Le pretese della scienza

IDEE PER UNA SCIENZA UMANA E NATURALE


LE PRETESE DELLA SCIENZA

I - II

Scienza moderna e schiavismo

La scienza moderna, pur essendosi posta, sin dal suo nascere, contro i dogmi della teologia cristiana, specie nella variante cattolico-romana, non sarebbe potuta nascere che in un luogo geografico caratterizzato da una confessione del genere.

Molte altre civiltà pre-cristiane hanno svolto profondi studi scientifici, ma nessuna aveva mai considerato l'uomo così al di sopra della natura. L'universo, nel passato, veniva sì studiato, ma per essere meglio contemplato, o per decifrarne le leggi in rapporto ai fenomeni naturali, o in rapporto allo scorrere del tempo, o per meglio capirne le leggi in funzione di un'attività economica, quella agricola, strettamente legata ai ritmi della natura.

Con Galilei invece, ma già con Copernico, l'universo viene studiato con l'intenzione di ricavarne delle leggi da utilizzare per dominare la natura secondo gli interessi di una classe particolare: la borghesia.

Già l'ebraismo, col Genesi, aveva posto l'uomo al di sopra della natura, in quanto lo faceva dominatore degli altri animali. E tuttavia l'ebraismo poneva limiti ben precisi a tale dominio: l'albero della conoscenza del bene e del male non andava toccato. Cioè l'uomo doveva sì sentirsi padrone della terra, ma non come un "dio onnipotente". Tant'è che nell'ebraismo il dominio dell'uomo sulla natura è stato considerato più che altro in maniera metaforica, o comunque come una possibilità reale unicamente nell'ambito dell'Eden. La perdita volontaria dell'innocenza aveva tolto all'uomo il diritto di dominare la natura.

L'uomo ha cominciato ad avvertire la natura come un nemico da sconfiggere o un oggetto da sfruttare a partire dal momento in cui ha abbandonato le leggi del comunismo primitivo e ha cominciato ad abbracciare quelle della prima civiltà individualistica: lo schiavismo.

Da allora la distruzione della natura non ha conosciuto soste. Se ci si pensa bene, lo schiavismo non è che una forma di capitalismo ante litteram. Capitalizzare schiavi o quattrini non fa molta differenza, in quanto il disprezzo nei confronti della natura e degli stessi uomini è uguale.

La differenza è piuttosto di tipo quantitativo: non c'è limite all'accumulo di denaro. Viceversa, il limite all'accumulo di schiavi era determinato dall'estensione della terra posseduta o dal numero di schiavi che si potevano acquistare sul mercato (frutto di conquiste belliche). Oggi, i moderni cavalieri che combattono popolazioni nemiche per renderle schiave, hanno i capitali al posto degli eserciti, i computer al posto delle armi, anche se non disdegnano di usare, all'occorrenza, tutta la forza militare possibile.

E' molto probabile che sia stata proprio la consapevolezza dei limiti dello sfruttamento schiavistico, troppo soggetto alla materialità o fisicità dei rapporti umani, a indurre gli antichi schiavisti a non perfezionare il livello tecnologico dei loro mezzi produttivi, e a indurre i moderni schiavisti a fare esattamente l'opposto.

Gli schiavisti romani o pre-cristiani non conoscevano a fondo il valore della ricchezza astratta. In fondo non erano molto diversi dagli schiavisti spagnoli e portoghesi che utilizzavano i negri per ottenere oro, argento, diamanti ecc.

Ma lo schiavismo sotto il capitalismo è tutt'altra cosa, ed esso non poteva nascere che in un luogo ove dominasse il culto di un dio uno e trino, spiritualizzato al massimo e quindi del tutto astratto, in modo da poter affermare il culto di un nuovo dio: il quattrino.

Le pretese della scienza moderna

La scienza pretende di dimostrare in laboratorio delle verità che in fin dei conti non sono più "vere" di quelle in cui per consuetudine si era creduto nel corso di intere generazioni. O comunque la scienza odierna spesso chiede di credere in verità che all'uomo comune, alla fin fine, poco importano.

