Materia e Coscienza - 4. “Opere di filosofi

IDEE PER UNA SCIENZA UMANA E NATURALE


The Making of Materia e Coscienza
il capitalismo in questa epoca E' cosI' tenero che si spezza con un grundrisse

(1997-2002)

4. Opere di “filosofi” (teoria della conoscenza, epistemologia, scienze sociali)

F. Hayek, Conoscenza…

“l’elemento empirico nella teoria economica - la sola parte che non si occupa semplicemente di trarre delle implicazioni, ma di individuare cause ed effetti, la sola parte, quindi, che porta a trarre conclusioni di cui, almeno in linea di principio, è possibile effettuare la verifica [o piuttosto la falsificazione, aggiunge in nota] - consiste di proposizioni relative ai modi di acquisizione della conoscenza” (227) (sottolineatura mia)

Come si formano le aspettative? Come si prevede il futuro?

“Sono certo che sono parecchi coloro che valutano con impazienza e sfiducia la generale tendenza, intrinseca alla moderna analisi di equilibrio, a trasformare la scienza economica in una branca della logica pura, cioè in un insieme di proposizioni autoevidenti che, al pari della matematica o della geometria, sono soggette a nessun’altra prova che a quella della coerenza interna. Tuttavia, sembra che il solo rimedio a questa situazione consista nello spingere sufficientemente a fondo il processo stesso” (229)

Dunque i fatti della vita economica “che sono veramente a priori”, (poveri noi) ma, dice Hayek, tali proposizioni tautologiche non sono direttamente applicabili alla spiegazione delle relazioni sociali.

I problemi del processo produttivo si legano sempre allo stadio raggiunto dalla coscienza. L’alienazione, la coscienza di classe l’ideologia, la filosofia ecc. Le sovrastrutture sono l’esito del rapporto tra processo produttivo e coscienza.

Falsa coscienza, ovvero, falsa conoscenza? La società è divisa, la coscienza è divisa, la conoscenza è divisa; le asimmetrie informative non sono che un riflesso della divisione sociale del lavoro, nessuna pianificazione nel processo produttivo, irrazionalità teorica (o rovesciamento: armonicismo).

S. Tagliagambe, L’epistemologia contemporanea

Rapporto centrale: processi percettivi-processi di pensiero. Lenin parla di riflesso attivo (carattere attivo e approssimativo della conoscenza), mediazione, processo di elaborazione. La coscienza ci serve per capire, nella forma del pesce c’è la legge oggettiva ma lui non la capisce. Si noti che la dialettica di teoria e pratica a volte rischia di essere interpretata troppo “comodamente”: chi ha torto nella sua posizione politica ha torto in tutte le altre posizioni. Il che è usualmente perfino vero. La teoria è sempre una approssimazione, perché allora diciamo che è vera? E il medioevo era falso perché meno sviluppato del capitalismo? E gli australopitechi “falsi” perché estinti?

AA VV, L’automa spirituale

Popper

La gravità è “immateriale e invisibile” e dunque “segna la fine del materialismo”, allora la paura, che è immateriale e invisibile, distrugge il materialismo già prima della nascita dell’uomo! Popper continua così “la materia, ben inteso, resta molto importante. Ma il materialismo è morto” (10); in realtà Popper sta attaccando il sensismo e non lo sa. In genere Popper con la scusa che le definizioni non sono importanti, confonde scuole diverse da vero asino. Popper e Eccles credono nel “libero arbitrio”, ma che significa? Che se io voglio posso volare? L’idea settecentesca che Popper si è fatto del determinismo viene annientata dalla teoria del caos. E' vero che la scoperta cambia il mondo? Sì, ma secondo leggi oggettive. L’uomo non può creare il fuoco con la volontà! Può solo capirlo! Colombo credeva di andare in India ma ha scoperto l’America!

Dennett

“Il cervello è il quartier generale, la sede dell’osservatore finale, ma non abbiamo nessuna ragione di credere che esso abbia a sua volta un quartier generale ancora più ristretto o un luogo privato e recondito che costituisca la condizione necessaria e sufficiente per l’esperienza cosciente. Non esiste, insomma, nessun osservatore all’interno del cervello” (20)

Nagel

Il problema è spiegare la mente, capire la coscienza. Il funzionalismo non basta, occorre capire l’organizzazione generale della mente. Non serve la chimica o la fisiologia per spiegare la teoria generale della coscienza. Per Nagel non possiamo estendere il realismo alla coscienza perché essa ha a che fare con stati soggettivi (lato buono: è antiriduzionista), “il mio istinto mi porta a prevedere un monismo di tipo spinoziano”, e tutto sommato ti guida bene.

Giorello

Contro i sensisti e contro gli animisti. Per noi materialisti dialettici è ovvio che gli stati mentali sono reali! Ma questo non implica un vecchio con la barba che fa pupazzi col fango! “le informazioni sono tali entro un contesto e una data interpretazione” (47), quindi prima di tre milioni di anni fa, prima che nascesse l’uomo, non esisteva l’universo…

Nota: tutti i cialtroni idealisti che negano l’esistenza oggettiva, negano l’evoluzione. E' inevitabile. O l’uomo è un animale evolutosi da altri, e allora esisteva il mondo prima di lui (altrimenti da dove si sarebbe evoluto?), oppure lo ha creato dio. “Come Karl Popper ha più volte sottolineato, anche il comune vedere o l’afferrare un oggetto con la vista non è semplicemente una sorta di processo fotografico ma un processo di interpretazione (48) e allora come mai quando torturano la gente, soffrono tutti quanti? E chiudono così: “riteniamo che la migliore risposta al materialismo riduzionistico vada cercata nei nostri tentativi non solo di resistere all’ambiente, ma di mutarlo in accordo con costellazioni di valori per passare dalla semplice sopravvivenza a una vita migliore” (51)

Eccles

Per questo ci sono lui e Popper da una parte e tutti gli altri dall’altra (un po’ paranoico). Dio ci ha dato la coscienza (e guai a chi ce la tocca!).

Changeux-Dehaene

“Secondo noi, il cervello deve essere considerato come un sistema evolutivo e non come una macchina statica che elabora dati in entrata e in uscita. Esso fa parte di un organismo appartenente a una specie che si è evoluta (e che continua ad evolversi)” (90), bene.

Sperry

E' un bravo ragazzo: combatte il riduzionismo, è un monista ma non un cretino. Per esempio un tizio dice “la mente non muove la materia” (Herrick), ma che significa?, che non esiste la telecinesi?, i meccanicisti sono dei veri asini. La mente non è il cervello, come la mano non è la scrittura e il pene non è il rapporto sessuale! “L’esperienza cosciente è una proprietà del sostrato cerebrale, e non può sussistere al di fuori di esso” (101). Bene! I behavioristi sono idealisti come e peggio di Berkeley col loro rifiuto della mente! E Sperry arriva anche all’ottima idea che ci sia una controllo causale del tutto sulle parti, solo che non estende ciò dal singolo alla società. Purtroppo vede il materialismo come uno dei pilastri e non il pilastro, perché non conosce il marxismo che anzi denigra. Arriva a capire che il riduzionismo è un cadavere puzzolente in tutte le scienze, ma non va oltre.

