni possono essere di due tipi: positive e negative. "Ho voglia di leggere" è un'affermazione positiva; "non ho voglia di leggere" è un'affermazione negativa.

Ma anche questo modo di procedere sarebbe molto riduttivo, se si volesse spiegare la complessità del linguaggio umano.

Una qualunque affermazione ha sempre connotati di ambiguità, di rimandi psicologici, di riferimenti a tempi, luoghi, situazioni, contesti... che non possono certo essere spiegati o classificati dal punto di vista grammaticale.

"Non ho voglia di leggere" è un'affermativa negativa quando leggo troppo e vorrei invece chiacchierare con qualcuno, oppure quando il libro non mi piace e vorrei leggerne un altro.

Nella vita reale le frasi cambiano di significato molto velocemente, proprio perché le parole che usiamo sono convenzionali e non ci sentiamo legati ad esse più di tanto. Con le parole ci piace anche giocare, tanto che molto dell'umorismo o della comicità si basa proprio sul fraintendimento del significato delle parole.

Sarebbe meglio fare delle distinzioni non tanto grammaticali quanto tipologiche, specificando le varie forme e nature di linguaggio, così uno studente si renderebbe meglio conto che una cosa detta in un determinato modo o contesto o situazione ha un certo significato; la stessa cosa detta in altre situazioni ha tutt'altro significato.

Se io dico a me stesso che non ho voglia di leggere mentre sono in treno, perché mi si stanca la vista, faccio un'affermazione negativa del tutto giustificata; ma se la stessa cosa la dice lo studente che sa di dover essere interrogato il giorno dopo, ha ben altro significato.

L'esempio è banale, ma serve per far capire che il linguaggio acquista sfumature particolari a seconda del luogo semantico in cui lo si usa, pur in presenza di parole, frasi, proposizioni del tutto identiche o analoghe.

E' questo che bisogna insegnare: è l'etica della grammatica, la sua ontologia semantica, proprio per farla uscire dall'aridità tecnicistica in cui attualmente si trova.

Anche perché lo studente deve abituarsi all'idea che se le parole in sé non hanno alcun peso, ne acquistano molto in relazione a determinate situazioni. Deve cioè addestrarsi a capire quando una parola o una frase può essere considerata offensiva o divertente, ironica o denigratoria.

Questo è un lavoro molto difficile, perché se i media dominanti sono abituati a trasmettere amenità, sciocchezze, a non dare alcun peso alle parole, a rendere del tutto normale qualunque forma di incoerenza o di interpretazione, o a nascondere dietro le parole determinati interessi, per la cui realizzazione quelle parole hanno lo scopo fondamentale di ingannare, distraendo dalle loro vere finalità, se c'è insomma un uso fortemente strumentale della parola (come p.es. in tutte le fiction ma anche nella politica) alla fine ci si convince che tutto è lecito e che regole comuni nel linguaggio non siano possibili.

Se in uno spot televisivo si fa vedere un politico che accende la tv col telecomando dopo aver detto che non ha voglia di leggere, che messaggio si trasmette?

Quando gli spagnoli si recavano nel Nuovo Mondo e appena scesi dalle loro navi chiamavano gli indigeni a leggere il documento che rivendicava il possesso di quelle terre da parte della corona castigliana, come reagivano di fronte a quegli indigeni che rispondevano: "non abbiamo voglia di leggerlo"?


Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Linguaggi
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Aggiornamento: 27/08/2015