Almanacco del 1894

Almanacco del 1894

  • Aglio - Si usa appendere al collo dei bambini una collana di spicchi d'aglio per guarirli dai vermi. È una buona cosa stropicciare con l'aglio le forbici, quando si tosano per la prima volta i bambini e le pecore; le sottili pellicole che si sfogliano dagli spicchi d'aglio si usano come rimedio per asciugare le piaghe; fregando con l'aglio i tegami e le pignatte nuove, si preservano dalle malie i cibi che in quelle s'apparecchiano.

Aglio

  • Assenzio - È usato come tonico: lo si pone in infuso nell'acquavite assieme alla ruta e alla radice di genziana e, alla mattina a digiuno, si beve un bicchierino di quella acquavite. L'assenzio portato a contatto con la pelle ha virtù di far amare. Rifuggendo i diavoli e le streghe dall'odore di quest'erba, la si porta indosso per salvarsi dalle malie e chi presenzia o assiste a un esorcismo ha l'avvertenza di empirsi la bocca d'aglio e d'assenzio, per ovviare il pericolo che il diavolo espulso dal corpo esorcizzato entri nel suo. Assenzio

Assenzio

  • Ninfea - Un decotto di fiori di ninfea rende inetti a prestare il debito coniugale, anzi basta il solo succo che stilla dal picciolo dei fiori, se si ha l'imprudenza di metterlo in bocca, per produrre effetti avvilenti. Le foglie si mettono sulla testa in estate per ripararsi dai colpi di sole. Da qualcuno questa pianta si dice emblema di abbondanza.

Ninfea

  • Cotogno - Le bibite di cotogno si dicono afrodisiache per le donne. È usanza comune tenere nella camera una mela cotogna nella credenza che il suo odore aromatico giovi a tenere lontane le streghe, l'orco e l'incubo, a cui quell'odore è infesto. In qualche paese, lo sposo, quando si introduce la vergine sposa nella camera, le offre da mangiare una fetta di quella mela, si dice, per liberarla dalle malie; tale uso deve essere un avanzo dei riti nuziali dei nostri più antichi antenati, perché anche i greci facevano mangiare alla sposa la mela cotogna, simbolo della fecondità. Cotogno

  • Felce - Si usa appendere nelle stalle e nelle cucine dei contadini dei mazzi di felce, perché vi si posino le mosche, le quali la sera si prendono poi con un sacco. È l'erba delle streghe; quando minaccia maltempo, queste raccolgono le felci, si stropicciano con esse le mani e le protendono verso le nubi temporalesche, opinando di poter in tal modo comandare la grandine e mandarla a cadere dove vogliono.

Felce

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