Trevarthen

La coscienza c’è dalla nascita? La risposta è né sì né no. E': ora sì, pur con i caveat di Piaget.

“La coscienza del neonato è essenzialmente tesa all’esplorazione degli altri esseri viventi” (120), e non vi sorge qualche dubbio allora sulla sua origine? “fine ultimo della mente umana è la comunicazione” (123), ovvio.

“Numerose ricerche mostrano quanto il cervello umano sia modificato dall’esperienza e dall’apprendimento” (130), vero, è un fatto sociale.

“personalmente non ho dubbi sul fatto che la coscienza umana si sia evoluta per essere condivisa” (131)

Tegliasco

“l’IA non solo ha trascurato il corpo, ma ha proposto, di fatto, la separazione mente/cervello” (158)

Poggio

L’apprendimento è il nucleo centrale dell’intelligenza.

Schank

Che significa capire? Reagire bene? Apprendere? Ricordare? Interagire? Significa avere fiducia? Adattarsi? Learning by doing.

Searle

So’ dumila anni che il problema mente corpo ci affligge. No, gli rispondiamo, so du mioni! Il computer non capisce quello che fa! Il modello computazionale del rapporto mente/cervello fa schifo. Il cervello è uno strano organo, i processi biologici causano la vita mentale: anti-riduzionismo.

G. Giorello, Introduzione alla filosofia della scienza

Sentiamo che dice un matematico italiano:

“Si vuol dire che la dinamica newtoniana, o l’elettrodinamica…sono sempre vere nei loro limiti, cioè per quanto si riferisce a fenomeni che importano un certo ordine di misura, e che escludono certi tipi di azione ecc. L’affermazione, perfettamente legittima, equivale a dire che codeste dottrine rispondono ad uno scopo pratico e conservano insomma la loro verità relativa. Ma se vogliamo conoscere di più, affacciandoci ai limiti loro, bisogna rompere la armatura logica, e ricercare le intime ragioni dell’evoluzione delle idee: come da una precedente teoria inferiore si è passato ad una teoria superiore, più comprensiva ed esatta, e perciò in quale senso debbano modificarsi e correggersi le ipotesi adottate, sotto pressione delle nuove discordanti esperienze” (F. Enriques, 1936)

Rischio di psicologismo ma evoluzione. Nota che Lakatos era un hegeliano, per questo riuscì a migliorare il falsificazionismo.

A. Gianquinto, Critica dell’epistemologia

In epistemologia come in economia I marxisti fanno: per il 90% critica delle concezioni borghesi e per il 10% scienza positiva.

K. Mannheim, Sociologia della conoscenza

Quest’uomo ha preso dal marxismo, dallo storicismo di Rickert e Scheler, dalla fenomenologia. Dice P. Kecsekensati (prefatore):

“Cercare di dimostrare che il pensiero dell’uomo è determinato da fattori oggettivi, quale la realtà sociale, è un’impresa rischiosa. Infatti, se assumiamo questa teoria, corriamo il pericolo di esporci all’obiezione che la teoria stessa, essendo un elemento di pensiero, è il prodotto di forze sociali oggettive che hanno plasmato il nostro pensiero. Stando così le cose, allora, non è inutile discutere il merito della teoria? Se la tua coscienza si trova ad essere soggetta alla stessa influenza determinante della mia (che propongo la teoria stessa) sarai d’accordo con me; se accade che sia invece condizionata diversamente, non lo sarai” (38-39). Asino! E le classi? E poi è anche meccanico. Ciò è usato contro Mannheim per esaltare il relativismo e negare la dimensione sociale della conoscenza.

“Le nuove filosofie non nascono quando qualcuno elabora un qualsiasi sistema, escogitando un qualsiasi gruppo di pensiero, ma quando un contenuto filosofico già presente, anche se dapprima in modo non-riflessivo, di nuovi atteggiamenti di vita, giunge a livello di coscienza.” (106)

E con ciò Mannheim anticipa in parte Kuhn (era bravo, tutto sommato). Che significa che una teoria è falsa? Che non corrisponde alla realtà? O che ne è una falsa rappresentazione? Marx svaluta una teoria legandola alla lotta di classe? No, la spiega!

Ayer, Il problema della conoscenza

(ex neopositivista ortodosso, poi eclettico empirista). Problema centrale: analisi dello scetticismo, “ciò che distingue la filosofia dalle altre arti o scienze è il metodo piuttosto che l’oggetto” (5); conoscenza come: stato della mente, capacità della mente. Materialismo: “ciò che verifica l’asserzione che io ho mal di testa è il fatto che io sento mal di testa e non che io abbia un sentimento di fiducia che l’asserzione del mio aver il mal di testa sia vero” (20). “La peculiarità dei dubbi filosofici sta nel fatto che essi non sono connessi con l’esperienza” (38);lo scetticismo è agnosticismo: nega la verità e dunque la realtà. E' inevitabilmente anche relativista: “se l’esperienza non può giustificare lo scettico, non può però contraddirlo” (41). I primi tentativi di dare una base scientifica e granitica alle scienze furono: Cartesio e Bacone. Inoppugnabilità di asserzioni. Gli errori dell’esperienza immediata. Alla Gramsci “nulla è conosciuto finché non c’è qualcosa che lo conosce”. Problemi con lo scetticismo, logicamente dunque la scienza è irrazionale: “la relazione tra premesse e conclusione non è deduttiva” (79) e qui ok. Allora: la logica butta l’induzione, Gödel butta la deduzione, che rimane? Il riduzionista tenta di colmare il vuoto dello scettico. Il realista ingenuo vorrebbe andare avanti col senso comune. Oggetti percepiti direttamente?, “dati sensibili”?, solo in entrata.

“Da ciò che abbiamo detto risulta che noi ammettiamo il primo momento dell’argomento scettico e così facendo noi ci scostiamo dal realismo ingenuo; ma noi nel senso che sconfessiamo la pretesa del realismo ingenuo di conoscere ciò che crede di conoscere, ma semplicemente perché riconosciamo una distinzione che egli rifiuta di considerare” (119)

Solito problema: manca riflessione-riproduzione, semplifica troppo, noi accettiamo la teoria causale della percezione? Sì ma solo come anisotropia, riflessione. Che rapporto ha ciò con le qualità primarie/secondarie di Locke? In realtà su ciò accettiamo la critica di Berkeley. Per i fenomenisti le assunzioni sugli oggetti sono in realtà assunzioni sui dati di fatto. Invece una certa connessione logica tra oggetti fisici come appaiono o come sono, c’è (buona discussione sulla memoria). La causa deve precedere l’effetto. Qual è il carattere dell’esperienza? E' privata, individuale? Solo nel suo lato riflessivo, noi rifiutiamo questo insieme al fisicalismo.

