Wireless LAN, la tecnologia che libera dai fili (Extra Edition 11/00)

Wireless LAN, la tecnologia che libera dai fili (Extra Edition 11/00)

Principali caratteristiche a confronto per vari tipi di reti wireless

Il modo di lavorare in questa epoca è in continua evoluzione. Sia che ci si sposti per il mondo, sia che si rimanga nella stessa località, si deve essere connessi alle reti perché la mobilità e lo scambio di informazioni caratterizzano comunque il modo di lavorare. Per essere competitivi si deve essere informati e in grado di scambiare informazioni in tempo reale.

L’infrastruttura adeguata a questa realtà corrisponde alle Local Area Network (LAN) e le Wide Area Network (WAN) anche senza cablaggio, cioè wireless. Le WLAN (Wireless LAN) permettono di comunicare in un edificio o tra edifici adiacenti (campus), mentre le WWAN (Wireless Wide Area Network) svolgono la stessa funzione a una distanza maggiore fino, talvolta, a coprire un intero continente.

In questo articolo descriveremo le caratteristiche tecniche e funzionali delle WLAN, che hanno tutti i vantaggi delle LAN, per esempio il supporto Ethernet, senza l’assillo del punto di connessione. Avere una LAN con una struttura fisica flessibile, senza fili, è stato il primo obiettivo dello sviluppo della tecnologia wireless.

Ma, tralasciando il solo vantaggio tecnico, si pensi agli evidenti vantaggi nell’avere il computer portatile, o PDA, connesso anche quando ci si sposta. Essere in un ambiente come un grande deposito, una fabbrica, una scuola, un negozio di grandi dimensioni, un ospedale o luoghi comunque estesi e poter continuare a svolgere le operazioni senza soluzione di continuità, può risultare decisamente utile e comodo.

Se si prende spunto dagli esempi si possono prevedere almeno due categorie di applicazioni wireless: una in cui la rete non ha supporto cablato, l’altra invece con la rete wireless come estensione di una rete cablata.

Una soluzione completamente wireless potrebbe essere utilizzata per installare una rete in edifici, o complessi, in cui non è assolutamente possibile stendere un cablaggio.

Ciò accade, per esempio, negli edifici storici, mostre, fiere, congressi oppure in situazioni di emergenza. La rete mista è invece vantaggiosa quando una parte degli operatori in rete deve colloquiare con l’host centrale in condizione di mobilità o al di fuori della portata del cablaggio. Riassumendo, la WLAN è in grado di combinare la "data connectivity" con la mobilità dell’utente, semplificando l’installazione, la configurazione e la mobilità della LAN stessa.

Un sistema, due architetture

Le WLAN utilizzano le onde elettromagnetiche, radio (RF) o infrarosse (IR), per trasferire informazioni da un punto all’altro senza una connessione fisica. In linea di principio i dati trasmessi sono sovrapposti alla portante (modulati) in modo che possano essere accuratamente estratti dal ricevitore. Il segnale modulato non occupa più una singola frequenza ma uno spettro di frequenze, dipendente dalla velocità dell’informazione. Per estrarre i dati il ricevitore sintonizza la portante e demodula i segnali nello spettro adiacente, captando tutti i segnali alle altre frequenze. Più portanti possono coesistere nello stesso spazio e tempo senza interferire l’una con l’altra, purché siano trasmesse su frequenze diverse.

In generale i terminali degli utenti accedono alla WLAN attraverso adattatori wireless realizzati come PCMCIA card o schede PCI-ISA. Gli adattatori forniscono inoltre l’interfaccia con il sistema operativo di rete (Network Operating System, NOS) e la natura del collegamento è trasparente al sistema operativo.

Esempio di un’architettura WLAN. 
Gli Access Point sono connessi con una rete cablata e sono posti a una distanza tale da assicurare la copertura dell’area d’interesse.

Esistono almeno due tipiche architetture di WLAN utilizzate come modello di riferimento: Peer to Peer e Base to Remote.

Peer-to-Peer. E’ una rete indipendente autoconfigurata che permette la comunicazione diretta dei dispositivi tramite l’adattatore wireless, senza bisogno di una base centrale. L’installazione è immediata e il suo uso è specializzato. L’evidente svantaggio è che la sicurezza, la gestione e la copertura sono limitate. I terminali possono estendere l’area della WLAN indipendente funzionando da ripetitore, in pratica raddoppiando la distanza raggiungibile.

