IDEE PER UNA SCIENZA UMANA E NATURALE |
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IL PUNTO E I CERCHI
Apparentemente, una figura geometrica non si ottiene né con un punto né con due: ce ne vogliono almeno tre. La forma più strana però è il cerchio, perché sembra essere composto da una sola linea curva che si congiunge da un capo all’altro, come una serie determinata di punti affiancati. E’ una forma davvero particolare, perché è possibile fissare al suo interno un punto che, a sua volta, permette di creare dei raggi tutti uguali. Il cerchio sembra essere fatto apposta per avere un punto al centro. Inevitabilmente ci si chiede se sia quel punto a formare il cerchio (come quando si usa il compasso) o se sia il cerchio a stabilire il punto, in maniera tale che la distanza da ogni punto del cerchio al punto centrale sia sempre la stessa. Se, a mano libera, si crea un cerchio, o meglio una circonferenza, bisogna farlo attorno a un punto immaginario, che fa da riferimento oggettivo, omogeneo, per tutti i punti della circonferenza. In un certo senso il punto è la dimensione minima della circonferenza, quella da cui non si può assolutamente prescindere. Anzi, a ben guardare, potremmo dire che il punto è l’unica realtà oggettiva dello spazio. Infatti per suo mezzo si può costruire qualunque forma o immagine: o partendo da esso o attraversandolo o girandoci attorno. Ogni cosa sembra avere un punto di partenza, ma nel caso del cerchio ogni punto è partenza e arrivo dell'altro. Tutto coincide magnificamente. Il punto è l’unica vera realtà assoluta, che non dipende dalle rappresentazioni umane. Tutto il resto è una nostra invenzione. Il cerchio non è altro che una moltiplicazione di punti che, in maniera omogenea, cioè nello stesso tempo e nello stesso spazio, si allontanano progressivamente dal punto centrale, per formare appunto una circonferenza. I cerchi progressivi o concentrici possono essere illimitati e tutti perfettamente rotondi, pur essendo distanti dal centro in maniera diversa. La bellezza di questi cerchi è che i punti si devono espandere con moto uniforme: tutti nello stesso momento, nello stesso spazio e alla stessa velocità. E’ un lavoro di équipe. Possono allontanarsi quanto vogliono dal punto centrale, ma è proprio lo stare uniti in cerchio che fa pensare che al centro esiste un punto focale, che dà senso alla circonferenza. Un cerchio è tale se è attorno a qualcosa, ma questo qualcosa non è altro che l’unità minima della stessa circonferenza, cioè il punto. E’ prodigioso vedere come da un semplice punto si possano formare cerchi infiniti: deve avere una potenza incredibile, anche se, a guardarlo, certamente non si direbbe. Da una cosa da niente si può creare un mondo. E quanto più ampi sono i cerchi, tante più forme geometriche vi si possono creare (che poi in realtà la diversità tra le forme è solo quantitativa, non qualitativa, poiché tutto quello che si può fare all’interno di un cerchio, lo si può fare in un altro). Di sicuro non c’è nessuna forma che non possa essere contenuta in un qualunque cerchio: Il punto è una forma di garanzia assoluta. Come dice appunto l’espressione popolare “punto e a capo”. L’ideale sarebbe, almeno a prima vista, di restargli il più vicino possibile. Ma non si può impedire l’espansione, che è una forma di creatività. Quando si lancia un sasso nello stagno, i cerchi sono tanti di più e tanto più larghi, quanto più in alto ci si trova. Così è dell’esperienza. Che ci si possa allontanare dal punto quanto si vuole, lo dimostra il fatto che il rapporto tra la grandezza della circonferenza e il suo diametro dà sempre un numero infinito o trascendente: il famoso pi greco. Cosa che poi rende impossibile la quadratura del cerchio, che è simbolo geometrico dell’infinità della coscienza. Non c’è motivo di preoccuparsi della quantità o della larghezza dei cerchi, quanto piuttosto che non si spezzino. Siamo infatti in presenza di un equilibrio delicato e ogni cerchio ne ha uno proprio. I cerchi più ampi sembrano essere anche i più fragili, ma è solo questione di forze in campo. Se i punti esercitano una forte attrattiva tra loro, allora non avranno problemi a sentirsi parte di un unico punto centrale. Certo è che quanto più lontano si vuole andare, tanto più è difficile - quando il cerchio si spezza - trovare la strada del ritorno. Ma che si debba ritornare al punto per ricominciare, questo è assodato. Poiché se è vero che nessun cerchio può sopportare d’essere costretto a una mortificante quadratura, è anche vero che la progressiva scomposizione di una qualunque figura la riporta sempre alla sua unità minima, che è il punto. |
Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"