H. Putnam, Mente, linguaggio, realtà

La teoria di Putnam degli stati mentali è una forma di funzionalismo. Concetti e parole non solo la stessa cosa. Vero o falso. Quine disse che non c’era differenza tra proposizioni sintetiche o analitiche. Putnam risponde attaccando, il fatto di non chiarire l’errore di Quine, non significa che non ci sia. Putnam attacca sia il convenzionalismo di Quine che di Chomsky. Commentando Engels, nota che:

- concetti non rigorosamente veri di alcunché possono nondimeno riferirsi a qualcosa
- concetti riferiti a teorie diverse possono riferirsi alla stessa cosa.

Il positivismo sbaglia perché ha una visione del mondo idealista e cioè sbagliata. Interessante osservazione: al crescere della divisione del lavoro cresce anche la divisione del lavoro nel linguaggio (e nella coscienza we add). Attacco al pragmatismo. Sulla traducibilità interteorica non è facile criticare l’“attivismo” di Putnam. Per costui un essere umano è, nel suo complesso, una macchina di Turing. Putnam nota giustamente che spesso la difesa dello scettico è il probabilismo, difende la IA contro varie critiche e si dimostra ingenuo e poco profondo. Comunque fa il solito gioco: dimostra che ha torto e dice che i robot sono coscienti, ma anche i loro avversari.

H. Putnam, Rappresentazione e realtà

Putnam si pente dei suoi errori passati. Fu forse il primo, con il funzionalismo, a ipotizzare da filosofo, che il computer fosse un modello per la mente (una specie di “I repent an error”, come fece Haldane). La critica della IA forte parte dall’intenzionalità. L’idea positivista logica di controllare enunciato per enunciato è stata abbandonata per le critiche “olistiche” di Quine. Per i teorici chomskiani, a livello più profondo, vi è identicità tra segno e significato; Putnam obietta sostenendo il ruolo sociale nella determinazione semantica delle parole. I mentalisti sono un fallimento completo: il “mentalese” non esiste.

C. Rossi, Fenomeno e contenuto della coscienza

La solita terza via tra realismo e idealismo (è un idealista italiano, forse un gentiliano); “i fenomeni sono modifiche del contenuto della coscienza”, “nulla vi è nell’oggetto e nei fenomeni che non venga ripreso e risolto nella coscienza” e allora perché gli uomini di 100mila anni fa non conoscevano la termodinamica?

N. Chomsky, Linguaggio e problemi della conoscenza

La lingua è un fenomeno sociale. Unicità del linguaggio della specie umana. Struttura gerarchica del linguaggio. Acquisire il linguaggio->riflessione (il bambino ontogeneticamente lo fa), produrre linguaggio-> riproduzione. Nota: storicamente teoria della conoscenza e della coscienza tecnicamente significava: teoria del linguaggio e teoria della visione.

S. Timpanaro, Sul materialismo

Esalta Trotskij nella prefazione…

I riformisti sono antimaterialisti. Attacchi a Stalin, a Lysenko e allo stalinismo. Materialismo significa: la realtà immediatamente ci si impone. E tutti lo attaccano per l’elemento di passività nell’esperienza, in realtà la riflessione non nega la riproduzione!, ne è solo la forma primigenia nella materia vivente e la prima fase nell’uomo, ne è la progenitrice storica, la fonte ontologica e l’anticamera gnoseologica. Obiezioni: anche gli input sono selezionati (ma Piaget e Lorenz). I commenti di Timpanaro su Colletti e sugli altri sono perfetti.

AA VV, I problemi attuali della linguistica

Molti saggi specialistici. A noi interessa Linguaggio e realtà di Schaff. Attacca la teoria del riflesso tramite il linguaggio. E' proprio un asino: cosa più del linguaggio, che è in perenne sviluppo e movimento, rappresenta la realtà? lega la copia a un sostrato fisico! Ma la pagina che esce dalla stampante e che è una copia della videata, ha un qualche rapporto fisico con i pixel dello schermo? No!, quelle sono macchioline di toner e questi sono elettroni sparati dal tubo catodico, eppure sono letteralmente la stessa cosa! E' ovvio che l’elaborazione avviene tutta assieme, ma ciò: non è vero nello sviluppo storico e non è vero per la scienza. Altrimenti tutti avremmo inventato tutto in ogni momento. E infatti attacca Lenin…, confonde due piani temporali o spaziali: la percezione e la sintesi, e attacca anche il Marx delle Tesi “la conoscenza è sì una copia ma, copiando il reale, lo colora di soggettività”. L’uomo per conoscere deve trasformare la realtà:

- filogeneticamente: lavoro-strumenti-coscienza-conoscenza (sviluppo forze produttive)

- ontogeneticamente. ma tutto ciò non contrasta con il riflesso. L’elemento soggettivo da dove viene? Dal nulla! E invece è solo la realtà a un nuovo stadio di sviluppo. La conoscenza è una copia soggettiva della realtà oggettiva (detto così è ambiguo, “interazionistico”). E' unione di soggetto e oggetto? Nel senso che il grado di sviluppo sociale è un dato oggettivo. Nota: per i linguisti è ovvio che il linguaggio è un prodotto sociale e un atto collettivo (eppure il riduzionismo fa capolino anche qui). Ma sulla coscienza regna ancora il riduzionismo.

G. Bateson, Mente e natura

Fa una metafisica del rapporto mente-mondo. Centrale ciò: “la scienza non prova mai nulla” (43), perché non abbiamo mai conoscenze sufficienti. “Ogni esperienza è soggettiva”, ciò è banale e antistorico, mentre per questo asino è un’illusione l’intersoggettività delle sensazioni. Nota: l’errore di Lamarck c’entra molto con l’indeterminismo della meccanica quantistica: in entrambi i casi si nega il determinismo perché non si studia la foresta ma gli alberi! Secondo Bateson il cambiamento genetico e l’apprendimento sono processi stocastici.

N. Malcolm, Mente, corpo e materialismo

Rifiuta nell’ordine: il dualismo mente corpo, il monismo mente corpo, il behaviorismo. Per Malcolm dualismo significa: non c’è connessione tra stato mentale e pensieri. Il punto è la natura della connessione. Se poi se ne nega l’esistenza stessa addio. Già Locke aveva capito il potere astraente della mente. l’unica mente di cui ho esperienza diretta è la mia? Ma allora che parlo da solo? Oppure io parlo pensando e gli altri no? (su ciò la risposta di Mill a Berkeley è magistrale). E quelli dicono: è solo una probabilità e noi di rimando: cialtroni! La critica al materialismo si basa sul meccanicismo e sul behaviorismo. Evento mentale ed evento cerebrale sono due eventi diversi? E' ovvio, in questo senso il monismo fa ridere. Significa negare lo sviluppo della vita animale. Lo scrivere è evento diverso dal significato dello scritto.

