Risposta d'Adda

Sesso e mercificazione negli spot?
Non sempre.
Ma a ben vedere, anche la tv...

(Italiaoggi 05.02.98)

risponde Maurizio d'Adda
direttore creativo e partner
della D'Adda, Lorenzini, Vigorelli

Vestiamo gli ignudi. O no? Come rispondere a una domanda così vasta e importante? Vediamo.
L'accusa, o il disagio, è nell'eccessiva mercificazione del corpo umano (uomo o donna) e nelle allusioni di carattere sessuale. Vero e non vero.
Per molti prodotti è indispensabile mostrare il corpo perché lo vestono, lo profumano, lo tonificano, lo massaggiano, lo nutrono, eccetera. Per altri no.
Chiaramente il discorso non vale solo per la pubblicità. Molti importanti giornali pubblicano in copertina nudi perlopiù femminili, per aumentare la tiratura. Andate in edicola per rendervi conto del panorama editoriale.
Ma torniamo alla pubblicità. Diverso è il discorso dell'allusione sessuale. E' vero che spesso si inventano rapporti strani per generare consumi. E' anche vero però che quando l'invenzione è eccessivamente allusiva non «vende». Il pubblico la rifiuta non per moralismo, ma perchè non è attinente, è «fuori», non c'entra.
Vi invito comunque a non peccare di falso moralismo; come mai le canzoni parlano sempre d'amore? E il cinema? Quante scene sono «spinte» per far entrare il pubblico in sala? E in quanti show televisivi le ballerine sono più svestite dei modelli della pubblicità? A voi la risposta.

Per quanto riguarda lo spot Elastelle, purtroppo non l'ho visto e quindi mi ripeterò: la riuscita o meno di uno spot dipende dall'ironia, dal gusto con il quale è stato girato.
Nulla è indecente, a mio avviso, tranne il cattivo gusto. Tutto è volgare se è pesante, «brutto» e sporco. Se il tono è divertente e leggero si può osare.

Su questo art. c'è una risposta di Galarico in lista.

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