Se l'uomo, anche solo per un momento, pensasse a quali disastrose verità la scienza chiede di credere quasi ciecamente, forse da tempo avrebbe smesso di tenere nei confronti della scienza un atteggiamento analogo a quello tenuto nei secoli scorsi nei confronti della religione.

La scienza occidentale non trasmette affatto un sapere "scientifico", cioè neutrale, oggettivo. Questa scienza è nata in società divise in classi e da sempre essa si pone al servizio delle classi dominanti.

Paradossalmente proprio questo legame di scienza e capitale ha indotto i critici del capitalismo a distinguere tra "scienza borghese" e "scienza proletaria". E' pazzesco pensare a una suddivisione "di classe" della scienza, che è nata proprio con una pretesa di oggettività non più attribuibile alla religione. Eppure sono i fatti che lo dimostrano.

La scienza "borghese" ha poco di "scientifico"; spesso la propria scientificità viene impiegata nei modi peggiori: armamenti sempre più costosi e sofisticati, manipolazioni genetiche, distruzione dell'ambiente ecc. Ecco perché è giusto sostenere che può essere definito "scientifico" soltanto ciò che è conforme alle leggi della natura.

E' dunque difficile valutare se sia più pericolosa l'idolatria verso la scienza o quella verso l'ideologia politica. Certamente le idee politiche possono, in determinate condizioni di crisi sociale e istituzionale, muovere milioni di persone, più di quanto sicuramente non possa fare la scienza.

Però è anche vero che mentre le ideologie politiche mutano di continuo, le conquiste scientifiche invece permangono nel tempo e i loro effetti si fanno sentire su molte generazioni.

Le idee politiche riguardano la libertà, che è soggetta alla facoltà dell'arbitrio, anche se risulta sommamente coinvolgente; le idee scientifiche riguardano invece la fredda ragione, che si preoccupa di trovare una certa stabilità, salvo poi sentirsi particolarmente imbarazzata quando un esponente della stessa scienza sferra delle critiche durissime a quelli che fino a ieri venivano considerati dei veri e propri dogmi scientifici. Aveva ragione Hegel quando sosteneva che la scienza si preoccupa della coerenza dell'intelletto, che è schematica per sua natura, mentre la filosofia si preoccupa della coerenza della ragione, che è invece flessibile in quanto basata sui principi della dialettica.

Tuttavia, a volte la scienza produce dei mutamenti così radicali nello stile di vita che solo con una rivoluzione politica si può pensate di rimuoverli.

Certo è che se uno sviluppo scientifico è strettamente connesso a una ideologia politica, il superamento radicale di quest'ultima non può non comportare una revisione, più o meno radicale, anche delle conquiste tecnico-scientifiche.

Una storia della scienza che non tenesse conto della storia delle idee politiche finirebbe col dare dei giudizi immotivati sui regressi storici.

Purtroppo è difficile trovare un testo di storia ad uso scolastico che non consideri il Medioevo un'epoca buia rispetto ai fasti dell'epoca greco-romana. Pochissimi autori motivano quei "fasti" con lo sfruttamento sistematico degli schiavi.

Quando c'è ricchezza spropositata, ci sono anche scienza e tecnologia avanzate (si badi, "avanzate" non vuol dire "diffuse", poiché la scienza e la tecnologia del mondo romano erano soprattutto patrimonio dei ceti più abbienti, o comunque venivano utilizzate o a scopo bellico o a scopo propagandistico e voluttuario).

In virtù di questo spreco di risorse (stiamo parlando della magnificenza dei templi, dei teatri, delle terme ecc.), gli storici sostengono che il mondo classico era migliore di quello feudale.

Così facendo, non si guarda la società nel suo complesso, ma solo una parte di essa, che, come una sorta di "effetto alone", finisce col prevalere su tutto il resto.

Esattamente come oggi, in cui gli economisti determinano la ricchezza di un paese, ovvero il suo livello di benessere economico, sulla base degli indici del Pil e non sulla base dell'effettiva diffusione del benessere vitale, che non è solo economico ma anche e soprattutto sociale. Nel capitalismo gli indici economici hanno completamente sostituito quelli sociali.