E. Morin, La conoscenza della conoscenza

Si tratta di uno scienziato pazzo che ha scritto volumi su volumi sul metodo. Tenta una sintesi di centinaia di teorie, ma non avendo una sana teoria della scelta, unisce l’impossibile, spesso maldestramente[4]. La conoscenza è multidimensionale, più progrediscono conoscenza e società e più capiamo la coscienza. Dopo Popper la scienza non ha più fondamenti, come il capitalismo! Gödel viene usato qui per piangersi addosso, a noi invece ci rende felici. Contro la chiusura tra scienza e filosofia. L’epistemologia, anche quella soggettivista, non spiega in nessun modo il rapporto tra realtà e soggetto, né l’osservatore in sé. Lunga analisi della mente ‘computazionale’. Cose intelligenti sul rapporto intelletto azione e dunque: curiosità, esplorazione, ignoto.

“La coscienza fa emergere un ordine nuovo di riflessività in cui il soggetto si vede e si concepisce direttamente attraverso la mente” (77) e parla di “dialettica evolutiva” tra cervello-mano-tecnica. Le due correnti filosofiche fondamentali (materialismo e idealismo) per Morin sono “ossessioni metafisiche”. Propende per un neomonismo che però parte dall’idea che “l’identità del cervello e dello spirito comporta una contraddizione poiché si tratta con ogni evidenza dell’identità del non identico” (84), bravo! è proprio lì il trucco.

Piccola nota filosofica: solo da qualche decennio si è capito che i due emisferi sono diversi, eppure già Platone parlava di cavallo bianco e cavallo nero. Nota la plasticità del cervello: siccome nel giapponese dominano le vocali i giapponesi lateralizzano a sinistra il linguaggio. Ma se educati in occidente a destra! E' dunque un fatto sociale. Altro esempio di rapporto sensi reale: l’ologramma ha 3 dimensioni “veramente”?

“La rappresentazione è qualcosa di diverso da un riflesso quasi ottico della realtà percepita, l’abbiamo già detto e ripetuto. Essa è ad un tempo una costruzione e una traduzione, ma questa traduzione costruttica può essere concepita come la produzione di un analogon cerebrale/spirituale della realtà percepita” (123)

Eventuale critica a riflessione-riproduzione: percepiamo il reale solo come rappresentazione. Ovvio, la riflessione è solo la fonte. “Il linguaggio è produttore di astrazione” (137), ottimo, ma è anche un prodotto dell’astrazione.

“La coscienza è inseparabile dal pensiero che è inseparabile dal linguaggio. La coscienza è l’emergenza del pensiero riflessivo del soggetto su se stesso, sulle sue operazioni, sulle sue azioni” (138)

Morin nota il ruolo del pensiero analogico e metaforico nella conoscenza e nella ricerca scientifica, questo è materialismo pratico.

Popper, Eccles, L’io e il suo cervello

Per loro, materialismo significa: gli uomini sono macchine…, però la realtà oggettiva esiste, l’evoluzione esiste. Contro il riduzionismo: l’interazionismo. Solita storia della realtà del mondo 3. Gli oggetti del mondo 3 sono ‘già’ astratti e reali (quelli del mondo 1 specifici e reali). Popper si degna di spiegare la differenza tra materialismo radicale e materialismo sensato (tra cui il marxismo). Inutile dire che ritiene di aver confutato anche il materialismo dialettico dopo aver fatto a pezzi un pupazzo ridicolo e mostruoso, confondendo tra teoria di classe e relativismo. L’io esiste. Nota: “un bambino appena nato è un io? Sì e no” (143), molto dialettico ma poco popperiano! Il cervello è lo schiavo dell’io. Coscienza: evolutasi sotto pressioni selettive, problemi nuovi, la coscienza è necessaria per trovare la teoria corretta. Storia del problema mente corpo (presocratici, i tre tre, Descartes, Spinoza, Leibniz, Newton, Kant e Feigl).

Nel secondo volume c’è un’analisi particolareggiata del cervello; aree, divisioni, struttura.
Nel terzo le discussioni. La tragedia è il cianciare sempre in termini introspettivi! Non è un caso, è un preciso riflesso psicologico delle idee dei due! Io sono questo, sono quello. La riflessione Popper la chiama “sollecitazione in entrata” (527) e poi si elabora (confondono complicazione funzionale con riflesso gnoseologico, i furbi!). Interpretare significa altro. I gradi di vita e di coscienza. Popper il genio fa notare che gli animali vivono nel presente…bontà sua. Popper dice: “il mondo 3 è il mondo dei prodotti della mente umana”, e noi aggiungiamo: della società umana. Lui lo fa iniziare col linguaggio e sminuisce la prassi. Per lui costruire utensili presuppone il linguaggio. Allora le dighe dei castori, che sono ben più di questo, cosa presuppongono? Eppure nessun castoro è stato visto molestare con chiacchiere stupide, tipiche dei filosofi, gitanti e turisti. La mente autocosciente agisce in modo deliberato sul cervello? No, se si intende come lo fa (nessuno ha un controllo delle sinapsi ecc.), sì se si intende il se. Autonomia del mondo 3 per noi significa: esiste la verità oggettiva.

G. Ryle, Lo spirito come comportamento

Orribile! Il tizio è un pessimo allievo di Wittgenstein. Al peggio di costui unisce una disorganicità e una confusione spaventose. Il curatore (Rossi-Landi) parla di filosofia “colloquiale e asistematica” e ammette che Ryle è un pazzo. Unica idea interessante: lo spettro nella macchina: altro non è che la vecchia teoria dell’homunculus, classica dei dualisti. By the way, leggendo questo libro si capisce bene l’origine delle idee di Popper dagli anni ‘50, come reazione a simile pazzie. Quando Ryle attacca una filosofia, sceglie gli argomenti più secondari e inutili, in tal modo esalta tutto ciò che vorrebbe seppellire. Tutto quel cavillare sui termini e le proposizioni, di risolvere le dispute con trucchetti da circo delle pulci. Rappresentarsi qualcosa non è avere una riproduzione, cos’è allora? Mistero. E' un libro che serve solo ad attaccare, quando teorizza viene fuori un pragmatismo esangue (Ryle si definisce un comportamentista, solo che non ha neanche il background pratico di questi). “La storia dei due mondi è un mito filosofico”. Dire che è un libro disorganico è un eufemismo. Solo dopo lo scoppio di una bomba dentro il libro, le pagine potrebbero essere altrettanto sparpagliate.