Base to Remote. In questo caso i terminali sono connessi a una base centrale, denominata Access Point (AP), che è il centro della LAN. L’infrastruttura wireless è realizzata con tali apparati che eventualmente si connettono alla rete cablata. Si ottiene così una copertura eccellente, buona distanza, alta sicurezza e più funzioni di gestione attraverso la rete. Per la copertura di un edificio o di un campus, l’architettura "Base to Remote" funziona bene sia come rete autonoma che come estensione di una LAN cablata. Gli Access Point come ulteriore funzione sono in grado di mediare il traffico dei terminali nelle immediate vicinanze.

Le configurazioni descritte funzionano sul principio della copertura di uno spazio, chiamato Micro-cella, in cui i dispositivi wireless possono comunicare. La dimensione della cella, cioè la distanza coperta, è limitata dalla potenza emessa. Un insieme di Micro-celle permette un roaming limitato, da cella a cella, purché ci sia sufficiente sovrapposizione tra esse. Pur con potenze e distanze ridotte il roaming è simile a quello della rete cellulare. l terminale è sempre associato a un singolo Access Point e a una cella. L’Access Point, o meglio la sua antenna, è solitamente montato in una qualsiasi posizione per ottenere la copertura radio richiesta.

Rappresentazione grafica dell’effetto della diffusione su potenza e banda spettrale del segnale

La tecnologia sottostante

Lo sviluppo delle WLAN è essenzialmente basato sulle tecnologie radio Spread-Spectrum (SS), di cui esistono molte versioni. Lo standard WLAN più diffuso, IEEE-802.11, utilizza le versioni Frequency Hopping (FH) e Direct Sequence (DS).

SS è una tecnica radio originalmente sviluppata dai militari per comunicazioni sicure con requisiti d’uso critici, la quale media efficienza di banda, integrità e sicurezza. Viene utilizzata una banda maggiore rispetto ai segnali a banda stretta per produrre un segnale più robusto e facile da rivelare, cioè per ottenere un guadagno nel rapporto Segnale/Rumore (S/N). Sia chiaro che in questo articolo usiamo il termine "banda" nel senso di banda spettrale (cioè intervallo di frequenze, espresso in Hz), non nel senso di capacità o velocità di trasmissione (cioè numero di bit per secondo).

Nel sistema il segnale viene diffuso (spread) su una banda molto più ampia di quella richiesta per trasmettere il segnale originale. Si sfrutta il concetto che, in un canale radio con rumore a banda stretta, se si incrementa la larghezza di banda del segnale trasmesso si incrementa la probabilità di riceverlo in modo corretto. L’incremento così ottenuto si definisce "guadagno di prestazioni" (GP) e descrive la fedeltà acquisita dal segnale al prezzo di una banda più ampia.

Rappresentazione dell’effetto della codifica dei dati sulla banda e sulla potenza del segnale trasmesso nel caso del Direct Sequence Spread Spectrum (DSSS)

Graficamente, se la potenza del segnale viene rappresentata come l’area sotto la curva della banda spettrale, allora il segnale con equivalente potenza totale può avere una grande potenza di segnale concentrata in una piccola banda o una piccola potenza di segnale sparsa su una banda larga.

Distanza, copertura e throughput

La distanza su cui le onde RF possono comunicare dipende dalla tecnica e dalla propagazione, specialmente in ambienti chiusi. L’interazione con i tipici oggetti presenti negli edifici, come muri, metalli e anche persone può avere effetto sulla propagazione dell’energia del sistema. La maggior parte dei sistemi wireless LAN utilizzano onde radio RF che penetrano muri e superfici interne. La distanza (raggio di copertura) per sistemi WLAN tipicamente varia tra 30-150 m. Variando la disposizione delle Micro-Celle si agisce sulla copertura e la mobilità via "roaming".

Come per le LAN cablate, il throughput dipende dalla predisposizione della velocità di trasferimento dati del prodotto. I fattori che ne determinano il valore reale sono la congestione delle frequenze (numero di utenti) e fattori di propagazione come distanza, interferenze da riflessione, tecnologia, latenze e colli di bottiglia sulle parti cablate. Gli utenti delle LAN tradizionali notano in particolare una differenza nei tempi di latenza. Le WLAN forniscono un trasferimento dati sufficiente alle applicazioni più comuni quali e-mail, accesso a periferiche condivise, data-base e applicazioni.

