Storia delle piante medicinali: premessa

HERBIS NON VERBIS
STORIA DELLE PIANTE MEDICINALI


PREMESSA

Qui ha principio
il libro delle preparazioni dei medicamenti
adatti a tutte le parti del corpo di un ammalato.

Papiro di Ebers
(raccolta di testi di medicina risalenti alla XVIII dinastia egizia)

E' tutto da dimostrare che nella preistoria gli esseri umani vivessero meno di adesso. Non abbiamo fonti per avvalorare alcuna tesi.

Il fatto di aver trovato degli scheletri di persone relativamente giovani potrebbe essere spiegato come una forma eccezionale di sepoltura di persone morte prematuramente. La regola non era probabilmente né la sepoltura né l'incinerazione ma semplicemente il volontario allontanamento della persona anziana dalla propria tribù, ovvero la morte in luoghi remoti, non frequentati, dove facilmente avveniva la decomposizione e la trasformazione naturale dell'organismo in sostanze vegetali. Non è da escludere che questi corpi, una volta morti, venissero anche divorati dalle bestie selvatiche.

Si può però ipotizzare qualcosa che non farà piacere alla moderna medicina basata sulla sintesi chimica. Nella tarda antichità, quella precedente alla formazione delle civiltà schiavistiche, gli esseri umani si ammalavano molto di meno.

Il Genesi (5,21-27) p. es. parla di un uomo leggendario, Matusalemme, che morì molto anziano, a 969 anni. Certo, è possibile - come dice Isaac Asimov - che la sua età, basata sui mesi lunari, si riduca a poco più di settant'anni. Ma è evidente che gli ebrei, parlando di quel mito, avevano espresso una memoria ancestrale, quella secondo cui nel passato più lontano l'esistenza era più facile, proprio perché nei confronti della natura si nutriva grande rispetto.

Queste pagine hanno semplicemente lo scopo di dimostrare che la vera scienza è quella conforme alle leggi della natura e che i migliori medicamenti contro i propri mali sono quelli naturali, in particolare quelli vegetali.

Non a caso in questi ultimi tempi si è notato che l'azione drastica che molti medicinali sintetici esercitano sul paziente è in realtà molto meno sicura, nel lungo periodo, dell'azione che si ottiene da un uso integrale, in toto, della pianta, la quale garantisce non solo una terapia più armonica e controllabile (olistica), ma anche più efficace rispetto all'assunzione di un singolo composto: sia perché ogni parte della pianta può svolgere un'azione catalitica, eccitante o inibitoria del suo principio attivo, sia perché si ritiene impossibile riprodurre sinteticamente tutti i composti elaborati dalla pianta, sia perché è sempre tendenzialmente da preferire un'azione curativa blanda, al fine di indurre l'organismo a reagire da solo.

Detto questo, si può qui aggiungere, rimandando all'epilogo le proposte operative, che la storia delle piante medicinali rientra nella più generale storia della medicina e della farmacologia, e risulta facilmente reperibile persino in molte opere generali di carattere enciclopedico (p.es. alla voce “Farmacia” del Grande Dizionario Enciclopedico della Utet, Torino 1968).

Sin dai tempi del ventennio fascista, esistevano sull’argomento opere storiografiche altamente significative, quali p.es. i due tomi di 1500 pagine di A. Benedicenti, Malati Medici e Farmacisti, ed. Hoepli, Milano 1924 o il volume di C. Pedrazzini, La farmacia storica ed artistica italiana, ed. Vittoria, Milano 1934, che consta di quasi 500 pagine di storia del pensiero e della pratica farmaceutica attraverso i secoli.

Nei testi di farmacologia, almeno finché i prodotti farmaceutici di sintesi non si sono imposti sulla scena internazionale, gli autori trattavano sempre una storia delle piante medicinali, proprio perché la nuova farmacologia chimica aveva bisogno di inserirsi in un filone consolidato, mostrando d’esserne la continuità e soprattutto il superamento “scientifico” e quindi definitivo.

Quando la farmacologia chimica ha preso il sopravvento sulla fitoterapia, la ripresa del tema della storia delle piante medicinali è avvenuta da parte di quei medici intenzionati a contestare tale primato, specie in considerazione dei guasti provocati dalla chimica sull’ambiente e sull’organismo umano.

Considerando che il primato sociale della fitoterapia è andato scemando contestualmente ai progressi della chimica farmaceutica, la storia delle piante medicinali, in quanto “storia”, già nella prima metà del Novecento poteva essere considerata un argomento “archiviato”, nelle sue linee generali, su cui difficilmente gli storici, oggi, allo stato attuale delle fonti, potrebbero pretendere di dire qualcosa di inedito, tant’è che l’attuale riscoperta del valore terapico delle piante medicinali è avvenuta nell’ambito della più generale “medicina alternativa”, che non riguarda solo la fitoterapia, ma tante altre pratiche mediche che con le piante nulla hanno a che fare.

Questo per dire che la riscoperta odierna dell’importanza delle piante medicinali non è avvenuta in forza di argomentazioni che ne hanno messo in risalto l’evoluzione storica, quanto piuttosto a motivo dei limiti sempre più evidenti della medicina moderna, basata sulla sintesi chimica.

Il che non impedisce certo agli autori di testi di botanica, di piante officinali, di erbari o ricettari fitoterapici di presentare il loro contenuto, più o meno scientifico, più o meno sperimentato, anche con una introduzione storica sulle piante ed erbe medicinali, la quale in genere viene usata a titolo di conferma dell’importanza medica (foss’anche solo dietetica) dell’argomento in oggetto.

Allo stato attuale delle fonti l’unica cosa di veramente originale da dirsi in chiave storiografica può essere solo in direzione di approfondimenti specialistici di aspetti settoriali, come p.es. ha fatto A. Cacciari, traducendo e commentando il De viribus herbarum di Odone di Meung.


Le immagini sono state gentilmente offerte da Davide Fagioli

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Scienza
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Aggiornamento: 23/04/2015