Popper, Lorenz, Il futuro è aperto

Introduzione (Antiseri): due epistemologi evoluzionisti. Certo, Popper è un liberale e Lorenz un millenarista, ma comunque la filosofia politica è la parte più penosa e inutile del loro pensiero. Per altro, per entrambi, la filosofia politica cozza terribilmente con le loro rilevanti teorie epistemologiche. Si cita ancora l’episodio dei morti a Vienna nel ‘19. Il demone di Lamarck: come varia la velocità dell’evoluzione. E' incredibile come Popper non si renda conto quanto l’idea che lottare per un mondo migliore sia innata vada contro la sua filosofia politica. Lorenz giustamente evidenzia il ruolo dell’ambiente contro l’indeterminista Popper e anche sull’induttivismo ha qualcosa da dire ma Popper lo attacca perché non lo vede nel suo ruolo evolutivo ma soggettivo: metto vicine dieci rane e dico: le rane sono verdi. Lorenz spiega: logicamente ha ragione il tipo, ma l’evoluzione se disinteressa della logica. Entrambi dicono “apprendiamo mediante attività”, ma entrambi sembrano dimenticare che Marx li ha anticipati di oltre un secolo. Per Lorenz l’a priori kantiano si spiega nel contesto dell’evoluzione, Popper dice: tutto è innato anche le teorie false. Alla teoria dei tre mondi Lorenz risponde magistralmente: “lo spirito umano è un fenomeno collettivo, non può venir compreso come caso individuale”. Nel simposio i relatori si scagliano contro Kuhn (dicendo che ha paragonato la scienza alla mafia ecc.), Popper si definisce un kantiano. Popper ammette con Krevier che la teoria del big bang è metafisica.

K. Popper, Objective Knowledge

Contro la tabula rasa Popper dice: noi sappiamo già qualcosa, ma ciò è vero e falso insieme. Non risolve il problema nel tempo. Solita faccenda: Hume, come scegliere le teorie migliori, le teorie sono solo ipotesi. Tranne i marxisti, dice il vecchio, i filosofi hanno perso il contatto con la realtà e si chiedono se il mondo esiste (32). A che deve servire la teoria della conoscenza? A spiegarci come e perché la conoscenza cresce, evolve, si rivoluziona. Il realismo è banalmente vero ma indimostrabile. Non esistono valide prove del realismo. Poi esalta Churchill as philosopher e Tarski. Attacco all’idealismo soggettivo: è contro l’evoluzione.

“The method of science is the method of bold conjectures and ingenious and severe attempts to refute them” (81)

Se preso come invito, va bene, ma è soggettivista. L’induzione non esiste? Diciamo che noi uomini possiamo superarla. Indipendenza del mondo 3: nel senso di autostrutturazione ok, ma la sua esistenza è derivata (ecco perché per noi le contraddizioni sono reali). Teorie come organi e in questo senso come strumenti. Scopriamo le caratteristiche del mondo 1 che incorporiamo in teorie del mondo 3, il tutto mediato dal mondo 2: prassi-coscienza-conoscenza. Il mondo 3 è vero ma è un prodotto dell’attività umana (ma è vero anche il viceversa). Come un aereo che funziona come leggi valide da miliardi di anni. Il mondo 3 “funziona” perché riproduce il mondo 1 per il tramite della nostra mente. Teorie come risposte a problemi. Il determinismo filosofico è compatibile con l’indeterminismo fisico (se Popper avesse conosciuto il caos avrebbe forse lasciato perdere le prediche indeterministe). Sulla coscienza Popper non afferra affatto il ruolo della prassi attiva che si fa consapevole con lo sviluppo delle forze produttive. Gli animali imparano dall’esperienza, sì ma con modi ed esiti ben diversi.

C. Hill, Sensations

Una difesa sensistica del materialismo, Eventi sensori identici a eventi fisici (ma che significa identici?, nulla). Ma perché tutti i filosofi inglesi sono brutte copie di Russell? Si parla di “semplicità ontologica”, di leggi neurologiche. Dopo aver attaccato il dualismo, battendolo alla prova del rasoio di Occam (sic!), fa lo stesso con il funzionalismo di Putnam. Poi passa all’introspezione!

T. Nagel, Uno sguardo da nessun luogo

Contro le varie forme di riduzionismo per spiegare la mente. In fondo non va oltre Berkeley: capiamo l’oggettivo solo tramite esperienze soggettive perché la realtà è come una concessione che il soggetto fa a se stesso, anche se si dichiara realista e parla di un mondo indipendente da noi.

Armstrong, The nature of Mind

Difendiamo il materialismo contro i dualisti ma anche contro i pasdaran del meccanicismo come i comportamentisti e G. Ryle. Approviamo comunque l’idea delle disposizioni come stati. La mente non è solo un comportamento, come credevano, ma si basa su di esso (anche evolutivamente).

La coscienza non serve per fare le cose ‘semplici’, tanto è vero che più sappiamo fare una cosa e più la facciamo automaticamente, a volte senza letteralmente accorgercene. La coscienza serve alla conoscenza astratta, e lì gli automatismi veramente non possono entrare. Per Armstrong la coscienza è la percezione dell’esserci (un ‘inner sense’ come per Kant).

La teoria materialista della mente si può riassumere così:
- i processi mentali sono processi fisici nel cervello (segue penosa ‘dimostrazione’ logica)
- le qualità fenomenali sono in pratica proprietà complesse di un certo tipo accettabili da un punto di vista fisico.

Ora, come provare tutto ciò? Con deduzioni? Col buon senso? Qualche materialista nega l’esistenza di processi mentali (Feyerabend negli anni ‘60, più cautamente Rorty). Esistono cose immateriali? Ma poveri ingenui, esiste la selezione naturale? E in che regione della terra vive? Le stagioni esistono? e dove vivono? la noia, la lotta di classe, la società, l’umanità, l’odio, sono tutte cose che esistono ma non sono “materiali”, se materiali significa fatte di atomi. Il contenuto di un romanzo emerge dai capitoli, dalle pagine, dalle parole, dalle lettere e alla fine dagli atomi di inchiostro. Ciò significa che possiamo ridurre la poetica allo studio della fisica? Queste sono baggianate riduzioniste che fanno il paio con le robinsonate dell’economia. Tipica frase di questo tizio:

“The really important point to consider is that we have much better reason to accept a purely Materialist account of man than we have to accept ANY philosophical analysis of the mental concepts” (53)

La nozione di coscienza “is notoriously obscure”. Vediamo alcune coscienze:
- coscienza percettiva
- coscienza introspettiva (ovvero percettiva in senso complessivo). C’è dunque una differenza tra la coscienza come mero riflesso (testuale) e la autocoscienza. E' come la differenza che c’è tra “reflex `seeing`” e “scrutinizing” (circa riflessione e riproduzione). Armstrong fa un’interessante parallelo tra la coordinazione permessa dalla coscienza delle varie attività percettive e i computer utilizzati nella pianificazione economica: solo se c’è un’unità consapevole delle proporzioni del processo produttivo, la pianificazione riesce (controllo a feedback).

Nota che Berkeley stesso introduce il concetto di riflessione dicendo nel First Dialogue “in truth the senses perceive nothing which they do not perceive immediately: for they make no inferences”. In realtà l’autore è un empirista, non è andato oltre Hobbes, solo che espone le sue idee alla Russell. Nota: Platone e Aristotele accettarono una dottrina realistica degli universali: lì inizio la teoria dell’astrazione determinata.