In realtà la vera ricchezza di una persona sta nei suoi sentimenti, nel modo come li esprime, sta nelle sue idee di giustizia, di onestà, sta nella sua capacità di riconoscere la verità delle cose. Questa forma di ricchezza non è facilmente indicizzabile o rappresentabile in un'opera scientifica, meno che mai con gli strumenti del capitale: spesso viene considerata dalla politica come un elemento opzionale e, come tale, di scarsa rilevanza produttiva.

Eppure se c'è una cosa che aliena è proprio questo culto del denaro, poiché il capitalista pone al di fuori di sé la realizzazione di se stesso, esattamente come il feudatario di ieri, lo schiavista o il credente. Ognuno guarda al di fuori di sé per riuscire ad essere se stesso: schiavi, capitali, terre, dio... Mentre l'unica cosa che davvero conta è già interna a ogni essere umano e si tratta soltanto di farla sviluppare: la coscienza.

L'evoluzione tecnologica in occidente

Qualunque forma di sviluppo economico in una società capitalistica è strettamente legato non tanto a un miglioramento dei rapporti sociali, quanto soprattutto a un'evoluzione della tecnologia.

Questa evoluzione può anche portare a un miglioramento dei rapporti sociali, ma sotto il capitalismo ciò accade raramente.

Infatti, poiché l'evoluzione tecnologica in occidente è sempre connessa a motivazioni di tipo economico (la prima delle quali è il profitto), si ha che, dopo un certo periodo di tempo, un'evoluzione tecnologica troppo spinta porta a un'ulteriore distruzione dei rapporti sociali. Cioè porta a nuove contraddizioni, sempre più difficili da risolvere, per le quali, non avendo noi in mente altri modelli sociali, si è costretti a investire in nuove ricerche di tipo tecno-scientifico.

L'occidente guadagna enormemente con lo sviluppo tecno-scientifico, sia perché è partito prima degli altri continenti, sia perché la scienza è parte integrante del suo modo di rapportarsi alla realtà.

Naturalmente l'occidente ha una propria visione della scienza, che è strettamente correlata alla tecnologia. E' scientifico solo ciò che è tecnicamente dimostrabile. Questa visione della scienza oggi è assolutamente dominante a livello mondiale.

La vera scienza occidentale è lo sperimentalismo da laboratorio.

La più grande applicazione tecnologica alla realtà sociale ed economica ha appunto prodotto il capitalismo. E siccome il capitalismo domina su ogni altro sistema sociale, se ne deduce che la scienza occidentale sia l'unica vera scienza.

Sarebbe in realtà bastato rendersi conto che nessuna macchina è in grado di eguagliare il lavoro umano. Una produzione in serie è mortificante, è burocratica, poiché deve per forza supporre una standardizzazione del gusto, è impersonale e deve sperare che l'interesse ad acquistare una determinata merce duri il più possibile e aumenti di continuo sul piano quantitativo.

Il macchinismo è riuscito a imporsi grazie all'illusione della comodità: poter avere delle cose nel più breve tempo possibile, a prezzi contenuti, per fare cose in maniera più facile, più veloce, più sicura. Si è caduti nella trappola, poiché i prezzi, da concorrenziali diventano monopolistici, e quando la domanda è molto alta, salgono sempre più; le merci industriali non sono così facili da usare: ci vuole esperienza, manutenzione, competenze specialistiche, e poi non durano molto tempo, altrimenti l'impresa non fa profitti, e ogni merce che si usa ha ricadute ambientali notevolissime.

Si è cercata la comodità quando proprio questa uccide la creatività, il gusto della fatica. Abbiamo cercato la velocità di esecuzione quando proprio questa non permette di assaporare il gusto della vita.

La sicurezza scientifica

La vera sicurezza ci è data dalle cose che si ripetono da millenni, collaudate dalla natura. Là dove si pretende che la sicurezza dipenda esclusivamente dalla scienza e dalla tecnica, inevitabilmente si va incontro a inaspettate catastrofi.

L'uomo non può garantire una maggiore sicurezza di quella che può offrire la natura, semplicemente perché siamo un prodotto derivato della natura, per quanto in forma di autoconsapevolezza e non di semplice istinto, come negli animali.