Il teorema di Shannon

Il processo di manipolazione del segnale appena descritto è riassunto efficacemente dal teorema di Shannon (la cui formula è mostrata nel box a pag. 14), che definisce la capacità del canale. Secondo questo teorema, la capacità del canale si incrementa aumentando la banda o migliorando il rapporto S/N (Signal/Noise, cioè segnale/rumore). Si deve osservare che le due cose sono collegate in quanto N (livello del rumore) dipende dalla banda considerata. Praticamente il rapporto S/N può decrescere senza necessariamente peggiorare la qualità del segnale, a patto che la banda sia sufficientemente allargata. Il risultato che si vuole comunque ottenere con la tecnica wireless a banda larga è un guadagno di GP, eventualmente a spese del rapporto S/N.

Se il ricevitore conosce i parametri di diffusione dovuti alla tecnica utilizzata, il segnale in ingresso può essere "riconcentrato" della stessa quantità di correlazione con un segnale generato localmente. Se il ricevitore non è sintonizzato sulla frequenza giusta il segnale SS assomiglia al rumore di fondo. Le due versioni FH e DS operano secondo i principi descritti.

Il salto delle frequenze

FHSS utilizza una portante a banda stretta che cambia frequenza in base a una sequenza (codice PN) conosciuta dal trasmettitore e dal ricevitore. Il salto di frequenza (Frequency hop) avviene su una differenza di frequenze (FSK) tale da evitare le interferenze. Fondamentalmente, la stringa di dati in ingresso viene spostata in frequenza, su una banda più ampia, di un valore determinato dal codice di diffusione PN.

A differenza di un sistema binario FSK, che ha solo due frequenze possibili, FHSS ne può avere 2*1020 o più.

Diagramma temporale che rappresenta la sequenza delle frequenze generate (F1, F2,...Fn) negli istanti T1, T2,...Tn quando si utilizza la tecnica Frequency Hopping Spread Spectrum (FHSS)

Il trasmettitore FHSS è essenzialmente un sintetizzatore di frequenza controllato da un generatore di pseudo-rumore (PN). La frequenza istantanea trasmessa salta da un valore all’altro pilotata dall’ingresso pseudo-casuale del codice PN. Variando istantaneamente le frequenze, si ottiene uno spettro che è effettivamente diffuso su una gamma di frequenze. In questo sistema, il numero di frequenze discrete determina la banda del sistema. Quindi il guadagno dipende, in modo proporzionale, dal numero delle frequenze scelte per una certa velocità di trasmissione.

Un fattore che caratterizza il sistema FHSS è la velocità alla quale avvengono i salti (hop/sec). Il tempo minimo richiesto per cambiare la frequenza dipende dalla velocità dell’informazione, dalla quantità di ridondanza utilizzata e dalla distanza dalla prima sorgente di interferenza. La sequenza di hopping è definita canale. A un ricevitore generico, FHSS appare come un breve impulso di rumore.

Ecco come si presenta graficamente lo spettro complessivo di un segnale Frequency Hopping Spread Spectrum a causa della sequenza di frequenze generate (per esempio F1, F2... Fn).

Il metodo a sequenza diretta

DSSS, che probabilmente è la forma SS più conosciuta, genera una sequenza ridondante di bit per ogni bit in ingresso. La sequenza è chiamata "chip" o "chipping code"; tanto più grande è la lunghezza del chip, maggiore è la probabilità che i dati originali possano essere ricostruiti. Al crescere della velocità del chip (chip-rate), deve naturalmente crescere anche la larghezza di banda. Anche se uno o più bit nel chip sono danneggiati dalla trasmissione, tecniche statistiche utilizzate nella radio ricevente possono ricostruire i dati originali senza nuove ritrasmissioni.

Il "chipping code" appare come uno pseudo-rumore (PN). Il codice PN viene utilizzato per codificare il segnale di informazione e trasmesso utilizzando una delle diverse tecniche di modulazione (BPSK, QPSK e altre). Si utilizza quindi un mixer bilanciato doppio per moltiplicare la portante RF e i dati codificati da PN.