Hanson, Modelli della ricerca scientifica

Tratta di fisica. Conferma la neutralità della riflessione: il Sole che sorge ha i medesimi effetti fisici sul cervello di ogni uomo di ogni tempo (uomo medio, normale!, se uno è cieco non vale ecc.). Ma la retina riflette, non riproduce! Il cervello riflette e immagazzina, la mente riproduce, interpreta. Ma anche il solo vedere è “carico di teoria” (abitudine, tromp l’oeil ecc.). Gli manca la dialettica e l’evoluzione

Ossowski, Struttura di classe e coscienza sociale

Potremmo dire che così come la classe in sé nasce oggettivamente dallo sviluppo dei rapporti di produzione moderni (rispetto a prima), mentre la classe per sé è conseguenza delle contraddizioni di questo sviluppo con le forze produttive, così la materia vivente è materia in sé e la materia cosciente è materia per sé (e l’economia pianificata è produzione per sé).

AA VV, La terza cultura (check)@

Penfield

Penfield è un neurochirurgo che pensa. La mente ha un’esistenza distinta da quella del corpo anche se ad esso collegata. Il libro è un attacco diretto al meccanicismo behaviorista. Come medico, si sente in dovere di giustificare le sue conclusioni filosofiche partendo da un’analisi fisica del cervello e del SNC umano. Il che in sé non è un errore, se non si scade nel fisicalismo.

Contro la localizzazione della coscienza:

“Gradatamente divenne del tutto chiaro nell’esperienza neurochirurgica, che l’ablazione di tratti anche rilevanti di corteccia cerebrale poteva non abolire la coscienza. Di contro, traumi o interferenze nella funzione del tronco cerebrale superiore, anche in piccole zone, la eliminavano completamente.” (39)

Purtroppo spende troppo tempo a discutere di epilessia. Alla fine Penfield è un dualista in senso epistemologico (un po’ come Civita e in questo accettabile).

Kosslyn

Naturalmente le immagini mentali c’entrano con i problemi dell’astrazione. Soliti problemi di trompe l’oeil. Gli oggetti visualizzati simulano gli oggetti reali (la riproduzione serve per bypassare la riflessione); “la mente, per definizione, è un fatto privato.” (261), no! E' un fatto sociale.

Jackendoff

Il linguaggio non è essenziale per il pensiero ma aiuta la creazione di metaconcetti… (ovvero riproduzione).

Mead

E' un comportamentista. Introduce lo studio della società con l’analisi delle api…E' interessante l’idea che la mente sia funzionale ovvero solo sociale, non dentro ognuno di noi. Ma ciò fa dell’uomo un’ape! La coscienza è anche in ognuno di noi, solo che è una coscienza sociale, determinata dall’ambiente sociale ecc. “I nostri simboli sono tutti universali”, altrimenti non sarebbero simboli. la formazione del sé è un processo sociale. Giusto, ma c’è un’interazione, altrimenti non esisterebbe la coscienza. Il processo sociale preesiste all’individuo e alla sua mente che è una “impostazione individuale” di tale processo. Molto giustamente Mead lega il soddisfacimento di bisogni anche fisiologici ai rapporti sociali. Però attacca la chiesa ed è un progressista. E sostiene la teoria marxista

“la coscienza come tale si riferisce insieme all’organismo ed al suo ambiente” (324)

Gazzaniga

Una teoria sulla mente modulare. Le diverse parti del cervello sono relativamente indipendenti e non c’è una coscienza sovraordinata che comanda tutto. E' una confederazione, non un comitato centrale. Il lavoro della gente come Gazzaniga, Sperry e altri è una reazione al comportamentismo il quale a sua volta reagiva all’introspezionismo (la solita negazione della negazione). E' importante il rapporto che c’è tra processi inconsci e modularità: molte cose le facciamo senza pensarci. Ma anche cose molto importanti a cui non vogliamo o possiamo pensare consapevolmente. Quanto distingue il cervello moderno è la sua capacità di fare inferenze (accettabile). Solo l’uomo pensa.

Nella parte finale una discussione abbastanza confusa in cui si mischiano osservazioni egualitariste, attacchi ai privilegi della burocrazia stalinista, pregiudizi sulle differenze tra gli uomini ecc. Morale della fiera: viva la tolleranza abbasso il fondamentalismo.

Griffin

“La presenza di immagini mentali e il loro impiego da parte di un animale per regolare il suo comportamento forniscono una definizione operativa, pragmatica, della coscienza.” (11)

Il linguaggio animale è molto versatile (ma non è astratto). Ma si difende la consapevolezza degli animali contro l’imperialismo e il meccanicismo di specie. Gli animali hanno intenzioni coscienti? certo, ma concrete. Gli animali hanno esperienze mentali in termine di riflessioni.

Whorf

Psicolinguistica. La sua idea fondamentale è che le idee sono modellate dal linguaggio almeno quanto modellano il linguaggio e in sé è un’idea eccellente. Questo è anche il motivo per cui è molto difficile tradurre in lingue che appartengono a società molto diverse! Si rischiano continui fraintendimenti causati dal feticismo del nostro tempo. Lunga parte dedicata alla lingua Maya. Una lingua distingue quello che serve allo sviluppo sociale. Se gli aerei non esistono per una tribù della foresta, essa non avrà una parola per questo ecc.

Olson

Il processo cognitivo di base è un processo percettivo. I mezzi con cui il bambino apprende non sono neutrali, sono invece decisivi; occorre aumentare il ruolo dell’esperienza diretta e dell’apprendimento pragmatico della lingua. La struttura della nostra conoscenza non sta al linguaggio come il contenuto alla forma. La cosa è molto più stretta, intrecciata e dialettica. La conoscenza è specifica e così il linguaggio.

Coulter

Un sociologo della conoscenza piuttosto scialbo. Giunge all’incredibile verità che la conoscenza si attua per categorie! Che il linguaggio è anche teoretico, ovvero che nelle parole vi è anche della teoria…E' realismo ingenuo credere che le cose che capiamo della realtà ci siano dettate dalla realtà stessa. Dettate no, ma almeno conficcate sì. Invece qui la conclusione è niente realismo, avanti con il relativismo. E' un’opera contro il materialismo in filosofia e nelle scienze sociali. Eppure dice “comprensione e interpretazione sono fenomeni distinti (e diversi)” (183), dunque riflessione e riproduzione..

“Mente, organizzazioni e istituzioni: i fondamenti microeconomici del neoistituzionalismo” (Economia Politica 1996)

Solleva molti punti interessanti, soprattutto per quanto concerne il rapporto tra i problemi della mente e della conoscenza e la scienza economica. Piuttosto che discutere delle singole concezioni che mi sembrano carenti e che tali sono considerate anche nell’ambito delle discipline di riferimento (siano esse la psicologia, il cognitivismo ecc.), mettiamo in discussione l’assunto di fondo dell’approccio in questione e cioè quello secondo cui l’economia dovrebbe recepire, inglobare una teoria del funzionamento della mente dalla psicologia o addirittura dalla neurofisiologia. Vale l’esatto contrario: il motivo per cui i filosofi e gli psicologi hanno tanti problemi con le teorie della mente è che conoscono poco l’economia politica e soprattutto la storia. L’analisi economica, ancorché di un tipo affatto eterodosso, è determinante per comprendere la nascita e l’evoluzione della mente. In sintesi, dunque, non è l’economia a dover carpire i segreti della mente da altre discipline. Dovrebbero piuttosto le scienze che si occupano della mente accettare alcune intuizioni della critica dell’economia politica.