La pretesa sicurezza che noi ci siamo dati, a partire dalla rivoluzione tecnico-scientifica, s'è rivelata effimera. Non solo perché di breve durata, ma anche perché costantemente accompagnata da eventi altamente tragici, sia a livello sociale (guerre, stermini di massa...), che a livello naturale (desertificazioni, mutamenti climatici...).

Tutta la nostra avanzata tecnologia non si ha affatto resi più sicuri. Non solo perché con essa produciamo strumenti di morte e distruzione, ma anche perché qualunque pretesa di garantire sicurezza contro o a prescindere dalla natura, si rivela prima o poi illusoria.

Di questi limiti strutturali spesso e volentieri approfitta la religione, che in luogo di un "ritorno alla natura" preferisce parlare di un "ritorno a dio".

Scienza e tecnologia

La scienza è una forma di conoscenza. Non è astratta come la filosofia, ma implica un'applicazione pratica, determinando un collegamento con la tecnologia.

Un'applicazione della filosofia può essere quella della politica, in maniera molto naturale e consequenziale. Ma non si può parlare di applicazione naturale della filosofia alla scienza, a meno che non s'intendano altre scienze astratte, come p.es. la matematica, la geometria ecc.

Viceversa nell'epoca moderna, quando si parla di scienza astratta, s'intende sempre qualcosa avente una pratica applicazione (p.es. la matematica applicata al calcolo automatico o all'informatica).

Per noi occidentali la tecnologia è parte costitutiva della scienza, al punto che facciamo fatica ad attribuire rilevanza scientifica a quelle forme di pensiero che non possono avvalersi di dimostrazioni pratiche, concrete, laboratoriali, e quindi riproducibili.

Il bisogno di darsi delle applicazioni pratiche per dimostrare la validità di determinate conoscenze astratte (che poi diventano "scientifiche" quando appunto trovano riscontri concretamente verificabili) è un bisogno primordiale, nato con la nascita dell'uomo.

Tuttavia solo in epoca moderna la scienza ha avuto un impulso straordinario. Ora qui dovremmo chiederci se questo nesso strutturale di scienza e tecnologia poteva svolgersi in maniera diversa, rispetto a quanto è accaduto a partire dall'epoca borghese, e se sì in che modo.

Noi non possiamo mettere in discussione che la conoscenza sia un diritto dell'uomo, però non possiamo accettare che questo diritto venga usato contro l'uomo stesso e l'ambiente in cui vive.

Il diritto alla conoscenza va gestito dal diritto a vivere un'esistenza umana. E perché sia umana, l'esistenza deve basarsi sulla soddisfazione del bisogno: bisogni collettivi, decisi dalla collettività.

Se il bisogno non viene gestito democraticamente, neppure lo sviluppo della conoscenza sarà democratico. E la prima forma di democrazia del bisogno, quella più elementare, primordiale, è l'esigenza di tutelare l'ambiente in cui si vive.

Se non c'è rispetto della natura, del suo bisogno di esistere e di riprodursi, non ci può essere rispetto del bisogno dell'uomo, poiché l'uomo, senza natura, non esisterebbe neppure, non avrebbe "natura umana".

La natura umana è riproducibile solo naturalmente? Sino alla nascita dell'ingegneria genetica, sì. Oggi scienza e tecnica sono in grado d'intervenire anche artificialmente sul momento della riproduzione umana.

Tuttavia noi ancora non possiamo sapere quali conseguenze sul fisico e anche sulla nostra psiche potranno generare queste riproduzioni artificiali. I risultati sugli animali non sono stati esaltanti e anche quelli sulle piante sono forieri di problemi più gravi di quelli per la soluzione dei quali s'era voluto fare degli esperimenti azzardati.

La natura è maestra di vita, soprattutto in considerazione del fatto che non è stato l'essere umano ad averla prodotta, ma il contrario. La natura ha un'esperienza, collaudata nel tempo, infinitamente superiore a quella degli esseri umani.

Qualunque modificazione che l'uomo compie nei confronti della natura, avrà necessariamente delle conseguenze su lui stesso.


Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Scienza -  - Stampa pagina
Aggiornamento: 14/12/2018