Questo processo fa sì che il segnale RF sia rimpiazzato da un segnale a banda molto larga con lo spettro equivalente del rumore (PN). Il processo di demodulazione (per il caso BPSK) è quindi semplicemente un mixer/multiplier della stessa portante codificata in PN con il segnale RF entrante. L’uscita è un segnale che è massimo quando i due segnali sono esattamente uguali, o sono correlati. Il segnale ricavato è quindi filtrato e inviato al demodulatore BPSK. Il segnale così generato sembra un rumore nel dominio delle frequenze.

Rappresentazione grafica di un segnale Direct Sequence Spread Spectrum (DSSS) in termini di potenza e banda spettrale. Si noti che il rumore ha un livello superiore a quello del segnale.

La banda (larga) ottenuta con il codice PN permette una potenza di trasmissione del segnale sotto la soglia di rumore senza perdita di informazione. A un generico ricevitore, DSSS appare come rumore a larga banda di bassa potenza e viene ignorato dalla maggior parte dei ricevitori a banda stretta.

La larghezza di banda DSSS è definita come il lobo principale del diagramma di potenza spettrale. La potenza del segnale nel lobo è circa 1,2 volte la chip-rate (1,2*CR), considerando la larghezza di banda che contiene il 50% della potenza. Perciò la banda DSSS è proporzionale alla chip-rate secondo il fattore 2CR/VINFO, dove la proporzionalità è l’estensione dell’equazione del guadagno (GP) prima discussa.

Nel caso della tecnica DSSS, modulando in DQPSK (Differential Quadrature Phase Shift Keying) anziché DBPSK (Differential Binary Phase Shift Keying) è possibile aumentare la velocità dei dati. Infatti DQPSK permette più stati della fase rispetto a DBPSK, che ne ha solo 2, e ha quindi una efficienza spettrale migliore, penalizzata però da una maggior sensibilità agli effetti multipath, cioè alle interferenze dovute ai segnali rimbalzati da superfici riflettenti. Il risultato è che i sistemi wireless possono offrire un incremento della velocità dati se ci si trova in ambienti spettrali favorevoli.

Affidabilità e facilità d’uso

L’affidabilità della tecnologia radio è sperimentata da più di cinquanta anni in ambito commerciale e militare. Il fenomeno che agisce direttamente sull’integrità dei dati deriva dalle interferenze, che in linea di principio dovrebbero degradare il throughput. In ambiente industriale l’effetto delle interferenze dovrebbe comunque essere minimo, in quanto tutti gli apparati sono costruiti con gli opportuni accorgimenti per non generare disturbi. Studi specifici hanno provato che la tecnologia WLAN risulta un sistema più robusto di quello cellulare e l’integrità dei dati è paragonabile o migliore di quella delle reti cablate.

Per quanto riguarda la semplicità d’uso, la WLAN è trasparente al sistema operativo dell’utente e le applicazioni dovrebbero poter lavorare come se fossero su rete cablata. I prodotti normalmente includono una serie di strumenti diagnostici associati con gli elementi wireless, anche se il loro uso dovrebbe essere raro grazie alla configurazione di default. Le WLAN semplificano i problemi di installazione e configurazione; solitamente solo gli Acces Point richiedono un cablaggio. La mancanza di cablaggio rende banali le operazioni di movimento, aggiunta e cambio di utenti. La natura portabile della WLAN rende possibile il test dell’intera rete prima della posa; una volta configurata, la rete può essere spostata con modifiche semplici o addirittura nulle.

La tecnologia non basta

Come avrete potuto capire da questa breve panoramica, la tecnologia sottostante alle reti wireless è piuttosto complessa e ricca di sfaccettature. Il suo scopo è però quello di offrire un sistema di connessione in rete più facile da usare e soprattutto libero dai vincoli del cablaggio.

Ma la tecnologia sottostante non è sufficiente: ci vogliono anche standard per l’interscambio di dati fra apparecchi wireless. E non bisogna dimenticare che in Italia ci sono norme governative che possono risultare piuttosto vessatorie. Ci occuperemo di questi aspetti sui prossimi numeri, aggiornandovi sugli importanti sviluppi previsti in quest’area.

Luca Sioli http://www.idg.it/networking/nwi2000/RX110001.htm