Critiche al metodo che l’economia ha ripreso dalla filosofia: a) distinzione tra sintattica e semantica: i computer hanno a che fare con la sintattica (ovvero con il come le proposizioni sono costruite), mentre la mente dell’uomo ragiona con la semantica (il significato, i contenuti); b) riduzionismo. La mente umana non funziona come somma del funzionamento di miliardi di cellule e sinapsi sconnesse ma funziona come una totalità organica che suddivide le funzioni in aree e poi in cellule ecc. Se c’è una cosa che la neurofisiologia ha dimostrato è l’estrema plasticità e unità della mente umana. Credere di poter riprodurre quanto la mente umana fa, imitando pezzo per pezzo ogni piccolo “congegno”, significa non capire non solo il funzionamento di essa ma la sua origine evolutiva, il come e il perché la mente umana è emersa nel corso dell’evoluzione dell’uomo. Come spesso accade l’economia politica si ciba degli avanzi ammuffiti di altre scienze e ancora oggi il riduzionismo, nella teoria e nel metodo (individualismo metodologico) sono il paradigma dominante. Si arriva dunque al problema fondamentale che l’autore dell’articolo pone brillantemente così: “Come è possibile che un ordine sociale possa emergere spontaneamente dall’azione di molteplici individualità”. Con il Nobel 2002, l’economia e la psicologia sono ufficialmente sposate. Ma perché l’economista dovrebbe porre alla base delle proprie teorie le ultime scoperte della psicologia?

S. Tagliagambe, Il sogno di Dostoevskij

Tagliagambe usa Dostoevskij come esempio di studioso che si oppose al “fisiologismo”, all’idea di ridurre il pensiero alla fisica, come faceva Secenov ai suoi tempi. Detto altrimenti, il riduzionismo forte impedisce di comprendere come funziona davvero la mente umana. Alla fine tutta la discussione sulla coscienza è “il duello tra eliminativismo e mentalismo”. I più acuti dei riduzionisti dicono: la mente e il corpo sono sistemi complessi. Basta ingegnarsi a scrivere un software abbastanza complesso e la coscienza uscirà fuori da sola. Il punto è che occorre scegliere le metafore giuste prima di partire…, la mente non è una macchina, non è un sistema di elaborazione di informazioni, né un calcolatore. La mente è uno strumento relazionale: serve a far interagire efficientemente gli uomini. Per far ciò deve, ovviamente, anche saper fare calcoli, elaborare informazioni ecc. Ma deve anche sentire emozioni, capire il prossimo. Nella mente umana non c’è alcuna distinzione tra significato e informazione, tra emozione e ragione. Per una programma di videoscrittura avere un file con scritto “ti amo” o “f=ma” è del tutto indifferente, ma per un uomo pronunciare quelle frasi significa fare esperienze diverse e dunque modificare la propria mente in direzioni diverse.

La nostra mente è sempre attiva, nel senso che non è una spugna passiva. Questo, di nuovo, è facilmente comprensibile se pensiamo al suo ruolo evolutivo: a che servirebbe alla nostra mente produrre suoni che altri uomini non possono udire? Ma attenzione, quando si dice che la mente è come un “filtro” si fa un esempio contrario all’attivismo mentale, infatti il filtro ha un funzionamento del tutto obiettivo (un filtro di sigaretta non filtra l’olio o i neutrini, ecc.).

L’esperienza filogenetica ed ontogenetica plasmano il cervello (ovviamente con una velocità e una profondità diverse). Parlando del dualismo popperiano (che secondo me ha una valenza materialista, depurato dall’ingenuità di Sir Karl), Tagliagambe parla esplicitamente di coevoluzione: acquisizione biologica e conoscenze acquisite coevolvono con l’ambiente.

Occorre citare un cavallo di battaglia dei moderni innatisti: non è vero che gli anticorpi “copiano” gli antigeni come si credeva un tempo, essi già esistono e viene selezionato quello adatto. Ma si tratta di un’obiezione davvero debole. E' infatti vero solo a livello individuale. L’adattamento non avviene infatti a livello di individuo ma nella storia della specie.

Se si pensa al ruolo della coscienza nell’evoluzione, si comprendere anche l’estrema plasticità della memoria. I ricordi non servono per rivedere un film di seconda visione, per quello ci sono le foto. Servono per risolvere problemi attuali della collettività e dell’individuo. Per questo è del tutto ovvio che ogni qual volta un’esperienza è richiamata alla mente viene in qualche modo modificata. E' come dire: facciamo vedere un quadro cubista a un contadino medievale, a un oplita greco, a un professore francese degli anni ‘50. Ne penseranno la stessa cosa? Sarà per loro la stessa esperienza?

Tutto ciò ci avvicina alla teoria di Edelman e Tonioli, che si definiscono “realisti condizionati”. Quanto all’IA, Dyson conferma che solo la connessione tra milioni di pc e cpu potrà produrre qualcosa come la coscienza, non la semplice potenza di calcolo in sé.

Sempre l’evoluzione come molla di tutto dovrebbe spiegare la perenne interazione di processi consci e inconsci nella mente. Inconsci qui significa sia automatici sia rimossi. La coscienza come vista periferica, come metodo per consentire un’analisi complessiva del reale e un’interazione con i nostri simili.

Senza coscienza non c’è vera conoscenza (cioè categorizzazione astratta del reale). Ma la vera conoscenza è sociale in quanto relazionale. A che serve saper scrivere senza persone che leggano quello che scriviamo?

Prima della coscienza, del linguaggio, non esisteva nemmeno l’inconscio: ciò che passava per la testa poteva essere realizzato.

Sul libero arbitrio si fa ancora molta confusione. La libertà è coscienza della necessità. L’individuo sceglie sulla base di ciò che sa, dunque è libero all’interno di un quadro dato.

D. Campbell, Epistemologia evoluzionistica

Questa scuola ha tre esponenti chiave: Popper, Lorenz e Campbell. La scienza è un processo sociale evolutivo. La condizione umana, con essa la scienza, è frutto dell’evoluzione sociale. Le teorie eliminate come specie o individui ma che cos’è che seleziona? Il contenuto empirico? La comunità scientifica? Variazioni alla cieca anche nella scienza? Popper voleva difendere l’oggettività della scienza.

