Spot televisivo & Scuola | 
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(tratto da un art. di Paolo Cardoni, rivista Insegnare n. 3/98)
- Le innocue merendine Kinder presentano una scena di scuola materna o elementare in cui la maestra viene cacciata con fare ammiccante e sbrigativo da una mucca-cartone animato che arriva a distribuire le sospirate merende. I volti dei bambini sprizzano gioia, in netto contrasto con le faccette annoiate che si vedevano poco prima. Evidentemente, la lezione, qualunque fosse l'argomento, era una vera barba!
- Lo yogurt Fruttolo mette in scena l'imbarazzo della solita maestra di fronte alle risposte sicure, immediate e condivise da tutti i bambini interrogati, per i quali non c'è dubbio: la mucca (anche qui!) abita nel frigorifero, non fa il latte ma lo yogurt alla ciliegia, ecc. Con quale autorità la povera maestra, che vediamo alquanto perplessa, potrà contrastare la neolingua e la neocultura da ipermercato, che avanza "a furor di popolo" tra gli entusiasti alunni e che propone le sue nuove verità con un'evidenza cosi disarmante? (Del resto, che importa al "creativo" se poi la maestra riuscirà a dimostrare e a far comprendere come stanno effettivamente le cose, e magari ci impiegherà un intero anno scolastico, inventando una didattica intera? Sarà stata brava, ma nessuno lo saprà).
- Il gelato Motta ha puntato sul classico luogo comune del conflitto generazionale che si manifesta tra le pareti della scuola, mostrando per un'intera estate i ragazzi di una scuola superiore che si dedicano all'eterno sport di imitare gli insegnanti nei loro modi di dire, nei loro tic e nell'aspetto, eternamente fuori moda (chissà perché, poi). Naturalmente, quando "la prof" sorprende il ragazzo che la imita, si vendica con il solenne "two", che sarà sempre meglio che "one". E così il cliché è rispettato in pieno.
- L'acqua Uliveto propone Luca De Filippo in versione alquanto denapoletanizzata che assume come destinatario del suo messaggio purificante un "professore" al quale consiglia bonariamente come fare per digerire meglio, spiegandogli le qualità organolettiche della preziosa acqua con un tono tale da mettere bene in evidenza il contrasto tra un sapere fondato sul senso comune che appare evoluto e, almeno in apparenza, scientificamente, anzi, televisivamente sicuro - e un sapere, quello del professore, appunto, che si suppone inevitabilmente astratto, libresco, scolastico, stantio e magari anch'esso difficile da digerire (nella versione più recente, il messaggio è reso più esplicito dai libri che si vedono in primo piano sul tavolo del "professore", non inquadrato ma chiaramente evocato, per metonimia, verrebbe da dire, dagli occhiali poggiati sul tavolo stesso; e viene da pensare al Troisi autostoppista di Ricomincio da tre, che tutti chiamano "emigrante" solo in forza dell'accento napoletano; così il "prof" della vulgata televisiva; fuori moda, con gli occhiali ecc).
- Le Strapenne si reclamizzano mettendo in bella mostra la faccia di un insegnante poco meno che risorgimentale, con pizzo (appunto) ma - bontà del "creativo" - senza monocolo, in evidente imbarazzo di fronte agli strani oggetti, le "strapenne", che gli svolazzano attorno; è chiaro che il poveraccio non sa come interpretare la sconvolgente novità, che mette in crisi le sue certezze scolastiche e stravolge il suo aplomb fuori del tempo, che ha significato solo tra le pareti di un'aula scolastica (in questo caso si direbbe una scuola media); e così il nostro povero insegnante corre fuori, a chiedere lumi. Chissà? Forse si rivolge al preside-manager o a qualche collega esperto di diavolerie moderne e, quando riappare, sembra più tranquillo (si sarà tuffato in un fulmineo corso di aggiornamento?).
- Anche i Flauti del Mulino Bianco mettono in scena indirettamente la ricreazione, ma qui la maestra appare col volto bonario di un'intermediaria comprensiva, forse non proprio materna ma certo complice dell'ansia materna, che consegna la merenda dimenticata al bambino preoccupatissimo.
- E così via. I Ciottolosi regalati dalle merendine Kinder sembrano contenere un messaggio indiretto: gli strumenti usati quotidianamente a scuola - penne, matite, gomme, righelli, calcolatrice e quant'altro - sono più o meno rimasti all'età della pietra, come l'istituzione che continua ad esigerne l'impiego. Il vocabolario diretto da Tullio De Mauro (spot radiofonico) fa "sentire" lo sbadiglio con cui l'alunno sfoglia un vocabolario normale, operazione tipica di una normale, sbadigliosa giornata scolastica (almeno qui il prodotto propagandato è un vocabolario). E quando c'è un "maestro" che parla per bocca di un suo discepolo ("il maestro dice che... "), ahinoi!, è quello di Karatè (Burro Prealpi).
