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I cinque principi indiscutibili di qualunque
totalitarismo

Che cos'è il totalitarismo? Se ne parla dagli anni Venti del secolo
scorso, quando i democratici italiani iniziarono a definire così il
fascismo. Lo stesso Mussolini si convinse che questa parola era la più
adatta a indicare il primato assoluto dello Stato sull'individuo. Per
lui era una forma di idealismo politico, invece che una pura e
semplice dittatura.
Quando s'imposero, negli anni Trenta, sia il nazismo che le purghe
staliniane, si pensò di estendere il termine anche ad altre dittature.
Viceversa, finita la seconda guerra mondiale, l'occidente cominciò a
sostenere che l'unico regime totalitario era quello del cosiddetto
"socialismo reale", finché, negli anni Cinquanta, si precisò
dettagliatamente le cinque caratteristiche generali di un sistema
totalitario:
- la presenza di un'ideologia ufficiale che vieta la libertà di
opinione (e si diceva che questo non poteva esserci in occidente,
sia perché lo Stato è laico e a-confessionale, sia perché vige il
pluripartitismo, sia perché la Costituzione garantisce a tutti la
libertà di parola, di associazione, ecc.);
- il potere assoluto di un leader carismatico e del suo partito di
massa, che si serve dello Stato come di un proprio strumento (cosa
che in occidente non esiste, in quanto il sistema politico è
rappresentativo, soggetto a periodiche elezioni, dove i segretari di
partito vengono decisi dai congressi o dalle cosiddette "primarie",
e dove sono sempre possibili delle coalizioni di partiti diversi,
sulla base di alcuni elementi comuni nei rispettivi programmi
elettorali);
- l'uso sistematico della violenza e del terrore poliziesco (cosa
che in occidente non esiste, in quanto ogni cittadino fruisce di
fondamentali diritti costituzionali e, anche quando egli viola la
legge, ha sempre diritto a una difesa legale e a non rilasciare
dichiarazioni che potrebbero danneggiarlo);
- il monopolio, da parte del partito-stato, dei mezzi di
comunicazione di massa, utilizzati per un'opera assidua di
propaganda (cosa che in occidente non esiste, in quanto i mezzi di
comunicazione nazionali possono essere pubblici e privati e, se sono
pubblici, devono sottostare al controllo del Parlamento, il quale
non permetterà che tali mezzi vengono usati per conseguire fini
politici di parte);
- il controllo, da parte del partito-stato, di ogni settore della
vita sociale (cosa che in occidente non esiste, in quanto le
istituzioni devono rispettare i diritti costituzionali di ogni
cittadino e le sue libertà fondamentali).
Davvero le cose stanno così? Davvero tutto l'occidente sorto dalle
ceneri della seconda guerra mondiale ha capito la lezione e oggi esso
rappresenta la quintessenza della democrazia politica, il campione della
legalità, il baluardo indistruttibile a favore dei diritti e delle
libertà dei cittadini? Riprendiamo i punti di prima e proviamo a
rovesciare i termini:
- l'occidente non ha bisogno di affidare a un partito o a uno
Stato il compito di professare un'ideologia specifica, proprio
perché tutte le società, che hanno iniziato a metterla in pratica
mezzo millennio fa, la vivono come un dato di fatto e non hanno
affatto
bisogno che qualcuno gliela imponga;
- in occidente lo Stato fa già gli interessi di una classe
particolare e, di questa, soprattutto dei suoi livelli più alti, per
cui tale classe non ha alcuna necessità d'imporre un partito unico,
né di rivendicare uno Stato chiaramente orientato a favorirla (di
regola anzi questa classe non vuole ingerenze statali nei propri
affari);
- la classe egemone non ha bisogno di ricorrere alla violenza
fisica quando, per ottenere determinati risultati, le è sufficiente
ricorrere alla corruzione, al ricatto, all'intimidazione, alle
minacce di tipo legale, come p. es. le cause in tribunale;
- i mezzi di comunicazione di massa, che siano pubblici o privati,
non si differenziano nella sostanza, in quanto sono finalizzati a
sostenere il sistema che li finanzia, e, in ogni caso, tali mezzi sono concentrati nelle mani di pochissime persone, e,
anche quando sono pubblici, la loro gestione è affidata a dei
partiti su cui gli elettori non hanno alcun controllo;
- un cittadino occidentale non ha bisogno d'essere controllato
direttamente dal potere politico, quando lo è già, indirettamente ma
quotidianamente, dai mass-media, dagli apparati di stato, più o meno
ideologici, come la chiesa, la scuola, i partiti, i sindacati ecc.
Stando le cose in questi termini, bisogna dire che non esiste una
differenza sostanziale tra democrazia parlamentare e dittatura
militare. Sono soltanto due facce d'una stessa medaglia. L'una è
costretta a imporsi quando l'altra non è più sufficiente per conservare
inalterati i cinque "sani" principi visti sopra. La dittatura
è una scelta estrema quando si formano opposizioni preoccupanti a una
democrazia di facciata.
Va inoltre detto che è difficile sostenere che tali principi si riferiscano
esclusivamente alle moderne società di massa. Rispetto alla dittatura
della chiesa romana feudale, ancora una volta sono soltanto le forme a
essere cambiate. Nel Medioevo non c'era l'ideologia borghese ma la
teologia latina; il partito era la chiesa, guidato da un papa
infallibile, e il sovrano era il suo braccio secolare; la violenza
veniva esercitata dall'inquisizione, dalle scomuniche e dalle crociate,
con gli eserciti mercenari sempre a disposizione; la cultura era
monopolio del clero, regolare e secolare; e attraverso la capillare
diffusione delle diocesi, degli ordini religiosi, dei movimenti e delle
associazioni ecclesiali, e soprattutto dei sacramenti, i vertici
clericali erano in grado di controllare la vita di ogni credente,
persino quella più intima.
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