Ed ecco la soluzione di tutto: teorie scientifiche, animali e aziende sono speciazioni à la Gould-Eldredge. Ovvero equilibri punteggiati, alberi. Ecco l’evoluzione dialettica:
- nella natura Darwin: (conflitto tra specie che forgia l’ambiente e ne è forgiato)
- nella società Marx (conflitto tra le classi che forgia lo sviluppo delle forze produttive e ne è forgiato)
- nella scienza: Kuhn (rivoluzioni scientifiche, sviluppo quantitative all’interno del paradigma).

M. Cini, Un paradiso perduto

(Cini è un fisico che negli anni ‘70 ha dato ottimi contributi alla teoria economia marxista. Più tardi si è rinchiuso nelle discussioni sulla biodiversità, anche se da par suo)

Il linguaggio della complessità

Da Wiener in avanti si è capito che la linearità poteva spiegare ben poco. Inoltre il riduzionismo inizia a subire le prime disfatte, perfino nella sua roccaforte secolare: la fisica. Il caos deterministico elimina l’idea di sistemi isolati e di perfetta prevedibilità. Il demone di Laplace non potrebbe prevedere il futuro più di quanto un giocatore del lotto possa prevedere i numeri che escono. Non solo abbiamo scoperto che la natura fa salti, ma anche il problema dell’irreversibilità ormai è comune. Cosa distingue la materia organica da quella inorganica? Fondamentalmente la capacità di quest’ultima di autorganizzarsi. L’embriologia rivaluta la dialettica e devasta il riduzionismo: “l’unità [dell’organismo] non funziona come una somma di caratteristiche, ma come un tutto coerente. La posizione di un membro in un embrione non può essere compresa a partire dalla previsione della sua utilità futura. Deve essere al contrario vista come il risultato dell’interdipendenza e della definizione reciproca di ciò che avviene in ogni punto dell’embrione.” (138)

Quello che ora l’epistemologia è costretta a considerare è la coevoluzione dialettica di ambiente e organismo.

Il linguaggio della mente

Il computer potrà mai pensare? I riduzionisti hanno pensato di sì perché riducevano il comportamento del cervello a operazioni elementari compiute da singole cellule le quali erano imitabili per via tecnologica. E' come insegnare ad un analfabeta a leggere dicendogli di ricopiare i caratteri che non conosce e che dunque per lui sono disegni come altri. Fra l’altro i riduzionisti con la loro incapacità di concepire la mente umana come un sistema complesso, permettono alla religione di rifarsi avanti come spiegazione generale di funzionamento dell’anima. Intanto Gödel dimostra che qualunque sistema assiomatico è incompleto. L’autoreferenzialità conduce all’indecidibilità, detto altrimenti, la scienza è il riflesso del mondo reale e non il frutto dell’ispirazione divina.

Validità della conoscenza scientifica

L’empirismo baconiano altro non è se non la fede della nascente borghesia riflessa in filosofia. Il positivismo è la fine di questo lungo cammino di ottimismo empiricista. Il fatto che Popper neghi e rovesci la prospettiva riflette il rovesciamento del ruolo sociale della borghesia, ma questo è un altro discorso. Fatto sta che con la crisi dell’epistemologia positiva e positivistica il pendolo si è spostato tutto nell’altro senso, dando adito a concezioni soggettiviste non meno metafisiche. Da Feyerabend ai sociologi della conoscenza il relativismo ha avuto un nuovo revival. In tutto ciò Kuhn ha un po’ la funzione del precursore ingenuo. Sebbene la sua teoria possa essere letta in modo materialistico, essa ha indubbiamente anche accenti relativistici che ovviamente sono diventati il fondamento per le teorie successive. E' interessante notare che anche Cini parla di una suddivisione del paradigma discutendo di “sottocomunità”. Nota anche come durante i periodi di rivoluzione sociale la comunità scientifica presenta un fiorire di idee e scuole: dopo la rivoluzione francese vi è uno sviluppo straordinario della scienza “sotto la spinta di una nuova concezione del rapporto fra scienza e tecnica”. Cini parla apertamente di “stratificazione gerarchica della comunità” che è un’espressione ben vicina alla idea di stratificazione paradigmatica. L’attacco alla sociologia della conoscenza è chiaro, per questi soggettivisti dichiarati, se due archeologi litigano sulla identità di una città appena scoperta, significa che la città non esiste…

L’analisi che Cini fa di Kuhn è assolutamente eccellente, il libro lo affascinò, ma gli interessava quello che si “intravedeva” eppure mancava, ovvero i legami tra contesto sociale e le rivoluzioni scientifiche. Anche le critiche al falso libertarismo di Feyerabend sono le stesse fatte a suo tempo da noi. La critica a Kuhn riguarda l’appiattimento dei livelli di conoscenza, ovvero l’idea di paradigma tout court, senza stratificazione:

“Ciò che sembra mancare nella concezione kuhniana è appunto la consapevolezza di questa gerarchia di livelli di selezione e di controllo che ha la funzione di assicurare il mantenimento dell’identità di una data disciplina.” (211)

Quello che occorre chiarire è che le anomalie non sono mai ostacoli insormontabili. La rivoluzione scientifica è sempre un qualcosa che si decide per una serie di ragioni.

Neumann è stato il campione del riduzionismo più onnipresente di questo secolo. Dalla fisica all’economia il suo grido era: assiomatizzazione o morte. Neumann giustificò “razionalmente” la corsa agli armamenti con la teoria dei giochi.

Attenzione a una critica al materialismo dialettico: Engels sbaglia perché utilizza le tre leggi della dialettica sia come espressione della conoscenza della totalità del reale, sia per la spiegazione delle leggi valide in ogni singola teoria scientifica. In questo senso avrebbe commesso un errore di passaggio di livello. Ma su questo occorrerà riflettere.

Scienza e contesto sociale

Per chi non ha un criterio scientifico per distinguere le varie società, il legame tra scienza e contesto sociale significa relativismo assoluto. Feyerabend esagerava solo un po’ a riguardo, ma la tendenza è necessaria. Chi ci dice che la teoria fisica di un filosofo indiano di tremila anni fa fosse peggiore della relatività einsteiniana, se entrambe sono legate al contesto sociale? Non solo, ma poiché l’attività degli scienziati è almeno dal dopoguerra intrecciata strettamente con il processo produttivo, è ancora più facile cadere nel nichilismo. La fine del libro è un po’ pessimista per la situazione ambientale.


[4] Nelle sue note autobiografiche sui testi che crescono più velocemente quanto più si approfondisce il già letto, espone un’esperienza a noi nota: “finché, sentendomi travolto e come soffocato, non ho preso la decisione, arbitraria intellettualmente ma biologicamente necessaria, di chiudere la bibliografia e di elaborare la nuova stesura del presente testo.”

  1. Appunti personali
  2. Opere di “scienziati” (psicologia, neurofisiologia)
  3. Opere dei fondatori del marxismo e di autori riconducibili al marxismo
  4. La pratica

Csepel - Xepel


Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Scienza -  - Stampa pagina
Aggiornamento: 14/12/2018