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RIFLESSIONI CONCLUSIVE
... NEL MERITO Supponiamo che nei racconti evangelici della nascita di Gesù -che sono carichi di miti e leggende- vi sia un fondo di verità, più o meno umanamente accettabile. Anzitutto dovremmo supporre un'ipotesi in sé indimostrabile, e cioè che Maria abbia sperimentato nei confronti della maternità un fenomeno che se in natura esiste e che la scienza chiama col temine di "partenogenesi", mai nessuno scienziato ha pensato di riferirlo anche alla specie umana (qui al massimo si parla di "gravidanza isterica"). Con ciò naturalmente non si vuol sostenere che un fenomeno è "vero" solo dopo che l'ha verificato la scienza, ma certamente i fenomeni sono veri per noi quando la scienza li può controllare. Altrimenti la loro verità si riduce a questione di mera "fede" e nessuno può vivere di sola fide, laica o religiosa che sia. Quand'anche dicessimo che la ragione non può mai arrivare a delle "verità assolute", dovremmo pur sempre ammettere l'esistenza di "verità relative", momentaneamente oggettive, che ci permettono di guardare avanti con una certa sicurezza. Ora, se diamo per buona l'ipotesi della partenogenesi nel caso di Maria, dobbiamo altresì ammettere che l'unica persona dei vangeli che sia stata capace di verificarla non può che essere stata la stessa Maria. Qui però non si può assolutamente sostenere che quanto era considerato "irrazionale" per la collettività, fosse diventato "razionale" per lei. Se Maria ha sperimentato una cosa del genere, la prima a non spiegarsene la ragione dev'essere stata proprio lei. D'altra parte lei era anche la sola in condizioni tali da poter mostrare che il fenomeno si era verificato proprio così e non in un altro modo. Ma dimostrare una cosa del genere, dal punto di vista della ragione (e non delle fantasie mitologiche), sarebbe stato praticamente impossibile. La verità, per essere creduta, ha bisogno di una certa abitudine ai fatti: è questo che permette di calcolare le probabilità. Perché l'adolescente Maria non rischiasse d'essere messa al bando nel momento in cui Giuseppe avesse scoperto ch'era rimasta incinta prima ancora che il matrimonio venisse ratificato e soprattutto prima ancora che lui si congiungesse con lei, era evidentemente necessario ch'essa fosse già sposata con Giuseppe (o almeno fidanzata). Ma perché Maria fosse sicura al 100% che nel suo caso si trattava veramente di partenogenesi, era altresì necessario che il matrimonio non fosse stato ancora consumato. Delle due quindi l'una: o tutto il racconto è una fantasia elaborata da cristiani che si sono lasciati influenzare dalle religioni pagane, oppure Maria è rimasta incinta quand'era fidanzata con Giuseppe, senza che con lui avesse avuto alcun rapporto sessuale. Supponiamo vera la seconda ipotesi. Appare evidente che quando Maria s'è trovata incinta, ha potuto non raccontare nulla a Giuseppe, che sicuramente non l'avrebbe capita, appunto perché lo sposò subito dopo. Su questo però i vangeli dicono il contrario, e cioè che lei fu costretta ad avvisare Giuseppe, il quale, pur con molta riluttanza, decise di non esporre Maria al pubblico disprezzo. D'altra parte Giuseppe può aver verificato personalmente che Maria, pur essendo incinta, era ancora vergine. Giuseppe può aver accettato la stranezza del suo primogenito a condizione di poter fare altri figli, sulla legittimità dei quali non avrebbe nutrito alcun dubbio. In questo senso è difficile pensare a una moglie che, per difendere la propria illibatezza, si oppone strenuamente alla volontà del marito (che l'aveva appena salvata dall'ignominia). Stando ai vangeli i due sposi ebbero almeno altri sei figli. Il che, per una famiglia ebraica di allora, era del tutto normale. Maria può aver raccontato la nascita verginale di Gesù solo dopo la sua morte o solo prima della sua stessa morte. Fino a quel momento l'unico che poteva essere a conoscenza di qualcosa era stato Giuseppe, di cui però non sappiamo quasi nulla dai vangeli. Nel momento in cui Gesù inizia a predicare, egli è già scomparso. ... NEL METODO Davvero l’Islam non s’offende per la grotta di Betlemme? Io direi di sì, visto che per loro Gesù è “uomo” e non “figlio di dio”. Ma se anche s’offendesse, che c’importa? I cristiani han diritto d’esprimere la loro fede come meglio credono. Sì ma non nei luoghi delle istituzioni statali. Il punto che i cattolici, abituati dall’era teodosiana a un cristianesimo di stato, non vogliono capire è proprio questo. Per loro laicità significa soltanto essere disponibili al pubblico confessionalismo. E gli islamici italiani, che, quanto a integralismo religioso, spesso purtroppo non son da meno, dovrebbero, per il loro bene, appoggiare la causa laica. In quanto minoranza verrebbero sicuramente più tutelati. In tal modo nessuna chiesa avrebbe più nulla da ridire, si eviterebbero conflitti di sorta in materia di atteggiamenti e convinzioni religiose. Uno Stato laico di fronte al quale il credente si comporta soltanto come cittadino, lasciando che la propria fede si esprima in ambiti non statali o sociali, come p.es. gli edifici di culto, le città, le campagne, i luoghi di lavoro, nel rispetto di tutte le fedi, ma non in ambiti istituzionali, quali p.es. la scuola, la sanità, la magistratura, l’esercito, l’amministrazione in genere: perché è così difficile volere uno Stato laico? Per quale ragione si deve ancora combattere contro l’idea dello Stato confessionale? Per quale ragione si permette alle religioni di darsi una veste politica? Quale Stato riuscirebbe a garantire a ogni religione una uguale visibilità, permettendo a tutte di esprimersi pubblicamente? Ci sarebbe sempre qualche religione che si sentirebbe discriminata. Senza poi considerare che avere una fede religiosa non è affatto obbligatorio. E’ inutile sostenere che il natale è una festa per tutti. Lo era molto di più quella antichissima e naturalissima della “nascita del sole”, in cui facilmente tutte le religioni della terra potrebbero riconoscersi. |